Venezuela: Solidarietà alla famiglia Zambrano, l’applauso del Senato

postato il 26 Giugno 2019

Oggi nella tribuna del Senato erano presenti Sobella Mejias, moglie di Edgar Zambrano, il Vice Presidente dell’Assemblea nazionale del Venezuela, arrestato dai servizi segreti e detenuto illegalmente nelle carceri venezuelane dall’8 maggio scorso.
Con lei, anche le loro figlie, Sue e Soley Zambrano, ed il deputato Jesús Yánez.
In questi 50 giorni di detenzione il Vice Presidente Zambrano ha potuto ricevere soltanto una visita: quella della moglie, per soli 10 minuti.
A questa famiglia che sta soffrendo ho chiesto l’applauso dei colleghi del Senato in segno della solidarietà dell’Italia verso la battaglia dei democratici venezuelani.

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Consiglio Ue: evitare procedura di infrazione e rispettare voto continentale, avanti col sovranismo europeo

postato il 19 Giugno 2019

Il mio intervento, oggi nell’Aula del Senato, sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del prossimo Consiglio europeo del 20 e 21 giugno.

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, nelle sue comunicazioni ha parlato di diversi argomenti che francamente sono, per quanto mi riguarda, del tutto condivisibili.
Presidente, sono un esponente dell’opposizione, ma non ho mai ritenuto che, quando viene il Presidente del Consiglio a parlare del Consiglio europeo, dobbiamo per forza dissentire da tutto ciò che dice se siamo all’opposizione.

Non vorrei intervenire su questi temi perché credo che la maggior parte e non solo io ci ritroviamo su quanto lei ha detto, anche perché, essendo di scuola antica, penso che i Governi passino, ma le grandi linee della politica estera ed europea dovrebbero almeno permanere. Quando parliamo ad esempio – lei lo ha citato espressamente – di allargamento ai Balcani, questa è una storia tipicamente italiana. Noi siamo stati gli avvocati difensori dei Paesi balcanici che devono entrare in Europa e lo abbiamo fatto anche per un nostro interesse: i Balcani stabili e inseriti nell’Unione europea sono fonte di stabilità e non esportatori di problemi di instabilità anche per l’Italia.
Presidente, le auguro buon lavoro. Sulla Brexit ci ritroviamo perché vogliamo continuare ad avere con il Regno Unito, qualsiasi sia la fine di questa vicenda, un rapporto privilegiato. Ci sentiamo europei come loro; loro sono europei e possono stare fuori dall’Unione europea, ma non possiamo attenuare i rapporti storici anche sintetizzati da tanti britannici che stanno in Italia e da tanti italiani che stanno nel Regno Unito.

Le considerazioni che vorrei fare sono essenzialmente due.
Innanzitutto c’è il tema che lei ha evocato qui. Ha parlato della domanda di cambiamento emersa dagli elettori europei. In proposito, dobbiamo essere sinceri e franchi.
La domanda di cambiamento quando il popolo vota c’è sempre, ma non facciamo la retorica del cambiamento sull’esito del voto europeo perché il voto europeo ha dimostrato, almeno per quanto riguarda i sovranisti locali, che in Europa la pensano esattamente in modo opposto. Al netto della posizione di Macron, infatti, che è fuori dai tradizionali partiti popolari e socialisti, abbiamo una maggioranza popolare, socialista e liberale che sostanzialmente si è consolidata in queste elezioni europee. A me non piace la parola sovranista e, se la dovessi usare in qualche modo, userei l’espressione «sovranismo europeo».
Io mi sento sovranista europeo, ma non «sovranista italiano» perché credo che tutti i Paesi se vanno in ordine sparso, nel mondo in cui viviamo, solo semplicemente irrilevanti. Comunque, l’esito delle elezioni europee è stato chiaro: le grandi famiglie politiche si sono ritrovate vincitrici di questa sfida e, purtroppo, la presenza italiana nelle sue espressioni di maggioranza – parlo di chi ha vinto le elezioni: la Lega e il MoVimento 5 Stelle che hanno preso il 51 per cento alle urne – è fuori dalle famiglie politiche. Sono sostanzialmente irrilevanti; fanno fatica a trovare agganci europei. Francamente la Lega ne ha trovati di assai preoccupanti: andare a fare un Gruppo parlamentare con l’Alternativa per la Germania è veramente inquietante, considerando anche ciò che sono, da dove vengono e ciò che esprimono. Anche il MoVimento 5 Stelle mi sembra navighi un po’ nel buio perché non ha interlocutori europei. Ciò non rafforza, ma indebolisce la posizione italiana.

Noi dell’opposizione pensiamo e speriamo che porti a casa il più possibile per quanto riguarda la trattativa, anche per quanto riguarda il nostro commissario europeo. Vogliamo un commissario europeo che non solo auspichiamo venga scelto tra persone autorevoli, ma che abbia un portafoglio che pesa, che possa dire la sua nel contesto del Governo europeo.

Presidente, io ho però molti dubbi sinceramente perché non vedo un’Italia che pesa di più in Europa. Tra l’altro, vedo un’Italia che a molti tavoli europei non partecipa. Questa idea che, quando ci sono le riunioni di settore, i Ministri principali non vanno è del tutto singolare. Se fosse capitato in passato, saremmo stati sbranati. Oggi regolarmente non vanno, come se fosse irrilevante. Si tratta di materie come l’immigrazione e tutte le questioni che ci riguardano in prima persona.

C’è, pertanto, da un lato la diserzione e, dall’altro, un peso piuma dell’Italia a livello europeo.
Gli interlocutori che abbiamo scelto sono quelli che sul piano concreto delle politiche che chiediamo sono più contrari dell’Italia. Voglio dire, troviamo più assonanza – dico paradossalmente – con Germania e Francia di quella che troviamo con Ungheria e con Paesi affini all’Ungheria. Qui c’è qualcuno che quando ci guida non so dove va a parare. O meglio, lo so. So benissimo che lei è una cosa, altri sono altra. Lo sappiamo tutti perché siamo alfabetizzati, però francamente anche questo è un elemento di preoccupazione. E perché è elemento di preoccupazione? Una parte del Governo vuole i minibot, un’altra parte la flat tax, un’altra il salario minimo, un’altra il cuneo fiscale, un’altra ancora misure di inclusione sociale: non si capisce assolutamente nulla. Non si capisce chi è il Governo né quanti Governi ci sono.

Lei ieri ha detto: facciamo una manovra contiana. Bene, facciamo una manovra contiana; il Presidente del Consiglio è uno, è Conte. Lo dico a voi: fate una manovra contiana, però mettetevi d’accordo perché – concludo, Presidente – noi tutti sappiamo cosa significa una procedura di infrazione. Sapete cosa significa? Che chiunque vada a governare nei prossimi anni avrà un pezzo di sovranità che gli viene sottratta: può andare a governare Di Maio, Salvini, chiunque, ma questo sarà un problema costante.
Se si apre una procedura di infrazione avremo una sottrazione di sovranità: non dipenderemo solo da noi perché ci sarà qualcuno che ci controllerà ancora più strettamente; altro che sovranismo nazionale. È chiaro, allora, che siamo tutti contrari a che si apra questa procedura, ma, nello stesso tempo, non ci possiamo dividere tra chi vuole alzare le tasse e chi vuole abbassarle: siamo tutti per abbassarle – in teoria – ma siamo tutti anche per constatare, se siamo persone serie, la compatibilità economica e finanziaria delle manovre che andiamo a proporre, altrimenti è semplicemente una presa in giro alle spalle degli italiani.

Voglio dire una cosa: la procedura di infrazione è pericolosissima e per evitarla è necessario che ci sia una linea chiara del Governo, a meno che qualcuno in realtà faccia finta di mostrare i muscoli perché ha un obiettivo diverso in termini, ad esempio, di elezioni e di anticipo del dato elettorale e voglia lo scontro con l’Europa per precostituirsi le condizioni per una fuga dalla realtà e andare a elezioni. È chiaro che questa sarebbe una manovra talmente scoperta da essere denunciata perché fatta sulle spalle degli italiani, che porterebbe alla procedura di infrazione per cui sarebbe del tutto irresponsabile anche per chi la approva.

