postato il 27 Aprile 2014
La storia mondiale e italiana porta forte il segno dei piccoli grandi gesti di Papa Wojtyla. Uno di questi fu la sua visita al Parlamento italiano che il Pontefice volle fortemente, malgrado le sue già precarie condizioni di salute.
Accogliendo l’invito che Giovanni Paolo II aveva già rivolto più volte al popolo cristiano e all’umanità intera a “non avere paura”, noi non avemmo paura, in quell’occasione, di superare le diffidenze e le inquietudini di quanti temevano che i tempi non fossero maturi e che quella visita potesse rappresentare la sconfitta dello spirito laico della Repubblica e una violazione dell’autonomia della massima istituzione rappresentativa. E avemmo ragione.
Era il 14 novembre del 2002: in veste di Presidente della Camera, ricevetti Karol Wojtyla in un’Aula intimidita e composta, cosciente che un pezzo di storia la stava attraversando. Gratitudine e commozione aleggiavano in tutti, consapevoli dello straordinario omaggio di questo grande Papa che ci invitava a rintracciare il significato profondo dell’impegno politico al servizio dei cittadini e del bene comune. [Continua a leggere]
postato il 26 Aprile 2014
Ci richiamò all’attenzione verso gli ultimi e alle radici cristiane dell’Europa
“La visita del Santo Padre al Parlamento italiano fu per noi tutti, indipendentemente dalle posizioni politiche, culturali e religiose, una grande emozione. Simboleggiò il suo amore verso l’Italia e gli italiani. Lui, che era venuto da lontano, da un Paese comunista, ma che più di qualsiasi altro aveva concorso alla caduta del muro di Berlino e al superamento di un regime disumano, ci spronò all’attenzione verso gli ultimi, pensando ai carcerati, a coloro che soffrivano, dimenticati spesso anche dalla politica e ci richiamò alle radici cristiane dell’Europa, un’Europa che deve aprirsi agli altri senza dimenticare chi è, da dove viene e qual è la sua identità profonda”.
postato il 24 Aprile 2014
Mi sembra che la strada intrapresa dal governo sia quella giusta. La scelta di chiedere la risoluzione internazionale della controversia tra Italia e India è stata sollecitata dal Parlamento che ha espresso più volte la completa sfiducia del sistema giudiziario indiano che, dopo due anni, non è ancora riuscito a fornire nemmeno un capo d’imputazione per i nostri militari. Perciò, credo che questo cambio di strategia, sia un atto dovuto e giusto. Le elezioni politiche in programma in maggio in India sono state e sono tuttora condizionanti. Sono certo che, dal giorno dopo le elezioni, si avrà maggiore realismo da parte di tutti.
Pier Ferdinando
postato il 18 Aprile 2014
Il Capo dello Stato merita la riconoscenza di tutti gli italiani per il supplemento di lavoro a cui si è sottoposto, garantendo una soluzione alla drammatica crisi che abbiamo affrontato. Il suo richiamo a riforme condivise tra maggioranza e opposizione costituisce un monito per tutti: un conto è il lavoro dell’esecutivo, un altrol’individuazione di un nuovo vestito istituzionale per l’Italia del futuro.
Questa grande riforma va discussa in Parlamento ed è necessario assecondare lo sforzo di chi si è impegnato a vararla fuori dal perimetro ristretto delle forze che sostengono il governo, perché vi sia un più ampio accordo tra maggioranza e opposizione. La vigile azione del Presidente della Repubblica, rispettosa delle prerogative parlamentari e dell’equilibrio tra le parti, resta per noi un presidio essenziale.
Pier Ferdinando
postato il 17 Aprile 2014
Ospite dello spazio di approfondimento mattutino del Tg1
postato il 16 Aprile 2014
Renzi deve riuscire ad approvare il testo sulle riforme costituzionali prima del 25 maggio. Grillo è nervoso perché capisce che una politica che taglia se stessa, è una politica che incomincia a fargli male, a dargli fastidio. Una politica che riesce a superare il bicameralismo perfetto è il segnale che qualcosa cambia nel nostro Paese.
Lo schema che purtroppo rischia di esserci per il futuro è un bipolarismo costruito tra Renzi e Grillo, tra una politica che si riforma e un’antipolitica che si propone. Ma la colpa è nostra, è di noi moderati che non sappiamo andare oltre le nostre divisioni, le nostre piccole particolarità, le nostre listine che si disperdono in mille rivoli.
Questo sarà il tema vero, dopo le elezioni europee: la possibilità di rimettere in campo una squadra di moderati che sappia superare le vecchie divisioni.
Pier Ferdinando
postato il 16 Aprile 2014
L’Italia, anche in virtù dei forti legami storici, è uno dei partner principali della Somalia. Il consolidamento del Paese, che abbiamo cercato di sostenere anche negli anni più difficili della guerra civile, è necessario non solo per consentire la ricostruzione civile ed economica, ma anche per favorire la stabilizzazione del Corno d’Africa, da cui hanno origine fenomeni come terrorismo, pirateria e traffico di essere umani.
Pier Ferdinando
postato il 4 Aprile 2014
Oggi al Senato l’incontro tra le delegazioni parlamentari di Italia e Russia
Un potenziale campo di scontro può diventare di collaborazione. L’incontro con i senatori russi è stato importante: bisogna guardare avanti e tenere in piedi il dialogo tra la Russia e la comunità occidentale.
L’Ucraina deve diventare terreno d’incontro tra Russia ed Europa perché non vogliamo tornare al passato, all’epoca della guerra fredda. Così come la collaborazione tra Nato e Russia, varata da Berlusconi a Pratica di mare, non può interrompersi definitivamente.La diplomazia parlamentare ha il vantaggio di interloquire con maggiore libertà rispetto a quanto possano fare i governi. È stato uno scambio molto positivo che dobbiamo continuare.
Pier Ferdinando
postato il 2 Aprile 2014
Il piano su Palazzo Madama porterà più efficacia
L’intervista di Aldo Cazzullo a Pier Ferdinando Casini
«Renzi è un po’ pazzo. Ma non c’è dubbio che un elemento di follia in questo momento serva. Mi ricorda molto qualcun altro…».
Casini, non dirà anche lei che Renzi è come Berlusconi.
«Ci sono differenze. Renzi ha il cinismo di chi capisce i meccanismi della politica: ad esempio capisce perfettamente che, se non crea una discontinuità con i governi precedenti, ne fa anche la fine. E ha una grande forza: non essendo un neofita della politica, né uno che si schifi della politica, perché ne è il prodotto, ha preso le misure al Parlamento ed è nelle condizioni di dire che o va avanti l’impianto di riforma, o si va alle elezioni».
Praticamente, un ricatto.
«Sarà un ricatto, ma non è che con i metodi delle Bicamerali, da Bozzi alla Iotti a D’Alema, si siano avuti grandi risultati».
Ma il Senato deve essere elettivo o no?
«Renzi sarà anche stato troppo ruvido, brutale. Ma mi rifiuto di pensare che un Senato a elezione indiretta sia un attentato alla democrazia; è un modo per rendere più efficace il processo legislativo. Non sono un resistente, non mi iscrivo all’albo dei conservatori. Non sono un nostalgico del Cnel: sfido a trovare un italiano che sappia cosa fa il Cnel e a cosa può essere utile, oltre che a sistemare sindacalisti a fine carriera. La riforma del titolo V sarà un merito storico di questo governo, come il superamento delle Province. Noi l’avevamo proposto. Se ora si riesce a farlo, meglio». [Continua a leggere]