Archivio per Febbraio 2011

Rassegna stampa, 23 febbraio 2011

postato il 23 Febbraio 2011
Continua il caos in Libia: come spiega un redivivo Frattini, infatti, il “dopo-Gheddaffi” è una vera e propria incognita e il discorso (terribile, per dirla con la Merkel) di ieri del Rais non fa che confermare il fosco quadro di questi giorni. Il Governo, uscito – pare – dallo stato comatoso dell’ultima settimana, ha accolto la proposta di Casini di dar vita a un’unità di crisi con maggioranza e opposizione (anche se si registra il no di Bersani): perché, come spiega Folli sul Sole, per far fronte a questa situazione serve uno “sforzo di coesione nazionale”. Per capire meglio, poi, leggete anche Romano, sul Corriere, e De Mattia su Milano e Finanza. Acque agitate anche sul versante della politica: Napolitano ha stoppato il Decreto Milleproroghe, spiegando che non può assolutamente diventare una nuova Finanziaria; Fini medita il rilancio di Futuro e Libertà, dopo l’abbandono – ieri – anche di Viespoli e Saia; il Terzo Polo pensa a un gruppo unico al Senato, l’Udc guadagna un nuovo senatore e, secondo i sondaggi, Casini è il miglior leader per i nuovi moderati.

Un comitato sulla crisi: «Pronti a ogni sviluppo» (Alessandro Trocino, Corriere della Sera)

Unità di crisi, sì del governo a Casini. Bersani frena: non confondiamo i ruoli (Il Messaggero)

Frattini: «Un’ondata di 300 mila arrivi. Il dopo-Gheddafì è un’incognita» (Alessandra Arachi, Corriere della Sera)

Berlusconi chiama il rais: “Nessun razzo italiano” (Vincenzo Nigro, La Repubblica)

Il punto di Folli – L’emergenza libica richiede uno sforzo di coesione nazionale (Stefano Folli, Sole24Ore)

Romano – Le colpe nostre (e degli altri) (Sergio Romano, Corriere della Sera)

De Mattia – Con la Libia la realpolitik da vantaggi illusori (Angelo De Mattia, MF)

Milleproroghe, stop di Napolitano: non può diventare una Finanziaria (Claudio Rizza, Il Messaggero)

E Gianfranco si chiude nel bunker: “Non è più il tempo dei ripensamenti” (La Repubblica)

Senato, il Terzo Polo pensa al gruppo unico. Nell’Udc arriva un altro senatore ex Pd (La Repubblica)

La “morsa padana” frena il Cavaliere (Marco Conti, Il Messaggero)

Bossi vuole la fiducia sul federalismo (Carlo Bertini, La Stampa)

Nuova social card, ora il governo frena (Alessia Guerrieri, Avvenire)

Sbarchi senza sosta. E la Sicilia “si ribella” (Alessandra Turrisi, Avvenire)

E per i sondaggi è Casini il leader ideale del Terzo Polo (Il Riformista)

Tutti i media del Carroccio in mano a Renzo Bossi (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Cattaneo non era padano (Federico Orlando, Europa)

Commenti disabilitati su Rassegna stampa, 23 febbraio 2011

Il patriottismo da Garibaldi a Benigni: questo matrimonio s’ha da fare!

