Archivio per Ottobre 2017

Banche: Non siamo un tribunale ma sta emergendo una rete di anomalie e complicità

postato il 29 Ottobre 2017

L’intervista di Carmelo Lopapa pubblicata su La Repubblica

“Una rete di complicità fatta di offerte di impiego e consulenze. Dirigenti controllori di Bankitalia passati in corsa ai vertici delle banche controllate. Quel che sta già emergendo non è un bello spettacolo. Detto questo, la commissione d’inchiesta che presiedo non guarderà in faccia nessuno, deve essere chiaro, non rispetterà santuari. Ma i processi e le attribuzioni delle responsabilità penali, in uno stato di diritto, si fanno nei tribunali e non nelle aule parlamentari”. Parla Pier Ferdinando Casini, da un mese alla guida della Bicamerale sulle banche che, assicura, arriverà alle conclusioni prima della chiusura della legislatura. Dalle prime risultanze, “un insieme di luci e ombre”, è già chiaro che le sorprese non mancheranno.

Siete finiti nell’occhio del ciclone per un’attività di inchiesta che rischia di condizionare la campagna elettorale. Come pensate di uscirne, presidente Casini?
“Tutti sapevano che la commissione avrebbe lavorato con un orizzonte temporale limitato e a ridosso della campagna elettorale. Quando è stata istituita avevo denunciato i rischi, ora sarò garante affinché la commissione non sia terreno di scontro politico”.
Ma lo è già. Il Pd renziano da una parte e le opposizioni dall’altra si preparano a utilizzare il vostro materiale come munizioni in campagna elettorale.
“La propaganda si fa sulle piazze. In commissione si approfondiscono fatti e finora mi sembra che tutti i gruppi abbiano dimostrato senso di responsabilità e scrupolo istituzionale”.
Renzi chiamando in causa la vigilanza di Bankitalia in questi anni ha già scritto le sue conclusioni.
“Al di là delle chiacchiere, mi sembra che i colleghi del Pd stiano lavorando senza riserve mentali o zone d’ombra da salvaguardare, non mi sembra siano animati da livore particolare. Il tema Banca d’Italia e tutte le procedure di nomina connesse, poi, non sono un tema che riguarda la commissione”.
La vigilanza di Bankitalia sulle popolari venete e su Etruria però sì.
“Dobbiamo capire se la vigilanza ha funzionato bene, se ci sono state omissioni o ritardi, se il risparmio è stato tutelato con interventi idonei. Di materiale, a cominciare dalle venete, ne sta emergendo parecchio”.
Ecco, cosa sta emergendo?
“Un giudizio finale lo potrà dare solo la commissione nel suo complesso, certamente dei comportamenti scorretti sono stati evidenziati. Ad esempio, il tentativo costantemente posto in essere dai vigilati di catturare i vigilanti “.
Catturare? Che vuol dire?
“Mi riferisco al tentativo di coinvolgerli in una rete di complicità che portava a offerte di impiego o consulenze. Non è certamente un bel vedere il fatto che dirigenti della Banca d’Italia siano passati in corsa ai vertici delle banche oggetto delle indagini. Penso che se questo fosse capitato a un politico certamente ci sarebbe stato un coro di opportuni biasimi. Allo stesso tempo, molte delle indagini giudiziarie sono scaturite proprio dalle ispezioni della Banca d’Italia. È un insieme di luci e di ombre, insomma. Bisognerà capire se abbiano prevalso le une o le altre”.
Pensate di farcela nel poco tempo che vi è dato?
“Per fare un lavoro completo avremmo avuto bisogno dell’anno previsto dalla legge istitutiva. Ma arriveremo comunque alle conclusioni. Di prassi, si può lavorare al documento conclusivo anche nelle settimane che seguono lo scioglimento delle Camere”.
Corretta secondo lei la gestione della conferma di Visco a Bankitalia?
“Dare un giudizio sulla conferma del governatore prefigurerebbe già un esito chiaro su quel che accerteremo. Tutto sommato mi sembra che anche in altri paesi, penso agli Usa, le nomine ai vertici delle autorità di vigilanza provochino intensi dibattiti politici. Da noi ancora peggio perché manca sempre più la terzietà di tante istituzioni”.
Dal lavoro fatto finora, si è fatto un’idea sui risparmiatori coinvolti? Sono tutti vittime o in alcuni casi si tratta di piccoli speculatori più sfortunati?
“C’è l’uno e l’altro, riceviamo dossier di tanti risparmiatori. Ci ha scritto l’invalido che racconta di aver perduto tutte le risorse messe da parte dai genitori a sua tutela e investite in queste banche, come pure ci saranno stati degli speculatori”.
Lei aveva detto che non riteneva opportuna la commissione che ora presiede. Ha cambiato idea?
“No, non ho cambiato idea. Ho sempre denunciato la patologia che porta il legislatore a moltiplicare le commissioni d’inchiesta: solo in questa legislatura ne sono state proposte duecento. Io non ho fatto nulla per presiederla, ma poiché ritengo che chi ha una lunga esperienza come la mia debba essere al servizio delle istituzioni, diciamo che da quando la presiedo opero per fugare i dubbi che io stesso avevo”.
A proposito della sua esperienza, cosa farà tra pochi mesi? Si ricandiderà? E con chi?
“Dico la verità: non lo so. È una cosa che vivo con distacco. Di certo, al di là della candidatura, il mio servizio alle istituzioni e alla politica continuerà. Guai, in questo momento in cui assistiamo a ondate di populismo crescente, se qualcuno per comodità personale disertasse. E poi vedo Veltroni o Fassino o D’Alema far politica come quando erano in Parlamento. Non mi sembra siano tornati a vita privata, ecco. Mi porrò il problema al momento opportuno”.

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«Sulle banche non faremo processi. Verrà anche Visco, ci siamo sentiti»

postato il 14 Ottobre 2017

L’intervista di Enrico Marro a Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, pubblicata sul Corriere della Sera

Presidente Casini, finalmente martedì si parte con le prime audizioni.
«Guardi — risponde il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, Pier Ferdinando Casini — che non ci sono altre commissioni d’inchiesta che abbiano prodotto tanti atti quanto la nostra in quindici giorni».

Sì, ma voi avete anche poco tempo davanti e se non vi sbrigate rischiate di fare un buco nell’acqua.
«Non dipende da noi se la legislatura è alla fine. Ma se lavoreremo tutti seriamente e con lo spirito giusto non sarà una commissione inutile».

E qual è lo spirito giusto?
«Quello che porta a fare seriamente il proprio dovere, avendo soprattutto presente che c’è una sede per la campagna elettorale che è la piazza e c’è una sede per l’inchiesta parlamentare che è San Macuto. Sovrapporre i due piani sarebbe pernicioso per il Parlamento, per i risparmiatori e per l’Italia. Qui non dobbiamo fare processi, che fanno i magistrati, e qualsiasi interferenza nostra sarebbe inopportuna e impropria». [Continua a leggere]

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«Il sistema non ha funzionato, indagheremo su tutti i dissesti»

postato il 14 Ottobre 2017

L’intervista di Giorgio Santilli a Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, pubblicata sul Sole 24 Ore

I fatti dimostreranno che avremo tempo per indagare su tutti i casi di dissesto bancario, compresa Banca Etruria. Ho già chiesto a Bankitalia e Consob di fornirmi atti e documenti relativi a tutti questi casi, non solo ai primi che esamineremo».

Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione di inchiesta sulle banche, rimanda al mittente le accuse di ritardi. Rassicura sul fatto che la commissione non farà gossip «perché la campagna elettorale deve stare fuori delle stanze della commissione». E’ convinto che «il sistema non ha funzionato bene» e «dobbiamo capire se le varie autorità di vigilanza hanno fatto il loro dovere o se si sono manifestati falle o ritardi». La commissione proporrà norme «perché fatti così gravi non si ripetano».

Presidente Casini, partono i lavori della commissione. C’è stata polemica sui tempi di avvio dei lavori. Questi mesi che mancano alla fine della legislatura saranno sufficienti per arrivare a una relazione finale?
Personalmente non rispondo in alcun modo di tempi che ci sono stati assegnati. Rispondo di ciò che ho fatto dal giorno della mia elezione a presidente il 27 settembre. Non abbiamo perso un minuto: abbiamo redatto il regolamento,fatto un primo programma e martedì avremo le audizioni di due autorevoli personalità, il dottor Orsi e il dottor Greco, che sanno di cosa parlano:hanno fatto indagini e possono fornire elementi utili alla commissione. Subito dopo ci addentreremo sul caso specifico delle banche venete. Sfido chiunque ad andare a fare verifiche con le altre commissioni d’inchiesta… Vedranno che abbiamo corso. [Continua a leggere]

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Caos a Giurisprudenza: i collettivi non possono avere il monopolio

postato il 11 Ottobre 2017

L’intervista di Francesco Pandolfi, pubblicata su QN

«QUANTO successo in università sinceramente non mi è piaciuto e mi ha fatto venire in mente ciò che è successo al professore Panebianco, una delle autentiche eccellenze dell’Alma Mater, un uomo che onora la cultura italiana e anche il giornalismo, e che ha subito a più riprese le prepotenze dei collettivi».
Pier Ferdinando Casini, senatore e presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche condanna senza mezzi termini l’azione degli antagonisti che l’altro giorno hanno occupato la presidenza della Scuola di Giurisprudenza, fatto cancellare un convegno di Azione Universitaria e costretto la presidente della Scuola, Nicoletta Sarti, a sospendere le lezioni per un pomeriggio.

