Tutti i post con tag: Berlusconi

Cari amici del Pdl, vi auguro una crisi…

postato il 21 Settembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

Pur giudicando duramente certe storture ed anche certi personaggi, non ho mai considerato il Pdl una specie di associazione a delinquere. Contrariamente dunque a quanto pensa e propaganda  una certa sinistra forcaiola, contrariamente ai ben pensanti  di una certa elite culturale che la notte leggono Kant, penso che il Popolo delle Libertà annoveri tra le sue fila anche delle persone per bene che hanno creduto sinceramente di poter costruire un partito moderato e popolare.  A queste donne e a questi uomini, che spesso provengono dalla nobile esperienza politica della Democrazia Cristiana, sento di dover rivolgere un accorato appello alla responsabilità. In questa drammatica congiuntura politica ed economica il nostro Paese non si può permettere un premier “a tempo perso”, non si può permettere soprattutto che alcune delle sue migliori risorse continuino a prestar fede e sostenere chi ha sempre dimostrato di anteporre il suo interesse personale a quello del popolo italiano. A voi care amiche e cari amici del Popolo delle Libertà spetta di dire la verità a Berlusconi.  Non è più il momento dell’adulazione e degli osanna ma è giunta l’ora della franchezza e delle verità, di avere il coraggio di dire che nessuno è eterno e che è bene che si chiuda un capitolo della vita politica di questo Paese.

In gioco non c’è il vostro seggio parlamentare o un futuro incarico in un fantomatico governo tecnico o di unità nazionale, bensì i destini dell’Italia e anche la vostra dignità politica. Care amiche ed amici del Pdl, vi auguro una crisi, una crisi della vostra coscienza di uomini e donne liberi e di politici impegnati e rigorosi. Badate la mia non è una sorta di maledizione, perché in origine la  parola “crisi” non aveva l’attuale accezione negativa. “Crisi” deriva dal verbo greco “krino” che vuol dire separare, cernere, in senso più lato, discernere, giudicare, valutare.  Se dunque riflettiamo sull’etimologia della parola crisi, possiamo cogliere una sfumatura positiva, in quanto un momento di crisi cioè di riflessione, di valutazione, di discernimento, può trasformarsi nel presupposto necessario per un miglioramento, per una rinascita, per un rifiorire prossimo.Questo miglioramento che tutti auspichiamo si verificherà solamente se ci sarà verità nelle vostre scelte e nelle vostre azioni, se saprete essere uomini e donne di buona volontà.

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Il problema non sono le agenzie di rating ma la credibilità del governo

postato il 20 Settembre 2011

Pdl faccia dimettere premier o rischio Grecia

In questa caccia disperata al colpevole speriamo non siano incolpate le agenzie di rating perché il problema non sono loro.
Il problema siamo noi che non abbiamo saputo fare una manovra strutturale per la crescita. Il problema è la credibilità internazionale del governo.
Per questo rivolgo un appello alle donne e agli uomini di buona volontà della maggioranza, perché evitino di aprire una pagina nera per l’Italia. Dobbiamo evitare lo spettro della Grecia perché altrimenti tutta la politica ne sarà travolta. Non difendano l’indifendibile e aprano una fase nuova. Far finta di non sentire le sirene vuol dire portare l’Italia nel baratro: Berlusconi è parte del problema e potrebbe essere anche parte della soluzione.

Pier Ferdinando

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Sarkozy e Cameron in Libia, gli interessi in ballo

postato il 16 Settembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Sarkozy e Cameron, leader di Francia e Inghilterra, sono atterrati in Libia acclamati come eroi.

Dopo la guerra civile, la Libia rappresenterà, fra le altre cose, un enorme affare: la ricostruzione delle infrastrutture danneggiate, senza contare i contratti petroliferi e i punti di passaggio per il petrolio e il gas del resto dell’Africa (ad esempio il petrolio nigeriano). L’Italia che fino a ieri era il partner privilegiato della Libia, rischia a breve di essere tagliata fuori, con ripercussioni alle aziende, le finanze, i lavoratori.

