Tutti i post della categoria: Riforme

La Costituzione non è un tabu’

postato il 12 Marzo 2011

L’importante e’ che non ci siano apprendisti stregoni, ma persone serie

La Costituzione e’ stata fatta bene, dobbiamo essere grati ai padri costituenti che ci hanno consegnato una Carta che ha resistito molto piu’ di tante leggi che dopo un mese sono gia’ superate.
Detto questo non e’ un tabù, puo’ essere migliorata. L’importante e’ che non ci siano apprendisti stregoni, ma persone serie che lavorino sull’ammodernamento costituzionale.
Quello che ci spaventa è il pressapochismo, la superficialità, l’insipienza, l’ignoranza con cui si vuole ritoccare la Costituzione. Ma di per se’ e’ possibile farlo. In tutti gli Stati ci sono lavori di ammodernamento costituzionale.

Pier Ferdinando

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Questo federalismo è solo uno spot per la Lega

postato il 2 Marzo 2011


Siamo stati gli unici a votare contro. Ci sono ragioni politiche e di merito che di inducono a dire no ancora una volta. Non possiamo fidarci politicamente della Lega, almeno finché non ci troveremo su alcune nozioni elementari: il Po non e’ un dio ma un fiume, la Padania non e’ uno Stato ma una regione, Roma non e’ ladrona ma la capitale del Paese. Non possiamo fidarci se la Lega rifiuta di festeggiare il 17 marzo, con la scusa della crisi, salvo poi il giorno dopo pretendere un altro giorno di festa per ricordare la battaglia di Legnano.
Se si vuole un federalismo che unisce, perché esaltare gli egoismi?  Il federalismo fiscale in questo provvedimento non esiste, è solo un pasticcio che aumenterà le tasse a tutti i cittadini italiani. Non si vuole fare un vero federalismo ma solo vuole approvare uno spot della Lega.

Pier Ferdinando [Continua a leggere]

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Il federalismo del governo è una stortura

postato il 28 Febbraio 2011

Il federalismo fiscale proposto dal governo è una stortura enorme e pesa sui Comuni e sui cittadini. Prima di approvarlo bisognava spiegare cosa fanno i singoli enti e con quali risorse lo fanno. Berlusconi ha tolto l’Ici sulla prima casa ed e’ ovvio che i Comuni se ne sono dovute inventare altre di entrate, come la tassa di scopo, di soggiorno, l’Ici sulla seconda casa. Noi  non siamo contro il federalismo, siamo contro questo federalismo, pasticciato e fatto male.

Pier Ferdinando

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Il piano del governo incentiva solo le chiacchiere, mentre la produzione industriale è ferma al palo

postato il 10 Febbraio 2011

Quando il Governo aveva annunciato che avrebbe dato vita ad un piano organico di incentivi per rilanciare l’economia italiana, avevo sperato che, per una volta, il mondo politico passasse rapidamente dalle parole ai fatti. Purtroppo le mie speranze sono state disattese anche questa volta.

Il Piano Incentivi non è, a mio avviso, né di rapida attuazione, né contiene stimoli concreti, ma è ricco di belle parole e di begli obiettivi, ma gli italiani hanno bisogno di altro. Hanno bisogno di misure concrete, certe e che siano rese attuabili. E nulla di tutto ciò si trova in questi provvedimenti: le modifiche ai tre articoli costituzionali (aticoli 41, 97, 118), di fatto sono delle enunciazioni assolutamente generiche e teoriche, ma soprattutto diverranno operative solo alla fine di un lungo procedimento (ogni modifica costituzionale ha bisogno di vari passaggi alle camere per essere poi operativa, e deve avere una valutazione da parte della Corte Costituzionale), diventando pienamente operative solo tra alcuni mesi, anzi, se vogliamo essere precisi, le decisioni prese ieri dal Consiglio dei Ministri diverranno operative tra circa un anno e mezzo, infatti, per le modifiche costituzionali ci vuole la doppia lettura a Camera e Senato, e le due letture devono essere distanziate di circa 6 mesi l’una dall’altra. E tutto questo diventerebbe operativo se in entrambi i passaggi, non sorgessero modifiche, altrimenti i tempi si dilatano ulteriormente.

Per quanto riguarda, infine, gli altri provvedimenti, neanche questi diventeranno immediatamente operativi: siccome sono legati alle modifiche della costituzione, ne seguono tutto l’iter, ma anche se fossero immediamente pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, porterebbero ben poco beneficio: il rilancio del piano casa, a io avviso, non avverrà, perchè si tratta di riesumare il vecchio piano casa del governo, che è già stato bocciato e disatteso dalle Regioni. E allora mi chiedo: cosa è cambiato dall’anno scorso, quando si è preso atto che il piano casa è rimasto lettera morta? Assolutamente nulla. Eppure sarebbe bastato, come avevamo detto, accettare i suggerimenti dell’ANCE che erano stati portati avanti in occasione della manifestazione del dicembre 2010.

L’unico provvedimento di una certa utilità sarebbe il taglio e la deducibilità dell’IRAP, legandola ad alcuni fattori come il costo del lavoro, assunzioni e così via; ma questo provvedimento, per divenire operativo, dovrà attendere almeno 18 mesi, quindi è come se non ci fosse. Ma allora, cosa ha prodotto l’ultimo Consiglio dei Ministri?

Delle belle intenzioni, ma nulla di concreto, ovvero i soliti spot, come sembra confermare il Ministro Tremonti quando afferma che bisognerà attendere Aprile per un paino concreto: “La nostra agenda è dettata e definita dall’Europa in Europa. Noi abbiamo sempre avuto come termine di riferimento il semestre europeo e l’agenda europea ed è su quello schema che dobbiamo lavorare”, ha detto Tremonti.

“Entro aprile presenteremo un documento che sintetizza il piano per la crescita, siamo convinti che sia necessario sentire tutti ma abbiamo intenzione di avere il sostegno di Fmi, Ocse e commissione europea.” Da quel che il Ministro ha affermato, si desume che la programmazione economica del governo italiano non dipende certo da Berlusconi, ma dalla UE, e allora mi chiedo: a che serve convocare un Consiglio dei Ministri se ci si limita a delle belle parole e bisognerà attendere Aprile per avere un piano concreto? Il Ministro Tremonti da due anni parla della Banca del Sud, che ancora non è neanche nata, e sinceramente ormai a questo parto non ci crede più nessuno.

Si parla dei Fondi Fas, ma sono bloccati da anni, se non quando al governo serve un “bancomat”, ma su questi fondi sarebbe il caso di specificare una cosa importante: non sono soldi del governo che vengono messi a disposizione del Sud, ma sono soldi della UE. Quindi anche in questo caso il governo non ha meriti propri, anche se poi millanta risultati e obiettivi roboanti.

In questo momento le agenzie battono la notizia che nella media del 2010 la produzione industriale, corretta per i giorni di calendario, è salita del 5,3% dal -18,3% del 2009 e dal -3,5% del 2008, rende noto Istat. La notizia è bella, ma da tecnico posso dirvi che non è certamente così spettacolare come si crede ad una prima lettura, infatti l’indice ha recuperato nel 2010 meno del 25% della caduta cumulata registrata da Istat tra 2008 e 2009, quindi l’Italia ancora non ha neanche lontanamente riassorbito gli effetti della crisi degli anni passati. Addirittura nel complesso degli ultimi tre mesi del 2010 la produzione è scesa in termini destagionalizzati dello 0,2% in termini congiunturali dal +1,3% del terzo trimestre.

Alla luce di questi dati, dobbiamo attendere, come già detto, Aprile per avere un piano concreto, sperando che sia il preludio ad una bella primavera per l’economia e le famiglie italiane.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

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«Silvio al Colle? No. Lui ha solo diviso»

postato il 6 Febbraio 2011

Anche il Pd ha fallito e la “santa alleanza” non è il mio progetto

L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Avvenire di Arturo Celletti

«Berlusconi è convinto che fino a quando resiste a Palazzo Chigi è più forte. Ma non è così. La scelta di restare asserragliato nella roccaforte del governo lo rende solo più debole. Infinitamente più debole».
Parla piano Pier Ferdinando Casini, e all’improvviso, anche se ha davanti solo il cronista di Avvenire, si rivolge direttamente al capo del governo. «Non ti garantisci restando immobile nel bunker, ma solo avendo la lucidità di capire che un disegno politico non si esaurisce nella propria persona». È un invito forte a fare un passo indietro per aprire una fase nuova. È un appello a privilegiare la Politica rispetto alle convenienze. E a capire che il progetto di un grande rassemblement dei moderati che abbia come riferimento i valori del Partito popolare europeo è ancora possibile.
Casini insiste: «Non sarò io a indicare a Berlusconi una soluzione, un nome, un percorso. Tocca a lui capire che questo è il momento della generosità e delle scelte coraggiose. Tocca a lui individuare in fretta una soluzione. Perché ormai è diventato un ostacolo anche per i suoi attuali compagni di cordata. E perché se avesse il coraggio di lasciare Palazzo Chigi, quelle convergenze che oggi appaiono impossibili diventerebbero immediatamente realizzabili. E così tante riforme. Penso a una grande intesa sulla giustizia. E penso a segnali chiari sulle intercettazioni: non serve il bavaglio che pretende Berlusconi, ma certo potrebbero essere disciplinate in fretta e con vasto consenso». Diètro quel pressing prende forma il “salvacondotto” per il Cavaliere.
Casini insiste: «Silvio trovi la forza di gestire l’ultima fase con le armi della politica. E non arroccandosi nel fortino e gridando al complotto». [Continua a leggere]

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Questo non è un momento storico, è solo un momento triste

postato il 5 Febbraio 2011

I ministri Tremonti e Calderoli presentando alla stampa il decreto sul federalismo municipale hanno parlato di “svolta storica” per il Paese ignari che qualche ora dopo su questa svolta storica sarebbe arrivato lo stop del Quirinale. Non siamo davanti ad un capriccio del Presidente Napolitano, o ad un insperato aiuto all’opposizione da parte del Colle  ma ad un forte richiamo al rispetto delle procedure e delle istituzioni.

Il Presidente Napolitano, infatti, non è entrato nel merito della riforma federalista ma ha rilevato, giustamente, un comportamento scorretto del governo che pur di portare a casa immediatamente la riforma ha preferito una strada breve ma solitaria dove Parlamento ed Enti Locali non sono minimamente considerati. Al di là degli effetti politici che il “no” del Quirinale avrà, credo sia importante leggere tra le righe l’importante richiamo al governo e alla maggioranza non solo ad una prassi istituzionale corretta ma anche ad evitare un certo “avventurismo istituzionale” dal quale l’Italia non trae alcun beneficio. Ed è questa assenza di rispetto, questa irresponsabilità diffusa che sconforta, è il vedere una riforma ridotta a trofeo da esibire al momento opportuno ai propri elettori che fa dubitare seriamente del fatto che ci si trovi davanti ad una svolta storica.

L’Italia è un paese che le svolte storiche le ha vissute veramente e sa che questi momenti, per essere veramente storici, debbono essere caratterizzati dalla convergenza e dall’unità, dall’impegno e dal lavoro comune. Pensare che una riforma della portata del federalismo fiscale municipale possa essere varata “con espedienti mediocri e con un rapporto tanto spregiudicato nei confronti delle istituzioni rappresentative” è un’offesa alla Politica, al Parlamento e alla Nazione.

E’ grave che qualcuno pensi di fare le riforme nello stesso modo in cui si telefona in questura per far rilasciare una presunta nipote di Mubarak, ed è altrettanto grave che qualcun’altro pensi che da queste spericolate prove di forza possa nascere qualcosa di buono. Ancora una volta è stata persa un’occasione per aprire un dialogo e fare il bene dell’Italia, ancora una volta hanno prevalso la prepotenza e l’ingordigia elettorale di pochi. Questo non è un momento storico, ma soltanto un momento triste della storia repubblicana.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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No al federalismo delle tasse

postato il 4 Febbraio 2011


Riprendere il dialogo tra maggioranza e opposizione

La scelta del governo di varare il decreto sul federalismo malgrado lo stop in commissione bicamerale è stata pura irresponsabilità, avventurismo istituzionale.
Questo è il federalismo delle tasse e la strada maestra, dopo il richiamo del Capo dello Stato, è invece quella di realizzare un federalismo virtuoso, riprendendo il dialogo tra maggioranza e opposizione.

Pier Ferdinando

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Offro patto di pacificazione, sosterremo iniziative serie

postato il 10 Gennaio 2011

Pubblichiamo da “Il Corriere della Sera” l’intervista a Pier Ferdinando Casini

di Aldo Cazzullo

Presidente Casini, a che punto è la discussione con Berlusconi?
«Siamo fermi al 14 dicembre, alla ricerca di qualche deputato in più. Intanto il Paese perde competitività, non dà un futuro alle nuove generazioni, vede la disoccupazione giovanile superare in molte regioni il 50%. Una fascia sempre più ampia del ceto medio scivola verso la povertà. I tempi della giustizia sono quelli di prima. E il premier enumera una quantità esorbitante di riforme che ha visto solo lui. Credo ci vorrebbe un po’ più di riflessività».

Voi cosa offrite a Berlusconi?
«Non a lui, ma all’Italia, proponiamo una scelta di responsabilità. E di pacificazione. Al presidente del Consiglio suggerisco: non gingillarti su un parlamentare in più o in meno. La legislatura è partita con 70 deputati di maggioranza, e oggi siamo alla contabilità della stagione di Prodi. Vogliamo prendere atto che qualcosa è cambiato? Vogliamo evitare al Paese di avvitarsi in 4 mesi di percorso elettorale che alla fine riproporrebbe lo stallo attuale, dopo aver esposto l’Italia alla speculazione internazionale? Non è meglio mettere le carte in tavola alla luce del sole? Tutto il resto sono scorciatoie anche un po’ degradanti. È una scorciatoia pensare che un partito che sta all’opposizione e oggi ha preso l’iniziativa di un nuovo polo possa sedersi su qualche poltrona ministeriale, di cui non ci importa assolutamente nulla. Ed è degradante la presunzione di autosufficienza che si scontra con realtà». [Continua a leggere]

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Il quoziente familiare sul modello Parma e Roma

postato il 8 Gennaio 2011

Fare pagare meno tasse a chi ha più figli, in modo da allegerire la pressione fiscale per le famiglie numerose che maggiormente soffrono questo periodo di crisi è uno dei capisaldi, da sempre, dell’UDC.

A tal proposito, l’on.le Galletti è stato molto chiaro e in una sua recente intervista a Il Sole 24 ore, ha dichiarato che l’UDC potrebbe venire incontro al governo (senza entrare però nel governo, questo sia ben chiaro) se quest’ultimo inserisse il quoziente familiare nell’ambito dei provvedimenti del federalismo fiscale, andando a replicare i provvedimenti già presi a Roma e a Parma.

Ma come opera il quoziente familiare? Intanto chiariamo un concetto, esistono due modi di intendere il quoziente familiare. In maniera più estesa riguarda la creazione di un coefficiente che permette, alle famiglie con anziani a carico o molti figli, di avere uno “sconto” sia nei servizi comunali (ad esempio gli asili nido), ma anche nell’IRPEF.

Il quoziente familiare messo in atto in alcune realtà municipali, invece, riguarda solo i servizi comunali, come è stato fatto, appunto a Parma e a Roma: le famiglie numerose accedono ai servizi del Comune, usufruendo di uno sconto.

Nell’ambito del federalismo fiscale, e considerando la situazione delle Finanze pubbliche, al momento si può portare avanti solo la versione “municipale” del quoziente familiare, e qui si apre il confronto con la Lega.

Quest’ultima, mettendo in moto un gioco di specchi, afferma che nel Decreto sul federalismo, già è presente il quoziente familiare, ma questo “giochino” è facilmente smascherabile: in realtà il quoziente familiare non c’è. Infatti, se andiamo a leggere il testo del Disegno di Legge, osserviamo che, quello a cui si riferisce l’on.le Calderoli è un riferimento generale alla famiglia contenuto nel Disegno di Legge dell’IMU (la Imposta Municipale Unica che verrà introdotta dal governo Berlusconi), ma quello che bisogna stabilire ora non è un riferimento generale, ma i criteri concreti con cui dare attuazione al quoziente familiare.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Caterina Catanese

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Taglio delle borse di studio universitarie, addio al merito e al diritto allo studio

postato il 4 Novembre 2010

La riforma universitaria non può essere a costo zero, anche i buoni propositi diventano inutili se la riforma serve solo a far tornare i conti del Ministro dell’Economia.
Che senso ha parlare di merito e di diritto allo studio se vengono quasi cancellate le borse di studio?

Pier Ferdinando

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