Siria: non c’è Governo credibile fuori da europeismo-atlantismo

postato il 17 Aprile 2018

L’intervento nell’Aula del Senato sull’Informativa del Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni, sulla situazione in Siria 

Signor Presidente, cari colleghi, questo è il primo dibattito che svolgiamo in quest’Assemblea e lo facciamo sull’argomento principe, secondo me, della vita politica delle Nazioni, cioè sulla politica internazionale.

Parlo a nome del Gruppo Per le Autonomie. Noi siamo europeisti. Quando qualcuno si definisce europeista non può in alcun modo non pensare a come questa parola si debba declinare in modo congiunto a un altro concetto: l’atlantismo. Se non ci fosse stata la scelta atlantica del Dopoguerra, noi non avremmo realizzato l’Europa, con tutti i pregi e i difetti che essa ha.

Oggi siamo chiamati dal Governo uscente, in carica per il disbrigo degli affari correnti, come si suol dire, a ragionare su questo tema e sul comportamento che l’Esecutivo ha tenuto non partecipando alle azioni militari e dando un sostegno logistico condizionato. Noi, caro presidente Gentiloni Silveri, le diciamo che siamo pienamente convinti della sua azione. La nostra fiducia non è figlia di un riflesso condizionato del passato, non è una forma di nostalgia della passata legislatura. No, colleghi, la nostra approvazione è una precisa indicazione per il futuro, perché secondo noi non ci può essere un Governo credibile nel nostro Paese fuori dalla conferma prioritaria della scelta atlantica ed europea del nostro Paese. Una scelta che forse è stata divisiva negli anni dell’immediato Dopoguerra, ma che, già dal 1977 in poi, è diventata patrimonio politico comune tra le forze maggiormente rappresentative del nostro Paese, forse anche antagonistiche nel passato, ma che si ritrovarono su questa scelta. Per la sinistra di allora fu difficile compiere una scelta in controtendenza con le centrali del comunismo di quel tempo. Tuttavia, questa scelta fu proprio la caratteristica autonoma della strada italiana. Dunque, europeismo ed atlantismo.

Rapporto con la Russia: colleghi, vorrei essere esplicito sul rapporto con la Russia. [Continua a leggere]

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Ora nei 5 Stelle c’è l’impegno atlantico. Il Pd deve riflettere

postato il 16 Aprile 2018

Il mondo non aspetta la politica italiana

L’intervista di Daria Gorodisky a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Corriere della Sera

«Dopo gli ultimi avvenimenti in Siria, vorrei lanciare un avviso ai naviganti, soprattutto ai più giovani che fanno politica con grande entusiasmo e scarsa esperienza: attenzione, con la politica estera non si scherza». Pier Ferdinando Casini, eletto senatore per Civica popolare (in alleanza con il Pd) e poi iscritto nel Gruppo per le Autonomie di Palazzo Madama, parla a un’entità plurale, ma è a uno preciso che si rivolge. «Matteo Salvini è stato l’unico leader politico europeo a usare parole fuori luogo contro gli Stati Uniti. Dopo le elezioni, si è mosso con circospezione e, sembra, una certa intelligenza. Quindi a maggior ragione non scherzi sulla politica estera. Rischia di essere più russo dei russi. I quali, oltre tutto, sono stati senz’altro avvertiti dell’azione e cautelati».

All’indomani dei bombardamenti in Siria compiuti da Stati Uniti, Regno Unito e Francia con il sostegno di Onu, Nato e Ue, Mosca in effetti ha reagito tiepidamente, invocando persino un miglioramento dei rapporti con l’Occidente.
«Infatti. E, per quanto ci riguarda, tutti devono ricordare che negli ultimi 20 anni, che a guidare il governo ci fosse Silvio Berlusconi o Romano Prodi, la politica estera italiana non è mai cambiata. La nostra prima scelta è l’atlantismo, e su questo non sono ammessi giochini. Così come sull’europeismo. Senza, con ciò, negare alcunché dei nostri rapporti storici con la Russia: nel dopo guerra vinse la De, non il Pci; eppure abbiamo costruito Togliattigrad con la nostra industria». [Continua a leggere]

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Teatro: sarò Talleyrand, il camaleonte

postato il 1 Aprile 2018

Il 16 aprile al Parioli di Roma

L’intervista di Olivio Romanini pubblicata sul Corriere della Sera

 

I suoi avversari lo hanno accusato di trasformismo per essere passato dall’alleanza di un tempo con Berlusconi alla corsa con il Pd, con gli incontri nei circoli con le immagini di Gramsci alle pareti. E ora Pier Ferdinando Casini, che non difetta di autoironia, accetta di interpretare (il 16 aprile al Teatro Parioli a Roma) il personaggio di Charles-maurice de Talleyrand, il vescovo, principe e politico francese accusato di camaleontismo che nel corso della sua vita servì la monarchia, la Rivoluzione francese, l’impero di Napoleone Bonaparte e poi ancora la monarchia.

Lo spettacolo si svolge come se fosse un processo al personaggio storico: quando spiegherà le ragioni di Talleyrand proverà a spiegare anche le sue?

«Io non ho bisogno di spiegare niente perché ho rotto con Berlusconi nel momento del suo massimo successo quando avevo un’autostrada davanti e ho scelto l’alleanza con il Pd e con Renzi nel momento di sua massima difficoltà. Poi certamente mi diverto a studiare come in altri periodi della storia ci sono stati passaggi in cui l’interesse generale del Paese è prevalso sugli stereotipi».

E in un processo a Casini come si difenderebbe?

«Direi che se qualcuno mi dimostra che Renzi è un comunista, allora sì, io sono un trasformista. La verità è che sarei stato un trasformista se avessi deciso di seguire Salvini e la Lega».

Come mai ha deciso di vestire i panni dell’attore?

«Mi diverte molto studiare la storia attraverso i personaggi del passato e rendermi conto che la storia ritorna sempre. Avevo già interpretato il ruolo di Helmut Kohl ed era stato un grande onore anche perché l’avevo conosciuto».

E chi era davvero Talleyrand?

«Lui è un personaggio più complicato da interpretare, è stato innanzitutto un grande corrotto anche se a quei tempi la commistione tra pubblico e privato non veniva considerata un grave comportamento come oggi. E poi è stato un grande camaleonte».

Di Talleyrand si disse che era stato un uomo per tutte le stagioni.

«Se è per questo ha continuato a negoziare fin nel letto di morte ma il trasformismo in questo signore ha avuto sempre come stella polare l’interesse generale della Francia».

Chi è oggi il Talleyrand della scena politica italiana ed europea?

«Non ce n’è uno così. L’unico che può essere accostato a lui è Giulio Andreotti ma rispetto al politico francese il nostro era uno studentello».

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Ospite di Otto e mezzo

postato il 23 Marzo 2018

Nessuno può imporre un programma di governo con il 30% dei voti

Penso che potrebbe essere una legislatura molto rapida perché nessuno di coloro che ha vinto queste elezioni, Salvini e Di Maio, è in grado di formare un governo autonomamente. In alternativa, ci deve essere un armistizio, perché nessuno può imporre un programma con il 30% dei voti. C’è bisogno di una composizione parlamentare per evitare nuove elezioni che producano un nuovo risultato di stallo.

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C’è grande rinnovamento, speriamo l’Italia vada avanti

postato il 20 Marzo 2018

Presidente Senato rappresenti tutta l’Assemblea

Speriamo che l’Italia vada avanti. C’è un grande rinnovamento. Diceva un famoso ateniese: ‘La Repubblica si difende con le armi dei giovani e con i consigli degli anziani’. Speriamo di dare una mano ed evitare che vada fuori strada.

La vita del Parlamento nasce e si consolida su un principio: il rispetto della maggioranza e l’eguale dignità di chi sta all’opposizione. Al governo ci va chi vince, ma nel Parlamento tutti abbiamo diritto di cittadinanza. L’importante è che il Presidente del Senato faccia sentire a tutti i parlamentari, indipendentemente dalla loro collocazione, questo sentire collettivo.

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Grazie Bologna!

postato il 17 Marzo 2018

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Io resto centrista, socialdemocrazia ko

postato il 6 Marzo 2018

L’intervista di Francesco Ghidetti  pubblicata su QN

Pier Ferdinando Casini, ma come: lei era la pietra dello scandalo ed è stato l’unico a far vincere il centrosinistra.
«Abbia pazienza, io non ho vinto da solo. L’incontro tra moderati e progressisti ha funzionato bene. Ha, come si usa dire dato i suoi frutti e…».

Lei, leader centrista, è diventato di sinistra…
«No, riabbia pazienza. Io non sono diventato di sinistra. I cittadini conoscono bene la mia storia. Sono un bolognese che ama la sua città e che rispetta il suo popolo, con le proprie radici e tradizioni».

Ma lei ha molte responsabilità. La prima: tenere accesa la fiammella riformista in un’Emilia che ha cambiato decisamente verso.
«Io non sono del Pd. Ma un suggerimento vorrei darlo: si avvii una riflessione seria sul fatto che, in tutt’Europa, la socialdemocrazia è marginalizzata o addirittura sta scomparendo. Non sarà un caso se subiamo il populismo come gli altri».

Magari Renzi poteva stare più accorto…
«Eh, no! In questi casi si trova sempre un capro espiatorio. Troppo facile. Facile dare addosso solo a lui».

Terrorizzato dalla valanga grillin-leghista?
«In politica, come nella vita, si vince e si perde. Noi abbiamo perso, mi par chiaro. Chi temevamo, è arrivato. Ora vediamo se è in grado di passare dalla protesta alla proposta. Vediamo che governo vorrebbero avere». [Continua a leggere]

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Grazie Bologna!

postato il 5 Marzo 2018

Ringrazio Bologna e i bolognesi che, dopo tanti anni in Parlamento, mi hanno rinnovato la loro fiducia e la loro stima. Sarò il senatore di tutti: di chi mia ha votato e di chi non lo ha fatto. Il mio impegno nei prossimi anni sarà rivolto a questa città.
La democrazia ha le sue regole, hanno vinto i 5Stelle e la Lega. Hanno vinto sulla protesta, ora è loro compito – se ne sono capaci –  avanzare una proposta di governo per il Paese. Auguri a loro e al nostro Paese!

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«Chi vota LeU aiuta la Lega e i grillini»

postato il 3 Marzo 2018

«Non lasciamo spazio agli estremisti. Con Lega e Cinque Stelle al governo rischiamo di diventare lo zimbello d’Europa»

L’intervista di Andrea Zanchi pubblicata sul Resto del Carlino

Due mesi sotto i riflettori, a battere i portici e i circoli con la sua immancabile sciarpa rossoblù al collo. Come se fosse l’unico in corsa per la sfida che, domani notte, decreterà vincitori e vinti. Non è stata una campagna elettorale qualsiasi per Pier Ferdinando Casini, presidente uscente della commissione Esteri del Senato e, soprattutto, candidato del centrosinistra al Senato, nel collegio di Bologna città. «Ma devo dire che sono riuscito anche a divertirmi molto – dice lui -, perché sono stato tra la gente a cui voglio bene e che mi conosce fin da quando ero bambino».

Però adesso si tirano le somme, e per il centrosinistra il quadro non sembra dei migliori. Perché bisognerebbe dare il voto al Pd e ai suoi alleati?
«Perché il centrodestra di oggi non è quello di ieri ed è in mano a un estremista come Salvini. E poi perché i 5 Stelle sono la succursale di Scientology, una setta i cui fili vengono tenuti dall’esterno, da Casaleggio e da Grillo. Non facciamo regali a Bologna, non diamo a queste forze senatori e deputati, non disperdiamo il voto. Chi non vota il centrosinistra da via libera alla Lega o ai Cinque Stelle». [Continua a leggere]

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Con alleanza moderati-progressisti abbiamo fatto ripartire l’Italia

postato il 2 Marzo 2018

Oggi il rischio è la vittoria della Lega o dei 5Stelle, un misto di incompetenza e arroganza

 

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