postato il 20 Maggio 2013
Intervista di Ugo Magri, pubblicata su “La Stampa”.
Casini: il governo deve osare di più «lus soli e intercettazioni, Letta trovi una soluzione»
Casini: “Se il govemo vuole vivere deve osare”. Il numero uno dell’udc: le mine si possono disinnescare, avanti con ius soli e intercettazioni.
Presidente Casini, pure lei consiglia al governo di concentrarsi solo sui progetti che uniscono, lasciando perdere quelli più divisivi? È la tesi del vice-premier Alfano…
«È giusto mostrarsi realisti e concentrarsi anzitutto sulle emergenze, come suggerisce Alfano. Però senza porsi dei limiti e piantare dei paletti già in partenza. Giovanni Paolo II ci diceva: “Non abbiate paura”. Ecco, è il momento di non avere paura».
Anziché limitarsi a scansare le mine, il governo dovrà anche osare… È così?
«Certe mine, con un po’ di concretezza e di lealtà reciproca, potranno essere disinnescate. Prendiamo le intercettazioni, ancora nei giorni scorsi oggetto di polemiche. Tutti concordano che sono uno strumento fondamentale di indagine, e al tempo stesso tutti o quasi riconoscono che si è ecceduto, anche per colpa di un cortocircuito mediatico ai confini dell’inciviltà. Ma allora, è così difficile trovare un’intesa? Magari il compromesso non coinciderà esattamente con quello che il Pdl avrebbe fatto, se avesse vinto da solo. O viceversa. Però una soluzione agli abusi delle intercettazioni può essere trovata. Idem sullo “ius soli”».
Ricordo male, o lei era favorevole al diritto di cittadinanza per gli stranieri nati in Italia?
«Ricorda bene: mi pronunciai già nel 2006 da Presidente della Camera, nonostante fossi stato eletto col centrodestra. Si tratta di un grande principio di civiltà, perché rinunziarvi? Con il buonsenso possiamo venirne a capo».
Ha qualche suggerimento?
«A titolo di esempio, immagino uno “ius soli” rafforzato. Oltre alla nascita in Italia, potrebbe essere richiesto un certo percorso scolastico, per evitare presenze occasionali o saltuarie…L’importante è cercare una soluzione. Per cui a questo governo, che guardo con grande simpatia, io dico: non sprechiamo l’occasione. Escludo che i cittadini possano accontentarsi di una gestione onesta dell’ordinaria amministrazione. Dobbiamo puntare tutti insieme a vincere 3-0 le sfide che ci stanno davanti, senza mirare allo 0 a 0. Guardare lontano, anche in ragione di ciò che si sta muovendo in Europa…».
A cosa si riferisce?
«Per la prima volta la Francia, attraverso il presidente Hollande, apre alla prospettiva di una federazione europea. Proprio la riluttanza francese a concedere porzioni della propria sovranità aveva costituito l’alibi per la Germania, che è molto prudente rispetto alla condivisione dei pesi economici. Ora quest’alibi potrebbe cadere. E il governo italiano può spingere molto in questa direzione. Credo che il presidente Letta e il ministro Bonino ne siano ben consapevoli».
Visto che sarebbe ora di pensare europeo, ritiene fattibile in Italia un rassemblement all’insegna del Ppe?
«È a me che lo domanda? La mia storia politica è tutta lì, e io spe- ro che pure Scelta civica scelga di aderire a questa grande famiglia politica».
Il Pdl, invece, del Ppe fa già parte. Eppure, in Italia vi guardate in cagnesco. Cambierà qualcosa, in futuro?
«Io non escludo che, alla fine di questa fase dettata dall’emergenza, quando si tornerà alla normale dialettica dell’alternanza, possa proporsi una competizione tra chi si richiama al Ppe e chi al Pse, senza ulteriori complicazioni».
Dunque lei non scarta a priori un’alleanza futura con il il Pdl…
«Non la scarto, e nemmeno la do per acquisita. Tutto si giocherà sui fatti. Sui comportamenti concreti. Se il Pdl continuerà sulla strada della serietà, senza strappi tipo quelli visti nella passata legislatura, darà un grande contributo ad avvicinare le posizioni. Ma la palla sta a loro, vedremo».
Che cosa si attende, invece, dal Pd?
«Che faccia chiarezza. Vedo un abisso tra Letta e Franceschini, che si caricano il fardello della responsabilità, e quanti hanno sfilato sabato con la Fiom. Il governo col Pdl offre al Pd la chance di entrare in contatto coi temi che interessano alla gente, senza più aggrapparsi all’anti-berlusconismo di comodo. Di realizzare quella svolta benefica, chiamiamola alla Blair, che è insita in tante provocazioni di Renzi. Al quale va riconosciuto il merito di cantare fuori del coro e di superare, con i suoi programmi, certi luoghi comuni della sinistra italiana.
Un’ultima domanda: voi dell’Udc che farete? Vi scioglierete nel partito di Monti?
«Il problema, mi creda, non è cosa farà l’Udc o Scelta civica, ma in che modo organizzare un’area politica che non può certo vivere di nostalgie o di ricordi. La sfida è mostrarci essenziali in futuro. E su questo, con il presidente Monti, non faticheremo a trovare l’accordo».