postato il 29 Giugno 2011
Convochiamo gli stati generali dell’economia, riunendo intorno ad un tavolo le istituzioni, le forze economiche, produttive, sindacali e politiche per affrontare le emergenze economiche a partire dal lavoro giovanile.
La crisi che ancora stringe nella morsa aziende, famiglie, lavoratori e giovani cittadini, non la possiamo lasciare in balia del nostro governo che, dalle prime notizie che apprendo, ha proposto una finta manovra economica, per giunta “a rate”, ha lascito il “bello” al governo prossimo venturo. Una decisione da irresponsabili, da menefreghisti. Per paura di affondare non decidono, galleggiano. Se non si cerca di dare una forte accelerazione all’economia, con un vero e proprio piano d’uscita dalla crisi, ci ritroveremo tra qualche anno nella stessa situazione degli amici grechi.
La politica del governo assomiglia a quella presa dall’allora presidente americano Hoover durante la crisi del ’29. La sua strategia per contrastare il declino del paese, si accompagnava ad un invito all’ottimismo e a rassicurazioni sulla possibilità della risoluzione della recessione. Come sappiamo non funzionò e aumento la crisi.
Come detto prima, il primo problema da risolvere è quello del lavoro giovanile, che ormai è fuori da ogni logica di un serio paese occidentale. Se è vero che non si può più tornare indietro agli anni passati, è vero anche che così non si può continuare. Prima della crisi con un contratto precario nessuna banca concedeva un mutuo per comprare casa. Oggi con la stessa tipologia di contratto è difficile stipulare un contratto d’affitto.
Incentivi all’economia possono anche risultare utili, ma non possono falsare il mercato. Gli incentivi al mondo automobilistico hanno fatto solo danni: in un primo momento aumento vertiginoso della vendite delle varie aziende e forte domanda di lavoro. Finiti gli incentivi le aziende si ritrovavano senza vendite e con manodopera in sovrannumero, così che lo stato è stato costretto a pagare la mobilità, oltre al danno la beffa. Va bene dare incentivi alle aziende ma solo per investimenti.
I tagli ai costi della politica sono necessari, servono per ridare moralità ad un settore in crisi, ma sono solo fumo negli occhi, qualche “auto blu” in meno di certo non risolve i problemi economici di una nazione. Servono ben altri tagli. Le province enti inutili per eccellenza, uniche vere discariche funzionanti di politici “trombati” sono ancora operative, possono anche tornare utili, magari a “costo zero” come “associazione” di sindaci del territorio, ma così sono solo uno spreco.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Andrea Pirola