Taglio degli stipendi ai politici? Temo faccia la fine della proposta di abolire le province
Le grandi riforme sono l’unica ricetta per uscire dalla crisi, il Paese le aspetta da tempo. Sui temi delle liberalizzazioni, della riforma della previdenza, della pubblica amministrazione, dei tempi della giustizia siamo terribilmente indietro e non possiamo più aspettare. Il governo deve uscire dalla retorica dell’autosufficienza e del “tutto va bene”,e fare un grande appello all’opposizione. Deve dire basta ai soliti slogan: oggi si parla della riduzione degli stipendi dei parlamentari. Quando sento proposte di questo tipo ho sempre paura: temo che facciano la fine dell’abolizione delle province che tutti hanno promesso in campagna elettorale. E poi cosa è successo? Siamo rimasti gli unici a sostenerla in Parlamento.
Finita la fase delle contrapposizioni elettorali è il momento di cominciare a confrontarsi sui temi concreti. Il federalismo non riguarda il nord o il sud del Paese, ma l’Italia e gli italiani. In passato ci siamo dichiarati contrari, ma siamo disponibili a cambiare idea se comincia un confronto serio e una valutazione tecnica sulla moltiplicazione dei centri di spesa, sui costi.
Il timore è che possa crearsi una disomogeneità territoriale che sarebbe funzionale solo ad alcune aree del Paese. Per questo diciamo al governo che la polemica fine a se stessa non ci interessa. Dietro l’angolo, lo abbiamo visto in questi giorni, c’è la crisi in Grecia. Abbiamo ancora tutti davanti agli occhi le immagini degli scontri ad Atene, un motivo in più per chiedere risposte serie che finora non ci sono state.
Nessuno può sottrarsi a un grande dibattito sulle riforme. Sarebbe assurdo se l’opposizione non partecipasse, ma prima di iniziare a discutere bisogna vedere le carte.
Il presidenzialismo nella maggioranza non interessa a nessuno, si manda solo un po’ di fumo. In tutti i sistemi presidenziali dell’Occidente c’è un enorme peso del Parlamento e delle regole. In Italia, invece, assistiamo a uno svuotamento del Parlamento, un sistema parlamentare senza Parlamento. Un presidenzialismo senza regole rischia di diventare un plebiscitarismo populista, con potere di vita e di morte sui cittadini.
Archiviate le elezioni regionali, fatte le dovute riflessioni sui risultati, è il momento di voltare pagina.
Come abbiamo fatto in questi mesi di campagna elettorale, continueremo a dialogare con chiunque vorrà proporre temi di discussione, sollevare problemi legati al proprio territorio, riflettere su qual è la direzione in cui si muove la politica nazionale, per capire insieme se è quella giusta. [Continua a leggere]
Sulle riforme siamo aperti al dialogo se c’è la volontà di fare cose serie, ma bisogna passare dalle parole ai fatti perché le troppe chiacchiere sono state una delle cause dell’astensionismo alle elezioni regionali. Prima delle riforme istituzionali dobbiamo occuparci di quelle sociali: famiglia, lavoro e fisco per uscire dalla crisi. La maggioranza ha la responsabilità di fare proposte serie, l’opposizione non può sottrarsi alle sue responsabilità. Bisogna ricucire, non solo litigare, lavoriamo insieme in Parlamento evitando litigi e propaganda.
Insieme maggioranza e opposizioni per il bene del Paese
Io sono per fare le riforme. Credo che ci convenga accompagnare Berlusconi in questo percorso riformista che ha annunciato, in un processo di riforme che servano al Paese, e non fargliele fare da solo. Spero che il Pd voglia fare altrettanto.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, molto rapidamente, perché cinque minuti non consentono di fare grandi discorsi: oggi abbiamo otto livelli di amministrazione tra il cittadino e lo Stato, con le circoscrizioni, i comuni, i consorzi, le comunità montane, le città metropolitane, le province, le regioni e quant’altro; 107 province e, se fossero approvate tutte le proposte giacenti in Parlamento, avremmo 134 province. Costano 16 miliardi all’anno, il personale politico 115 milioni all’anno. [Continua a leggere]
Commenti disabilitati su Intervento in Aula sulla proposta di soppressione delle provinceCondividi con
La riduzione del numero dei parlamentari la voto subito. Siamo pronti a riformare le Camere, a patto però che questa volontà di riforma non faccia la fine delle province, che dovevano essere abolite, ed oggi invece andiamo a votare per il presidente. Sulle riforme siamo disposti a dialogare con tutti, anche con il Pdl, che è un interlocutore importante. Ma solo se le riforme sono vere e non finzioni o spot, come il federalismo che siamo fieri di non aver votato, perché è stata solo propaganda per la Lega. Quando il Governo fa delle cose che riteniamo giuste le valutiamo. Per esempio, tre settimane fa abbiamo votato al Senato il nucleare, poiché ho sempre fatto la campagna elettorale parlando di nucleare.
E’ necessario accogliere l’appello di Giorgio Napolitano su una maggiore coesione per attuare le riforme, ma purtroppo abbiamo fatto una campagna elettorale basata su veline, minorenni, sui voli di Stato e sui presunti abusi che ci sarebbero stati, sulle vicende giudiziarie di Berlusconi. Noi vogliamo parlare dei problemi delle famiglie italiane lasciate sole davanti alla crisi, non dei problemi del premier.
A volte il Capo del Governo ha interesse a dividere il Paese più che ad unirlo. Ci vuole sobrietà, serietà, anche un po’ di minimalismo, perché tutti questi effetti speciali vanno bene solo per i talk show.
Mi viene da ridere, pensando alla proposta di Berlusconi di ridurre a 100 il numero dei parlamentari. Si tratta di uno spot fatto a una settimana dal voto per raccogliere qualche consenso in più e turlupinare gli italiani.
Pubblicato da Pier Ferdinando Casini | su: Facebook
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