postato il 19 Settembre 2011
“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi
L’Italia è un Paese con un mucchio di problemi, e questo è noto a tutti. Pochi però sembrano comprendere che uno dei motivi che ci impediscono di rimetterci in piedi è quella che Giovanni Sartori ha chiamato la “citrullaggine elettorale” cioè “l’incapacità di adottare un sistema di voto che funzioni e che, di conseguenza, consenta alla politica di funzionare”.
L’attuale legge elettorale è stata ribattezzata da Giovanni Sartori, che a dire il vero ha ripreso le parole dell’estensore della legge il ministro Calderoli, Porcellum. Che questa legge elettorale sia una porcata non c’è dubbio poiché assegna un premio di maggioranza alla maggiore minoranza. Per capirci: un premio di maggioranza è lecito se rafforza chi consegue la maggioranza assoluta dei voti (il 50 o più per cento); ma non se trasforma una minoranza elettorale in una maggioranza di governo! Sempre il Porcellum ha introdotto le cosiddette “liste bloccate” con le quali i segretari di partito spediscono in Parlamento, nel migliore dei casi, amici e parenti.
E’ urgente dunque cambiare questa assurda legge elettorale che ha prodotto un sistema politico malato. Bisogna però stare attenti a che il rimedio non sia peggiore della malattia. Se la raccolta di firme per ottenere il referendum abrogativo della legge Calderoli andasse a buon fine, l’eventuale vittoria dei “sì” alla conseguente consultazione referendaria avrebbe come risultato quello di reintrodurre la vecchia legge elettorale, il cosiddetto Mattarellum. Questa situazione è resa possibile da un clamoroso errore del ministro leghista: invece di abrogare la vecchia legge, Calderoli si era accontentato di emendarla. Un errore fatale, che adesso permette il referendum abrogativo, inoltre cancellando gli articoli nuovi, come chiedono i quesiti del comitato referendario, si risuscita la vecchia legge.
C’è da dire però che tecnicamente il ritorno al Mattarellum in caso di abrogazione della vigente legge elettorale, non è scontato. Come ben illustrato da un recente articolo di Cesare Salvi su “il Riformista” uno dei quesiti proposti dai referendari prevede in particolare l’abrogazione delle norme della legge vigente, che a loro volta avevano abrogato i decreti legislativi sulla determinazione dei collegi uninominali della Camera e del Senato. Anche uno studente di giurisprudenza di primo anno sa che l’abrogazione non può far rivivere norme abrogate, e quindi l’eventuale approvazione del quesito produrrebbe una legge priva della normativa che riguarda il suo punto centrale, cioè l’adozione dei collegi uninominali. Ne risulterebbe una legge non immediatamente operativa, in contrasto con quanto richiesto dalla Corte costituzionale nella sentenza 29/1987. Alla luce di questi importanti rilievi del Prof. Salvi c’è da ritenere che è assai probabile che la Corte Costituzionale dichiarerà inammissibili i quesiti.
Ma oltre al dato tecnico-giuridico c’è quello politico: perché ritornare ad una legge elettorale fallimentare come il Mattarellum? L’errore di fondo, del comitato referendario e di una certa area politica, è associare la vecchia legge elettorale ad un presunto bipolarismo o bipartitismo. Mai associazione fu più sciocca e infondata. Con il sistema proporzionale della prima Repubblica i partiti rilevanti sono stati 5-6; con il successivo Mattarellum si sono triplicati. Perché? Nei collegi uninominali i partitini acquistano un potere di ricatto che altrimenti non hanno: nei collegi «insicuri», dove lo scarto tra i maggiori partiti è piccolo, i piccoli partiti sanno che il loro voto è decisivo. Nasce così i celebri e nefasti accordi di “desistenza”: io non mi presento in dieci collegi e tu, in contraccambio, mi assicuri un collegio ogni dieci.
Alla luce di queste considerazioni possiamo dire che il referendum per cui si stanno raccogliendo le firme, oltre ad essere a forte rischio inammissibilità, produrrebbe, nel caso venisse ammesso dalla Consulta, un nefasto ritorno alla vecchia legge elettorale. L’urgenza di una riforma elettorale che elimini l’orrido Porcellum è sotto gli occhi di tutti, ma questa riforma è bene che sia fatta in Parlamento dove le forze politiche devono confrontarsi e produrre una legge elettorale che faccia crescere politicamente il Paese. L’obiettivo di una legge elettorale non è infatti quello di costruire un sistema politico a tavolino, o di favorire il bipolarismo, ma è quello di dotare l’Italia di un sistema di voto che consenta, come si diceva all’inizio, alla politica di funzionare.