postato il 22 Febbraio 2011

Se tra cento anni in qualche piazza italiana le future generazioni potranno ammirare una statua equestre di Roberto Benigni al cospetto dell’Eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi, come è già successo a Dante e Petrarca in un bellissimo parco di Arezzo, allora vorrà dire che il Premio Oscar Benigni sarà riuscito a trascinare tutti gli Italiani in quel sogno d’Unità, che è stato anche il leit-motiv di tutto il Festival di Sanremo: il “restiamo uniti” di Gianni Morandi, ripetuto tante volte dal palco dell’Ariston, ecco che già si trasforma in un messaggio carico di significato, un significato molto più ampio e nobile, non solo circoscritto ai suoi compagni d’avventura, Luca e Paolo, Belen ed Elisabetta, bensì estensibile al popolo quasi come un monito.
Ho sempre considerato Roberto Benigni un Genio dei Nostri Tempi, poiché il Genio, proprio come lo è Leopardi o “il su’ Dante”, è colui che sa cogliere il sentire comune degli uomini , ma sa soprattutto carpire lo spirito, ossia il canto dell’anima, degli uomini del suo tempo, sapendone cogliere le ferite, le delusioni, le paure, ma anche i sogni, i sorrisi, le speranze: il genio le conosce meglio di chi ce l’ha dentro certe emozioni e con molta semplicità e naturalezza le carpisce per poi rispedirle al mittente, che non sapeva ci fossero….o che intuiva un’emozione, ma non sapeva come esprimerle. Ed il genio ti sa spiegare pure i tuoi come e perché, che hai nell’anima facendoti da specchio, poiché possiede una virtù che spesso altri non hanno e che, come diceva saggiamente Churchill, è tra le più importanti fra tutte le virtù, poiché senza questa tutte le altre muoiono: il coraggio.
Ecco, grazie al coraggio, Roberto Benigni ci ha fatto da specchio dal palco dell’Ariston e ci ha lasciato di stucco quando, facendo l’esegesi dell’Inno di Mameli, ci ha spiegato il perché ed il come essere uniti. Ciò che un ragazzino pensava gli venisse spiegato da un insegnante o da una voce istituzionale è invece magicamente provenuto dalla TV, dal Festival di Sanremo. E meno male! Ve lo immaginate che tristezza sarebbe stato uno spettacolo diverso o addirittura che avesse banalizzato, minimizzato e ridotto un evento così importante come i 150 anni della nostra Italia? E’stato importante invece, ancor prima che un bello spettacolo, collocare una festa nazione in una piazza nazional-popolare come quella del Festival di Sanremo. Ha ribadito bene questo concetto Roberto Rao, Capogruppo UDC in Commissione di Vigilanza RAI, sottolineando l’importanza della televisione come media fondamentale oggi per trasmettere Cultura ed insegnare.
La Rai ha comunque potuto dimostrare brillantemente a 19 milioni di Italiani (il picco raggiunto durante lo show di Benigni) di essere ”la prima azienda culturale italiana”, rendendo quindi un gran servizio al Paese, ed è auspicabile continuare a percorrere questo binario. Certamente ciò che ci rimarrà ben impresso nella mente non sarà solo l’unicità del nostro Roberto, ma anche il fatto che sia dovuto salire lui sul palco di Sanremo per supplire alle carenze di un Governo a cui non è venuto in mente di celebrare degnamente questa festa. E quindi, come in tanti altri periodi storici un po’ confusi dal punto di vista sociale e politico, ha dovuto farlo un artista, un poeta innamorato dell’Amore come solo Roberto Benigni è.
Meno male che è toccata a lui questa bellissima lezione di storia e di amore sulla nostra Italia. Egli, con una maestria che solo i grandi hanno, ha saputo rispondere all’appello di un altro grande, Antonio Gramsci, letto solennemente da Luca e Paolo, che spiegava ai suoi lettori perché si debba sempre rifuggire dall’indifferenza e come essa sia complice, se non causa addirittura, dei mali più grandi che dilagano tra gli uomini; un concetto ripreso da Alberto Asor Rosa, che parla dell’Indifferenza giudicandola non solo un principio di potere, ma un modo di vita che a lungo andare s’attacca come un morbo schifoso all’esistenza quotidiana di tutti, che ci impedisce di vedere che le questioni dei singoli si legano a quelle di molti, poiché siamo tutti collegati.
