Tutti i post con tag: legge elettorale

Casini: «Rigore ok, poi tagli alla spesa per crescere. E dopo Monti mai più ammucchiate»

postato il 11 Dicembre 2011

L’intervista pubblicata su QN di Andrea Cangini
Onorevole Casini, sembra che i gruppi parlamentari abbiano margini ristretti nell’intervenire sulla manovra del governo…
«Non c’è dubbio, i margini saranno molto, molto ristretti. Sono lieto si sia trovato il modo per pagare cash le pensioni erogate dalla pubblica amministrazione, confido ci sia la possibilità di alzare la soglia della rivalutazione di quelle medio-basse e dare un segnale alle famiglie introducendo almeno il concetto di quoziente familiare».

Tutto qui?
«Siamo ormai rassegnati al fatto che una manovra nata sulla scia dell’emergenza sia più che altro un’imposta sui prelievi, ma…».

Ma?
«Ma da gennaio il governo dovrà mettersi al lavoro sulla spesa pubblica per individuare, attraverso una scrupolosa spending review, i tagli necessari a finanziare la crescita. E mi auguro che non si trascuri il capitolo giustizia».

E’ anch’esso finalizzato alla crescita economica, in fondo.
«Certo, una giustizia civile così lenta tiene alla larga gli investitori stranieri. Ma occorre anche risolvere l’affollamento carcerario, rivedere le circoscrizioni giudiziarie, varare una legge per riportare lo strumento delle intercettazioni nel solco dello stato di diritto». [Continua a leggere]

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Fare presto, non c’e’ tempo per fare giochini

postato il 12 Novembre 2011

Monti è la persona giusta

Non perdere tempo, non c’è spazio per furberie o giochini. Dobbiamo al più presto dare vita al nuovo governo. La politica è chiamata ad assumersi una responsabilità enorme e Monti è la persona giusta. La politica non può guardare ai propri interessi e fare calcoli elettorali. Chi parla di sconfitta della politica non ha capito che la sconfitta arriva quando i governi non riescono a risolvere i problemi. E ora l’emergenza è l’ economia. Tutti gli altri problemi, a partire dalle riforme istituzionali e naturalmente della legge elettorale vengono dopo.

Pier Ferdinando

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Con qualunque legge elettorale il Terzo Polo è decisivo

postato il 3 Ottobre 2011

Con estremismi si vince ma non si governa

Una legge elettorale diversa è fondamentale ma con tutte le leggi elettorali che possiamo fare, il terzo polo è determinante. In qualsiasi scenario noi siamo decisivi. Senza gente con la testa sulle spalle, il governo non si tiene in piedi. Con gli estremismi si vince ma non si governa.

Pier Ferdinando

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Caro Casini, ci voleva un referedum per cambiare la legge elettorale?

postato il 2 Ottobre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Luca Pedrizzi

Buongiorno on. Casini,

ho sempre esercitato il diritto di voto, ritenendolo un dovere civico ben più che un rito. Ma alle ultime due politiche, con quei listini bloccati, mi sono sentito limitato… Sara’ l’ora di cancellarli?
Il dibattito politico sulla riforma della legge elettorale è infruttuoso e dal Parlamento, in tre anni, nessuna riforma.
La gente e’ stufa ed in oltre un milione hanno firmato per il referendum. Il Min. Maroni l’ha capito e cavalcato.
Siamo ad una svolta?

 

La risposta del leader Udc

Gentile lettore,

la mia posizione sulla legge elettorale e’ chiarissima. Sono per il sistema proporzionale tedesco e non ho alcuna nostalgia per le ammucchiate né per le decine di minipartiti dell’epoca del mattarellum. Peraltro, il Terzo Polo e l’Udc esprimono un’esigenza reale nel Paese e, con qualsiasi sistema elettorale, saranno decisivi per governare l’Italia. Per questo, vi sorprenderò, ma trovo che Maroni abbia perfettamente ragione. Con una maggioranza come questa, in stato confusionale, fare una legge elettorale seria e condivisa è come scalare l’Everest a piedi nudi. Molto meglio dare la parola ai cittadini, che è sempre un grande fattore di democrazia.

Pier Ferdinando

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Referendum elettorale, se il rimedio è peggiore della malattia…

postato il 19 Settembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

L’Italia è un Paese con un mucchio di problemi, e questo è noto a tutti. Pochi però sembrano comprendere che uno dei motivi che ci impediscono di rimetterci in piedi è quella che Giovanni Sartori ha chiamato la “citrullaggine elettorale” cioè “l’incapacità di adottare un sistema di voto che funzioni e che, di conseguenza, consenta alla politica di funzionare”.