Giusto per dare un’idea degli interessi che l’Italia ha in Libia, basta citare che prima della guerra civile, eravamo al primo posto per l’export e al quinto per l’import da Tripoli, con un interscambio nel 2010 che si aggirava sopra i 12 miliardi. Dalla Libia proviene quasi un terzo del petrolio e del gas che utilizziamo, senza contare che i libici possedevano circa il 7% di Unicredit, la finanziaria Lafico possiede il 14,8% della Retelit (società controllata dalla Telecom Italia attiva nel WiMax), il 7,5% della Juventus e il 21,7% della ditta Olcese. A questo aggiungiamo che Tripoli possiede una partecipazione attorno al 2,01% di Finmeccanica, e circa 100 imprese italiane in Libia, prevalentemente collegate al settore petrolifero e alle infrastrutture, ai settori della meccanica, dei prodotti e della tecnologia per le costruzioni. L’elenco è smisurato, ma, volendo restare alle più note, non possiamo non citare Iveco (gruppo Fiat) presente con una società mista ed un impianto di assemblaggio di veicoli industriali, Impregilo (i contratti stipulati con la Libia pesano per circa l’11% del fatturato della società), Bonatti, Garboli-Conicos, Maltauro, Ferretti Group (tutte società di costruzioni). Altri settori sono quelli delle centrali termiche (Enel power), impiantistica (Tecnimont, Techint, Snam Progetti, Edison, Ava, Cosmi, Chimec, Technip). Telecom è presente anche con Prysmian Cables (ex Pirelli Cavi). Nel 2008 inoltre i libici hanno formalizzato un’intesa con il ministero dell’Economia italiano che dovrebbe permettere a Tripoli di aumentare le partecipazioni in ENI (di cui già possiedono lo 0,7% del capitale) inizialmente al 5%, poi all’8%, fino a un massimo del 10%.  L’ENI è il primo produttore straniero nel paese libico, con una produzione di circa 244mila barili di petrolio al giorno, oltre al gas prodotto dai campi libici attraverso il gasdotto denominato GreenStream (che in questi giorni è stato chiuso a scopo precauzionale dall’ENI) che collega Mellitah, sulla costa libica, con Gela, in Sicilia.

Ma tutto questo era niente se confrontato con il piano di modernizzazione della Libia concepito da Gheddafi, che prevedeva investimenti per 153 miliardi di dollari per realizzare infrastrutture, progetti urbanistici e tecnologie per sviluppare l’industria estrattiva del petrolio e del gas.

Ovviamente questo piano acquista maggior peso ora che la Libia è da ricostruire interamente e in questo senso Impregilo che ha fatto molti affari in Libia: aveva vinto una commessa per la costruzione di una torre di 180 metri e un albergo di 600 camere a Tripoli, ha realizzato gli aeroporti di Kufra, Benina e Misuratah, e il Parlamento a Sirte. La stessa società ha vinto l’appalto per costruire tre università, più diversi alberghi e è in gara per la costruzione di una autostrada fino all’Egitto.

Tutto questo rischia di sparire se il governo non si muoverà per tempo come stanno facendo i governi di Francia e Gran Bretagna, ma, ed è questo il vero problema.

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Rassegna stampa, 16 settembre 2011

