Per i Dem non è l’ora di fare gli schizzinosi, si alleino con il centro

postato il 18 Agosto 2017

L’intervista di Antonio Fraschilla pubblicata su Repubblica

 

Invita Alfano e il Pd a «chiudere l’alleanza in fretta per le regionali in Sicilia guardando alle prossime politiche». E a chi in Alternativa popolare risponde ancora agli appelli di Berlusconi dà un «consiglio»: «Silvio è il più grande, un appello non si nega a nessuno e Berlusconi non prende impegni: lui sta con Salvini». Il leader dei centristi Pier Ferdinando Casini lancia un appello: chiudere «subito» l’intesa nel centrosinistra.

Onorevole Casini, teme che gli alfaniani vadano a destra?
«Tutti i giorni Salvini ci insulta e almeno di questo lo ringrazio: deve apparire chiara la differenza tra noi e loro. Un moderato in condominio con Salvini non ci può stare e quando sento i rituali appelli di Berlusconi all’unità del centrodestra che spingono i centristi ad allearsi con Salvini mi chiedo che senso abbia tutto questo».

Quale risposta si dà?
«Non ha nessun senso. Io non busserò mai alla porta di Salvini: per me vincere con lui sarebbe come se in Francia i centristi avessero vinto con la Le Pen. Non sarebbe una vittoria, ma soltanto il consegnarsi al cialtronismo politico». [Continua a leggere]

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«Angelino non ha scelta, inevitabile l`intesa col Pd»

postato il 10 Agosto 2017

Silvio prigioniero dei veti di Salvini e Meloni

L’intervista di Paolo Mainiero pubblicata su “Il Mattino”

Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, fondatore di Centristi per l’Europa: la Sicilia è diventata il crocevia della politica italiana?
«In Italia ogni elezione amministrativa è un evento che provoca cataclismi. Quando poi si vota in una regione importante come la Sicilia, a pochi mesi dalle politiche, è chiaro che tutti corrono a posizionarsi in attesa del verdetto della Sibilla Cumana».

Centrosinistra e centrodestra annaspano alla caccia di una coalizione e tirano per la giacca Ap e Alfano. Ma a furia di tirare, la giacca si strappa…
«La difficoltà delle coalizioni è la difficoltà della politica italiana. Una politica che sta smarrendo la bussola e in cui i partiti sono sempre più evanescenti e sostanzialmente subiscono le impronte leaderistiche. In questo contesto, il centrosinistra non ha fatto ancora i conti con la sua direzione di marcia, come dimostrala polemica latente su Minniti (che sostengo senza riserve), mentre il centrodestra è sospeso tra un Berlusconi che vorrebbe riscoprire la sua vocazione moderata e Meloni e Salvini che giocano le carte principali». [Continua a leggere]

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Migranti: Casini loda il codice Ong «I cattolici stanno con Minniti»

postato il 10 Agosto 2017

Il Papa non vuole i trafficanti

L’intervista di Antonella Coppari a Pier Ferdinando Casini pubblicata su QN

Convinto anzi arciconvinto che il codice di comportamento per le Ong sia sacrosanto determinato ad appoggiare senza se e senza ma la svolta di Minniti sull’immigrazione che sta producendo ottimi risultati di fronte a voci critiche che si levano dal mondo cattolico Pier Ferdinando Casini presidente della Commissione Affari esteri del Senato con solide radici cristiane, non ha dubbi: “Se si facesse un referendum tra gli italiani che vanno a Messa la domenica sono sicuro che la maggior parte di loro si schiererebbe con il ministro dell’Interno”.

Ma la solidarietà nei confronti dei migranti non dovrebbe essere un imperativo categorico per un cristiano?
“Sicuramente. Ma è un imperativo altrettanto categorico trattare le persone da esseri umani e non da bestie. E siccome chi arriva oggi in Italia va ad alimentare il racket della prostituzione della droga e della criminalità io dico che con i mercanti di schiavi ci deve essere tolleranza zero”. [Continua a leggere]

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SICILIA: AVANTI CON ALLEANZA MODERATI-PROGRESSISTI

postato il 8 Agosto 2017

Sintonia con Alfano: nostro candidato D’Alia, ma serve scelta condivisa da tutti

La conferenza stampa organizzata in Palazzo Busacca a Scicli (Ragusa).

Per noi serve coerenza. Quella che ci ha portato al governo nazionale con Renzi a sostenere Gentiloni, è la stessa coerenza che vogliamo in Sicilia, con moderati e progressisti a dar vita ad una coalizione per la Sicilia.
Sapete che lavoriamo in sintonia con Alfano sia a Roma che in Sicilia. In Sicilia posso citare diverse candidature che vogliamo proporre: Gianpiero D’Alia, ma anche La Via, Misuraca. Le metteremo sul tavolo aperti a quelle che proporranno gli altri, in un progetto organico. Il candidato alla presidenza della Regione Sicilia è troppo importante e arriverà dopo una concertazione, senza imposizioni.
Rispetto le ipotesi di candidati civici ma vorrei che cogliessimo l’occasione politica che oggi c’è in Italia, per dire che la politica o continua a vergognarsi, e sarà subalterna ai populismi di destra e sinistra, o si riappropria del suo ruolo per svolgerlo in prima persona. La politica pulita deve fare dieci passi avanti, non vogliamo seguire il tour dei 5 stelle nelle spiagge. A Roma governano loro, andateci e vedete com’è amministrata. L’elemento dell’esperienza politica è fondamentale, in Sicilia non c’è bisogno di un dilettante che faccia apprendistato.
Vogliamo una alleanza chiara ed esplicita, coerente con la scelta a livello nazionale. Dissensi tra Alfano e Renzi ci sono stati, ma capitano e non si possono trasformare in tempeste. Sarei molto interessato a un progetto Ppe in Italia, magari ci fosse. Ma all’orizzonte non lo vedo: la golden share è in mano a Meloni e Salvini, come si è visto con la candidatura di Musumeci.

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«Alfano sia coerente, sarebbe incomprensibile un suo ritorno a destra»

postato il 31 Luglio 2017

Lo spazio per una proposta politica c’è

L’intervista di Paola Di Caro pubblicata sul Corriere della Sera

E’ «impressionato» Pier Ferdinando Casini dalla «assoluta indifferenza con la quale ormai ci si muove da una parte all’altra, sia a destra che a sinistra». Il passaggio di parlamentari dalla maggioranza all’opposizione, dopo aver assistito al flusso contrario, colpisce il presidente della commissione Esteri del Senato, che col suo partito ha rischiato più volte negli anni corse solitarie e che agli amici centristi, Alfano compreso, manda un messaggio chiaro: «Dopo aver collaborato per quattro anni e mezzo con tre governi di centrosinistra, sarebbe incomprensibile per gli elettori un ritorno a destra, sarebbe la fine della politica». Meglio procedere «con coerenza, perché lo spazio per una proposta politica c’è, ed è enorme».

Cosa la scandalizza, dopo anni in cui si è visto di tutto?
«Ma ci rendiamo conto che, a parte D’Alia, non c’è un ministro del governo Letta nominato dal centrodestra che, perso il posto, non si sia ricollocato contro Renzi? Sono automatismi dovuti solo a convenienze elettorali. E poi ci lamentiamo della scarsa partecipazione al voto, ovvia conseguenza di una politica completamente indifferente ai contenuti».

Berlusconi oggi risulta essere molto attrattivo…
«In realtà Berlusconi mai come questa volta è stato ineccepibile: è intervenuto per richiamare a una maggiore compostezza chi bussava alla sua porta. Lui sa bene che il centro-destra ha vinto le amministrative quasi “a propria insaputa” grazie alle divisioni esplose a sinistra, ed è normale che dica “non accettiamo tutti” ma che, con l’abile Ghedini, provveda ad ospitare i questuanti in una lista satellite di FI che avrebbe il compito di superare la soglia facendo la “copia” dell’originale. E lo voglio vedere quanti elettori voteranno loro anziché il partito di Berlusconi…». [Continua a leggere]

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Libia: su lotta a trafficanti Italia passa da parole a fatti

postato il 30 Luglio 2017

Ospite di Rainews24 intervengo su migranti, rapporti tra Italia e Francia, legge elettorale e prospettive politico-elettorali.

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Libia: Il pattugliamento un colpo ai trafficanti

postato il 29 Luglio 2017

Nel derby con l’Italia a rischiare è Parigi

 L’intervista di Marco Ventura pubblicata su Il Messaggero
Il derby Italia-Francia rischia di trasformarsi in un boomerang per Parigi. Su Fincantieri e sulla Libia il presidente Macron ha fatto due operazioni azzardate. I cantieri di Saint-Nazaire, una volta nazionalizzati, rischiano di restare in carico al governo francese senza funzionare, mentre il vertice con Al Serraj e Haftar è stato poco più di una photo opportunity come è dimostrato dai pesci in faccia di Haftar a Al-Serraj due giorni dopo».
È netto il presidente della Commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, su quello che l’Italia dovrebbe fare in Europa e Nord Africa. «Nel dossier libico sono coinvolti Paesi come gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto, col quale l’Italia ha diversi contenziosi a cominciare dal caso Regeni. Non si può lasciar bighellonare alla Farnesina uno dei nostri migliori diplomatici, Giampaolo Cantini, da tempo nominato ambasciatore al Cairo. Dev’essere mandato a insediarsi e risolvere i problemi».

È in pericolo l’amicizia tra Roma e Parigi?
«L’amicizia italo-francese è più forte delle contingenze, e la storia ha dimostrato che quando Italia e Francia non sono state in sintonia ne sono venuti fuori guai per tutti. Ma oggi il problema è più per Macron e per il governo francese. Lui sarà preoccupato dal calo di sondaggi, si è candidato in nome dell’Europa ma sa quanto sia forte in Francia la spinta sovranista».
Che cosa può succedere adesso?
«Sul fronte della cantieristica, o Macron rinnega la posizione di Hollande e la Francia farà una figura meschina, squalificandosi in Europa per una scelta inaccettabile, o invece il tutto è finalizzato a un nuovo accordo e questo farebbe parte delle regole del gioco. Fincantieri fa un’operazione industriale, non politica. Se la politica glielo impedisce, i francesi vadano avanti per conto loro. I coreani erano ben accetti perché soci finanziari? Fincantieri, proprio perché è una vera industria, può dare una prospettiva ai lavoratori francesi». [Continua a leggere]

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Navi in Africa, una svolta

postato il 28 Luglio 2017

«Le Ong ribelli non sbarcheranno più migranti nei nostri porti»

L’intervista di Lorenzo Bianchi pubblicata su QN

Navi italiane a ridosso della costa libica. E’ un blocco navale?
«No, si tratta – smentisce con forza il presidente della commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini – di assistere la Guardia Costiera libica. Per la prima volta noi siamo autorizzati su richiesta del governo Sarraj a entrare nelle acque territoriali per svolgere l ‘azione di contrasto che la Guardia Costiera locale non riesce a fare cercando di respingere i trafficanti di persone. Con la nostra assistenza potrà infliggere di fatto un serio colpo alle loro attività».

Si frenerà il flusso dei migranti?
«Ora l’Italia affronta la questione libica con una strategia complessiva. C’è stato un ottimo lavoro di squadra. Sarebbe stato splendido però che il presidente francese Emmanuel Macron avesse veramente realizzato il capolavoro».

Invece?
«Al rientro in Libia Haftar (il generale che di fatto controlla la Cirenaica ndr) ha detto che Sarraj (il premier del Governo di unità nazionale appoggiato dall Onu ndr) è un fanfarone, un fantoccio e che non controlla nulla. E’ la risposta più efficace a chi riteneva che l Italia fosse stata espropriata e che si fosse realizzato il miracolo di Parigi».

Adesso Macron annuncia che il suo Paese farà in Libia centri hotspot per i richiedenti asilo politico “con o senza l’Unione Europea”
«Per noi tutto quello che contribuisce a infliggere colpi ai trafficanti di esseri umani o a bloccare questo esodo incontrollato è un fatto positivo. Comunque mi sembra che le stesse smentite francesi dimostrino che non hanno le idee così chiare». [Continua a leggere]

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L’Italia ricorda Simone Veil

postato il 27 Luglio 2017

Il mio intervento al convegno organizzato nell’Aula della Commissione Difesa del Senato, insieme al Presidente del Senato, Pietro Grasso, l’ex Ministro degli Affari esteri Emma Bonino ed il Ministro degli Affari europei della Repubblica francese, Nathalie Loiseau.

sdr

Lo scorso giugno l’Europa ha perduto due alte figure politiche e morali, due personalità differenti ma legate dalle loro convinzioni europeiste, due simboli del Novecento che hanno attraversato diverse stagioni incarnando, ciascuno a proprio modo, la speranza europea: Helmuth Kohl e Simone Veil.
Dopo aver celebrato l’ex cancelliere tedesco oggi siamo qui a ricordare Simone Veil, una donna straordinaria, un esempio di cultura, intelligenza e determinazione protagonista di primissimo piano della politica francese ed europea.
Dall’elezione di De Gaulle a quella di Sarkozy, dal maggio del ’68 al crollo del Muro di Berlino, dai processi di Norimberga alla creazione dello Stato di Israele, Simone Veil è stata senza dubbio uno dei protagonisti di maggior rilievo della storia europea.
Sopravvissuta ad Auschwitz, testimone dell’orrore della Shoah, femminista e protagonista di battaglie per le libertà delle donne, magistrato e più volte ministro, ma soprattutto convinta costruttrice di quel grande e ambizioso progetto che è l’Europa.
Tutta la sua vicenda personale simboleggia la profondità delle radici antifasciste e delle motivazioni democratiche del movimento europeista pur in un contesto politico – come quello del centrodestra francese degli anni Settanta – dove era ancora forte una certa opposizione verso ogni iniziativa volta a rafforzare il carattere sovranazionale dell’integrazione europea. Simone Veil era profondamente convinta che il bene comune europeo dovesse sorpassare gli interessi nazionali e che l’Europa andasse costruita sulla base della riconciliazione, della mutua fiducia, dell’amicizia, in una sorta di destino comune.

