Bisogna prepararsi all’invasione: il governo lanci un vero Sos
postato il 30 Maggio 2016L’intervista di Giovanni Rossi a Pier Ferdinando Casini, pubblica su Il Resto del Carlino
IL MEDITERRANEO dei dannati sputa vite e cadaveri: negli ultimi giorni 13.000 migranti salvati, almeno 700 annegati. Donne e bambini soprattutto. Ma anche uomini stremati da mesi di stenti, violenze, torture. L’abisso sotto gli occhi dell’Europa. Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, stavolta tradisce una preoccupazione elevatissima: «Se al primo anticipo d’estate sbarcano 13.000 migranti, allora dobbiamo prepararci a un’invasione».
Martin Kobler, inviato Onu in Libia, sostiene che quest’estate non ci sarà «un’ondata».
«Il problema non è quanto accaduto fino alla scorsa settimana, ma quanto è successo appena il meteo ha incoraggiato le partenze. E nel 2015 era aperta la rotta balcanica. L’Italia adesso è molto più esposta».
Come dice il presidente Mattarella, è stato ingenuo pensare che bastasse sigillare i Balcani…
«Se a chi scappa da guerre e conflitti, come in Siria e Afghanistan, si aggiungono i disperati del Corno d’Africa e dei Paesi subsahariani, la pressione è talmente forte da dover necessariamente trovare un sbocco».
Nessuna soluzione?
«Ci sono quattro risposte, ma possono produrre un risultato solo se si danno tutte insieme. Più controlli alle frontiere esterne, pattugliamenti massicci e rafforzati con autentico impegno europeo, una seria politica di respingimenti, l’approvazione del Migration Compact. Che il premier Renzi ha già proposto all’Europa».
Applausi. E le risorse?
«Il nostro premier sa come farsi ascoltare. Stavolta però credo debba gridare più forte. Renzi lanci un vero Sos. Se i ritmi degli sbarchi sono questi, l’Italia non può farcela. È questa la vera priorità politica: più delle elezioni amministrative, più del referendum».
L’Europa delle risorgenti barriere non ha voglia di spendere per i ‘nostri’ sbarchi.
«Chi costruisce muri ha capito poco. L’unico modo per contenere i flussi – almeno quelli a prevalenti motivazioni economiche – è finanziare massicciamente i Paesi che non ce la fanno. In alcune aree dell’Africa operano entità statali pressoché fallite e il racket dell’emigrazione si allarga e prolifera proprio perché più potente».
Chi lo spiega alla Merkel?
«Gliel’ha detto Renzi, glielo ripeterò anche io, tra poche ore, all’assemblea del Ppe, assieme al ministro dell’Interno Alfano. Rinviare una risposta strategica complessiva – di controllo navale e finanziamento alle realtà più esposte – produrrà solo maggiori spese nell’emergenza, oltre che perdite di vite umane e colossali inganni per chi arriva e diventa merce di scambio».
Demolisce la cooperazione?
«Due giorni fa sono stato al centro profughi di Rosarno, in Calabria. Cinquemila migranti in un paese di dodicimila. Situazioni indecenti nonostante il prodigarsi di preti e volontari veri. Simili concentrazioni finiscono solo per ingrassare un’economia parallela che gioca al ribasso in zone già depresse. Senza contare i crescenti appetiti di una cooperazione con tante mafiette che puntano a convenzionarsi con il Viminale perché sui migranti vorrebbero prosperare. Non possiamo permetterci incrostazioni simili».
In Libia l’Italia è impantanata?
«No, ha giocato bene le sue carte diventando il primo sponsor del governo al-Serraj».
Siamo alleati di fatto con Germania e Turchia, che sulla chiusura balcanica hanno fatto asse. E se visto lo stallo tra Tobruk e Tripoli gli Usa si defilassero…
«Non lo faranno. Anzi, proprio in queste ore, assieme agli inglesi, stanno esercitando pressioni fortissime sul generale Haftar perché Tobruk si sottometta a Tripoli. Se Haftar lo farà avrà il ruolo che merita. Non può pensare di esercitare un contropotere. Tanto più che le brigate di Misurata, fedeli a Tripoli, proprio oggi sono arrivate a 12 chilometri dal centro di Sirte, principale roccaforte dell’Isis. Stanno sminando. Poi daranno l’ultimo assalto. Parte dei miliziani Isis è già in fuga via mare, sui gommoni. Anche per queste evenienze servono un pattugliamento massivo e un accordo interlibico. Senza il quale il racket degli scafisti continuerà a inondarci di profughi».