Albertini e la politica del fare “onestamente”
postato il 20 Novembre 2010Parliamoci chiaramente: Gabriele Albertini, già sindaco di Milano per due mandati, era l’ospite d’onore della giornata d’oggi. L’europarlamentare, in rotta con il suo partito – il Pdl -, è accreditato come possibile guida di un Terzo Polo fondato sull’alleanza tra Udc, Api e Fli. Per questo, sicuramente, erano in molti quelli che speravano in una sua conferma dei sempre più numerosi rumors: io – non ve lo nascondo – ero uno di questi.
E, invece, nel discorso di Albertini non c’è stato né un passaggio, né un accenno a possibili nuove alleanze: probabilmente qualcuno ne sarà rimasto deluso. Io, invece, no. Perché, come si suol dire, “chi ha orecchie per intendere, intenda”: il discorso dell’ex Sindaco è stato impostato sui temi della concretezza e della Politica del Fare “Onestamente”, dai contorni fortemente riformisti e liberali, con un occhio alla precedente esperienza amministrativa e alle sfide del futuro. Albertini ha lanciato un appello alla ricostruzione di Milano da portare avanti insieme ai partiti più responsabili, a partire proprio dall’Udc, e a una rinnovata alleanza tra Politica e imprenditoria. Un’idea che condivido pienamente, nell’ottica riformatrice della nostra struttura statale: c’è chi si riempie la bocca tanto di federalismo ma non riconosce poi l’importanza di costruire un rapporto solido tra capitale pubblico e capitale privato. Il fatto che la Politica abbia smesso di parlare al mondo dell’imprenditoria e del sociale è sintomatico del fallimento della nostra classe dirigente. Ecco perché, dopo la Marcegaglia e Bonanni stamattina, sentire Albertini lanciare questo appello mi ha molto soddisfatto.
Un Polo riformatore e liberale non può dimenticare queste tematiche e il fatto di tenere la propria assemblea a Milano conferma che da parte nostra, l’attenzione è massima. Come è massima la voglia di dare voce alla “maggioranza silenziosa” del Nord, che è fatta di piccoli e medi imprenditori, di lavoratori autonomi, di impiegati statali, stanca di essere presa in giro ogni giorno da personaggi che urlano a Roma Ladrona e poi pensano solo a presidiare Banche e Fondazioni, Rai e Ministeri. Ma al popolo del Settentrione (e lo dico da meridionale che crede fortemente nell’Unità del nostro Paese) possono interessare questi populismi, queste demagogie? Ovvio che no, come non interessano noi del Sud.
Vorremmo che la Politica parlasse di impresa, di sviluppo, di lavoro, di federalismo solidale, di detassazione, di valorizzazione delle autonomie locali nell’ottica unitaria. Vorremmo una Politica che parli la lingua di Obama, di Cameron, della Merkel: la lingua della concretezza, del bene comune, del fare (ma di quello vero). Una Politica che sia innanzitutto giovane, fresca, pulita. Il nostro Paese è incapace di produrre nuova classe dirigente, nuovi leader, nella politica così come nell’economia o nel sociale. Siamo un Paese senza guida e quindi senza futuro. Un Paese che non pianifica più, che aspetta che gli eventi raggiungano il punto di non ritorno per darsi una mossa.
Dobbiamo dare una scossa a questo sistema malato: il discorso di Albertini è andato proprio in questa direzione (anche su altri temi quali il rapporto con l’Europa, per esempio). Vedremo come andrà a finire, ma di sicuro – viste le premesse – c’è da ben sperare. E che si tratti di Terzo Polo o no, beh, questo è assolutamente secondario.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera