«Un nuovo partito di centro vale più del 10%. Renzi? È in grado di parlare ai moderati»

postato il 4 Giugno 2019

C’è uno spazio enorme, non lasciamo l’Italia in mano a irresponsabili estremisti anti-UE. A Calenda dico: non ha senso chiedere l’autorizzazione a Zingaretti. Dentro FI c’è chi non vuole morire salviniano.

 

L’intervista di Fabrizio Nicotra pubblicata sul Messaggero

«Se vogliamo evitare che gli irresponsabili al governo portino l’Italia verso la rovina e che l’ondata di demagogia e pressappochismo travolga tutto, noi dobbiamo coprire lo spazio immenso che si è creato al centro». Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera e oggi senatore del gruppo delle Autonomie, è uno che di centro se ne intende e secondo lui è arrivata (o ritornata) l’ora che i «moderati si mettano al lavoro per occupare questo spazio. Che nel Paese vale più del 10%». E gli interlocutori possono essere tanti: da Matteo Renzi a Carlo Calenda fino a chi, dentro Forza Italia, non vuole morire salviniano.

Presidente davvero ritiene che in una fase di tripolarismo Lega, Pd, M5S ci sia la possibilità di un nuovo soggetto di centro?
«C’è uno spazio immenso, che è un delitto non coprire se non vogliamo che l’Italia resti vittima degli estremismi, dell’antieuropeismo e dei populismi. Per arrestare l’ondata di demagogia e di pressappochismo, dobbiamo capire che al centro ci sono praterie che vanno colmate. Gli italiani non possono essere lasciati nelle mani di irresponsabili che, senza alcuna cognizione di economia e di finanza, ci stanno portando a una guerra con l’Europa che per i nostri interessi sarà letale».

Quali segnali le danno questa convinzione?
«Io giro l’Italia e c’è tanta gente che chiede ai moderati di rimettersi in marcia. FI ondeggia ormai tra il vassallaggio a Salvini e la voglia di rinascere facendo qualcosa di più decoroso. Nel Pd Zingaretti sta facendo un lavoro serio, che non sottovaluto. Ma ci sono tanti elettori che il Pd non lo votano: alle Europee il Pd ha preso il 22% e, se pensiamo che Leu non ha presentato la lista, la somma è quella delle Politiche. Anche con qualche alleato, ma senza una massa critica diversa, i dem sono condannati alla testimonianza». [Continua a leggere]

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Ora nuovo centro alleato col Pd

postato il 30 Maggio 2019

La ricetta per battere la Lega: «Nella coalizione anche i delusi da Forza Italia»

L’intervista di Francesco Ghidetti pubblicata su Quotidiano Nazionale.

ESISTE al centro uno spazio enorme (da riempire) e i 5 Stelle rischiano grosso (ma non bisogna infierire sugli sconfitti). Pier Ferdinando Casini, 63 anni, bolognese senza se e senza ma, ha dedicato la sua vita alla politica. Ora siede a Palazzo Madama, in passato è stato il numero uno della Camera dei deputati e molto altro.
«Prima di discutere degli sconfitti, permettetemi un’osservazione. Queste elezioni dimostrano che lo spazio da conquistare al centro è largo e ampio. Se il Pd vuol tornare davvero protagonista, per contrastare la Lega, non ha che una via: realizzare una coalizione che convinca i moderati, i delusi da Forza Italia e quel 15-20 per cento in più che aveva votato Renzi cinque anni fa. A noi spetta il compito di organizzare una forza politica che va messa in campo senza autorizzazione preventiva di Zingaretti e che si allei col Pd e sia caratterizzata da una pluralità di soggetti».