L’attuale legge elettorale è stata ribattezzata da Giovanni Sartori, che a dire il vero ha ripreso le parole dell’estensore della legge il ministro Calderoli, Porcellum. Che questa legge elettorale sia una porcata non c’è dubbio poiché assegna un premio di maggioranza alla maggiore minoranza. Per capirci: un premio di maggioranza è lecito se rafforza chi consegue la maggioranza assoluta dei voti (il 50 o più per cento); ma non se trasforma una minoranza elettorale in una maggioranza di governo! Sempre il Porcellum ha introdotto le cosiddette “liste bloccate” con le quali i segretari di partito spediscono in Parlamento, nel migliore dei casi, amici e parenti.

E’ urgente dunque cambiare questa assurda legge elettorale che ha prodotto un sistema politico malato. Bisogna però stare attenti a che il rimedio non sia peggiore della malattia. Se la raccolta di firme per ottenere il referendum abrogativo della legge Calderoli andasse a buon fine, l’eventuale vittoria dei “sì” alla conseguente consultazione referendaria avrebbe come risultato quello di reintrodurre la vecchia legge elettorale, il cosiddetto Mattarellum. Questa situazione è resa possibile da un clamoroso errore del ministro leghista: invece di abrogare la vecchia legge, Calderoli si era accontentato di emendarla. Un errore fatale, che adesso permette il referendum abrogativo, inoltre cancellando gli articoli nuovi, come chiedono i quesiti del comitato referendario,  si risuscita la vecchia legge.

C’è da dire però che tecnicamente il ritorno al Mattarellum in caso di abrogazione della vigente legge elettorale, non è scontato. Come ben illustrato da un recente articolo di Cesare Salvi su “il Riformista” uno dei quesiti proposti dai referendari prevede in particolare l’abrogazione delle norme della legge vigente, che a loro volta avevano abrogato i decreti legislativi sulla determinazione dei collegi uninominali della Camera e del Senato. Anche uno studente di giurisprudenza di primo anno sa che l’abrogazione non può far rivivere norme abrogate, e quindi l’eventuale approvazione del quesito produrrebbe una legge priva della normativa che riguarda il suo punto centrale, cioè l’adozione dei collegi uninominali. Ne risulterebbe una legge non immediatamente operativa, in contrasto con quanto richiesto dalla Corte costituzionale nella sentenza 29/1987. Alla luce di questi importanti rilievi del Prof. Salvi c’è da ritenere che è assai probabile che la Corte Costituzionale dichiarerà inammissibili i quesiti.

Ma oltre al dato tecnico-giuridico c’è quello politico: perché ritornare ad una legge elettorale fallimentare come il Mattarellum? L’errore di fondo, del comitato referendario e di una certa area politica, è associare la vecchia legge elettorale ad un presunto bipolarismo o bipartitismo. Mai associazione fu più sciocca e infondata. Con il sistema proporzionale della prima Repubblica i partiti rilevanti sono stati 5-6; con il successivo Mattarellum si sono triplicati. Perché? Nei collegi uninominali i partitini acquistano un potere di ricatto che altrimenti non hanno: nei collegi «insicuri», dove lo scarto tra i maggiori partiti è piccolo, i piccoli partiti sanno che il loro voto è decisivo. Nasce così i celebri e nefasti accordi di “desistenza”: io non mi presento in dieci collegi e tu, in contraccambio, mi assicuri un collegio ogni dieci.

Alla luce di queste considerazioni possiamo dire che il referendum per cui si stanno raccogliendo le firme, oltre ad essere a forte rischio inammissibilità, produrrebbe, nel caso venisse ammesso dalla Consulta, un nefasto ritorno alla vecchia legge elettorale. L’urgenza di una riforma elettorale che elimini l’orrido Porcellum è sotto gli occhi di tutti, ma questa riforma è bene che sia fatta in Parlamento dove le forze politiche devono confrontarsi e produrre una legge elettorale che faccia crescere politicamente il Paese. L’obiettivo di una legge elettorale non è infatti quello di costruire un sistema politico a tavolino, o di favorire il bipolarismo, ma è quello di dotare l’Italia di un sistema di voto che consenta, come si diceva all’inizio, alla politica di funzionare.

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