postato il 12 Marzo 2012 | in "Politica"

Casini: “se vuol riunire i moderati Alfano non paralizzi Monti”

Intervista pubblicata su ‘Il Corriere della Sera’ di Paola Di Caro

Il momento è delicato, e Pier Ferdinando Casini lancia l’allarme: «È in atto un tentativo di indebolire il governo. È un errore molto grave, perché l’esecutivo ha dimostrato di aver adempiuto all’impegno più importante che gli avevamo commissionato, il risanamento dell’economia. Lo dimostra non solo il calo dello spread, ma soprattutto il sorpasso stabile sulla Spagna: la credibilità è il valore aggiunto che Monti da al Paese».

Ce l’ha con Alfano, per un vertice che ha fatto saltare, per l’indurimento dei toni?
«Ho sempre espresso solo stima per Alfano, ma aver mandato all’aria il vertice con una scusa palese mi fa pensare ad una nevrosi da campagna elettorale che non mi scandalizza ma che non porterà da nessuna parte».

Sembra che gli elettori del Pdl gradiscano.
«Per recuperare credibilità fra i cittadini i partiti che sostengono il governo devono fare ben altro, e cioè evitare di tornare ai giochini del teatrino della politica. Come quello di attaccare il governo per le difficoltà che abbiamo sulla scena internazionale, dalla Nigeria ai marò; sono gli stessi deficit che abbiamo registrato nei mesi scorsi sul caso Battisti».

 

Non sarà che tutta l’enfasi che anche lei ha messo sulla necessità di larghe intese anche dopo il 2013 sia insostenibile per il Pdl come per il Pd?
«Sul futuro ciascuno ha le proprie idee, però non chiedete a me di farmi carico del travaglio dei nostalgici della foto di Vasto o di quelli dell’alleanza con la Lega… Sono proprio quelle coalizioni che hanno determinato la catastrofe del Paese. Io sono convinto che si debba ipotizzare una fase nuova, ma la novità spaventa e provoca rigurgiti di vecchio».

 

Forse lei chiede troppo al Pdl: rompere l’alleanza con la Lega e non avere nemmeno le chiavi della casa dei moderati, che Alfano ha rilanciato parlando di valori, di matrimoni gay…
«Io sono molto sensibile al tema della riunificazione dei moderati, anche se non mi sembra che il terreno su cui costruirla sia quello del no ai matrimoni gay, che considero un’ovvietà. Se è un tema che deve mettere in imbarazzo l’Udc, consiglio di trovarne qualcuno più stimolante».

 

E qual è il terreno, visto che da parte sua ad ogni invito all’unità arriva sempre un «non così, non ora»?
«Ma cosa dovrei rispondere quando ci si appella all’unità dei moderati e insieme si fa il richiamo nostalgico al rapporto con la Lega? E soprattutto, che compatibilità c’è tra la richiesta di ritrovarci in un luogo comune e il contestuale indebolimento dell’appoggio al governo? Non sono gli slogan a contare, ma quale politica produce l’unione dei moderati in Italia. Perché, a parole, anche Berlusconi dal predellino fece appello ai moderati, ma quella scelta segnò solo una radicalizzazione dannosa».

 

Crede che l’uscita di Berlusconi sul «quid» mancante ad Alfano abbia inciso? E lei che pensa di Alfano?
«Che ha “quid” da vendere, ma il problema è il tipo di politica che si mette in campo. Se si pensa che il centrodestra italiano che ha governato in questi anni abbia fatto un buon lavoro e non ci sia nulla da cambiare, allora le nostre strade — quid o non quid — non si incontreranno mai».

 

Come si fa a camminare assieme, se basta un mini vertice tra lei, Bersani e il ministro Severino per far saltare tutto?
«Anche qui, se stiamo a fare la contabilità di quante volte il ministro Severino ha incontrato Alfano o qualche stretto collaboratore di Berlusconi, sarei io a dovermela prendere… Invece dico ad Alfano che sulla giustizia siamo disposti a fare una seria legge sulla responsabilità civile dei magistrati, e anche giuste norme sulle intercettazioni. Ma loro non possono pensare di bloccare la legge anticorruzione, tanto più in un momento come questo. Se andiamo avanti con i veti reciproci portiamo solo il governo alla paralisi, e questo è un gravissimo errore».

 

Sarebbe bene dunque tornare ai vertici dei segretari?
«Per me decide Monti: scelga lui cosa è meglio — bilaterali, vertici con tutti — e io risponderò “obbedisco”. Certo non c’è dubbio che un governo che non può riunire la sua maggioranza e che non può permettersi di parlare di alcuni argomenti è più debole».

 

Cioè anche Monti dovrebbe prendersi le proprie responsabilità e convocare i partiti?
«I consigli a Monti li do in privato, non in pubblico…».

 

Intanto è caos sulle amministrative: con il Pdl litigate ma a Palermo il vostro candidato apre ad Alfano e rompe il Terzo polo…
«Appunto, mi si rimprovera di fare la guerra al Pdl e poi il caso Palermo dimostra esattamente il contrario… La verità è che noi non facciamo politica con l’odio verso qualcuno, ma non siamo reclutabili per avere qualche posto di potere dalle vecchie coalizioni ormai alto sbando. E comunque nelle amministrative non sono in scena questioni ideologiche ma il governo concreto di singole città».

 

Non finirete per litigare sul serio con Fini?
«Proprio no. Tra me, Fini e Rutelli c’è assoluta sintonia. Sul piano locale possono esserci valutazioni diverse, non lo reputo decisivo».

 

Lei oggi è al centro della scena, ma con Pdl e Pd tentati dal richiamo della foresta basterebbe mantenere la legge elettorale attuale per ridimensionarvi. Lo teme?
«Sarebbe una grave prova di debolezza se i partiti non avessero la forza e la volontà di cambiare la legge elettorale, ma a noi non spaventa nulla, perché saremmo decisivi in ogni caso. Certo, se qualcuno coltiva l’idea di andare a elezioni con questa legge, il minimo è inserire le preferenze».

 

 

1 Comment
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Lorenzo
Lorenzo
13 anni fa

Il tempo degli estremismi in Italia è finito. Basta con la dittatura xenofoba della lega e basta con la violenza della sinistra più estrema comandata da Vendola e Di Pietro.
Adesso c’è bisogno di serietà, intelligenza e moderazione e questo il pd ed il pdl lo devono capire. L’Italia ha bisogno di tornare alla normalità dopo troppi anni contrassegnati dall’odio.
Andiamo quindi avanti con questa grande coalizione e con Monti che sta dimostrando di essere, oltre ad un ottimo professore, anche un ottimo politico.



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