postato il 10 Settembre 2010
L’OCSE ha dichiarato che nel terzo trimestre di quest’anno si potrebbe avere un calo del PIL pari allo 0,3% su base trimestrale annualizzata, mentre la media dei paesi del G7 sarà pari all’1,4%, e quindi noi siamo tra gli ultimi come crescita, anzi noi bruciamo ricchezza.
Eppure il governo dice che andiamo benissimo e i conti sono a posto, e quindi viene spontanea la domanda: chi sbaglia?
Con un po’ di cattiveria si potrebbe dire che il governo si esprime e valuta le parole, mentre l’OCSE valuta i numeri, e siccome in economia contano i numeri che pesano più delle parole, ha ragione l’OCSE.
Questa affermazione, quantunque contenga un fondo di verità, è, però, troppo semplicistica.
Giustamente chi legge, avrebbe da ridire sulle affermazioni di Tremonti, perchè, guardando al proprio portafoglio, si rende conto di avere sempre meno soldi, e sempre più spese e tasse.
E allora?
Intanto premettiamo che le affermazioni dell’OCSE sono corrette e nessuno si è azzardato a smentirle, ma la cosa più importante da rilevare è che Tremonti, furbescamente, parla sempre di conti pubblici, che sono cosa ben diversa dai conti delle singole famiglie che si ritrovano ad essere sempre più povere.
L’OCSE parla del PIL che è un indicatore della ricchezza prodotta, mentre Tremonti, quando parla dei conti pubblici, si riferisce esclusivamente a quanti soldi entrano ed escono dalle casse dello Stato. Si potrebbe dire che, mentre Tremonti parla di “una parte della ricchezza”, l’OCSE, con il PIL, va a guardare tutta la ricchezza dell’Italia, ma anche così non basta, perchè, a peggiorare la situazione, Tremonti guarda una situazione statica, come se mostrasse una fotografia, mentre il PIL e l’OCSE parlano di una realtà dinamica, come un filmato, e infatti anche per il futuro l’OCSE vede nero, affermando che nel quarto trimestre, quindi nei prossimi mesi, l’Italia crescerà di un misero 0,1%, mentre la media dei paesi del G7 sarà dieci volte tanto, ovvero l’1%.
Questo mostra il grosso limite di questo governo, che, andando oltre alle dichiarazioni di Tremonti e Berlusconi, bada solo ai conti, ma non guarda alla crescita, non punta allo sviluppo, non guarda ai giovani, e a riprova di ciò, basta osservare che da più di 4 mesi manca il Ministro per lo Sviluppo Economico.
Il risultato di quanto detto è nell’assenza, in questi anni, di una politica economica tesa alla crescita, assenza che viene rimarcata nei 5 punti su cui Berlusconi vuole la fiducia, che riportano la totale assenza di una politica volta a fare crescere economicamente l’Italia e che sia a favore delle famiglie, creando un handicap per l’economia italiana che invece sarebbe, con i giusti stimoli, molto più vivace e dinamica.
A riprova di ciò basta consultare l’ISTAT, che registra per i primi 6 mesi, un grande dinamismo dell’economia privata, nonostante il governo.
Infatti l’ISTAT registra un aumento delle esportazioni, nei primi 6 mesi dell’anno, e anzi questi dati riservano parecchie sorprese.
Chi esporta di più non è il Veneto o la Lombardia, ma l’Italia Meridionale e le Isole come la Sicilia e la Sardegna se andiamo a considerare i settori che contribuiscono maggiormente alle esportazioni nazionali, osserviamo che gli incrementi più significativi si hanno per coke e prodotti petroliferi raffinati (piu’ 62,3 per cento), sostanze e prodotti chimici (piu’ 29,6 per cento), articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (piu’ 18,7 per cento) e computer, apparecchi elettronici e ottici (piu’ 17,4 per cento). Chi invece segna il passo, anzi ha una flessione del 3,3% è il settore dell’abbigliamento.
Se vediamo i dati a livello regionale, osserviamo che viene facilmente confutata la tesi leghista che vuole il Sud, come una regione parassita che non produce nulla, infatti notiamo che per il coke e prodotti petroliferi raffinati le regioni che contribuiscono maggiormente alle vendite dirette verso l’estero e che registrano i maggiori incrementi settoriali sono Sardegna (piu’ 95 per cento), Liguria (piu’ 58,3 per cento), Lazio (piu’ 50,8 per cento), Lombardia (piu’ 49,5 per cento) e Sicilia (piu’ 42,4 per cento). Per le sostanze e prodotti chimici, i maggiori incrementi riguardano Sicilia (piu’ 82,1 per cento), Toscana (piu’ 41,5 per cento), Emilia Romagna (piu’ 33,7 per cento), Piemonte (piu’ 31,9 per cento), Veneto (piu’ 28,8 per cento) e Lombardia (piu’ 26,8 per cento).
Per il settore farmaceutico, che produce una parte importante del PIL italiano, osserviamo che per gli articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici le regioni con i maggiori incrementi sono Toscana (piu’ 98,6 per cento), Emilia-Romagna (piu’ 58,4 per cento), Lazio (piu’ 30,6 per cento), Piemonte (piu’ 18,1 per cento), Campania (piu’ 17,2 per cento) e Marche (piu’ 15,7 per cento); flessioni si registrano invece per la Lombardia (meno 1,2 per cento). Le esportazioni di computer, apparecchi elettronici e ottici sono particolarmente dinamiche da Emilia-Romagna (piu’ 25,1 per cento), Lombardia (piu’ 23,8 per cento), Piemonte (piu’ 16,3 per cento) e Toscana (piu’ 9,9 per cento); per il Veneto invece si registra una flessione (meno 2,4 per cento).
Come si vede quindi abbiamo una Italia estremamente dinamica, anche al Sud che, anzi, ha contribuito grandemente ai conti dello Stato con le sue esportazioni, anche se una parte importante di questo governo, vorrebbe cancellarlo.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno