Tutti i post della categoria: Politica

Banche: nessun boomerang per il Pd

postato il 31 Dicembre 2017

Ma sulla Boschi caccia alla donna
L’intervista di Alessia Gozzi pubblicata su Quotidiano nazionale

 

UN MIRACOLO. E una fatica fisica. Il presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche, Pier Ferdinando Casini, tira le somme dei due mesi di lavoro e annuncia le terapie per il futuro: vigilanza più efficace, procure specializzate, paletti alle porte girevoli e più tutele ai risparmiatori.
Anche lei, come il premier Gentiloni, ha accolto con sollievo la fine delle audizioni?
«L’ho accolta con sollievo perché ho fatto una fatica fisica molto intensa a presiedere per decine di ore la Commissione».
Ha provato in tutti i modi a tenere la campagna elettorale fuori dai lavori: missione impossibile, che le è valso l’appellativo di pompiere.
«L’appellativo non mi offende, anche perché in un clima incendiario un pompiere serve. Ero conscio dei rischi politici e sono stato il primo a farmene carico. Alla luce delle premesse, le cose sono andate meglio di quanto avessi immaginato, qualche commissario è stato più scalmanato di altri, ma il clima è stato buono».
Qualcuno sostiene che la Commissione sia stata poco utile…
«Non spetta a me dire se sia stata utile. Le cose si potevano fare meglio, ma non in queste condizioni, sarebbe servito un anno di tempo senza le elezioni alle porte».
L’ultima settimana è stata incendiata dal caso Boschi-Etruria. Che idea si è fatto?
«L’idea che ci sia stata una caccia all’uomo, in questo caso alla donna. Boschi ha pagato a posteriori il fatto che padre è stato vice presidente di Banca Etruria, ma, da Ghizzoni a Visco, tutti hanno detto che da lei non ci furono pressioni».
Dal punto di vista politico, la Commissione è stata un boomerang per il Pd?
«Non credo. Il Pd si era impegnato a dimostrare che sulle banche la vigilanza non ha funzionato e, al netto del caso Boschi che ha impatto zero sulle crisi bancarie, quando il governatore Visco ammette che ‘sulle banche venete potevamo essere più svegli’, beh…».
Un’ammissione di colpevolezza?
«L’onesta consapevolezza che Bankitalia deve affinare le modalità di controllo e la comunicazione con Consob».
Difficilmente dalla Commissione uscirà un documento unitario, quali saranno i punti fermi?
«Un documento unitario sarebbe stato impossibile in ogni caso, a me interessa che ci sia un’ampia parte del documento votata da maggioranza e opposizione. Sono emersi due elementi fondamentali: la crisi economica, che ha messo in ginocchio l’industria riflettendosi sulle banche, e le scorciatoie prese da manager senza scrupoli per salvare le banche stesse come il collocamento di prodotti rischiosi, prestiti facili, finanziamenti baciati e comportamenti fraudolenti».
Terapie per il futuro?
«Servono maggiore fluidità e tempestività nei controlli, procure specializzate sui reati finanziari e norme di incompatibilità per gli ex controllori che vanno a lavorare negli istituti vigilati. Senza dimenticare i risparmiatori raggirati, alcuni sono stati rimborsati ma nella prossima legislatura si può fare qualcosa di più. Infine, l’educazione finanziaria, dove siamo fanalino di coda in Europa».
Condivide la proposta di commissione d’inchiesta bis nella prossima legislatura?
«In una democrazia le commissioni di inchiesta sono come le aspirine, bisogna prenderne il meno possibile. La prossima legislatura potrà attuare le proposte che usciranno da questa Commissione».
A proposito di elezioni, Beatrice Lorenzin sarà il volto del centrismo che appoggia il Pd: quale è il senso di questa scelta?
«È una donna giovane che ha fatto bene come ministro. Ha tutte le carte in regola per parlare agli italiani e chiamare a raccolta i tanti popolari e centristi con un messaggio chiaro: la strada non è quella populista della Lega, i governi Letta, Renzi e Gentiloni hanno lavorato bene e bisogna continuare in questa direzione».

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Banche: «Pompiere in commissione? Evitare gli incendi è un lavoro serio»

postato il 23 Dicembre 2017

L’intervista di Lorenzo Salvia pubblicata sul Corriere della Sera

Presidente Casini, lei era contrario alla commissione d’inchiesta sulle banche e per questo non partecipò al voto sulla sua istituzione. Ora che i lavori sono finiti ha cambiato idea?
«I rischi da me paventati si sono dimostrati profetici: le ventate della campagna elettorale sono entrate prepotentemente in commissione».

Quindi sarebbe stato meglio non farla?
«Molto dipende dalle indicazioni che riusciremo a dare al legislatore con la relazione finale. Credo che alcuni temi siano già scolpiti nella pietra: l’opportunità di creare una magistratura specializzata in materia finanziaria, l’eccessiva pluralità di organismi vigilanti e autorità che emanano normative nel settore, una comunicazione più trasparente tra banche e clienti e, soprattutto, un rapporto più fluido tra gli organi di vigilanza, perché tra Banca d’Italia e Consob non tutto ha funzionato come doveva». [Continua a leggere]

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Appello ai moderati per un’alleanza con i dem

postato il 19 Novembre 2017

L’intervista di Tommaso Ciriaco pubblicata su La Repubblica

L’hanno descritto come il regista della quarta gamba centrista di una coalizione di centrosinistra. Un’impresa contro vento, quella di Pier Ferdinando Casini, ora che il centrodestra vola. «Sarei uno stupido se non ammettessi che l’aria è chiaramente per il centrodestra. Ma è proprio adesso che serve responsabilità».

Partiamo dalle premesse di questa scelta di campo.

«Veniamo da una legislatura in cui i governi Letta, Renzi e Gentiloni sono stati in piedi grazie alla cooperazione dell’area moderata».
Ora si vota. E lei pensa a un partitino centrista con il Pd.
«Una premessa: ho avuto tante soddisfazioni, per me sarebbe facile dire grazie e arrivederci. Ma non possiamo lasciare l’Italia nelle mani di Grillo o Salvini». E quindi pensa alla gamba centrista.«Senta, la “coalizione coriandoli”, quella dove c’è il Pd e poi tanti coriandoli attorno, è destinata a fare la fine dell’alleanza in Sicilia. Perderemmo rovinosamente, perché la gente capisce quando un progetto non ha credibilità ».
E quindi che fare?
«Il Pd deve dismettere la presunzione di autosufficienza e il suo strabismo e puntare davvero su questa coalizione. Guardare a sinistra, ma anche alla sua destra. E l’area moderata, che sembra voler tornare sui propri passi virando a destra, deve mobilitarsi. O facciamo così, o la vedo male non per il Pd, ma per l’Italia».
Non è dura portare nel centrosinistra chi è nato altrove?
«Lo so che ci sono molti amici che fanno fatica, perché per una vita non sono mai stati con la sinistra. Ma non possiamo sottrarci. Avete visto cosa combina gente senza esperienza? Cosa genera il dilettantismo a Roma? E qualcuno si prende la briga di spiegare alla gente poi che l’attuale ministro dell’Interno in due anni ha fatto più di Maroni in dieci…».
Resta il fatto che l’Italia sembra andare verso il centrodestra. Come se lo spiega?
«Berlusconi, con il massimo dell’intelligenza politica che gli va riconosciuta, si propone come la barriera contro il grillismo e per questo chiede ai moderati di stare con lui. Poi però fa l’alleanza con Salvini e Meloni, che sono l’altra faccia del grillismo. Questa è una cosa che non sta in piedi. Il vero rischio dei moderati è ritrovarsi Grillo e Salvini che insieme prendono il 51% dei voti».
Il suo progetto centrista prevede anche la presenza di Ap e di Alfano? Molti dei suoi guardano a Berlusconi.
«Gli attacchi che Renzi gli ha rivolto nei mesi scorsi sono stati ingenerosi. Ma fossi oggi nei suoi panni, eviterei la tentazione di tornare nel centrodestra. E pure quella di una corsa solitaria, sarebbe davvero inspiegabile dopo anni al governo insieme. Comunque siamo amici e lo rispetto profondamente».
Toccherà a Renzi tenere assieme l’alleanza. Che consiglio vuole dargli?
«Evito, perché lui ascolta tutti e poi fa come gli pare… Ha costruito la sua politica sull’idea che non servivano alleanze, oggi deve costruirne una. Per lui il vento è contrario, ma resta un cavallo di razza: può cadere, ma si rialza. L’importante è non inseguire il grillismo. Quando stai tre anni a Palazzo Chigi, la gente ti percepisce come il potere. Non puoi più fare il rottamatore».

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Sullo ius soli non possiamo essere subalterni a Lega e grillini

postato il 8 Ottobre 2017

Voterei la fiducia sulla legge e come me almeno altri cinque senatori di Ap

L’intervista di Carlo Lania, pubblicata su Il Manifesto

«Viviamo in un paese che è regredito. Quindici anni fa dissi di essere favorevole allo ius soli e la cosa non fece alcuno scandalo. Ora invece siamo tornati all’età della pietra grazie a forze politiche che si alimentano con la paura, dello ius soli come dei vaccini». Ex presidente della Camera oggi alla guida della Commissione d’inchiesta sulle banche, Pier Ferdinando Casini è sempre stato un sostenitore della cittadinanza per i ragazzi nati in Italia da genitori immigrati.

Presidente lei ha definito il voto sullo ius soli un dovere di coscienza. 
Ho detto e ribadisco che è un dovere di coscienza per me, nella coscienza degli altri non ci voglio entrare. Quindici anni fa, quando ero presidente della Camera, dissi di essere a favore dello ius soli e non c’è un motivo al mondo per cui oggi dovrei dire l’opposto. Aggiungo che quindici anni fa, presidente della Camera eletto dal centrodestra, non destai scandalo. In questo tempo il Paese invece di andare avanti è regredito, per cui oggi fa scandalo quello che quindici anni fa era un’ipotesi di scuola.

Cosa ha provocato la regressione?
Il motivo vero è che purtroppo l’Italia ha fatto i conti con il problema dell’immigrazione negli ultimi 25 anni. Questo l’ha portata a vivere in tempi rapidi una situazione alla quale altri Paesi, come la Francia e l’Inghilterra, erano abituati da tempo. Per cui da noi la reazione istintiva delle parti più deboli del Paese, reazione che va compresa e non demonizzata, è autentica. A questo va sommato il fatto che sono nate e si sono consolidate forze che sul populismo, sulla demagogia e sulla paura del diverso hanno costruito i loro successi politici. La miscela che ne esce è esplosiva. E’ in corso un processo di disinformazione, di alterazione della realtà. Quello di cui parliamo tanto per cominciare non è lo ius soli, ma lo ius culturae. Ma a prescindere da questo il diritto alla cittadinanza viene messo in relazione con l’immigrazione clandestina. Ma che rapporto c’è tra questa e i bambini che stanno nella scuola elementare con i nostri figli, parlano l’italiano magari con accento veneto o romanesco, e si sentono italiani? Con questi ragazzi dobbiamo creare un progetto di vita in comune, e più lo faremo più riusciremo a emarginare i disintegrati, quelli che non si integrano e che possono essere un pericolo per tutti, per noi e per chi riceve lo ius soli. Oggi invece siamo all’età della pietra, invece di andare avanti stiamo andando indietro e naturalmente ci sono forze politiche che vivono e si alimentano della paura. E sono le stesse forze politiche che si alimentano della paura dei vaccini.

Il Vaticano sta spingendo perché i senatori cattolici approvino la legge. Appelli che però finora sono caduti nel vuoto. La Chiesta sta perdendo la sua influenza sulla politica italiana?
Non c’è dubbio, ma io mi aspetto che un cattolico non trasformi in un automatismo l’indicazione della Chiesa bensì che abbia chiara nella sua testa la distinzione tra la sfera religiosa e quella politica. Non ne faccio una questione di rapporto con il mondo cattolico, bensì di rapporto con la società italiana.

Il premier Gentiloni aveva promesso la fiducia sullo ius soli in autunno, ma ancora non se ne vede traccia. La voterebbe? Glielo chiedo perché lei fa parte del gruppo di Ap del ministro Alfano, fortemente contrario al ddl.
Io la voterei con convinzione e penso che nel gruppo di Ap al Senato non sarei certamente l’unico. Mi vengono in mente i nomi di altri quattro o cinque senatori. Guardi il punto è questo: più rimaniamo subalterni alla propaganda leghista e grillina, più non riusciremo ad esprimere liberamente un’idea della politica. Più siamo intimoriti dalle loro sfuriate su questi temi e più ci facciamo del male. Questo vale soprattutto per i moderati.

Come giudica il tergiversare del Pd e del governo sulla legge?
Lo giustifico perché purtroppo c’è un problema di legge elettorale, c’è un problema di legge di stabilità e fino all’altro giorno c’è stato un problema di Def. Capisco che questa cosa è molto delicata e c’è il bisogno di avere la certezza che il percorso della legge non possa accidentare un po’ tutti.

Crede ci sia ancora la possibilità di approvare lo ius soli?
Non è facile, ma un margine c’è. Bisogna vedere se il governo riuscirà a superare gli scogli di cui abbiamo parlato oppure no. Se ce la fa, allora c’è anche la possibilità che l’approvazione dello ius soli diventi reale.

Aderisce allo sciopero della fame proposto dal senatore Manconi?
No. Ognuno ha i suoi metodi però chi sta in parlamento per me deve legiferare più che fare scioperi della fame. Naturalmente non biasimo, ma personalmente seguo una strada diversa.

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Per i Dem non è l’ora di fare gli schizzinosi, si alleino con il centro

postato il 18 Agosto 2017

L’intervista di Antonio Fraschilla pubblicata su Repubblica

 

Invita Alfano e il Pd a «chiudere l’alleanza in fretta per le regionali in Sicilia guardando alle prossime politiche». E a chi in Alternativa popolare risponde ancora agli appelli di Berlusconi dà un «consiglio»: «Silvio è il più grande, un appello non si nega a nessuno e Berlusconi non prende impegni: lui sta con Salvini». Il leader dei centristi Pier Ferdinando Casini lancia un appello: chiudere «subito» l’intesa nel centrosinistra.

Onorevole Casini, teme che gli alfaniani vadano a destra?
«Tutti i giorni Salvini ci insulta e almeno di questo lo ringrazio: deve apparire chiara la differenza tra noi e loro. Un moderato in condominio con Salvini non ci può stare e quando sento i rituali appelli di Berlusconi all’unità del centrodestra che spingono i centristi ad allearsi con Salvini mi chiedo che senso abbia tutto questo».

Quale risposta si dà?
«Non ha nessun senso. Io non busserò mai alla porta di Salvini: per me vincere con lui sarebbe come se in Francia i centristi avessero vinto con la Le Pen. Non sarebbe una vittoria, ma soltanto il consegnarsi al cialtronismo politico». [Continua a leggere]

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«Angelino non ha scelta, inevitabile l`intesa col Pd»

postato il 10 Agosto 2017

Silvio prigioniero dei veti di Salvini e Meloni

L’intervista di Paolo Mainiero pubblicata su “Il Mattino”

Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, fondatore di Centristi per l’Europa: la Sicilia è diventata il crocevia della politica italiana?
«In Italia ogni elezione amministrativa è un evento che provoca cataclismi. Quando poi si vota in una regione importante come la Sicilia, a pochi mesi dalle politiche, è chiaro che tutti corrono a posizionarsi in attesa del verdetto della Sibilla Cumana».

Centrosinistra e centrodestra annaspano alla caccia di una coalizione e tirano per la giacca Ap e Alfano. Ma a furia di tirare, la giacca si strappa…
«La difficoltà delle coalizioni è la difficoltà della politica italiana. Una politica che sta smarrendo la bussola e in cui i partiti sono sempre più evanescenti e sostanzialmente subiscono le impronte leaderistiche. In questo contesto, il centrosinistra non ha fatto ancora i conti con la sua direzione di marcia, come dimostrala polemica latente su Minniti (che sostengo senza riserve), mentre il centrodestra è sospeso tra un Berlusconi che vorrebbe riscoprire la sua vocazione moderata e Meloni e Salvini che giocano le carte principali». [Continua a leggere]

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«Alfano sia coerente, sarebbe incomprensibile un suo ritorno a destra»

postato il 31 Luglio 2017

Lo spazio per una proposta politica c’è

L’intervista di Paola Di Caro pubblicata sul Corriere della Sera

E’ «impressionato» Pier Ferdinando Casini dalla «assoluta indifferenza con la quale ormai ci si muove da una parte all’altra, sia a destra che a sinistra». Il passaggio di parlamentari dalla maggioranza all’opposizione, dopo aver assistito al flusso contrario, colpisce il presidente della commissione Esteri del Senato, che col suo partito ha rischiato più volte negli anni corse solitarie e che agli amici centristi, Alfano compreso, manda un messaggio chiaro: «Dopo aver collaborato per quattro anni e mezzo con tre governi di centrosinistra, sarebbe incomprensibile per gli elettori un ritorno a destra, sarebbe la fine della politica». Meglio procedere «con coerenza, perché lo spazio per una proposta politica c’è, ed è enorme».

Cosa la scandalizza, dopo anni in cui si è visto di tutto?
«Ma ci rendiamo conto che, a parte D’Alia, non c’è un ministro del governo Letta nominato dal centrodestra che, perso il posto, non si sia ricollocato contro Renzi? Sono automatismi dovuti solo a convenienze elettorali. E poi ci lamentiamo della scarsa partecipazione al voto, ovvia conseguenza di una politica completamente indifferente ai contenuti».

Berlusconi oggi risulta essere molto attrattivo…
«In realtà Berlusconi mai come questa volta è stato ineccepibile: è intervenuto per richiamare a una maggiore compostezza chi bussava alla sua porta. Lui sa bene che il centro-destra ha vinto le amministrative quasi “a propria insaputa” grazie alle divisioni esplose a sinistra, ed è normale che dica “non accettiamo tutti” ma che, con l’abile Ghedini, provveda ad ospitare i questuanti in una lista satellite di FI che avrebbe il compito di superare la soglia facendo la “copia” dell’originale. E lo voglio vedere quanti elettori voteranno loro anziché il partito di Berlusconi…». [Continua a leggere]

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Navi in Africa, una svolta

postato il 28 Luglio 2017

«Le Ong ribelli non sbarcheranno più migranti nei nostri porti»

L’intervista di Lorenzo Bianchi pubblicata su QN

Navi italiane a ridosso della costa libica. E’ un blocco navale?
«No, si tratta – smentisce con forza il presidente della commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini – di assistere la Guardia Costiera libica. Per la prima volta noi siamo autorizzati su richiesta del governo Sarraj a entrare nelle acque territoriali per svolgere l ‘azione di contrasto che la Guardia Costiera locale non riesce a fare cercando di respingere i trafficanti di persone. Con la nostra assistenza potrà infliggere di fatto un serio colpo alle loro attività».

Si frenerà il flusso dei migranti?
«Ora l’Italia affronta la questione libica con una strategia complessiva. C’è stato un ottimo lavoro di squadra. Sarebbe stato splendido però che il presidente francese Emmanuel Macron avesse veramente realizzato il capolavoro».

Invece?
«Al rientro in Libia Haftar (il generale che di fatto controlla la Cirenaica ndr) ha detto che Sarraj (il premier del Governo di unità nazionale appoggiato dall Onu ndr) è un fanfarone, un fantoccio e che non controlla nulla. E’ la risposta più efficace a chi riteneva che l Italia fosse stata espropriata e che si fosse realizzato il miracolo di Parigi».

Adesso Macron annuncia che il suo Paese farà in Libia centri hotspot per i richiedenti asilo politico “con o senza l’Unione Europea”
«Per noi tutto quello che contribuisce a infliggere colpi ai trafficanti di esseri umani o a bloccare questo esodo incontrollato è un fatto positivo. Comunque mi sembra che le stesse smentite francesi dimostrino che non hanno le idee così chiare». [Continua a leggere]

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Migranti: «Si rischia di regalare il Paese al populismo, se nessuno collabora ci serve un piano B»

postato il 4 Luglio 2017

L’intervista di Marco Ventura pubblicata sul Messaggero

«Serve un piano B dell’Italia». Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, non crede più alle dichiarazioni d’intenti dei partner europei e suggerisce un’agenda concreta sull’immigrazione. «Il vertice europeo giovedì servirà a capire se oltre alle parole, a una generale consapevolezza, si passerà ai fatti. La determinazione del governo italiano, del ministro dell’Interno Minniti, ha prodotto frutti, ma adesso non c’è più un secondo tempo e se vogliamo essere efficaci nelle trattative dobbiamo avere un piano alternativo.»

Quale sarebbe il piano B?
«Tre punti. Il primo: la parziale chiusura dei porti che sono ingolfati e al limite della capacità recettiva, e il dirottamento delle navi in altri porti. Secondo: l’adozione di una linea nazionale più rigorosa verso le navi delle Organizzazioni non governative che adottano comportamenti sospetti come spegnere i transponder quando si avvicinano alle acque libiche. Una cosa inaccettabile, che nulla ha a che fare con lo straordinario esempio del volontariato e che introduce un’ombra, un sospetto sulla correttezza delle operazioni. Queste navi non devono poter attraccare da noi.»

Il terzo punto?
«Se la situazione rimane com’è, le navi che battono bandiere per esempio spagnole e francesi devono essere dirottate sui porti della Corsica o delle Baleari. Perché dobbiamo farci carico noi di tutto e di tutti? La situazione in Italia è esplosiva, la rete di accoglienza straordinaria che il Viminale ha messo in campo tramite i prefetti è allo stremo e rischiamo di regalare il paese all’anti-europeismo e al razzismo.»

Un netto cambio di politica?
«L’Italia ha già dimostrato di avere un grande spirito umanitario, fra l’altro con la missione Mare Nostrum. Adesso non abbiamo scelta. L’altro tema è la Libia. Una parte di quanti vengono salvati devono poter essere riportati in centri d’accoglienza gestiti dall’Onu in Libia. Ci vuole una missione europea sui confini tra Libia e altri Paesi subsahariani. È importante che abbiamo missioni dall’Afghanistan al Libano, ma è paradossale che ne l’Italia ne l’Europa siano presenti nella Libia del Sud da dove transitano i profughi. Che non sono libici.» [Continua a leggere]

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Migranti: “Le minacce a vuoto? Danneggiano l’Italia”

postato il 2 Luglio 2017

Le Ong straniere attracchino nei loro porti

L’intervista di Veronica Passeri a Pier Ferdinando Casini, pubblicata su QN

Le navi delle Ong francesi e spagnole che salvano migranti in mare attracchino nei porti francesi e spagnoli. Secondo Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Esteri del Senato, bisogna iniziare da questo. Ma attenzione a lanciare all’Ue ‘avvertimenti’ che poi non si mettono in pratica. È controproducente.

Presidente Casini la preoccupa ciò che sta avvenendo sul fronte immigrazione?

«La pressione è ormai insostenibile, le prefetture non ce la fanno più a distribuire sul territorio i migranti né i Comuni ad accoglierli: a questo punto la solidarietà di rito che ci arriva dall’Ue rischia quasi di essere insultante. Gli elogi e i complimenti fanno piacere ma qui rischiamo che la pressione migratoria, nel periodo estivo di massimo afflusso, sia ingestibile».

Chiudere i porti è una soluzione?

«Ora io non so se è possibile, in base agli accordi internazionali, la chiusura dei porti, so che una cosa è possibile: le navi delle Ong che battono bandiera francese o spagnola vadano ad attraccare nei porti francesi e spagnoli, alle Baleari o in Corsica, dove vogliono, ma non è più possibile che vengano tutte da noi». [Continua a leggere]

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