postato il 16 Settembre 2011
“Andrà sempre peggio, prima di andare meglio”: così recita un vecchio adagio. Ma qui ci sembra, purtroppo, che non si faccia altro che continuare a scendere giù, senza vedere – nemmeno da lontano – una via d’uscita, una possibilità di risalita: la manovra economica che è stata approvata appena due giorni fa, infatti, si è già largamente dimostrata incapace di invertire la tendenza negativa e di rappresentare, quindi, un viatico per ricominciare a crescere. Sui giornali di oggi trovate a tal proposito la ripetuta “scomunica” da parte del mondo produttivo al Governo Berlusconi, accusato di aver condotto la nostra economia in una situazione di stagnazione senza precedenti, con il Pil fermo a 13 anni fa, la pressione fiscale più alta di sempre al 44% e una crescita che nel 2011 sarà dello 0,7% e nel 2012 dell’0,2% (contro lo 0,9% e l’1,1% indicati a giugno): adesso pare che a Palazzo Chigi stiano mettendo su un piano straordinario per lo sviluppo, ma chi pensate possa crederci? Hanno perso anni negando la crisi e gli  ultimi mesi dimostrando la loro incapacità nel gestirla (ecco perché il nostro Paese merita di meglio, leggete l’editoriale di Calabresi su La Stampa). E pensare che c’è stato chi, come noi, non ha fatto che chiedere più responsabilità e credibilità nella gestione dell’emergenza, e più disponibilità nel recepire i consigli e le idee di chi ne capisce veramente: lo continuiamo a fare anche oggi, proponendovi (e proponendogli), in successione, la lettura dei commenti di: Tito Boeri su Repubblica (il Governo si è convinto, sbagliando, che l’Italia da sola non possa farcela); Il Foglio, che analizza il “manifesto sviluppista” messo su dagli editorialisti del Corsera, Alesina e Giavazzi (più investimenti, meno spese, riforma dell’art.8); Dani Rodrik sul Sole (che si dice favorevole all’idea degli eurobond, a patto che l’Europa vigili sui vari Stati membri, impedendo loro di indebitarsi e creare deficit oltremodo).
Casini a Genova non ci mette la faccia. Sulle primarie nessun accordo col Pd (Antonio Calitri, ItaliaOggi)

Il sindaco punta agli ex di An. Governatore, patto con gli azzurri (Alberto Gentili, Il Messaggero)

Crescita zero e benessere indietro di 10 anni: dal lavoro al fisco, l’Italia non riparte più (Roberto Mania, La Repubblica)

Confindustria: Pil fermo a 13 anni fa (Antonella Baccaro, Corriere)

Il nodo è nella politica fiscale (Dani Rodrik, Sole24Ore)

Il manifesto sviluppista di Alesina e Giavazzi (art. 8 incluso) (Il Foglio)

La ricetta della crescita (Tito Boeri, La Repubblica)

L’Italia merita di meglio (Mario Calabresi, La Stampa)

Le province intoccabili (Sergio Rizzo, Corriere)

Il Pdl e il dubbio che cresce: c’è un problema di credibilità (Francesco Verderami, Corriere della Sera)

Intercettazioni, il Pdl riparte dal vecchio Ddl (Lina Palmerini, Sole24Ore)

Si riscrive lo statuto della Pa (Francesca Mialno, Sole24Ore)

Referendum e giochi di prestigio (Michele Ainis, Corriere)

United colors of School (Corrado Giustiniani, L’Espresso)

(Avete notato? Nella nostra rassegna stampa di oggi non c’è nessun riferimento all’ennesimo scandalo sessuale che ha coinvolto di recente il nostro Premier, Silvio Berlusconi. È una scelta voluta, perché riteniamo che in momenti come questo le urgenze siano ben altre e, ahinoi, sempre le stesse: a partire della grande crisi che non accenna a placarsi, dalla politica che continua a non capire, dalle famiglie che soffrono e hanno bisogno di aiuto. Tutte le bassezze, le piccolezze, le tristezze che emergono immergendosi nel nuovo “affaire Lavitola” ci disgustano, soprattutto perché allontanano l’opinione pubblica dal discutere le vere priorità della nostra agenda politica, economica e sociale. Noi preferiamo occuparci ancora, anche a costo di sembrare scontati e ripetitivi, di politica, di crescita, di riforme strutturali, di economia: ecco perché la nostra rassegna stampa di oggi potrà sembrarvi “strana”, “straordinaria”; ma, vi diciamo noi, è semplicemente “normale”).


Commenti disabilitati su Rassegna stampa, 16 settembre 2011

Ospite della “Telefonata di Belpietro”

postato il 14 Settembre 2011

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