postato il 17 Ottobre 2018
L’intervento nel Dibattito generale nell’ambito della 139esima Assemblea dell’Unione Interparlamentare a Ginevra.
Il continuo progresso scientifico e tecnologico e le nuove sfide che la società deve affrontare rendono indispensabile una sempre maggiore cooperazione fra scienza e politica.
Questo panel si pone come obiettivo proprio quello di rispondere alle aspettative della società moderna che, oggi più che mai, necessita di una profonda integrazione tra queste due realtà, distanti e a volte in contrapposizione.
Se infatti la scienza e la tecnologia sono necessarie per conoscere i dati riguardanti il mondo, gli individui e soprattutto le dinamiche che regolano la società nei loro rapporti interni e con l’ambiente, la politica è, invece – nel suo senso più alto – una visione del mondo che si poggia sulla valutazione di quei dati.
Gli scienziati si indirizzano verso la comprensione dei fenomeni e hanno bisogno di tempo per l’analisi e lo studio; i politici devono scegliere percorsi di azione e spesso hanno l’urgenza di fornire risposte alla congiuntura politica contingente. Ma possono farlo in maniera diversa perché diverse sono le sensibilità e le idee politiche.
La politica, cioè, è chiamata a compiere scelte di governo partendo non solo da presupposti programmatici, ma anche da valori “etici”.
Un esempio su tutti: la tecnologia ha reso possibile avere figli attraverso la maternità surrogata, il cosiddetto “utero in affitto”.
Ma è evidente che questa pratica solleva molti problemi di natura etica di cui il legislatore non può non tener conto.
È, insomma, il modo in cui decidiamo di usare la scienza (che non è né buona, né cattiva) nelle azioni specifiche e nell’attività politica che fa la differenza.
Negli Stati Uniti esiste la figura del consigliere scientifico (lo Science Advisor), una figura istituita dal Truman nel 1951 con l’incarico di fornire pareri consultivi e analisi apolitiche su questioni scientifiche e tecnologiche al Presidente degli Stati Uniti. Inoltre, quella dello Science Advisor, costituisce una figura di raccordo tra governo e cittadini che necessitano di un confronto su tematiche specifiche. Quanto sarebbe importante che una figura del genere, che faccia da ponte tra il mondo della scienza e il mondo della politica fosse istituita anche in altri Paesi?
Dobbiamo infatti riconoscere che non conosciamo altro strumento, se non appunto quello della politica, per tentare di governare i processi di trasformazione in atto per il perseguimento della pace e e dello sviluppo.
Se è vero che è difficile prevedere quali nuove scoperte e quale tecnologia accompagneranno nel futuro le nostre vite, già oggi possiamo cogliere quelle che vengono definite “megatrend”, ovvero le tendenze in grado di influenzare lo sviluppo sostenibile della società nel lungo e lunghissimo termine – andando a modificare anche il panorama competitivo nel quale operano le imprese.
Pochi esempi per illustrare alcune delle sfide che ci attendono: i problemi climatici, l’invecchiamento della popolazione (e il suo conseguente impatto sui singoli sistemi pensionistici), le terapie geniche. A tale proposito, plaudo all’accordo di cooperazione sottoscritto da IPU e CERN e ringrazio il CERN per supporto fornito all’IPU nell’organizzazione di questa Assemblea e delle iniziative congiunte previste. Questo progetto inizierà già il prossimo mese: la prima edizione delle “Science for Peace Schools”, si terrà sul tema delle energie rinnovabili.
Si tratta di Scuole che si prefiggono di supportare i Parlamenti di Paesi posti in aree di tensione a sviluppare la cooperazione su progetti di grande importanza per la popolazione locale. La creazione di reti interparlamentari di collegamento (Interparliamentary networks) sui temi trattati nelle Scuole, è importante sia per l’esecuzione dei progetti che per mantenere canali di dialogo tra i Parlamenti.
A tale scopo, vorrei invitare i Parlamenti a riflettere sulla possibilità di istituire un interparliamentary network on Science, Technology, Innovation and STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La conoscenza scientifica è la chiave nell’era dei social media, delle teorie complottiste e delle cosiddette fakenews.
Da un lato ci sono coloro che credono che dietro ogni spiegazione razionale, ci siano degli interessi e delle pressioni da parte di specifiche lobbies. Dall’altra, una opposta che vede le nuove scoperte in campo scientifico e tecnologico come necessariamente migliorative della nostra vita, come unica soluzione razionale possibile.
Su questi due poli opposti si gioca gran parte della diatriba politica tra i partiti populisti e i loro oppositori, più o meno sostenitori della verità scientifica. Qual è il punto di equilibrio?