Celebrando oggi Simone Veil noi intendiamo anche celebrare la nostra amicizia con la Francia che è nel codice genetico del nostro Paese.
Abbiamo sempre ritenuto – e lo confermiamo oggi – che Francia e Germania siano fondamentali motori dell’unità europea e che il ruolo dell’Italia non possa che essere quello di muoversi in stretta sintonia con loro.
Quando, nel 1979, furono indette le prime elezioni a suffragio universale del Parlamento europeo, c’era bisogno di una guida autorevole e riconoscibile e di una figura che fosse rappresentativa di quello che l’integrazione europea intendeva essere: una grande impresa di pace, democrazia e progresso.
Con la sua storia decennale di resistenza e impegno per la promozione dei diritti umani e contro l’odio razziale e le discriminazioni di genere, Simone Veil era perfetta per quel ruolo. E sarà proprio lei a diventare il Primo Presidente eletto di quell’Assemblea da radicare e riempire di contenuti. Da quello scranno Veil parlerà senza reticenze, delle difficoltà della costruzione europea, ma anche della ineluttabilità di un simile percorso. Come un orizzonte verso cui tendere ed a cui dedicare impegno, energie e speranze.
Nel discorso pronunciato per la sua investitura, la Veil formulerà in modo chiaro i tre presupposti necessari per il successo del processo d’integrazione, “la competizione che stimola, la cooperazione che rafforza e la solidarietà che unisce“.
L’Unione dell’Europa mi ha riconciliato con il XX secolo“, scriverà in seguito nella sua biografia ricordando quanto la costruzione dell’Europa fosse la migliore risposta alle violenze e alle umiliazioni dei nazionalismi, i cui segni – quel numero 78651 tatuato sul braccio a memoria e monito – ha voluto rimanessero impressi sulla sua pelle fino alla fine.
Spentasi alla vigilia del suo novantesimo compleanno, Simone Veil ci appare oggi come una personalità complessa, difficilmente inquadrabile nelle categorie abituali della politica, custode della tradizione ma portatrice di modernità, vicina ai deboli e ai perseguitati, ma allergica ad ogni vittimismo.
Una donna forte, insomma, coraggiosa, battagliera e profondamente consapevole del fondamentale ruolo delle donne nella vita pubblica.
A questo proposito, vale la pena di rileggere un ritratto scritto da Altiero Spinelli il 24 ottobre 1979 sul suo diario: “Durante il pranzo osservo la presidente: è una donna tesa, incapace di un gesto di buon umore o di ironia. Non sa quasi sorridere. Questo atteggiamento assertivo ma in fondo consapevole di aver impegnato tutto se stesso senza più riserve nell’asserzione, e perciò impegnato a non distrarsi in alcun modo l’ho incontrato in alcuni uomini ma più spesso in donne politiche. Anche Ursula (Ursula Hirschmann – moglie di Altiero Spinelli) era un po’ così quando faceva politica. Credo che ciò sia dovuto al senso che una donna così impegnata ha di essere su un terreno ancora di fatto ostile. Sente ghignare intorno a sé i maschi, pronti a beffarsi di lei se non è in qualche momento all’altezza della situazione. Mi piace questa volontà concentrata di coraggio“.
Nel giorno della sua scomparsa, il Parlamento europeo l’ha celebrata definendola “la coscienza dell’Europa”.
Di questa coscienza sentiremo la mancanza come uomini e come europei.

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Venezuela: Parlamento italiano sempre attento su crisi

postato il 26 Luglio 2017

Alla conferenza sulla situazione del Venezuela, promossa dal vice presidente del Gruppo Pd a Palazzo Madama, Alessandro Maran, alla presenza di Tulio Hernàndez, scrittore e sociologo venezuelano costretto all’esilio dal suo Paese per il suo dissenso nei confronti del regime di Maduro.

sdr

Il Parlamento italiano, anche in nome del meraviglioso rapporto con il Venezuela, non si è mai addormentato su questa vicenda, cercando di tenere sempre desta l’attenzione. Sarebbe molto bello che i giovani italiani capissero fino in fondo cosa significa la politica e la democrazia guardando il Venezuela oggi, a noi sembra che tutto sia acquisito, che abbiamo tutto facile.
Tutto parte da un concetto di fondo, la legittimità del parlamento. Il popolo ha eletto legittimamente il parlamento, a cui però, a tavolino, è stata sottratta la legittimità democratica, da parte di chi invece aveva perso la sua di legittimità, cioè da parte del governo. Molti di noi hanno paura che alla fine finisca in un bagno di sangue, questo è il rischio vero che abbiamo di fronte.
Noi siamo con il Venezuela con l’anima e col cuore.

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