Se è innegabile che l’Italia sia un paese caleidoscopico, la cui storia di nazione inizia col mettere insieme (anche forzatamente, come ci insegnano Giordano Bruno Guerri e Pino Aprile) esperienze diverse, questo non può diventare un motivo per alimentare disfattismo e paure che non esistono, se non nelle menti avare e indifferenti di chi dà vita a queste menzogne, spesso servendosi dell’inganno. Alla paura,che paralizza l’uomo e lo distrae dai fini nobili, anzi divini, per cui egli è stato creato, bisogna necessariamente contrapporre la testimonianza vissuta, quella che appartiene a tutti noi italiani quando, viaggiando, ci conosciamo e ci “riconosciamo” negli occhi degli altri e “magicamente” possiamo constatare che non abbiamo nulla da temere gli uni dagli altri. I 150 anni non sono solo un compleanno, una ricorrenza, una data da festeggiare, ma sono soprattutto una GRANDISSIMA OCCASIONE per prendere coscienza della nostra storia, che non è iniziata felicemente sotto il profumo dei fiori d’oro e d’arancio, ma che, grazie a questa presa di coscienza storica amara, può ancora diventare tra le più belle fiabe mai raccontate. Questa fiaba è iniziata con quei ragazzi poco più che ventenni, proprio come Mameli, che morirono per quel sogno, convinti che la loro morte avrebbe dato a noi la vita. Basterebbe poco per un lieto fine però, confermando che la giusta causa non s’è dissolta nel nulla, così come le loro morti. Basterebbe innanzitutto riappropriarsi della facoltà di pensare con la propria testa e leggere, vedere, sentire. Basterebbe pensare che essere DIVERSI MA COMPATIBILI, QUINDI UNITI è una ricchezza, una forza, una marcia in più; quella marcia di cui per esempio abbiamo bisogno se vogliamo vedere l’Italia come nazione-chiave, fondamentale per l’ equilibrio, nel nuovo assetto geopolitico dell’area mediterranea.
I Padri costituenti realizzarono la Costituzione, perché ci amarono…e ci amarono talmente tanto che lo fecero, per nostra fortuna, con lungimiranza, affinché nessun uomo mai più potesse disporre della vita e dei pensieri di un altro uomo, come poteva accadere per questa ricorrenza, sentita innanzitutto dal basso.Se chi scrisse la Costituzione lo fece innanzitutto perché amava il popolo italiano, si capisce perché ogni tanto spunta qualcuno che non riesce ad interpretarla correttamente! E ritornando ai Mazzini,Pisacane,Mameli e Garibaldi, essi morirono per l’Italia, perché il loro sogno era costruire un BENE COMUNE DA TUTELARE, INTESO COME SISTEMA DI VALORI CONDIVISI DA DIFENDERE: questo significa ITALIA UNITA e sfido chiunque a dire che i valori morali siano diversi da Aosta a Cagliari, da Genova a Bari o da Ravenna a Roma.Incostituzionale è semmai affermare che l’Unità debba venire dopo il federalismo.Federalismo, welfare, protezionismo che c’entrano con la Festa di valori condivisi?
Concluderei, citando ancora una volta il pensiero sublime del poeta Benigni, che in un altro suo film capolavoro, “La tigre e la neve”, consiglia a tutto il genere umano di innamorarsi per mettere meglio a fuoco la Verità dell’universo che ci circonda. Ecco, forse l’Innamoramento è il vero antidoto per quell’indifferenza che temeva Gramsci: l’Amore in senso assoluto come unico vaccino efficace contro quel maledetto virus dell’indifferenza. E allora , come grida con gioia e mirabile felicità il nostro Roberto: INNAMORATEVI!!! Innamoratevi Italiani, guardatevi allo specchio della Storia e poi leggete la poesia che è dentro di voi, perché” la poesia non è fuori, ma è dentro”, come afferma Benigni. Dimostrate Italiani a tutto il Mondo che vi mancavano solo le parole per esprimere ciò che sentivate e che sentite, ora più che mai che ne avete preso coscienza: dimostriamo al Mondo che a volte ci vogliono 80 anni per scrivere una poesia d’amore, poiché ci vogliono 8 mesi per trovare ciascuna “parola giusta” che possa esprimere il sentimento dell’amore….Noi ci abbiamo messo un po’ di più, 150 anni, proprio perché siamo italiani e dovevamo trovare le parole giuste, per non far imbarazzare il Sommo Poeta.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Elisabetta Pontrelli

1 Commento

26 febbraio, Roma

postato il 22 Febbraio 2011

Ore 17.00 – Hotel Ergife  (Via Aurelia 619 )

Partecipa al 46esimo congresso del PRI

Commenti disabilitati su 26 febbraio, Roma

26 febbraio, Ragusa

postato il 22 Febbraio 2011

Ore 12.00 –  Hotel Mediterraneo Palace (Via Roma, 189 )

Manifestazione pubblica

Commenti disabilitati su 26 febbraio, Ragusa

26 febbraio, Scicli

postato il 22 Febbraio 2011

Ore 10.00 – Palazzo Spadaro (Via Mormino Penna, 2 )

Manifestazione pubblica

Commenti disabilitati su 26 febbraio, Scicli

25 febbraio, Catania

postato il 22 Febbraio 2011

Ore 19.30 – centro fieristico Le Ciminiere (Viale Africa)

Manifestazione pubblica

Commenti disabilitati su 25 febbraio, Catania

25 febbraio, Siracusa

postato il 22 Febbraio 2011

Ore 16.00 – centro convegni Santuario della Madonna delle lacrime (Via Luigi Cadorna, 139 )

Manifestazione pubblica

Commenti disabilitati su 25 febbraio, Siracusa

“Prima il Veneto”… ma Zaia si è dimenticato della montagna veneta

postato il 22 Febbraio 2011

“Prima i veneti” recitavano gli i manifesti elettorali di Luca Zaia. Intanto è stato negato un assessorato ad un bellunese, la promessa di occuparsi in prima persona della provincia di Belluno e dell’intera montagna veneta non è stata mantenuta, Hanno saputo solo sbandierare il federalismo come cura di ogni male del nostro territorio, senza però dire che non toccherà i privilegi dei vicini autonomi e che l’unica certezza è l’aumento delle tasse.

Prima il Veneto… ma quando ci sono da discutere i tagli alle regioni il nostro Presidente diserta i tavoli, e capita che in due anni la nostra regione perderà circa 800 milioni di euro a beneficio di Roma Capitale o, come piace chiamarla ai leghisti “Roma Ladrona”. Eppure il nostro Presidente Zaia non manca mai quando c’è da mangiare, con i colleghi Ministri della Repubblica con immancabile fazzolettino verde, polenta e pajata.

Prima il Veneto… è questi giorni l’ennesimo schiaffo alla montagna veneta, che già soffre la concorrenza dei vicini a statuto autonomo, con la ripartizione dei fondi per i comuni montani che assegna al nostro territorio solo il 2,66% dei circa 16 milioni e mezzo di euro disponibili, insomma, solo le briciole mentre la fetta più cospicua della torta è andata a Campania e Calabria rispettivamente con 28,97% e 17,51%, territori che hanno avuto già molti contributi in passato e la cui montagna non è paragonabile a quella alpina.

Qualcuno, come il Presidente della Provincia di Belluno Bottacin si chiede come mai ci siano tutte queste proteste e ricorda che l’assegnazione avviene sulla base della cosiddetta “spesa storica”(un meccanismo arrugginito che premia gli sperperatori), oppure qualcun’altro cerca di giustificarsi dicendo che il Veneto è una delle regioni con la più alta percentuale di territorio pianeggiante, dimenticandosi, incredibilmente, di una provincia interamente montuosa.

Si tratta solamente di scuse. La Lega che governa a Belluno, Venezia e Roma dovrebbe, invece di giustificarsi, spendere le proprie energie per modificare questi meccanismi che tanto critica.

Qualcuno sicuramente leggendo queste righe penserà: “è colpa dell’UDC che non ha fatto passare il federalismo fiscale”. A questa obiezione sinceramente rispondo che l’UDC fa  il suo “mestiere” di opposizione, mentre stupisce che Pdl e Lega, che sono al governo, diano sempre la colpa agli altri per i loro errori e le loro negligenze.

Mi piacerebbe nei prossimi giorni sentire qualche leghista alzare la voce, magari a Roma o ad Arcore, in difesa del proprio territorio, invece di piangersi addosso ed addossare le colpe al sistema ereditato da chissà quale governo passato. Non ci si può scandalizzare se alcuni comuni od un’intera provincia vogliono lasciare il Veneto per andare col Trentino Alto Adige o col Friuli, se ci si ricorda di loro solo nei due mesi di campagna elettorale mentre in concomitanza con il voto di fiducia si riesce a far sbloccare 750 milioni euro e la gestione del Parco dello Stelvio.

É ora che gli amministratori locali di questi territori montani, di qualsiasi schieramento,  facciano sentire la loro voce, unendo le forze con quelli lombardi e piemontesi che certamente non se la passano meglio e chiedere un vero federalismo, per non far morire il nostro territorio.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maurizio Isma

Commenti disabilitati su “Prima il Veneto”… ma Zaia si è dimenticato della montagna veneta

Rassegna stampa, 22 febbraio 2011

postato il 22 Febbraio 2011
Precipita la situazione in Libia: il dittatore Gheddaffi (improvvisamente, chissà perché, è tornata la libertà di chiamare le cose con il vero nome) sembra sparito nel nulla, mentre l’Europa prende ufficialmente posizione, condannando senza appello le violenze di questi giorni. E l’Italia? Ancora una volta nell’occhio del ciclone: Berlusconi, come ci spiega ItaliaOggi, dopo averlo definito un “leader di grande saggezza”, è ora “in fuga da Gheddaffi”, tanto è l’imbarazzo. Il timore più concreto è un aumento vorticoso dei flussi migratori dal Nord Africa e per questo Maroni ha già costituito l’Unità di Crisi, aprendola però anche ai contributi dell’opposizione (leggete Sarzanini per capire), così come già auspicato da Casini (lo trovate sul Messaggero). Ma c’è un’altra, fondata paura, ed è legata all’economia: come ci raccontano Venturini sul Corriere e Cellino sul Sole, l’effetto Tripoli rischia di percuotersi pesantemente sul nostro sistema finanziario (Piazza Affari ha già perso il 3,6%); del resto, noi, qualche mese fa, vi avevamo già raccontato come lo strano feeling tra B. e il Colonnello (una vera e propria Premiata Ditta) orbitasse proprio intorno a pesanti rapporti economici, assetti societari e grandi appalti. Nel frattempo: sempre più vicina la resa dei conti in Fli e nessuna possibilità di riforme condivise sulla Giustizia.

Maroni: unità di crisi aperta all’opposizione (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera)

L’Europa condanna, gelo sull’Italia (Vincenzo Nigro, La Repubblica)

L’ondata migratoria e la fuga delle imprese allarmano Palazzo Chigi e Farnesina. Casini- unità di crisi anche con l’opposizione (Il Messaggero)

Il trattato capestro che ci lega al raìs (Giampiero Gramaglia, Il Fatto Quotidiano)

II governo è in fuga da Gheddafi (Adriano Franco, ItaliaOggi)

Effetto Tripoli- Piazza Affari crolla del 3,6% (Maximilian Cellino, Sole24Ore)

Venturini – Interessi e valori (Franco Venturini, Corriere della Sera)

II Cavaliere prepara l’ultimo attacco a Fini e rallenta sul rimpasto (Marco Galluzzo, Corriere della Sera)

II Parlamento-caserma Silvio sposta le truppe Fli al Senato non c’è più (Natalia Lombardo, L’Unità)

Trivulzio, appartamenti venduti a prezzi da outlet (Marco Alfieri, La Stampa)

“Ma che Padania, sembra Radio Arcore”. La base leghista: “Qui facciamo leggi solo per Berlusconi” (Rodolfo Sala, La Repubblica)

Riforme ad personam: no di terzo polo e Pd (Carlo Fusi, Il Messaggero)

Il punto di Folli – Nessun margine per una riforma condivisa della giustizia (Stefano Folli, Sole24Ore)

Commenti disabilitati su Rassegna stampa, 22 febbraio 2011

Libia: Governo crei comitato di crisi con l’opposizione

postato il 21 Febbraio 2011

Dimostriamo, almeno in questo caso, uno spirito di autentica coesione nazionale

Siamo stati gli unici, qualche mese fa, a votare contro il trattato di amicizia con la Libia di Gheddafi, ma questo non può essere usato in alcun modo per polemiche interne.
C’è un’autentica catastrofe che rischia di riversarsi sul nostro paese in termini di approvvigionamenti energetici e di arrivi di migliaia di clandestini. Dobbiamo affermare i principi di sempre, libertà e democrazia, e dobbiamo guidare l’Europa, che non può essere spettatore indifferente di vicende che rischiamo di pagare molto care.
Propongo al governo di istituire un comitato di crisi con la presenza di maggioranza ed opposizione per dimostrare, almeno in questo caso, uno spirito di autentica coesione nazionale.

6 Commenti


Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram