Banche: concluse le audizioni, al lavoro su relazione finale

postato il 22 Dicembre 2017

L’intervista al Tg1


Dopo 200 ore di lavoro, 48 audizioni e 500 interventi, ieri si sono concluse le audizioni in Commissione banche. Non ci siamo persi nelle nebbie, abbiamo lavorato sodo, era una mission impossibile tenendo anche conto della campagna elettorale. Adesso al lavoro sulla relazione finale per dare norme più stringenti: lo dobbiamo a 400 mila risparmiatori truffati affinché certi fatti non si ripetano più.

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Ospite di #Cartabianca

postato il 20 Dicembre 2017

Insieme ad Alessandro De Angelis, nello spazio di approfondimento politico di Rai 3 condotto da Bianca Berlinguer

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Banche: “Veleni da campagna elettorale. Io resto concentrato sui risparmiatori”

postato il 16 Dicembre 2017

La sottosegretaria? Distinguere tra opportunità e conflitto d’interesse
L’intervista di Enrico Marro pubblicata sul Corriere della Sera

Cominciamo dal caso Boschi. Che ne pensa dell’audizione del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, che ha rivelato dei suoi colloqui con l’allora ministra Maria Elena che riguardarono la crisi di Banca Etruria di cui era all’epoca vicepresidente il padre, Pierluigi Boschi?
«L’impatto sistemico del caso Boschi sui problemi delle banche italiane, se non fossimo già in campagna elettorale, sarebbe pari a zero», risponde il presidente della commissione d’inchiesta parlamentare sulle crisi bancarie, Pier Ferdinando Casini.

Non sta minimizzando?
«No, se parliamo delle migliaia e migliaia di risparmiatori ridotti sul lastrico».

Se parliamo invece di conflitto d’interessi?
«Per me un conto è l’opportunità, un conto il conflitto d’interessi. Finora quest’ultimo non è emerso. Vegas ha detto chiaramente che la Boschi non ha fatto pressioni». [Continua a leggere]

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Ospite di Otto e mezzo

postato il 30 Novembre 2017

Insieme a Marco Travaglio, nel programma di approfondimento di La7 condotto da Lilli Gruber in una puntata dal titolo “La verità sulle banche”

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Banche: i manager non hanno pagato

postato il 26 Novembre 2017

Ora stop ai mega stipendi
L’intervista di Alessia Gozzi pubblicata su Quotidiano nazionale

UN GIOCO sporco nel quale troppi manager infedeli sono riusciti a farla franca occultando i propri patrimoni grazie alla complicità della politica e alle falle nei controlli.
È il quadro che sta emergendo dalla Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche presieduta da Pier Ferdinando Casini. Due mesi di tempo e migliaia di documenti, con una missione impossibile: non cedere alle strumentalizzazioni politiche. È davvero dura abbassare i toni con i venti elettorali che soffiano…
«Una commissione d’inchiesta, avendo i poteri ma anche i doveri dell’autorità giudiziaria, dovrebbe eliminare qualsiasi strumentalizzazione politica. Purtroppo, a fine della legislatura, è una missione impossibile. Detto questo, abbiamo fatto un lavoro che nessuno poteva immaginare per intensità e costruttività».
L’ultima audizione, quella del dg del Tesoro, non ha soddisfatto nessuno. E lei?
«Nella mia veste di presidente devo essere equilibrato e vedere il bicchiere mezzo pieno ma, francamente, non è stata una performance brillante, su diverse domande è sembrato molto evasivo e sulla difensiva. Capisco il malumore tra i colleghi. Ma il vero confronto si avrà col ministro Padoan».
Tra le richieste ‘scottanti’ ci sono quelle di sentire Draghi e l’ex numero uno di Unicredit Ghizzoni. Che cosa ne pensa?
«La proposta di audire Draghi l’ha formulata solo il gruppo dei 5 Stelle. Una commissione d’inchiesta seria acquisisce il materiale relativo ai tempi in cui era governatore, ma evita di tirare in ballo il presidente della Bce, un signore che ha salvato l’euro e l’Europa. La cultura istituzionale è anche questa. Quanto a Ghizzoni, deciderà l’ufficio di presidenza dopo che avremo completato il tema Etruria. Francamente, se non fosse per le polemiche politiche sollevate, il tema sarebbe irrilevante».
In un primo bilancio del lavoro fatto finora, con lo scaricabarile che abbiamo visto tra Consob e Bankitalia, emerge che le cose così non funzionano…
«Che la Vigilanza abbia avuto delle falle e debba essere migliorata lo hanno ammesso gli stessi esponenti di Bankitalia e Consob, dai quali abbiamo avuto una collaborazione istituzionale notevole. Per questo, nel documento finale, non dobbiamo mettere solo critiche ma anche proposte concrete per prevenire altre crisi. Molte volte Bankitalia ha fatto esposti alle procure ma non tutte sono attrezzate per indagare reati così sofisticati: ci sarà bisogno di sezioni specializzate o di una procura nazionale contro i reati finanziari. Spesso, poi, il malaffare è stato possibile con la complicità della politica locale e di istituzioni finanziarie internazionali che si sono prestate al gioco sporco».
I manager sono bravi a nascondere i propri patrimoni…
«Finora abbiamo constatato che una quantità eccessiva di manager infedeli ha manipolato il mercato, alterando i dati reali delle aziende e vendendo prodotti tossici a risparmiatori deboli. Naturalmente, si sono premurati in tempo di occultare i loro patrimoni per rendere impossibili i doverosi risarcimenti ai truffati. Per non parlare di sproporzionati guadagni dei manager: non è possibile che in banche con pessime performance si prendano milioni per qualche mese. Anche questa è una riflessione seria che andrà fatta nelle conclusioni».
In questi giorni sono nate polemiche per la fuga di notizie sulle liste dei debitori, come risponde?
«Ho elementi concreti per ritenere che gli atti non siano usciti dalla commissione. Comunque, anche a nostra tutela, ho fatto un esposto alla procura di Roma. Ma mi meraviglio dell’ignoranza con cui si fa finta di non capire che la pubblicizzazione di questi atti non dipende da noi, che osserviamo uno specifico regolamento: la secretazione delle carte è decisa dalle fonti. Se poi qualcuno vuole fare la corrida…».
Molto materiale e poco tempo: pensate di riuscire a chiudere entro la legislatura?
«La quantità di carte che abbiamo ricevuto era preventivabile. Noi faremo il nostro dovere fino allo scioglimento del Parlamento e, poi, avremo comunque tempo per l’approvazione dei documenti finali».

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“Io non processo Consoli e Zonin”

postato il 23 Novembre 2017

E’ emerso un quadro sconcertante di corruzione e di prodotti tossici

L’intervista di Mattia Pertoldi pubblicata sul Mattino di Padova

L’indagine parlamentare dei crac di Veneto Banca e Popolare di Vicenza ha fatto emergere «un quadro sconfortante». Il flash è firmato da Pier Ferdinando Casini, presidente di quella Commissione d’inchiesta sulle banche che ha cominciato la sua analisi – e ormai l’ha conclusa per quanto riguarda gli istituti che toccano più da vicino il Nordest – proprio dalle ex Popolari venete.

Presidente, che quadro è emerso dalle vostre inchieste su Veneto Banca e Popolare di Vicenza?

«Sconfortante. Un quadro di corruzioni private e di tanti risparmiatori truffati cui sono stati collocati prodotti tossici. Risparmiatori che, in molti casi, non erano dotati di una cultura e di una professionalità sufficiente per valutare i rischi cui andavano incontro. Le audizioni, poi, hanno fatto emergere molte operazioni borderline come quelle legate alle cosiddette “baciate”, cioè a un sistema fatto di crediti elargiti in cambio dell’acquisto di azioni della banca. Senza dimenticare un sistema di controllo in cui non tutto ha funzionato a dovere. Direi che ce n’è a sufficienza per sostenere come questi siano esempi tipici di una crisi bancaria che non si dovrà ripetere. E il nostro compito è quello di offrire al legislatore le indicazioni giuste per evitare che in futuro si replichino episodi simili e garantire un sistema di prevenzione e controllo più efficace».

A fine ottobre aveva descritto la situazione che stava emergendo come “uno spettacolo non bello”. È emerso davvero un sistema di complicità quantomeno sospetto come hanno riportato i media in questi mesi?

