Archivio per Luglio 2012

11 luglio, Roma

postato il 10 Luglio 2012

Ore 15.00 – Camera dei Deputati – Sala delle Colonne (via Poli 19 )

Partecipa al convegno: “La giustizia civile per la crescita e lo sviluppo del Paese”

Commenti disabilitati su 11 luglio, Roma

11 luglio, Roma

postato il 10 Luglio 2012

Ore 9.00 – Aula Magna del Palazzo dei Congressi (V.le della Pittura, 50)

Partecipa all’Assemblea dell’ABI

Commenti disabilitati su 11 luglio, Roma

Chi ha paura delle preferenze?

postato il 9 Luglio 2012

di Adriano Frinchi

Sul Corriere della Sera di oggi Pino Pisicchio confessa amaramente: “io penso che nessuno le voglia più le preferenze”. E forse il deputato ex dc non ha tutti i torti, le preferenze non le vuole più nessuno perché fanno paura. Le preferenze sono lo spauracchio di una classe politica di nominati, di garantiti dal potente di turno.

In quest’ottica sono comprensibili le reticenze e le  alchimie dei partiti sulla legge elettorale: si prende tempo, si discute, si formulano le ipotesi più disparate. Si fa di tutto per non parlare di preferenze. Ma da un’assemblea di nominati è possibile aspettarsi altro? Evidentemente non si può chiedere a qualcuno di firmare la propria condanna a morte (politica).

E’ comprensibile allora che la presa di posizione di Casini sul tema delle preferenze abbia arroventato il clima politico. E’ un’affermazione netta che chiede un’altrettanto netta e chiara risposta. Non si capiscono perciò alcune posizioni come quelle del Pd, ed in particolare della senatrice Finocchiaro, che si dichiarano contemporaneamete contrari al ripristino delle preferenze ma anche per ridare il potere di scelta agli elettori.

Come si intende ridare il potere di scelta agli elettori senza le preferenze? Secondo i democratici la soluzione starebbe nei collegi uninominali, magari con delle primarie propedeutiche.

E’ evidente anche al meno avvezzo alla materia elettorale che nel sistema uninominale l’elettore è costretto a scegliere tra candidati che sovente sono imposti dalle segreterie di partito e nel peggiore dei casi sono anche totalmente estranei al collegio elettorale. E questa non è una congettura ma l’esperienza italiana di pochi anni fa quando votavamo con il Mattarellum, una legge elettorale che come ha scritto tempo fa Giovanni Sartori si è rivelata ampiamente fallimentare.

I detrattori delle preferenze, quando non sono mossi esclusivamente dal garantire la loro sopravvivenza politica,  dicono che le preferenze sono un meccanismo poco trasparente che favorisce il clientelismo. Indubbiamente nella Prima Repubblica il sistema delle multipreferenze ha visto  una degenerazione notevole, ma non pare che con il cambio di sistema elettorale la situazione sia migliorata. Il grado di corruzione nel nostro Paese è sempre notevole.

Corruzione, clientelismo, nepotismo non sono frutto di un sistema elettorale ma sono un problema culturale. In una battuta, se uno è disonesto lo è sia se è eletto in un collegio uninominale, sia se eletto con le preferenze o in una lista bloccata.

La vera questione in tema di riforma elettorale è: cosa vogliono le forze politiche? Se si vuole discutere seriamente di legge elettorale i partiti si devono chiedere solamente se vogliono realmente restituire ai cittadini il potere di scegliere, se vogliono ricostruire un rapporto serio tra eletti ed elettori. Se invece i partiti vogliono solamente studiare una legge elettorale per vincere le prossime elezioni o garantire amici e parenti allora lo dicano prima. In questo caso un sistema elettorale vale l’altro.

4 Commenti

Sanità e spending review, affrontiamola seriamente

postato il 9 Luglio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maria Pina Cuccaru

Tempi di “spending review”, di tagli alle spese inutili e di gestione oculata delle risorse. Uno dei primi settori di cui si è parlato a riguardo è stato la sanità, già vittima in passato di tagli e relative polemiche, perchè quando si parla di riduzione delle risorse in campo sanitario le proteste fioccano da ogni dove; giustamente, perchè la salute è un diritto fondamentale che deve essere salvaguardato e per il quale non si dovrebbe “badare a spese”.

Ma siamo davvero sicuri che dei tagli alla spesa sanitaria, o meglio una revisione della stessa, sarebbe così dannosa? O forse, con una miglior gestione delle risorse si riuscirebbero ad avere servizi più efficienti a minor costo per la collettività?

A mio avviso, la sanità italiana è soggetta a un forte handicap: è strettamente connessa alla politica. E’ la politica, infatti, che sceglie i vertici delle aziende sanitarie, e questo (e non solo) ha fatto si che le strutture sanitarie fosse uno dei maggiori bacini di clientele e di voti di scambio, assumendo indiscriminatamente amici e parenti, e tutele sindacali altissime, per cui chi sbaglia raramente paga. Il risultato è un alto numero di dipendenti, spessissimo sovranumerario, dove non serve, a dispetto di reparti caratterizzati da un alto carico di lavoro dove il personale è carente.

Altro annoso problema è la concezione che in Italia abbiamo avuto finora di “degenza”. Spesso si sentono pazienti che si lamentano perchè devono svolgere degli accertamenti in regime ambulatoriale quando vorrebbero farlo da ricoverati: in realtà non bisogna scordare che i posti letto sono da riservare a pazienti che hanno una patologia acuta (insorta nel giro di poco tempo) che per essere curata ha bisogno di un monitoraggio quotidiano o di farmaci che devono essere somministrati endovena; le patologie croniche, una volta instaurata una terapia efficace, possono essere tranquillamente gestite dal medico di famiglia attraverso un sistema di assistenza domiciliare: altro spinoso problema, visto che in Italia tra tempi burocratici e scarsità delle risorse non si ha un sistema di assistenza domiciliare efficiente, cosa che consentirebbe di ridurre la necessità di posto in casa di riposo, RSA e altri sistemi di degenza non ospedaliera, spesso esosi sia per il cittadino che per lo stato, togliendo oltretutto il diritto del paziente di restare nella sua casa e fra i suoi cari.

I ricoveri impropri, tuttavia, sono una brutta realtà e, oltre a rappresentare uno spreco di risorse pubbliche, sono la causa principale dei pazienti ricoverati in barella protagonisti di tante vergognose situazioni. Un malato ha diritto ad avere un letto, ma ogni letto deve essere assegnato solo a chi ne ha veramente bisogno e soltanto per il tempo necessario. Incentivare l’assistenza ambulatoriale e domiciliare può aiutare molto a decongestionare i pronto soccorso e i reparti ospedalieri, facendo in modo che solo chi ne ha davvero bisogno ne usufruisca.

Come vedete, la sanità non è così povera come appare al cittadino, vittima di liste d’attesa chilometriche e disservizi di ogni tipo: è malgestita. Occorre un controllo oculato sulla spesa, andando a premiare le aziende che tagliano gli sprechi offrendo un buon livello di assistenza ai cittadini: si può e si deve fare, tagliando i rami secchi, sanzionando i dipendenti negligenti e spendendo solo il necessario. Ne risulterebbe di certo un risparmio di risorse ma un servizio sanitario migliore per i cittadini.

1 Commento

Expo 2015: il tempo passa, ma a che punto siamo con i lavori?

postato il 7 Luglio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

In passato ho scritto dell’expo in varie occasioni e ho sempre sollevato dei dubbi in merito alla tempistica e ai costi dei lavori, senza contare i problemi e le vicissitudini dei vertici della società che gestisce tutto l’affare “Expo”.

Oggi i miei dubbi permangono.

Il 30 settembre scorso il consiglio generale di Fondazione Fiera Milano, dopo avere recepito la volontà degli enti locali (Regione Lombardia e Comune di Milano), di comprare i terreni che ospiteranno l’Expo 2015 attraverso la società per azioni Arexpo, aveva deciso di entrare nella suddetta società con una quota del 27,7% del capitale (il Comune di Milano e la Regione Lombardia hanno circa il 69% della società) tramite il conferimento ad Arexpo di una parte, (circa 158 mila metri quadri), delle aree di sua proprietà necessarie alla realizzazione del sito Expo, a un valore pari a 26 milioni di euro. In pratica, la Fondazione Fiera Milano, entra nell’affare fornendo una parte dei terreni (che aveva di proprietà) conferendoli ad una società di cui acquista una parte della proprietà. Sembra uno scioglilingua, ma, questo escamotage assolutamente legale (tengo a precisarlo), di fatto permette alla Fondazione Fiera Milano di entrare nell’affare con un esborso minimo.