Infine, mi auguro che nessuno in quest’Aula giochi a un gioco pericoloso. Mi fa piacere che Salvini sia andato negli Stati Uniti, mi fa piacere che consolidi i rapporti tradizionali con gli amici americani: nel mio DNA politico c’è l’europeismo e l’atlantismo; se non ci fosse stato l’atlantismo non ci sarebbe stato l’europeismo perché sono stati due concetti legati nel Dopoguerra e fino ad oggi. Mi auguro che tutti capiscano, però, che il gioco dell’amministrazione Trump, così come il gioco dei russi – che è esattamente parallelo – è di utilizzare europei per dividere gli europei. E guai se ci prestassimo a questo gioco così meschino perché indebolire la casa in cui stiamo porterebbe solo sventure per tutti gli italiani.

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Al centro c’è una prateria. Calenda e gli altri devono muoversi

postato il 11 Giugno 2019

L’errore dei protagonisti è voler chiedere a Salvini o a Zingaretti l’autorizzazione a costruire un’esperienza. Così si ha zero credibilità.

L’intervista di Maria Teresa Meli pubblicata sul Corriere della Sera

Senatore Casini, che emerge dal voto?
«Che c’è uno spazio che possiamo definire in molti modi, i nostalgici lo possono chiamare di centro, altri liberal-democratico, altri ancora moderato. E davanti a questa opportunità straordinaria i protagonisti cadono in un errore mortale: vogliono chiedere l’autorizzazione a costruire un’esperienza di questo tipo a Salvini o a Zingaretti. Ora per me Zingaretti e Salvini non sono sullo stesso piano: il primo è una persona che io politicamente stimo e Salvini no, però è sempre un errore».

Di chi parla?
«Toti è impegnato a costruire una succursale di Forza Italia che, raccordata con la Meloni, diventerà inevitabilmente l’alleato di comodo di Salvini. Una cosa improponibile. Dall’altra parte, invece, molti pensano di costruire una “post-Margherita” che serva a rendere competitivo il Pd».

Si riferisce a Calenda?
«Calenda ha il merito di aver esplicitato quello che molti pensano in silenzio. Ma questa operazione deve andare in campo senza le autorizzazioni preventive. Perché sennò ha zero credibilità. I tempi non sono un problema. Anzi, la possibilità di un voto anticipato è solo un vantaggio perché il blitz pre elettorale è molto più efficace di un processo di fondazione di un partito con tutti i riti che provocano malintesi e logoramento».

Calenda si è fermato, Renzi pure, Sala pensa a Milano.
«Bisogna che i protagonisti comincino a metter fuori gli attributi sennò questa operazione non ci sarà mai. Anche se politicamente c’è tutta. Abbiamo un logoramento dei 5 Stelle, abbiamo la polarizzazione su Salvini di quello che era il vecchio centrodestra. E abbiamo Zingaretti che, meritoriamente, è impegnato a ricostruire le fondamenta di un partito che era quello con Bersani e D’Alema. Ma questo è anche quello che ti rende scoperta una prateria: non dimentichiamoci le débâcle di Ferrara e Forlì». [Continua a leggere]

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Martedì 11/06 – “LA POLITICA ESTERA ITALIANA E GIANNI DE MICHELIS”

postato il 7 Giugno 2019

Martedì 11 giugno- ore 11:00 Sala Koch – Palazzo Madama – Piazza San Luigi de1 Francesi, 9 – Roma


Indirizzo di saluto:
Maria Elisabetta Alberti Casellati
Presidente del Senato della Repubblica

Con la partecipazione di:
Giorgio Napolitano
Presidente emerito della Repubblica

Intervengono:
Giuliano Amato
Cià Presidente del Consiglio dei Ministri
Pier Ferdinando Casini
Presidente dell’Interparlamentare italiana
Stefania Craxi
Vicepresidente Commissione Esteri del Senato

Coordina i lavori:
Michele Valensise
Già Segretario generale della Farnesina

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Lunedì 10/06, Il Partito Popolare a Bologna:100 anni dopo

postato il 7 Giugno 2019

Lunedì 10 Giugno 2019 – ore 16.45, al Foyer Rossini, Teatro Comunale di Bologna
Il Convegno si propone di fare memoria e celebrare il Primo Congresso fondativo del Partito Popolare Italiano che si svolse al Teatro comunale di Bologna dal 14 al 16 di Giugno del 1919.
In particolare ci si propone di porre in evidenza il ruolo avuto, non solo in quella circostanza, dalla nostra Città in ordine all’impegno dei Cattolici nella vita politica

Presiede:
Gian Luca Galletti – Presidente UCID Emilia Romagna

Saluto di:
Angelo Rambaldi – “Associazione Bologna al Centro”

Interverranno:
Matteo Maria Zuppi – Arcivescovo di Bologna
Virginio Merola – Sindaco di Bologna
Pier Ferdinando Casini – Senatore
Paolo Pombeni – Università di Bologna
Roberto Balzani – Università di Bologna

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«Un nuovo partito di centro vale più del 10%. Renzi? È in grado di parlare ai moderati»

postato il 4 Giugno 2019

C’è uno spazio enorme, non lasciamo l’Italia in mano a irresponsabili estremisti anti-UE. A Calenda dico: non ha senso chiedere l’autorizzazione a Zingaretti. Dentro FI c’è chi non vuole morire salviniano.

 

L’intervista di Fabrizio Nicotra pubblicata sul Messaggero

«Se vogliamo evitare che gli irresponsabili al governo portino l’Italia verso la rovina e che l’ondata di demagogia e pressappochismo travolga tutto, noi dobbiamo coprire lo spazio immenso che si è creato al centro». Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera e oggi senatore del gruppo delle Autonomie, è uno che di centro se ne intende e secondo lui è arrivata (o ritornata) l’ora che i «moderati si mettano al lavoro per occupare questo spazio. Che nel Paese vale più del 10%». E gli interlocutori possono essere tanti: da Matteo Renzi a Carlo Calenda fino a chi, dentro Forza Italia, non vuole morire salviniano.

Presidente davvero ritiene che in una fase di tripolarismo Lega, Pd, M5S ci sia la possibilità di un nuovo soggetto di centro?
«C’è uno spazio immenso, che è un delitto non coprire se non vogliamo che l’Italia resti vittima degli estremismi, dell’antieuropeismo e dei populismi. Per arrestare l’ondata di demagogia e di pressappochismo, dobbiamo capire che al centro ci sono praterie che vanno colmate. Gli italiani non possono essere lasciati nelle mani di irresponsabili che, senza alcuna cognizione di economia e di finanza, ci stanno portando a una guerra con l’Europa che per i nostri interessi sarà letale».

Quali segnali le danno questa convinzione?
«Io giro l’Italia e c’è tanta gente che chiede ai moderati di rimettersi in marcia. FI ondeggia ormai tra il vassallaggio a Salvini e la voglia di rinascere facendo qualcosa di più decoroso. Nel Pd Zingaretti sta facendo un lavoro serio, che non sottovaluto. Ma ci sono tanti elettori che il Pd non lo votano: alle Europee il Pd ha preso il 22% e, se pensiamo che Leu non ha presentato la lista, la somma è quella delle Politiche. Anche con qualche alleato, ma senza una massa critica diversa, i dem sono condannati alla testimonianza». [Continua a leggere]

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Ora nuovo centro alleato col Pd

postato il 30 Maggio 2019

La ricetta per battere la Lega: «Nella coalizione anche i delusi da Forza Italia»

L’intervista di Francesco Ghidetti pubblicata su Quotidiano Nazionale.

ESISTE al centro uno spazio enorme (da riempire) e i 5 Stelle rischiano grosso (ma non bisogna infierire sugli sconfitti). Pier Ferdinando Casini, 63 anni, bolognese senza se e senza ma, ha dedicato la sua vita alla politica. Ora siede a Palazzo Madama, in passato è stato il numero uno della Camera dei deputati e molto altro.
«Prima di discutere degli sconfitti, permettetemi un’osservazione. Queste elezioni dimostrano che lo spazio da conquistare al centro è largo e ampio. Se il Pd vuol tornare davvero protagonista, per contrastare la Lega, non ha che una via: realizzare una coalizione che convinca i moderati, i delusi da Forza Italia e quel 15-20 per cento in più che aveva votato Renzi cinque anni fa. A noi spetta il compito di organizzare una forza politica che va messa in campo senza autorizzazione preventiva di Zingaretti e che si allei col Pd e sia caratterizzata da una pluralità di soggetti».

Intanto, la politica italiana s’è persa i 5 Stelle…
«Non è mio costume infierire sugli sconfitti, fossi in loro non starei tranquillo. Perdere, nel giro di un anno, un voto su due è grave».
Ma sono finiti o no?
«Certo è che si sono infilati in un vicolo cieco o, comunque, in una via molto stretta».
Da cui è difficile uscire…
«Difficilissimo. Che fanno? Alzano i toni con il leader della Lega Matteo Salvini? Improbabile. Vanno a elezioni anticipate? Non è possibile perché dal 17 di domenica potrebbero crollare al 10».
La sua ricetta se fosse grillino quale sarebbe?
(risata). «Eventualità remota… A parte le battute, credo dovrebbero seguire un antico insegnamento del democristiano Emilio Colombo: calma, calma, calma. Dovrebbero prendere fiato perché per loro si annunciano tempi grami».
Ma più attenzione alla formazione della classe dirigente?
«Certo, anche se la questione non riguarda solo loro. Sia chiaro: non è che siano incapaci. Hanno molte ragazze e ragazzi bravi, ma di poca esperienza. Se la stanno facendo ora sul campo».
Il che spiega la catastrofe?
«No. I pentastellati hanno pensato di governare il Paese riempiendo il vuoto con un’incredibile arroganza. Come posseduti da un delirio di onnipotenza che ha portato scarsi risultati, direi».
In Sicilia, uno dei loro granai…
«La fermo subito. I granai non esistono più. Ora è tutt’altra storia. Basti guardare a che cosa è successo nella nostra Emilia-Romagna, con la Lega che diventa il primo partito».
E conta in Europa. Parecchio.
«La Lega non conta in Europa e si gioca una partita davvero difficile. In fondo, popolari e socialisti, le grandi famiglie europeiste, potranno ancora governare. Tanto è vero che il Carroccio chiede alleanze al Ppe, sa da soli i sovranisti non ce la faranno mai».
E il Pd?
«Rischia grosso se pensa di accontentarsi del recupero di chi aveva votato D’Alema e Bersani. Devono guardare al centro, altro che ‘operazione identitaria’ come sento dire… Proprio il contrario».
Zingaretti: pronti alle elezioni.
«Per far che? Per perdere e cambiare i gruppi parlamentari da ‘renziani’ ad ‘antirenziani’? Per restare a vita all’opposizione?».

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Contro Salvini l’antifascismo non basta

postato il 18 Maggio 2019

I Dem sono l’unica forza in grado di ridare dignità al paese, ma c’è bisogno anche di noi moderati. I delfini di Merola? Finiranno in acquario.

L’intervista di Andrea Chiarini pubblicata su la Repubblica di Bologna

Pier Ferdinando Casini, un centrista sbilanciato a sinistra. Tanto da organizzare per oggi un’iniziativa targata Pd con i candidati alle Europee Paolo De Castro e Francesca Puglisi (Oratorio dei Fiorentini, alle 10). Forse anche per smentire le voci di un riavvicinamento a Forza Italia.

Casini, finirà che l’esorcista arriverà anche per lei.
«Non lo temo, anzi, considerata la mia ormai lunga carriera politica gli esorcismi potrei farli io…».

Battute a parte, ora promuove eventi Pd: è l’ultima svolta?
«Intanto lo faccio per sdebitarmi con quel popolo che mi ha sostenuto e votato alle politiche, poi De Castro e Puglisi sono due persone che conosco e stimo. Francesca ha solo un difetto: è fortitudina». [Continua a leggere]

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Venezuela: L’Italia riconosca Guaidó presidente

postato il 13 Maggio 2019

Roma dovrebbe riattivare la cooperazione allo sviluppo. E’ ridicolo parlare di elezioni libere: organizzate da chi e gestite da chi? Da Maduro? Serve una transizione.

L’intervista di Daria Gorodisky a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Corriere della Sera

«L’Italia,da Paese serio, riconosca finalmente Juan Guaidó come presidente di transizione del Venezuela, così come hanno fatto gli Stati Uniti e più di 50 nazioni al mondo». Pier Ferdinando Casini senatore ed ex presidente della Camera, non condivide la linea del governo.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scritto una lettera a Guaidó…
«Per la prima volta in termini ufficiali Conte ha riconosciuto che l’Assemblea nazionale presieduta da Guaidó e legittimata democraticamente,mentre non lo è l’elezione di Nicolas Maduro. E’ un atto di coraggio rispetto alia posizione dei 5 Stelle, ma non basta».

Conte sostiene che così favorisce il dialogo fra le parti.
«E un’ingenuità totale. Si è visto che cosa e successo dopo la conferenza di Palermo sulla Libia: altro che mediazione fra Haftar e Sarraj, invece della pace è scoppiata la guerra. Sul Venezuela sono al lavoro signori come Mike Pompeo e Sergej Lavrov, non dei dilettanti alio sbaraglio». [Continua a leggere]

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Guazzaloca: Caro Giorgio sono passati due anni, Bologna non ti dimentica

postato il 26 Aprile 2019

La mia lettera pubblicata sul Resto del Carlino a due anni dalla scomparsa di Giorgio Guazzaloca

Caro Giorgio,

sono passati 2 anni da quando ci hai lasciato, ma non ci siamo dimenticati di te.
Bologna continua a volerti bene e a ricordare quello che hai saputo fare per tutti noi, partendo dall’associazionismo, poi approdando alle Istituzioni e infine a Palazzo d’Accursio.
Sei stato un grande poiché hai capito prima degli altri che Bologna aveva bisogno di una svolta civica, ma ancora di più perché diventato primo cittadino non hai amministrato piccole rivalse, ma sei stato il punto più alto di tutta la città. Ricordo che qualcuno ti chiedeva di fare epurazioni, ma tu scegliesti i tuoi più stretti collaboratori tra quei funzionari leali e preparati che sono il lievito di ogni buona amministrazione, tra quei cittadini votati al servizio degli altri come il nostro indimenticabile Franco Pannuti, che ti ha raggiunto proprio in questi mesi.
Capivi che la bolognesità è prima di tutto rispetto delle diversità e non hai mai amministrato il potere come vendetta degli uni contro gli altri. Sei stato un uomo di parte, capace di essere sopra alle parti quando hai avuto la responsabilità di guidare una città unica per spirito e per tradizione. Dai portici restaurati di San Luca, alla statua di San Petronio sotto le Due Torri, vi sono stati tanti piccoli segni della tua presenza che ancora permangono e che anzi meritano di non essere abbandonati.
Quando vedo mio figlio Francesco girare con la maglia rossoblù col nome ‘Guazza’ che gli hai regalato, penso che tante cose sono cambiate in questi pochi mesi: tante cose nella politica, nel mondo e in genere tra noi. Ma non vengono meno i valori semplici e puliti che hanno dato significato al tuo e al nostro percorso umano. E tantomeno si attenua quell’amore verso Bologna e i bolognesi. Non hai mai voluto lasciare un segno nella politica nazionale, ma solo qui, nella città che hai vissuto e scelto di amare: ci sei riuscito e per questo la tua mancanza è ancora più profonda oggi di ieri.

P.S. Caro Giorgio, dimenticavo di parlarti del Campionato: sono sicuro che non ti perdi una partita, ma come vedi purtroppo in questo ambito non è cambiato molto. Soffriamo come sempre. Per fortuna che tu, con Giacomino, Ezio, Marino e gli altri ragazzi del ‘64, ci avete dato una mano per restare nel Paradiso della serie A!! Coraggio ancora un piccolo sforzo…

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