Tutti i post con tag: Berlusconi

Referendum, il quesito sul legittimo impedimento

postato il 10 Giugno 2011

Come noto i prossimi 12 e 13 giugno saremo chiamati a votare per una consultazone referendaria su quattro distinti quesiti. Mentre i primi tre, riguardanti la gestione dell’acqua pubblica e la ricerca e l’introduzione dell’energia nucleare, sono argomenti a forte carattere tecnico, il quarto ha una valenza prettamente politica ed è quello che, sul piano politico appunto, potrebbe avere le maggiori ripercussioni. Vediamo di cosa si tratta( per chi volesse informarsi anche sugli altri quesiti si veda anche http://www.referendum-2011.info/ oppure sull’acqua e sul nucleare): Il quesito n. 4 (Scheda di colore verde) ha per oggetto l’abrogazione della norma che regola il legittimo impedimento invocabile dal Presidente del Consiglio e dai ministri al fine di non presenziare in aula se soggetti a processi; il quesito richiede che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, nonché l’articolo 2, della legge 7 aprile 2010 n. 51, recante Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza. Chi vota Si vuole abrogare tale norma; chi vota No la vuole mantenerla.

Occorre brevemente spiegare cosa sia il legittimo impedimento e perchè questo quesito rivesta una particolare importanza politica: per principio generale, applicabile a chiunque in ambito penale, ciascun imputato ha diritto di scegliere se partecipare o meno alle udienze che lo riguardano. Se non partecipa il procedimento va comunque avanti anche in sua assenza, a meno che tale assenza derivi da un “legittimo impedimento”. In quel caso l’imputato ha diritto ad ottenere un rinvio dell’udienza ad altra data nella quale non sussista tale impedimento. Sulla base di questo principio generalmente applicabile, la Legge 7 aprile 2010 ha introdotto principalmente due varianti rilevanti: 1- le incombenze derivanti da attività di governo del Presidente del Consiglio e dei Ministri costituiscono legittimo impedimento nel senso sopra descritto; 2- l’autorità politica che intende avvalersene può autocertificare l’esistenza dell’impedimento senza che vi possa essere alcuna discrezionalità da parte dell’autorità giudicante. In aggiunta la Presidenza del Consiglio può giudicare tale impegno continuativo e richiedere un rinvio per un periodo fino a 6 mesi. Chiamata ad esprimersi sulla materia la Corte Costituzionale, con la sentenza 23/2011 (http://www.cortecostituzionale.it/actionPronuncia.do) ha ridimensionato notevolmente la portata della legge. Infatti, pur ritenendo valido il principio secondo cui gli impegni legati al mandato governativo possano costituire motivo valido quali legittimo impedimento, ha dichiarato illegittima la parte della norma relativa alla possibilità di autocertificazione e di impegno continuativo. In poche parole la Consulta ha stabilito che la sospensione non possa essere richiesta per impegni genericamente continuativi e che, cosa più importante, l’autorità giudicante conserva la propria discrezionalità circa l’effettiva legittimità dell’impedimento addotto con la immediata conseguenza di far riprendere immediatamente i procedimenti sospesi fino a quel momento a carico del Presidente del Consiglio.

Fin qui la parte tecnica del quesito, ora alcune considerazioni di natura più politica.

In primo luogo, siamo sicuri che una vittoria eventuale dei SI modifichi la normativa esistenete? L’abrogazione della norma riporterebbe di fatto la situazione a quel principio di portata generale sopra descritto, ossia alla possibilità che chiunque ha di far valere un proprio legittimo impedimento. D’altronde la citata sentenza delle Corte ha di fatto apposto un avvallo costituzionale alla possibilità che gli impegni istituzionali possano costituire legittimo impedimento secondo il prudente apprezzamnto dell’autorità giudicante. Ne consegue che, di fatto, anche una vittoria dei SI e la conseguente abrogazione della legge 51/2010 potrebbe avere limitatissimi effetti procedurali.

Notevolmente maggiore invece sarebbe la portata politica di una eventuale vittoria del SI: è indubbio infatti che sul tentativo di ostacolare i procedimenti penali a suo carico, il Premier abbia fondato gran parte della propria attività politica, sempre forte, a suo dire, che la propria legittimazione discendesse direttamente dal consenso popolare. Da questo punto di vista il raggiungimento del quorum contro ogni previsione, darebbe la chiara indicazione di quanto questo modo di fare politica non sia più né capito né seguito dalla gente; che la legittimazione popolare non è una delega in bianco, ma al contrario c’è fintanto che chi governa lo fa negli interessi della nazione e non esclusivamente dei propri; che, probabilmente, la norma del legittimo impedimento sia la risposta sbagliata ad un problema, quello del bilanciamento fra i poteri legislativo ed esecutivo da un lato e giudiziario dall’altro, che tuttavia esiste e merita di essere affrontato con ottica altamente istituzionale e non personalistica.

Per questi motivi, nella speranza che chi governa recepisca il messaggio e cambi decisamente passo o, in alternativa, ceda la mano, il 12 e 13 giugno vale la pena andare a votare e votare SI al quesito sul legittimo impedimento.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Alberto Evangelisti

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Referendum: Berlusconi non vota? Ce ne faremo una ragione

postato il 9 Giugno 2011

Alle urne per riconciliare gente con politica e istituzioni

Il presidente del Consiglio ha detto che non andrà a votare ai referendum? Ce ne faremo una ragione e forse è il motivo per cui noi, invece, ci andiamo. Andiamo a votare per riconciliare la gente con la politica e le istituzioni, anche se alcuni quesiti concedono un po’ troppo alla demagogia e alla strumentalità.

Pier Ferdinando

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Ascoltare e interpretare il vento che cambia

postato il 31 Maggio 2011

Le elezioni amministrative che ci siamo appena lasciate alle spalle ricordano per diversi motivi le elezioni amministrative del 1993. Le ricordano sicuramente per l’eco mediatico ma anche perché probabilmente segneranno un passaggio storico fondamentale. Il 1993 fu l’anno della prima elezione diretta dei sindaci, ma segnò anche la fine della Dc e del Psi che furono spazzati via dalle amministrazioni comunali dalla Lega e dall’alleanza delle sinistre: il leghista Formentini espugnava la Milano socialista e riformista, Leoluca Orlando si imponeva con percentuali bulgare a Palermo, mentre a Roma e Napoli le sinistre vincevano sui candidati di un Msi con percentuali a due cifre. Eppure nonostante il trionfo in gran parte del Paese della “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto le elezioni politiche del 1994 finirono in maniera ben diversa. E tutti sappiamo il perché. Le elezioni amministrative del 2011 come quelle ormai lontane del 1993 hanno dei vincitori chiari, ma bisogna anche saper leggere il messaggio che esce dalle urne e solamente chi sarà capace di interpretare questo messaggio potrà sperare di vincere le prossime elezioni politiche.

Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris cinque anni fa probabilmente sarebbero finiti nel tritacarne berlusconiano, oggi invece hanno annientato gli alfieri del centrodestra perché sono riusciti ad incarnare quel cambiamento coraggioso e rigoroso che da più parti viene chiesto alla classe politica. Non hanno vinto dunque l’immaginifico Vendola o il tribuno Di Pietro, ma hanno vinto il compassato avvocato garantista che ha fatto campagna elettorale sui problemi di Milano e il magistrato Masaniello che ha promesso, ad una città stanca e demoralizzata, di liberarla dai suoi cattivi amministratori degni del celebre film “Signori e signori, buona notte”.

Berlusconi invece ha perso perché ormai non incarna nessun cambiamento. Quando Giuliano Ferrara dalle pagine del suo quotidiano tenta di resuscitare il Berlusconi del 1994 non ha tutti i torti: quello fu il Berlusconi che interpretò al meglio la voglia di cambiamento degli italiani, che alcuni improvvidi commentatori nel 1993 avevano chiamato “voglia di sinistra”. Ma Berlusconi ormai non interpreta più nessun cambiamento anzi, e probabilmente questo è un dramma per l’uomo Berlusconi, incarna tutte quelle cose che da imprenditore aveva sempre aborrito: retorica, stagnazione, lacci e laccioli. Il voto amministrativo ha condannato senza appello questo centrodestra da cinepanettone ed è difficile pensare che Berlusconi riesca a tirare fuori dal cilindro qualcosa che cambi radicalmente la situazione. Resta a questo punto da capire se Berlusconi vorrà vedere scorrere per intero i titoli di coda di questo triste film o se vorrà, con buonsenso e signorilità, alzarsi prima dal tavolo da gioco prima di perdere tutto. In ballo non c’è solo la sorte del Cavaliere ma anche quella dei moderati italiani che ormai non si riconoscono più nella sua figura e nella sua politica.

Il Nuovo Polo che, seppur con difficoltà, si è cimentato da poco con le urne non può restare a guardare: non può restare a guardare l’inabissamento dei moderati imbarcati nel Titanic berlusconiano e non può restare a guardare i professionisti del nuovismo e del cambiamento, ma occorre che si faccia promotore di una iniziativa politica autonoma, coraggiosa e giovane. Nei prossimi mesi per i moderati italiani si potranno aprire praterie da percorrere in lungo e in largo ma lo potrà fare solamente chi avrà il coraggio delle scelte, chi saprà rinunciare alle alchimie politiche e agli appiattimenti di convenienza, chi avrà il coraggio di rinunciare ai ras delle preferenze per proporre donne e uomini giovani, preparati e con tanta voglia di fare. Questa non è solo la scommessa dei moderati italiani, ma la scommessa di quanti credono che non basta dire che “cambia il vento” ma che occorre anche capire quello che il vento dice perché, come diceva Jim Morrison, “la solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno”.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi


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Rassegna stampa, 31 maggio 2011

postato il 31 Maggio 2011
Lo avevamo già detto al termine del primo turno, ma ora il secondo turno lo dimostra con forza: il Terzo Polo c’è ed è forte e se i candidati del centrosinistra sono riusciti ad imporsi sugli avversari lo devono anche ai voti dei nostri elettori. Adesso si tratta di rafforzare la nostra coalizione e di dare una nuova casa ai moderati; il premier poi – sottolinea Casini – farebbe bene a fare un passo indietro per il bene del Paese. Il tracollo suo e della “maggioranza” evidenzia poi quello che noi sosteniamo già da tempo: mantenere in vita un governo in agonia con alchimie politiche e compravendite di bassa lega non può mutare il giudizio complessivo degli elettori sull’operato di Berlusconi e il risultato di queste elezioni ne è la dimostrazione più lampante. Il vento ha cambiato direzione: ora tocca a noi intercettarlo.

L’Udc: un passo indietro è necessario per aprire una fase nuova e dare casa ai moderati (Giovanni Grasso, Avvenire)

Casini: “Ora il premier faccia un passo indietro” (Claudio Terracina, Il Messaggero)

Fini: “Il berlusconismo è stato archiviato” e il Terzo Polo lancia la “Casa dei moderati” (Silvio Buzzanca, La Repubblica)

Macerata. Vince l’alleanza Pd-Udc. La Provincia a Pettinari (Andrea Garibaldi, Corriere della Sera)

Il tandem Udc-Pdl conquista il “cuore rosso” della Calabria (La Stampa)

Il vento del nord cambia direzione (Michele Brambilla, La Stampa)

II centrodestra perde da Milano a Napoli (Dino Martirano, Corriere della Sera)

Milano e Napoli, affonda la maggioranza (Emilia Patta, Sole24Ore)

Silvio, il mito dell’invincibilità e il sorriso davanti ai kappaò. (Gian Antonio Stella, Corriere della Sera)

Orfeo – Ascoltare il messaggio delle urne (Mario Orfeo, Il Messaggero)

Sorgi – Le risposte che deve al paese (Marcello Sorgi, La Stampa)

Buttiglione avverte il Pd: «Siete a rischio Opa» (Francesco Ghidetti, QN)

Una sberla. Capito il segnale del nostro elettorato (Alessandro Montanari, La Padania)

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Berlusconi si concentri sui problemi degli italiani

postato il 27 Maggio 2011

C’è la necessità di voltare pagina. Mi auguro che se il governo sarà bocciato domenica e lunedì, finalmente si torni a parlare dei problemi degli italiani.
Abbiamo il 30 – 40% di giovani disoccupati. Nel Mezzogiorno il mondo femminile profondamente colpito dalla crisi. La questione sociale è enorme, pensate a ciò che è successo per Fincantieri nei giorni scorsi. Una fascia di ceto medio sta scivolando nell’area della povertà, perché un Paese che non si sviluppa è un Paese che produce più disoccupati.
Se il risultato delle elezioni amministrative rafforzerà quella la bocciatura della politica del governo, chiediamo che Berlusconi finalmente si concentri sui problemi degli italiani, perché queste sono le emergenze, non i suoi processi.

Pier Ferdinando

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Berlusconi cambi politica, non ci interessano i posti

postato il 26 Maggio 2011

Anche ieri Silvio Berlusconi ha raccontato in tv di avere offerto all’Udc undici posti nel governo e tra questi la vice presidenza del Consiglio.
Allora mi chiedo: Berlusconi non capisce o fa finta di non capire? La questione non sono i posti nel governo che offre, ma la politica che fa: se il Presidente del Consiglio avesse una politica che ci convincesse potrebbe anche non offrirci niente.
A noi interessa che si cambi la politica del Paese, non ci interessano i posti a tavola.

Pier Ferdinando

 

 

 

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Amministrative: gli italiani hanno bocciato il governo

postato il 25 Maggio 2011

Non credo che valga la pena per Berlusconi prendersela con i candidati

Non mi piace questo referendum pro o contro il governo, ma lo ha chiesto il presidente del Consiglio, trasformando una tornata amministrativa in una tornata politica nazionale in modo improprio.
Oggi gli italiani hanno bocciato il governo: non credo che valga la pena oggi per Berlusconi prendersela contro i candidati inadeguati. Non è certo colpa della Moratti se c’è una paralisi completa, se una tensione sociale sta montando nel Paese, se al governo si addebita di occuparsi di tutto salvo che dei problemi degli italiani e delle famiglie italiane.
Penso che bisogna riflettere molto sulla tendenza che si sta profilando, anche per questo clima di rissa e di odio. Non è con questa Italia divisa tra due blocchi che si odiano che si può pensare al futuro

La Lega propone un patto per la riforma della legge elettorale? Se questo patto si vorrà fare noi ci siederemo al tavolo, perché pensiamo che una legge elettorale che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliere i propri parlamentari e soprattutto che superi un bipolarismo che è stato ancora una volta duramente sconfitto in queste elezioni amministrative.
Questo serve all’Italia e al nostro futuro politico

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