Tutti i post della categoria: Spunti di riflessione

Il vademecum del buon intercettato

postato il 16 Luglio 2010

di Germano Milite

“Pensionati non sapremmo, ma sfigati questi della P3 lo erano di certo”. Così si conclude l’ironico, irriverente e pungente “Vademecum del buon intercettato” proposto da Fare Futuro Web Magazine. Il webzine finiana, proprio come un esperto Dj che deve mixare i migliori successi dell’estate in una compilation alla Festivalbar, sceglie il tormentone estivo (il ddl intercettazioni, appunto) e procede con l’opera di tam-tam.
Del resto la corrente del Presidente della Camera aveva fin da subito dichiarato guerra a quella legge sconsiderata e bocciata praticamente da tutti (si attende il parere negativo solo da Ahmadinejad, ormai). E, così, tramite la penna intelligente di Sergio Talamo, Fare Futuro regala 10 regolette semplici-semplici da seguire per evitare “di fare la figura del pirla” quando si viene intercettati. [Continua a leggere]

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Smartphone e banda larga: come evitare il collasso della rete mobile?

postato il 13 Luglio 2010

Pochi giorni fa, nel corso della relazione annuale dell’Agcom, il presidente Corrado Calabrò ha lanciato un allarme sul possibile collasso nel nostro Paese della rete mobile. “L’Italia è il secondo Paese europeo per diffusione della banda larga mobile – ha affermato – Ma se non interveniamo rapidamente, con il tasso attuale di diffusione degli smartphone, la nostra rete mobile rischia il collasso”.
Calabrò ha quindi portato all’attenzione del governo l’esigenza di agire in fretta per liberare frequenze per la banda larga mobile. Secondo un’indagine effettuata dal Politecnico di Milano, a fine 2009 erano 10 milioni gli utenti che navigavano in mobilità, mentre saranno 12 milioni già entro questa estate. [Continua a leggere]

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Canone Rai nella bolletta elettrica. Una soluzione per la lotta all’evasione?

postato il 13 Luglio 2010

Il canone Rai legato alla bolletta elettrica per recuperare l’evasione. Una proposta per la verità non nuova: nel 2006 era stato Petroni ad avanzarla. Da tempo ne parla il capogruppo dell’Udc in commissione di Vigilanza Rai, Roberto Rao, primo firmatario di una proposta di legge in merito.
Oggi l’idea del canone legato alle bollette torna in auge: agganciare la tassa sulla tv pubblica alle utenze elettriche sarebbe per Romani un buon metodo di lotta all’evasione, che secondo stime a lui note ammonta a 685 milioni.
La Rai non dovrebbe quindi pretendere che chiunque abbia una residenza anagrafica sia automaticamente possessore di un apparecchio tv, ma che questo possesso sia legato all’esistenza di un contratto per la luce. L’onere della prova diventerebbe a carico degli utenti, presumendo automaticamente il possesso della tivù in presenza di un contratto per la fornitura dell’energia elettrica. A meno che l’intestatario non dichiari di non esserne in possesso. [Continua a leggere]

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Sciopero dei giornalisti, se il silenzio vale più di cento parole

postato il 9 Luglio 2010

di Giuseppe Portonera

Confesso che oggi mi sarebbe piaciuto vedere la protesta dei giornalisti con ben altre modalità. Avrei preferito assistere a una giornata di super informazione, con edizioni straordinarie e vere e proprie valanghe di notizie, visto che sono sempre stato convinto che la migliore risposta a chi ti vuole zittire sia urlare più forte. Perché scioperare quando in Italia c’è il rischio bavaglio, è una scelta sicuramente strana. Perché scioperare contro un presidente del Consiglio (di questo si tratta) che a sua volta aveva chiesto ai lettori di non comprare i giornali, è una scelta sicuramente strana. A prima vista potrebbe apparire un controsenso. Ma tutto questo è necessario. Oggi più che mai. Me ne sono accorto quando stamattina sono passato dal mio edicolante di fiducia: c’erano soltanto i giornali di centro-destra (con l’unica eccezione del Riformista di Polito). C’erano, insomma, un’unica voce, un unico modo di pensare, un’unica visione del mondo. Non che io la condanni a priori, per carità. Solo che, come si dice, il mondo è bello perché vario: e a me dover leggere solo una versione dei fatti, non mi piace proprio. Avete avuto modo di leggere altri miei post su questo argomento, dal senso di vuoto di qualche settimana fa, al vergogno Ammazza Blog, passando per l’alienazione di orwelliana memoria. In questi lunghi e difficili giorni, ho tentato, insomma, di seguire passo passo l’evolversi di questa incresciosa situazione, sperando ogni giorno in un ripensamento e in sussulto di dignità da parte della maggioranza di governo. E invece niente, il 29 luglio si avvicina e pare che si vada verso una scontata approvazione. O forse no, chissà. Magari le timide aperture governative qualcosa significano, ma ciò che però mi preoccupa maggiormente è che la gente comune, il popolo, non comprenda il vero significato di questo sciopero e, presa da problemi e preoccupazioni personali, finisca per ridurre una giornata per la difesa della libertà, a una mera presa di posizione dei giornalisti. Perché non è assolutamente così. Lo sciopero di oggi non è quello di una sola corporazione, lo sciopero di oggi appartiene a tutti coloro che hanno sete e fame di verità. Appartiene a tutti coloro che sono convinti che, come diceva Piero Calamandrei, se non esiste la libertà, come potrà mai esistere la legalità? Ecco perché questo DDL è incompatibile con uno stato liberale come il nostro. Se dovesse essere approvato, ognuno di noi sarebbe meno sicuro, perché meno informato. Sarà pure difficile da credere, ma è così. Perché se è vero che qui si parla principalmente di intercettazioni, è pure vero che quello riguarda le conversazioni telefoniche e ambientali è soltanto uno dei tanti divieti imposto dalla legge bavaglio: nessun colloquio registrato potrà mai più essere reso noto fino alla celebrazione del processo, così come gli atti di indagine anche non più segreti. Con buona pace del diritto di ciascun cittadino ad informarsi liberamente e del dovere di ogni buon giornalista ad informare correttamente. Anche perché la scelta di imporre ai giornalisti di poter soltanto riassumere le carte processuali, potrebbe aumentare il pericolo che il contenuto di ogni documento possa essere riportato in termini lacunosi o strumentali.

Restare in silenzio, in questo Paese, è quindi rimasto l’unico modo per far rumore. E per difendere una libertà che è di tutti, che dir se ne voglia.

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No al bavaglio sul web, giù le mani dai blog!

postato il 23 Giugno 2010

BavaglioRetedi Giuseppe Portonera

Al peggio non c’è mai fine, recita un vecchio quanto attuale adagio. E pare che, restando in tema di DDL Intercettazioni, quel peggio sia arrivato. Come se, infatti, le restrizioni e i limiti alla libertà di informazione non bastassero, è stato reso noto che un emendamento a questa legge colpirà anche i blog e i blogger. Si tratta del comma 29 dell’articolo 1, ideato già oltre due anni fa e che, se dovesse essere approvato, obbligherebbe ciascun blogger a rettificare errori o sviste nei propri pezzi a seguito della richiesta di un utente entro 48 ore, pena una denuncia penale e una maxi sanzione fino a 12.500 euro. Ciò potrebbe significare addirittura l’interruzione delle pubblicazioni di un blog, per l’impossibilità del proprio gestore, limitato nella libertà di raccontare e commentare, di soddisfare ogni richiesta di rettifica, allo stesso modo di tv e giornali. Senza considerare il fatto che per chi gestisce una pagina web da solo, per passione, anche un fine settimana a computer spento potrebbe allora rivelarsi fatale: dopo due giorni dalla richiesta di correzione, scatterebbe infatti la fatidica multa.

bavagliowebUna legge liberticida, da contrastare assolutamente, con tutti i mezzi e le forze a nostra disposizione. Assurdo è intanto l’accostamento che si fa tra l’informazione ufficiale, quella di TV, radio o giornali, e quella ufficiosa di blog e siti internet: il blog è un modo di assicurare una rapida e proficua diffusione ai propri pensieri e alle proprie idee. È un’estensione della nostra vita privata. Di solito quando scrivo un post, di qualsiasi genere, lo faccio perché sento il bisogno di scrivere, di fissare delle impressioni o dei commenti riguardo fatti (o misfatti) che leggo sui giornali o su qualche sito internet specializzato. Tra un blogger e un suo lettore esiste lo stesso rapporto che c’è tra due amici che si incontrano a un bar o in piazza e che discutono amichevolmente sugli argomenti più disparati: nessuno dei due ha la pretesa di condizionare l’altro; al massimo, può avere il piacere di informarlo. È così anche per i blog, non cambia assolutamente nulla. Il fatto che un blog sia letto, molto o poco, non può certo influire sulla sua configurazione come un prodotto editoriale, a meno che questo non sia dichiarato (e registrato) come tale. Se io scrivo su qualcosa che mi sta a cuore, non mi importa se a leggerlo saranno 10, 100 o 1000 persone: non ne trarrò alcun guadagno. L’importante è solo averlo scritto. Se poi uno dei miei lettori vuole intavolare una discussione con me, facendomi notare un errore o un imprecisione, ben venga: sarà mio obbligo morale e deontologico verificare le notizie su cui ho basato il pezzo e correggerlo, se necessario. Scrivere un blog significa anche questo: fare un’informazione 2.0, puntando molto sul dialogo e sull’interattività della rete. Noi di Estremo Centro ne abbiamo fatto esperienza diretta in più occasioni. Siamo nati da poco, mettendo insieme ragazzi, chi con più, chi con meno esperienza nella blogosfera, ma tutti con grande voglia di scrivere, di dire la nostra. Abbiamo scelto tematiche che ci stavano a cuore (da questioni di natura economica a quelli di natura sociale e politica) e su quelle abbiamo scritto e riscritto. In pochissimo tempo, grazie all’impegno profuso, abbiamo visto aumentare notevolmente le nostre visite giornaliere e, cosa più interessante, Pierferdinando Casini ha ripreso poi quegli stessi spunti che avevamo lanciato (in difesa dei malati di Sla e sul tema dell’abolizione delle province, qualche esempio) per le sue battaglie parlamentari. La riprova più evidente che da un rapporto corretto con Internet, la politica può trarre solo un vantaggio.

blogE invece la politica (o almeno una parte) ha ancora paura di Internet. Paura che viene dall’ignoranza e che si vorrebbe calmare ricorrendo a idee assurde, come questa: un freno illiberale, antistorico e inutile. Se dovesse essere approvato, chi potrà ancora scrivere un pezzo di denuncia sociale o politica, sapendo di correre il rischio di essere denunciato e multato? Solo chi ha alle spalle un sostegno forte. Solo i giornalisti professionisti, insomma. Con buona pace del semplice cittadino che aveva la possibilità di esercitare, in modo innovativo e straordinario, il nostro più elementare diritto: quello alla libera critica. È ovvio che, come per ogni cosa, gli abusi e gli eccessi non manchino: ma per questo si può forse colpire indistintamente? È come quando un writer imbratta un muro usando una bomboletta. Se qualcuno sporge denuncia, il giudice potrà forse incolpare del reato il muro o la bomboletta? Sarebbe ridicolo. Lo stesso vale per Internet. Se qualcuno lo usa male, non gli si possono accerto addebitare colpe che non ha. Anche perché, mi piacerebbe ricordare che nel corso della storia, soffocare le libertà più elementari, ha sempre e solo sortito un effetto contrario rispetto a quello sperato.

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Casini a ‘Radio Anch’io’: sulla manovra disponibili ad aiutare il governo se ci ascolta

postato il 23 Giugno 2010

Pier Ferdinando Casini

Pier Ferdinando Casini, ospite di ‘Radio Anch’io’, risponde alle domande degli ascoltatori su vari argomenti di attualità politica: dalla manovra economica, all’esito del referendum dei lavoratori dello stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco, dal provvedimento sulle intercettazioni, ai rapporti fra maggioranza e opposizione.   [Continua a leggere]

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Fiat, sindacati, Pomigliano: un punto di svolta?

postato il 16 Giugno 2010

panda_fabbrica

di Gaspare Compagno

In questi giorni stiamo arrivando alle battute finali della trattativa tra Fiat e i Sindacati relativamente al futuro industriale dell’impianto sito a Pomigliano d’Arco. Dopo l’incontro di venerdi scorso, quasi tutti i sindacati hanno concluso l’accordo con la Fiat, solo la Fiom è apertamente contraria mentre la Cgil sembra nicchiare: la soluzione è stata quella di indire un referendum e lasciare che siano i lavoratori dello stabilimento a decidere. Per comprendere bene l’importanza di questa trattativa dobbiamo considerare che questo sito industriale dà lavoro direttamente a 5000 persone, senza contare l’indotto che conta almeno altre 10.000 persone, e per poterlo rendere competitivo, la Fiat intenderebbe investirci 700 milioni di euro. I sindacati è giusto che facciano il loro lavoro, ovvero tutelare i lavoratori, ma devono anche rendersi conto del mutato rapporto mondiale e che il mercato è molto più competitivo di prima. A livello globale, l’Italia non è più il primo mercato per la Fiat, che vende molte più auto in Brasile (oltretutto un paese con tassi di crescita enormi) e presto si apriranno i mercati americani, dove la Chrysler grazie alla cura di Marchionne sta rinascendo, tanto che i sindacati americani pubblicamente hanno solo parole di elogio per il manager italiano. I concorrenti lavorano con tassi di produttività molto superiori allo stabilimento di Pomigliano (ma inferiori ad altri stabilimenti Fiat come quello in Polonia, in Serbia o a Melfi in Italia) e con costi molto inferiori. Le stesse competenze, se prima erano specifiche di poche nazioni, ora sono facilmente replicabili ovunque, e il rischio concreto è che questi 700 milioni di Fiat e questi posti di lavoro vengano spostati all’estero, come stanno facendo molte altre aziende (ad esempio la Glaxo o la Bialetti giusto per citarne un paio, ma potrei ricordarne tante altre). Di questo se ne sono resi conto gli altri sindacati che hanno accolto positivamente la volontà di Fiat di investire, e anche i politici si accodano a questa decisione. Infatti se Casini afferma che è assurdo non firmare esponendosi in prima persona, anche gli altri politici seguono la stessa opinione del leader centrista affermando come fanno Sacconi, Bersani e altri che è necessario firmare questo accordo. Quel che più preoccupa è il suicidio, a mio avviso, annunciato da Cremaschi della FIOM, che afferma che il suo sindacato non firmerà l’accordo anche se i lavoratori, con il referendum sopradetto, si esprimeranno a favore dell’accordo con Fiat. E questo mi preoccupa perchè mostra un sindacato che preferisce fare politica, tradendo la sua vocazione, il suo scopo e soprattutto il mandato di chi lo compone, ovvero essere portavoce della volontà dei lavoratori. Soprattutto è preoccupante che un sindacato dica espressamente di volere ignorare la volontà dei suoi aderenti, creando quindi una frattura tra la base e i vertici che assurgono a dei dittatorelli da repubblica delle banane.

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La giovinezza rubata

postato il 10 Giugno 2010

La giovinezza rubatadi Adriano Frinchi
Settant’anni fa, il 10 giugno 1940, l’Italia iniziava la sua sciagurata avventura bellica al fianco della Germania nazista. In quel caldo lunedì di inizio estate gli sportivi leggevano dell’Ambrosiana Inter che si era aggiudicata il campionato dopo una partita di fuoco col Bologna e della vittoria al Giro d’Italia di uno sconosciuto esordiente di nome Fausto Coppi, ma molti di loro furono strappati alle notizie sportive dalla voce del padrone che convocava gli italiani per le 18 in una specialissima e fascistissima adunata. Mussolini, nella sua tetra divisa di caporale d’onore della milizia, dal balcone di Piazza Venezia volle avvertire l’Italia e il mondo che lanciava le sue “otto milioni di baionette” contro Francia e Gran Bretagna. [Continua a leggere]

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Che bella notizia: in Italia non ci saranno più disabili!

postato il 10 Giugno 2010

Che bella notizia: in Italia non ci saranno più disabilidi Alessio Fabio d’Avino
La felicità di almeno 38mila persone in Italia

Certo, sarebbe un titolo che a nove colonne farebbe la felicità di almeno 38mila persone in Italia, e quantomeno dei rispettivi 72mila genitori, ma la triste realtà è che con la nuova finanziaria molte di queste persone e di quelle il cui futuro dipende solo dalla solidarietà delle persone come noi, sarebbero semplicemente cancellate. [Continua a leggere]

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Casini incontra gli studenti della Rui

postato il 4 Giugno 2010

Casini al Rui“La politica deve rinnovarsi e avere il coraggio di scelte impopolari”

Rinnovamento della classe dirigente, legge elettorale, riforme istituzionali, disegno di legge sulle intercettazioni, manovra economica. E ancora, giovani, lavoro, riforma della scuola e dell’università. Sono alcuni dei temi affrontati da Pier Ferdinando Casini nell’incontro con gli studenti della Rui, la residenza universitaria internazionale di Roma in via Sierra Nevada, nel quartiere Eur.

Ad accogliere il leader dell’Udc una cinquantina di studenti di diverse facoltà. Prima un pranzo nella mensa della residenza, poi un colloquio informale nel soggiorno, dove gli studenti hanno potuto porre i loro interrogativi su temi di strettissima attualità.

I giovani. “Abbiamo tanti giovani che fanno cose straordinarie, che sono impegnati ad esempio nel volontariato, nella ricerca. Ne abbiamo pochi in politica. Il problema è la selezione: dobbiamo innestare criteri di meritocrazia nella selezione della classe politica”. La perdita di peso del Parlamento è anche figlia del meccanismo di selezione attuale perché, spiega Casini, “quando non bisogna più cercare il consenso della gente, ma di un leader, si è di fronte a una distorsione”. Di qui la necessità di un ritorno alle preferenze, in mancanza delle quali sono preferibili i collegi uninominali. [Continua a leggere]

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