Anche il governo sta valutando il suo ruolo, dato che contribuisce alla realizzazione del sito con 823 milioni. Tra le ipotesi c’è anche l’ingresso del ministero delle Finanze dentro Arexpo, oppure la possibilità di uno sconto per lo Stato sulle opere di smantellamento a fine rassegna. A tal proposito riporto la dichiarazione rilasciata qualche giorno fa da Mario Catania, ministro dell’agricoltura, che ha affermato: ”Per l’Expo di Milano faremo tutto il possibile e tu e la tua organizzazione, come l’intero settore agricolo ci darete una mano”. Catania ha ribadito un convinto sostegno all’Expo del 2015 che servirà a ”dare un messaggio e un’immagine del sistema complessivo dell’agroalimentare italiano”.

Ma a che punto siamo con i lavori? Intanto premetto subito che si può rinunciare all’EXPO 2015, infatti, il regolamento del Bie (Bureau International des Expositions, ovvero l’ente supremo che gestisce i vari EXPO) prevede la possibilità di ritirarsi. Il ritiro, a partire da maggio 2012 e fino ad aprile 2013, comporterebbe una penale di 51,6 milioni di euro.

Se invece si continua sull’EXPO 2015, è bene dire che gli interventi previsti costeranno, in base alle ultime stime, fino a 25 miliardi tra opere e costi diretti, cioè creazione degli spazi espositivi di gestione. Questa cifra immane comporta la necessità, per il Comune di Milano, di ottenere una deroga al patto di stabilità interno. Per evitare tale deroga, l’alternativa sono gli investimenti dei privati che coprirebbero tali spese, ma al di là degli impegni verbali, l’intervento dei privati latita. Il Comune meneghino ha preparato un pacchetto di undici progetti obbligatori e di sette qualificanti che, per la maggior parte, dovranno essere finanziati da Palazzo Marino. Il problema, però, è che il Comune non può indebitarsi a causa dei vincoli imposti dal Patto di Stabilità. E il rischio è la paralisi.
Proprio per questo motivo, a Milano è divenuta concreta l’ipotesi che i lavori per la Pedemontana, le nuove linee metro e la bretella di raccordo tra Fiera di Rho e Malpensa, non vengano conclusi per il 2015. A questi problemi aggiungiamo anche il giudizio espresso nel dossier sui sistemi infrastrutturali dell’Osservatorio del Nord Ovest di Assolombarda, stilato lo scorso dicembre che afferma: “dal punto di vista procedurale, si segnala che diverse opere essenziali e connesse non hanno ancora un progetto preliminare approvato, con possibili ripercussioni sulla possibilità di realizzare gli interventi in tempo per l’Expo”.

A fronte di queste spese, quali sono i possibili ricavi (che, sono solo preventivati e ipotizzati, quindi assolutamente non certi)? Questi i numeri previsti: 20 milioni di visitatori di cui un terzo stranieri, settemila eventi in sei mesi, 181 paesi partecipanti, 61 mila posti di lavoro l’anno nel decennio 2011-2020, 3,5 miliardi di euro per la spesa turistica indotta e una produzione nel secondo decennio del secolo di 69 miliardi di euro, il tutto per una crescita del Pil dello 0,18 per cento. Sono numeri credibili? Sui posti di lavoro è lecito sollevare dei dubbi, visti i ritardi nei lavori, ma quel che più preoccupa è che ad oggi, solo 81 nazioni abbiano dato per certa la loro partecipazione firmando i relativi documenti. Vi sono poi una diecina di nazioni tra cui USA, Brasile e Cina che hanno espresso il loro interesse a partecipare, ma solo verbalmente e senza avere sottoscritto alcun impegno vincolante.

Da quanto detto è chiaro che siamo di fronte ad un opera faraonica, ma che, proprio per questo motivo, richiede celerità e massima attenzione per evitare che si facciano “cattedrali nel deserto” come fu per “Italia 90”.

4 Commenti

5 luglio, Roma

postato il 5 Luglio 2012

Ore 17.00 – Auletta dei Gruppi Parlamentari (via Campo Marzio 74 )

Partecipa  all’incontro “Il Merito come opportunità di crescita per i giovani”

Commenti disabilitati su 5 luglio, Roma


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram