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Rassegna stampa, 8 ottobre 2011

postato il 8 Ottobre 2011
Ricca rassegna stampa, oggi, al centro della quale alcuni pezzi dedicati al Presidente Casini. Partiamo dall’intervista che il nostro leader ha rilasciato a Carmelo Lopapa, e che è – a parte il solito titolo rimaneggiato, non saremo certo noi a mandare in esilio qualcuno – molto interessante e in linea con quanto abbiamo sempre sostenuto: Casini è tornato sui movimenti interni al Pdl di questi giorni, sottolineando il fatto che «qui non si tratta di dare una spallata ma di evitare quella che il Paese rischia di subire» e che l’ennesimo corteggiamento di Berlusconi al nostro indirizzo è ridicolo, visto che non si può pensare di fare l’unità dei moderati finché lui resta al comando: «come può non pensare che è proprio lui, dopo aver spaccato il fronte dei moderati, l’ostacolo maggiore? È lui che ha cacciato l’Udc dalla sua maggioranza, è lui che ha espulso Fini dal partito, è lui che ha emarginato le figure più moderate e autorevoli all’interno del Pdl». Per meglio analizzare i temi di questa intervista, può risultare utile anche la lettura del commento settimanale del notista politico Francesco Verderami, che sul Corriere analizza proprio le strategie centriste: Casini sembra ormai deciso ad andare al voto adesso – visto che tutti i sondaggi e gli indici di gradimento sono a noi favorevoli, sul Messaggero trovate un sondaggio Crespi di ieri che ha visto Casini al top – cercando di convincere anche gli irrequieti del Pdl, Scajola e Pisanu, ad aggregarsi in un unico nuovo soggetto, anche se permangono dei dubbi sulle reali intenzioni dei due ex-Dc. Proprio le mosse dei due “frondisti” sono al centro delle analisi di oggi di Sorgi su La Stampa (che sembra però scartare l’ipotesi di una nuova scissione) e di Pombeni sul Messaggero (che invece vede nel ritorno di fiamma centrista, la possibile spinta per una vera ricomposizione unitaria dell’area moderata, finalmente oltre il Pdl); in questo quadro, poi, si inscrive ancora una volta il nuovo attivismo delle associazioni cattoliche: come ci racconta il Messaggero, infatti, qualche giorno fa, nel salotto di Pellegrino Capaldo, si sono visti proprio Casini, Formigoni, Scajola e Pisanu – come scrive la giornalista Jerkov, erano presenti “i massimi protagonisti dell’area moderata, oggi su fronti opposti, domani si vedrà: ciascuno con le proprie ragioni e i propri dubbi, a unirli l’allarme comune su questa fase del berlusconismo e su cosa accadrà dopo” e, cosa più importante, tra Pisanu e Scajola che puntano per il grande passo e Formigoni che predica prudenza, il “leader naturale di riferimento di questo mondo è Casini”. Ma del resto, pensateci su un attimo: in Spagna i Popolari hanno concluso oggi la loro convention annuale, appuntamento che preannuncia in gran parte la probabile vittoria di Mariano Rajoy alle prossime elezioni generali; vi stupisce forse il fatto che l’unico leader straniero a presenziare fosse proprio Casini, mentre il nostro Premier (che non perde occasione per sproloquiare sul PPE italiano) fosse a festeggiare il compleanno di Putin? Infine, ancora economia: mentre l’Italia è stata nuovamente declassata dalle agenzie di rating, ieri si è registrato un appello importante di Draghi sulla necessità di tornare a crescere e di investire sui giovani; noi lo analizziamo con un editoriale di Irene Tinagli sulla Stampa, uno di Tito Boeri su Repubblica e due commenti sul Foglio (sul rapporto che intercorre tra crescita, sviluppo e liberismo).

Casini: “Se il premier si farà da parte non lo manderemo in esilio ma eviteremo il voto nel 2012” (Carmelo Lo Papa, La Repubblica)

La mossa di Casini: alle urne così (Francesco Verderami, Corriere)

Sondaggi, al leader udc il top della fiducia (Il Messaggero)

Berlusconi: “Governare è un sacrificio, ma non mi dimetto” (Lorenzo Fuccaro, Corriere)

L’associazione Sturzo e il progetto anti-declino (Barbara Jerkov, Il Messaggero)

Scajola e Pisanu riaprono scenari sul Berlusconi-bis (La Discussione)

Non è detto che Scajola e Pisanu lavorino alla crisi (Marcello Sorgi, La Stampa)

La spinta moderata e il futuro del Pdl (Paolo Pombeni, Il Messaggero)

Un governo slabbrato punta al 2013 ma va in confusione sul condono e rischia di perdere pezzi (Massimo Franco, Corriere)

L’appello riformatore di Draghi per una salutare manovra sviluppista (Il Foglio)

Primum crescere. Le soluzioni liberiste per un vero decreto sviluppista (Il Foglio)

Crescere senza paternalismi (Irene Tinagli, La Stampa)

Partite Iva silenti, ora azione più efficaci (Sole24Ore)

Ora anche Fitch declassa l’Italia (Eugenio Fatigante, Avvenire)

Le generazioni dei poveri (Tito Boeri, La Repubblica)

Politici, il tempo sta per scadere – Avviso a pagamento (Corriere)

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Rassegna stampa, 2 ottobre 2011

postato il 2 Ottobre 2011
Ricca rassegna domenicale. Apriamo con il consueto sondaggio di Mannheimer che, sul Corriere, fotografa gli attuali orientamenti elettorali: tonfo clamoroso del Centrodestra, che crolla nei sondaggi (e per la prima volta, la Lega non riesce ad assorbire gli scontenti del Pdl), e risalita nettissima del Centrosinistra, che è avanti di oltre 10 punti (ma il Pd continua a non crescere, restando solo due punti sopra il Pdl); evidente anche la crescita del Terzo Polo e, in particolare, dell’Udc, che ormai è stabile a quota 7,4% (il Terzo Polo risulta ormai più che decisivo per la formazione di qualsiasi governo). Ma non è certo questo l’orizzonte che ci siamo prefissi: essere decisivi non ci appassiona, noi vogliamo essere il centro di un nuovo schieramento politico: e, infatti, leggete la cronaca che Avvenire fa dell’incontro tra Pisanu e Casini, al termine di un incontro organizzato dai Liberaldemocratici, circa la necessità di dar vita a un “grande movimento di cattolici liberali” che “vada oltre la Destra e la Sinistra” e che si traduca, al più presto, in nuovo soggetto politico. È quello per cui lavoriamo dal 2008 (ma già nel 2006 avevamo proposto una simile soluzione): archiviare definitivamente il berlusconismo e modernizzare questo Paese (e non permetteremo che nuovi uomini della provvidenza o affini pensino di venirci a insegnare ora come si salva la Patria). La piattaforma su cui gettare le basi c’è ed è quella che abbiamo sempre sostenuto e che ora viene rilanciata con forza dall’Europa (e dalla Confindustria): meno Stato e più società, liberalizzazioni, privatizzazioni, riduzione del debito pubblico e crescita del Pil. Se però il centrodestra di oggi preferirà continuare a non osare, a non essere coraggioso, ma a coltivare le proprie rendite di posizione, beh, ci spiace per loro: Angelino Alfano, che aspettiamo ancora si decida a fare il segretario di partito e non il segretario di un leader, ha già collezionato i primi flop (leggete da Repubblica) e se non capirà che il suo futuro sta oltre Berlusconi, si ridurrà presto da promessa (per chi ci ha creduto) a delusione.

Mannheimer – Centrosinistra 10 punti avanti, UDC al 7,4% (Renato Mannheimer, Corriere della Sera)

Casini-Pisanu: urge una svolta (Avvenire)

L’appello di Della Valle scuote la politica. Imprenditori divisi (Maria Antonietta Calabrò, Corriere della Sera)

Mister Tod’s vuol fare le scarpe all’Italia (Giuliano Ferrara, Il Giornale)

Galletti: “Sì a ricette Bce-imprese, ma le risorse vadano alle famiglie” (Eugenio Fatigante, Avvenire)

Imprese meglio della BCE (Maria Cecilia Guerra, l’Unità)

Intercettazioni, il centrodestra si divide. I “falchi” bloccano ogni mediazione (Liana Milella, La Repubblica)

Pochi mesi per le nuove regole o si torna al “Mattarellum” (Carlo Bertini, La Stampa)

Legge elettorale? Cambiamola. Ma chi vince governi sul serio (Carlo Lottieri, Il Giornale)

D’Alimonte: «Cambiare la legge sul voto? Un guaio per Pdl e Lega. E il Pd non sa che pesci pigliare» (Roberto D’Alimonte, QN)

«Vuole evitare le urne». «No, tutto il contrario». Pd e Pdl, letture opposte (Maria Teresa Meli, Corriere della Sera)

Il primo flop di Angelino. La rivolta parte da Mlano. Solo 800 iscritti al partito (Andrea Montanari, La Repubblica)

Berlusconi sparisce dal simbolo elettorale: “Ora fa perdere voti” (Giuseppe Salvaggiulo, La Stampa)

La Rai vale un terzo del canone (Fosca Bincher, Libero)

Il dubbio dei giovani Aspen: “Vergognarsi dell’Italia?” (Danilo Taino, Corriere)

Ascoltiamo quell’urlo in piazza (Francesco Guerrera, La Stampa)

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Rassegna stampa, 1 ottobre 2011

postato il 1 Ottobre 2011
Continuano i giochi di palazzo intorno alla nomina del successore di Draghi a Bankitalia: sul Messaggero trovate la posizione di Casini, che chiede al Premier un atto di decisione, perché non si può pensare di minare l’indipendenza di Palazzo Koch solo per i veti e le ripicche interne alla maggioranza di governo, (che continua a latitare sulle necessità legate alla crisi economica, ma che procede spedito sulla legge antiintercettazioni, leggete Martirano sul Corriere). Spazio poi al richiamo di Napolitano in chiave nazionale e antileghista (leggete Mauro su Repubblica), l’appello di Della Valle (a pagamento e di dubbia interpretazione) e il commento di Alimonte sulla riforma elettorale.
Casini: “Con gli amici di Vasto parliamo del piano delle imprese” (l’Unità)

Bankitalia, governo sotto accusa. Casini: basta veti, premier decida (Mario Stanganelli, Il Messaggero)

L’unità ritrovata dei cattolici. In campo 16 milioni di iscritti (Paolo Conti, Corriere)

Della Valle: Politici, ora basta (Diego Della Valle, Corriere)

Quando la giustizia è “double face”, le procure fanno il gioco dell’oca (Pierluigi Battista, Corriere)

Nel Pdl parte l’attacco al dissidente Pisanu (Alberto d’Argenio e Alessandra Ziniti, La Repubblica)

La coscienza dello Stato (Ezio Mauro, La Repubblica)

Il rischio di riforme affrettate (Roberto D’Alimonte, Sole24Ore)

Il Pdl apre all’Udc sulle intercettazioni. Il Pd: ostruzionismo (Dino Martirano, Corriere)

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Rassegna stampa, 30 settembre 2011

postato il 30 Settembre 2011
La nostra rassegna stampa di oggi è assai “succulenta”, con diverse “matrici” di lettura. Si parta da quella squisitamente politica, con i guai e i rimescolamenti interni al centrodestra: ieri il deputato Pdl Santo Versace ha abbandonato il suo partito, aderendo al Gruppo Misto (anche se voci insistenti lo danno prossimo a un passaggio con l’Udc), che ormai è in fase di “sbriciolamento” (così come spiega a Roncone sul Corsera): altri 15 deputati starebbero meditando un passaggio simile e Monica Guerzoni ci racconta di un pranzo con Pisanu di 12 senatori “inquieti”, delusi dalla linea attendista e inconcludente del governo e orientanti verso nuovi lidi politici (“c’è il rischio di qualche sgradita sorpresa”). Quali siano, però, questi lidi politici non è semplice definirlo: dopo la prolusione del Card. Bagnasco al Consiglio permanente della Cei, molti opinionisti si sono detti convinti che il rapporto politico che c’era tra la Chiesa e Berlusconi possa dirsi definitivamente concluso e che, molto presto, il centrodestra potrebbe riarticolarsi in modo assolutamente nuovo, mettendo finalmente da parte il berlusconismo: come spiega bene, infatti, Damilano sull’Espresso, il vero succo del discorso di Bagnasco non sta nell’attacco sferrato al Premier (ormai da molto tempo i vescovi italiani non lo considerano più un interlocutore) ma nell’esplicita richiesta ai cattolici di riorganizzarsi e tornare ad essere centrali in uno schieramento politico ben definito (tesi contestata dal direttore dell’Unità, Claudio Sardo). Ma come? Rifacendo la Dc, forse? No. Un partito cattolico monolitico non serve più a nessuno: l’esempio da seguire c’è e si chiama PPE (Labate sul Riformista ci racconta delle strategie a tal proposito di Angelino Alfano). È senza dubbio una strategia affascinante, ma che non ci convince in pieno: Alfano ci ha deluso più volte, non riuscendo a dimostrare un’autonomia di pensiero e di azione politica che gli permetta di superare la “sindrome del berlusconismo” e finché il centrodestra non si decide a chiudere questa deludente fase politica e ad aprirsi a nuove sfide, un dialogo tra noi e loro (come auspicato da Balardinelli sul Foglio) è impensabile, oltre che impossibile. Altra matrice di lettura è quella economica: ieri il contenuto della lettera inviata da Draghi e Trichet al Governo italiano è stato svelato e ha dimostrato, ancora una volta, come Berlusconi e Tremonti siano stati incapaci di affrontare adeguatamente la crisi – che pure poteva essere, come abbiamo sempre ripetuto noi e sostiene oggi Sofri su Repubblica, un’occasione (vi abbiamo selezionato tre commenti da leggere a tal proposito: uno di Palmerini sul Sole, un altro di Sabatucci sul Messaggero e un ultimo di Menichini su Europa); il grave è che questa incapacità cronica si riflette in ogni azione del governo: prova ne è la mortificante gestione della successione alla Banca d’Italia: non si riesce a scegliere tra Grilli e Saccomanni, minando così l’autonomia gestionale di Palazzo Koch.

Casini: “Non devono scegliere il direttore di un Tg” (Il Giornale)

Versace: “Esco dal Pdl, si sta sbriciolando tutto” (Fabrizio Roncone, Corriere della Sera)

A pranzo con Pisanu 12 senatori ribelli. Il rischio di sorprese (Monica Guerzoni, Corriere)

Alfano a Bruxelles per sposare il Ppe (Tommaso Labate, Il Riformista)

Ricomincio dalla Tecno-Dc (Marco Damilano, L’Espresso)

Cattolici dopo Berlusconi (Claudio Sardo, l’Unità)

Il pubblico decoro non basta, ci vuole la politica (anche con il Pdl e l’Udc) (Sergio Balardinelli, Il Foglio)

Pensioni e liberalizzazioni, lettera Bce senza risposte (Lina Palmerini, Sole24Ore)

La lettera della BCE senza risposte (Giovanni Sabbatucci, Il Messaggero)

Una lettera indirizzata anche a noi (Stefano Menichini, Europa)

L’occasione della crisi (Adriano Sofri, La Repubblica)

Cellulari, l’asta delle frequenze porta allo Stato 3,9 miliardi (Sara Bennewitz, Repubblica)

«No alla legge bavaglio», la protesta arriva in piazza (Ettore Colombo, Il Messaggero)

Tg1, Minzolini indagato per il caso della Ferrario (Fabrizio Caccia, Corriere della Sera)

Geremicca – Terzo polo, una chimera per il Pd (Federico Geremicca, La Stampa)

Buttiglione – Una proposta da prendere sul serio (Rocco Buttiglione, Liberal)

Nel partito assedio a Tremonti. E Saccomanni resta in pole (Amedeo La Mattina, La Stampa)

Fuori dal tunnel (Massimo Gramellini, La Stampa)

Perché Bersani s’è infilato in quel radicale pasticcio (Salvatore Merlo, Il Foglio)

Ma che si aspetta? (Luigi Campiglio, Avvenire)

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