«Mi sembra che questi aspetti siano già emersi nelle Aule di Tribunale. Il nostro compito non è quello di fare processi alle persone. Quelli si svolgono in Tribunale dove gli imputati possono difendersi. Noi dobbiamo analizzare i fatti da un punto di vista sistemico muovendoci, tra l’altro, in un orizzonte temporale molto limitato. Questa Commissione ha iniziato la sua operatività da un mese e ne avrà a disposizione più o meno un altro per una serie di inchieste che abbracciano la crisi delle ex Popolari, di Banca Etruria, Marche, Chieti e Ferrara oltre a Mps». [Continua a leggere]

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Appello ai moderati per un’alleanza con i dem

postato il 19 Novembre 2017

L’intervista di Tommaso Ciriaco pubblicata su La Repubblica

L’hanno descritto come il regista della quarta gamba centrista di una coalizione di centrosinistra. Un’impresa contro vento, quella di Pier Ferdinando Casini, ora che il centrodestra vola. «Sarei uno stupido se non ammettessi che l’aria è chiaramente per il centrodestra. Ma è proprio adesso che serve responsabilità».

Partiamo dalle premesse di questa scelta di campo.

«Veniamo da una legislatura in cui i governi Letta, Renzi e Gentiloni sono stati in piedi grazie alla cooperazione dell’area moderata».
Ora si vota. E lei pensa a un partitino centrista con il Pd.
«Una premessa: ho avuto tante soddisfazioni, per me sarebbe facile dire grazie e arrivederci. Ma non possiamo lasciare l’Italia nelle mani di Grillo o Salvini». E quindi pensa alla gamba centrista.«Senta, la “coalizione coriandoli”, quella dove c’è il Pd e poi tanti coriandoli attorno, è destinata a fare la fine dell’alleanza in Sicilia. Perderemmo rovinosamente, perché la gente capisce quando un progetto non ha credibilità ».
E quindi che fare?
«Il Pd deve dismettere la presunzione di autosufficienza e il suo strabismo e puntare davvero su questa coalizione. Guardare a sinistra, ma anche alla sua destra. E l’area moderata, che sembra voler tornare sui propri passi virando a destra, deve mobilitarsi. O facciamo così, o la vedo male non per il Pd, ma per l’Italia».
Non è dura portare nel centrosinistra chi è nato altrove?
«Lo so che ci sono molti amici che fanno fatica, perché per una vita non sono mai stati con la sinistra. Ma non possiamo sottrarci. Avete visto cosa combina gente senza esperienza? Cosa genera il dilettantismo a Roma? E qualcuno si prende la briga di spiegare alla gente poi che l’attuale ministro dell’Interno in due anni ha fatto più di Maroni in dieci…».
Resta il fatto che l’Italia sembra andare verso il centrodestra. Come se lo spiega?
«Berlusconi, con il massimo dell’intelligenza politica che gli va riconosciuta, si propone come la barriera contro il grillismo e per questo chiede ai moderati di stare con lui. Poi però fa l’alleanza con Salvini e Meloni, che sono l’altra faccia del grillismo. Questa è una cosa che non sta in piedi. Il vero rischio dei moderati è ritrovarsi Grillo e Salvini che insieme prendono il 51% dei voti».
Il suo progetto centrista prevede anche la presenza di Ap e di Alfano? Molti dei suoi guardano a Berlusconi.
«Gli attacchi che Renzi gli ha rivolto nei mesi scorsi sono stati ingenerosi. Ma fossi oggi nei suoi panni, eviterei la tentazione di tornare nel centrodestra. E pure quella di una corsa solitaria, sarebbe davvero inspiegabile dopo anni al governo insieme. Comunque siamo amici e lo rispetto profondamente».
Toccherà a Renzi tenere assieme l’alleanza. Che consiglio vuole dargli?
«Evito, perché lui ascolta tutti e poi fa come gli pare… Ha costruito la sua politica sull’idea che non servivano alleanze, oggi deve costruirne una. Per lui il vento è contrario, ma resta un cavallo di razza: può cadere, ma si rialza. L’importante è non inseguire il grillismo. Quando stai tre anni a Palazzo Chigi, la gente ti percepisce come il potere. Non puoi più fare il rottamatore».

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“Fare luce sarà spiacevole. In futuro servono nuove regole”

postato il 13 Novembre 2017

«Ascolteremo Visco e Vegas alla fine. Le tensioni? Sono inevitabili»

L’intervista di Ugo Magri pubblicata su La Stampa

Presidente Pier Ferdinando Casini, quando prevede che l’indagine parlamentare sul crac delle banche entrerà nel vivo?
«Nel vivo ci siamo già. La Commissione d’inchiesta non ha perso tempo e segue una linea chiara: approfondire le crisi bancarie partendo dalle più recenti e procedendo a ritroso. Abbiamo indagato sui due istituti veneti, domani inizieremo con Montepaschi di Siena, cioè il caso più rilevante sul piano sistemico. Seguiamo un metodo istituzionale».

In che consiste?
«Nel sentire anzitutto i magistrati, nel dare voce alle associazioni dei risparmiatori, nell’ascoltare gli istituti di vigilanza e gli attuali liquidatori».

Verrà anche il turno di Ignazio Visco?
«Mi sembra difficile che questa Commissione possa concludere i lavori senza nemmeno aver sentito il governatore di Bankitalia e il presidente della Consob. Ascolteremo entrambi, ma verso la fine».

Perché non all’inizio?
«Prima occorre che tutti gli aspetti da chiarire siano già sul tavolo, adesso sarebbe prematuro».

Ieri il segretario Pd, Matteo Renzi, nella sua lettera a La Stampa, scriveva: «Da questa vicenda tutti dobbiamo imparare qualcosa, non per regolare conti del passato ma per aiutare l’economia italiana del futuro». Sottoscrive?
«E’ un proposito assolutamente condiviso non solo da me, ma in generale da tutte le forze politiche. Il nostro sistema bancario non può permettersi di diventare terreno di conquista da parte della finanza internazionale, e chi vuole intendere non ha bisogno che io aggiunga altro». [Continua a leggere]

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Banche: Non siamo un tribunale ma sta emergendo una rete di anomalie e complicità

postato il 29 Ottobre 2017

L’intervista di Carmelo Lopapa pubblicata su La Repubblica

“Una rete di complicità fatta di offerte di impiego e consulenze. Dirigenti controllori di Bankitalia passati in corsa ai vertici delle banche controllate. Quel che sta già emergendo non è un bello spettacolo. Detto questo, la commissione d’inchiesta che presiedo non guarderà in faccia nessuno, deve essere chiaro, non rispetterà santuari. Ma i processi e le attribuzioni delle responsabilità penali, in uno stato di diritto, si fanno nei tribunali e non nelle aule parlamentari”. Parla Pier Ferdinando Casini, da un mese alla guida della Bicamerale sulle banche che, assicura, arriverà alle conclusioni prima della chiusura della legislatura. Dalle prime risultanze, “un insieme di luci e ombre”, è già chiaro che le sorprese non mancheranno.

Siete finiti nell’occhio del ciclone per un’attività di inchiesta che rischia di condizionare la campagna elettorale. Come pensate di uscirne, presidente Casini?
“Tutti sapevano che la commissione avrebbe lavorato con un orizzonte temporale limitato e a ridosso della campagna elettorale. Quando è stata istituita avevo denunciato i rischi, ora sarò garante affinché la commissione non sia terreno di scontro politico”.
Ma lo è già. Il Pd renziano da una parte e le opposizioni dall’altra si preparano a utilizzare il vostro materiale come munizioni in campagna elettorale.
“La propaganda si fa sulle piazze. In commissione si approfondiscono fatti e finora mi sembra che tutti i gruppi abbiano dimostrato senso di responsabilità e scrupolo istituzionale”.
Renzi chiamando in causa la vigilanza di Bankitalia in questi anni ha già scritto le sue conclusioni.
“Al di là delle chiacchiere, mi sembra che i colleghi del Pd stiano lavorando senza riserve mentali o zone d’ombra da salvaguardare, non mi sembra siano animati da livore particolare. Il tema Banca d’Italia e tutte le procedure di nomina connesse, poi, non sono un tema che riguarda la commissione”.
La vigilanza di Bankitalia sulle popolari venete e su Etruria però sì.
“Dobbiamo capire se la vigilanza ha funzionato bene, se ci sono state omissioni o ritardi, se il risparmio è stato tutelato con interventi idonei. Di materiale, a cominciare dalle venete, ne sta emergendo parecchio”.
Ecco, cosa sta emergendo?
“Un giudizio finale lo potrà dare solo la commissione nel suo complesso, certamente dei comportamenti scorretti sono stati evidenziati. Ad esempio, il tentativo costantemente posto in essere dai vigilati di catturare i vigilanti “.
Catturare? Che vuol dire?
“Mi riferisco al tentativo di coinvolgerli in una rete di complicità che portava a offerte di impiego o consulenze. Non è certamente un bel vedere il fatto che dirigenti della Banca d’Italia siano passati in corsa ai vertici delle banche oggetto delle indagini. Penso che se questo fosse capitato a un politico certamente ci sarebbe stato un coro di opportuni biasimi. Allo stesso tempo, molte delle indagini giudiziarie sono scaturite proprio dalle ispezioni della Banca d’Italia. È un insieme di luci e di ombre, insomma. Bisognerà capire se abbiano prevalso le une o le altre”.
Pensate di farcela nel poco tempo che vi è dato?
“Per fare un lavoro completo avremmo avuto bisogno dell’anno previsto dalla legge istitutiva. Ma arriveremo comunque alle conclusioni. Di prassi, si può lavorare al documento conclusivo anche nelle settimane che seguono lo scioglimento delle Camere”.
Corretta secondo lei la gestione della conferma di Visco a Bankitalia?
“Dare un giudizio sulla conferma del governatore prefigurerebbe già un esito chiaro su quel che accerteremo. Tutto sommato mi sembra che anche in altri paesi, penso agli Usa, le nomine ai vertici delle autorità di vigilanza provochino intensi dibattiti politici. Da noi ancora peggio perché manca sempre più la terzietà di tante istituzioni”.
Dal lavoro fatto finora, si è fatto un’idea sui risparmiatori coinvolti? Sono tutti vittime o in alcuni casi si tratta di piccoli speculatori più sfortunati?
“C’è l’uno e l’altro, riceviamo dossier di tanti risparmiatori. Ci ha scritto l’invalido che racconta di aver perduto tutte le risorse messe da parte dai genitori a sua tutela e investite in queste banche, come pure ci saranno stati degli speculatori”.
Lei aveva detto che non riteneva opportuna la commissione che ora presiede. Ha cambiato idea?
“No, non ho cambiato idea. Ho sempre denunciato la patologia che porta il legislatore a moltiplicare le commissioni d’inchiesta: solo in questa legislatura ne sono state proposte duecento. Io non ho fatto nulla per presiederla, ma poiché ritengo che chi ha una lunga esperienza come la mia debba essere al servizio delle istituzioni, diciamo che da quando la presiedo opero per fugare i dubbi che io stesso avevo”.
A proposito della sua esperienza, cosa farà tra pochi mesi? Si ricandiderà? E con chi?
“Dico la verità: non lo so. È una cosa che vivo con distacco. Di certo, al di là della candidatura, il mio servizio alle istituzioni e alla politica continuerà. Guai, in questo momento in cui assistiamo a ondate di populismo crescente, se qualcuno per comodità personale disertasse. E poi vedo Veltroni o Fassino o D’Alema far politica come quando erano in Parlamento. Non mi sembra siano tornati a vita privata, ecco. Mi porrò il problema al momento opportuno”.

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«Sulle banche non faremo processi. Verrà anche Visco, ci siamo sentiti»

postato il 14 Ottobre 2017

L’intervista di Enrico Marro a Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, pubblicata sul Corriere della Sera

Presidente Casini, finalmente martedì si parte con le prime audizioni.
«Guardi — risponde il presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, Pier Ferdinando Casini — che non ci sono altre commissioni d’inchiesta che abbiano prodotto tanti atti quanto la nostra in quindici giorni».

Sì, ma voi avete anche poco tempo davanti e se non vi sbrigate rischiate di fare un buco nell’acqua.
«Non dipende da noi se la legislatura è alla fine. Ma se lavoreremo tutti seriamente e con lo spirito giusto non sarà una commissione inutile».

E qual è lo spirito giusto?
«Quello che porta a fare seriamente il proprio dovere, avendo soprattutto presente che c’è una sede per la campagna elettorale che è la piazza e c’è una sede per l’inchiesta parlamentare che è San Macuto. Sovrapporre i due piani sarebbe pernicioso per il Parlamento, per i risparmiatori e per l’Italia. Qui non dobbiamo fare processi, che fanno i magistrati, e qualsiasi interferenza nostra sarebbe inopportuna e impropria». [Continua a leggere]

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