Presidente Casini, cosa ne pensa di quanto accaduto?
«È inaccettabile. Non è più un problema di ideologie di destra e di sinistra, è un problema che riguarda il metodo di una democrazia liberale nella quale noi crediamo di vivere».
Cosa si dovrebbe fare ora?
«Penso che i veri democratici dovrebbero reagire. Ricordo quando ero rappresentante degli studenti nel consiglio di Facoltà di Giurisprudenza, erano i tempi in cui il diritto a manifestare sembrava valere solo per alcuni. Pensavo che questi momenti fossero finiti. La cultura, l’università, invece, devono dare a tutti la possibilità di esprimersi».
Come si dovrebbe reagire?
«Credo che sarebbe bene che su questo si esprimessero le persone che sono più distanti da Azione Universitaria, da questa destra, perché, diceva qualcuno di ben più importante di me “Vogliamo
continuare a dissentire con le persone con cui non siamo d’accordo”».
Cioè?
«Significa che chi è liberale profondamente deve far sentire la propria voce a tutela anche di persone che possono dire cose potenzialmente sgradite».
Dei collettivi cosa pensa?
«Non possono avere il monopolio delle aule scolastiche. L’arroganza e la prepotenza che hanno mostrato, alla fine, agli occhi dell’opinione pubblica, hanno prevalso. Fermo restando che i vertici di Giurisprudenza hanno agito secondo le migliori intenzioni».
Insomma, il rischio è che una cosa del genere possa ripetersi.
«Se nella scuola i violenti la fanno franca non lamentiamoci poi se si arriva agli scontri, perché l’arroganza poi aumenta. Oggi si occupano le aule, domani si contesta un professore scomodo e domani l’altro non si accetta che un gruppo studentesco di segno opposto possa tenere un incontro».

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Bce: le scelte sui crediti deteriorati aumentano l’incertezza

postato il 10 Ottobre 2017

La mia lettera al Direttore Mario Calabresi, pubblicata su La Repubblica 

Caro Direttore,

in un articolo pubblicato ieri, Ferdinando Giugliano riporta alcune affermazioni con le quali, in riferimento a recenti interventi della Bce, ho definito la stretta della Banca centrale “preoccupante” e invitato il governo a “prendere il toro per le corna”. Confermo e ribadisco quello che ho detto.
Nella mia esperienza parlamentare, ho costatato che l’efficacia del legislatore non dipende tanto dal numero delle leggi approvate, quanto piuttosto dalla loro qualità, dalla capacità di assicurare stabilità normativa soprattutto in settori sensibili, come quello finanziario e creditizio.

Per queste ragioni ho espresso le mie riserve su alcune scelte compiute dalla Banca centrale europea, la quale, recentemente, è intervenuta due volte sulla stessa materia, il 20 marzo approvando un corposo e dettagliato documento sul tema dei crediti deteriorati; il 4 ottobre con un “addendum”, che in parte contraddice quanto previsto nel documento di marzo. Tali scelte, a mio avviso, accrescono l’incertezza e contribuiscono a rallentare il processo di ripresa in atto.
Non si tratta di prestarsi al solito “gioco dello cerino”, imputando all’Europa ogni responsabilità, così alimentando la retorica sovranista che si sta diffondendo in molti Paesi. Si tratta semplicemente di assicurare stabilità al quadro normativo, nel segno della coerenza e della fiducia. Inoltre, nel concreto, occorre un impegno affinché la ripresa in atto, che coinvolge la vita di famiglie e imprese, già provate da una lunga crisi economica e finanziaria, sia accompagnata da adeguate garanzie.
Quanto all’invito ad impegnarsi per un reale miglioramento del funzionamento della giustizia civile, condivido pienamente. In questa legislatura molto è stato fatto: sono state adottate normative per rendere più efficiente l’escussione delle garanzie; in questi giorni, la Commissione Giustizia del Senato ha approvato senza modifiche il testo del disegno di legge delega per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza, già approvato dalla Camera dei deputati; contestualmente è all’attenzione del Senato anche il disegno di legge delega per l’efficienza del processo civile. Certamente, ancora molto resta da fare, nella consapevolezza di quanto sia essenziale, anche in campo finanziario e creditizio, una riforma che assicuri snellezza dei procedimenti e rapidità delle decisioni.

Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario

 

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Sullo ius soli non possiamo essere subalterni a Lega e grillini

postato il 8 Ottobre 2017

Voterei la fiducia sulla legge e come me almeno altri cinque senatori di Ap

L’intervista di Carlo Lania, pubblicata su Il Manifesto

«Viviamo in un paese che è regredito. Quindici anni fa dissi di essere favorevole allo ius soli e la cosa non fece alcuno scandalo. Ora invece siamo tornati all’età della pietra grazie a forze politiche che si alimentano con la paura, dello ius soli come dei vaccini». Ex presidente della Camera oggi alla guida della Commissione d’inchiesta sulle banche, Pier Ferdinando Casini è sempre stato un sostenitore della cittadinanza per i ragazzi nati in Italia da genitori immigrati.

Presidente lei ha definito il voto sullo ius soli un dovere di coscienza. 
Ho detto e ribadisco che è un dovere di coscienza per me, nella coscienza degli altri non ci voglio entrare. Quindici anni fa, quando ero presidente della Camera, dissi di essere a favore dello ius soli e non c’è un motivo al mondo per cui oggi dovrei dire l’opposto. Aggiungo che quindici anni fa, presidente della Camera eletto dal centrodestra, non destai scandalo. In questo tempo il Paese invece di andare avanti è regredito, per cui oggi fa scandalo quello che quindici anni fa era un’ipotesi di scuola.

Cosa ha provocato la regressione?
Il motivo vero è che purtroppo l’Italia ha fatto i conti con il problema dell’immigrazione negli ultimi 25 anni. Questo l’ha portata a vivere in tempi rapidi una situazione alla quale altri Paesi, come la Francia e l’Inghilterra, erano abituati da tempo. Per cui da noi la reazione istintiva delle parti più deboli del Paese, reazione che va compresa e non demonizzata, è autentica. A questo va sommato il fatto che sono nate e si sono consolidate forze che sul populismo, sulla demagogia e sulla paura del diverso hanno costruito i loro successi politici. La miscela che ne esce è esplosiva. E’ in corso un processo di disinformazione, di alterazione della realtà. Quello di cui parliamo tanto per cominciare non è lo ius soli, ma lo ius culturae. Ma a prescindere da questo il diritto alla cittadinanza viene messo in relazione con l’immigrazione clandestina. Ma che rapporto c’è tra questa e i bambini che stanno nella scuola elementare con i nostri figli, parlano l’italiano magari con accento veneto o romanesco, e si sentono italiani? Con questi ragazzi dobbiamo creare un progetto di vita in comune, e più lo faremo più riusciremo a emarginare i disintegrati, quelli che non si integrano e che possono essere un pericolo per tutti, per noi e per chi riceve lo ius soli. Oggi invece siamo all’età della pietra, invece di andare avanti stiamo andando indietro e naturalmente ci sono forze politiche che vivono e si alimentano della paura. E sono le stesse forze politiche che si alimentano della paura dei vaccini.

Il Vaticano sta spingendo perché i senatori cattolici approvino la legge. Appelli che però finora sono caduti nel vuoto. La Chiesta sta perdendo la sua influenza sulla politica italiana?
Non c’è dubbio, ma io mi aspetto che un cattolico non trasformi in un automatismo l’indicazione della Chiesa bensì che abbia chiara nella sua testa la distinzione tra la sfera religiosa e quella politica. Non ne faccio una questione di rapporto con il mondo cattolico, bensì di rapporto con la società italiana.

Il premier Gentiloni aveva promesso la fiducia sullo ius soli in autunno, ma ancora non se ne vede traccia. La voterebbe? Glielo chiedo perché lei fa parte del gruppo di Ap del ministro Alfano, fortemente contrario al ddl.
Io la voterei con convinzione e penso che nel gruppo di Ap al Senato non sarei certamente l’unico. Mi vengono in mente i nomi di altri quattro o cinque senatori. Guardi il punto è questo: più rimaniamo subalterni alla propaganda leghista e grillina, più non riusciremo ad esprimere liberamente un’idea della politica. Più siamo intimoriti dalle loro sfuriate su questi temi e più ci facciamo del male. Questo vale soprattutto per i moderati.

Come giudica il tergiversare del Pd e del governo sulla legge?
Lo giustifico perché purtroppo c’è un problema di legge elettorale, c’è un problema di legge di stabilità e fino all’altro giorno c’è stato un problema di Def. Capisco che questa cosa è molto delicata e c’è il bisogno di avere la certezza che il percorso della legge non possa accidentare un po’ tutti.

Crede ci sia ancora la possibilità di approvare lo ius soli?
Non è facile, ma un margine c’è. Bisogna vedere se il governo riuscirà a superare gli scogli di cui abbiamo parlato oppure no. Se ce la fa, allora c’è anche la possibilità che l’approvazione dello ius soli diventi reale.

Aderisce allo sciopero della fame proposto dal senatore Manconi?
No. Ognuno ha i suoi metodi però chi sta in parlamento per me deve legiferare più che fare scioperi della fame. Naturalmente non biasimo, ma personalmente seguo una strada diversa.

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