Intanto, la politica italiana s’è persa i 5 Stelle…
«Non è mio costume infierire sugli sconfitti, fossi in loro non starei tranquillo. Perdere, nel giro di un anno, un voto su due è grave».
Ma sono finiti o no?
«Certo è che si sono infilati in un vicolo cieco o, comunque, in una via molto stretta».
Da cui è difficile uscire…
«Difficilissimo. Che fanno? Alzano i toni con il leader della Lega Matteo Salvini? Improbabile. Vanno a elezioni anticipate? Non è possibile perché dal 17 di domenica potrebbero crollare al 10».
La sua ricetta se fosse grillino quale sarebbe?
(risata). «Eventualità remota… A parte le battute, credo dovrebbero seguire un antico insegnamento del democristiano Emilio Colombo: calma, calma, calma. Dovrebbero prendere fiato perché per loro si annunciano tempi grami».
Ma più attenzione alla formazione della classe dirigente?
«Certo, anche se la questione non riguarda solo loro. Sia chiaro: non è che siano incapaci. Hanno molte ragazze e ragazzi bravi, ma di poca esperienza. Se la stanno facendo ora sul campo».
Il che spiega la catastrofe?
«No. I pentastellati hanno pensato di governare il Paese riempiendo il vuoto con un’incredibile arroganza. Come posseduti da un delirio di onnipotenza che ha portato scarsi risultati, direi».
In Sicilia, uno dei loro granai…
«La fermo subito. I granai non esistono più. Ora è tutt’altra storia. Basti guardare a che cosa è successo nella nostra Emilia-Romagna, con la Lega che diventa il primo partito».
E conta in Europa. Parecchio.
«La Lega non conta in Europa e si gioca una partita davvero difficile. In fondo, popolari e socialisti, le grandi famiglie europeiste, potranno ancora governare. Tanto è vero che il Carroccio chiede alleanze al Ppe, sa da soli i sovranisti non ce la faranno mai».
E il Pd?
«Rischia grosso se pensa di accontentarsi del recupero di chi aveva votato D’Alema e Bersani. Devono guardare al centro, altro che ‘operazione identitaria’ come sento dire… Proprio il contrario».
Zingaretti: pronti alle elezioni.
«Per far che? Per perdere e cambiare i gruppi parlamentari da ‘renziani’ ad ‘antirenziani’? Per restare a vita all’opposizione?».

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Contro Salvini l’antifascismo non basta

postato il 18 Maggio 2019

I Dem sono l’unica forza in grado di ridare dignità al paese, ma c’è bisogno anche di noi moderati. I delfini di Merola? Finiranno in acquario.

L’intervista di Andrea Chiarini pubblicata su la Repubblica di Bologna

Pier Ferdinando Casini, un centrista sbilanciato a sinistra. Tanto da organizzare per oggi un’iniziativa targata Pd con i candidati alle Europee Paolo De Castro e Francesca Puglisi (Oratorio dei Fiorentini, alle 10). Forse anche per smentire le voci di un riavvicinamento a Forza Italia.

Casini, finirà che l’esorcista arriverà anche per lei.
«Non lo temo, anzi, considerata la mia ormai lunga carriera politica gli esorcismi potrei farli io…».

Battute a parte, ora promuove eventi Pd: è l’ultima svolta?
«Intanto lo faccio per sdebitarmi con quel popolo che mi ha sostenuto e votato alle politiche, poi De Castro e Puglisi sono due persone che conosco e stimo. Francesca ha solo un difetto: è fortitudina». [Continua a leggere]

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Venezuela: L’Italia riconosca Guaidó presidente

postato il 13 Maggio 2019

Roma dovrebbe riattivare la cooperazione allo sviluppo. E’ ridicolo parlare di elezioni libere: organizzate da chi e gestite da chi? Da Maduro? Serve una transizione.

L’intervista di Daria Gorodisky a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Corriere della Sera

«L’Italia,da Paese serio, riconosca finalmente Juan Guaidó come presidente di transizione del Venezuela, così come hanno fatto gli Stati Uniti e più di 50 nazioni al mondo». Pier Ferdinando Casini senatore ed ex presidente della Camera, non condivide la linea del governo.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scritto una lettera a Guaidó…
«Per la prima volta in termini ufficiali Conte ha riconosciuto che l’Assemblea nazionale presieduta da Guaidó e legittimata democraticamente,mentre non lo è l’elezione di Nicolas Maduro. E’ un atto di coraggio rispetto alia posizione dei 5 Stelle, ma non basta».

Conte sostiene che così favorisce il dialogo fra le parti.
«E un’ingenuità totale. Si è visto che cosa e successo dopo la conferenza di Palermo sulla Libia: altro che mediazione fra Haftar e Sarraj, invece della pace è scoppiata la guerra. Sul Venezuela sono al lavoro signori come Mike Pompeo e Sergej Lavrov, non dei dilettanti alio sbaraglio». [Continua a leggere]

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Guazzaloca: Caro Giorgio sono passati due anni, Bologna non ti dimentica

postato il 26 Aprile 2019

La mia lettera pubblicata sul Resto del Carlino a due anni dalla scomparsa di Giorgio Guazzaloca

Caro Giorgio,

sono passati 2 anni da quando ci hai lasciato, ma non ci siamo dimenticati di te.
Bologna continua a volerti bene e a ricordare quello che hai saputo fare per tutti noi, partendo dall’associazionismo, poi approdando alle Istituzioni e infine a Palazzo d’Accursio.
Sei stato un grande poiché hai capito prima degli altri che Bologna aveva bisogno di una svolta civica, ma ancora di più perché diventato primo cittadino non hai amministrato piccole rivalse, ma sei stato il punto più alto di tutta la città. Ricordo che qualcuno ti chiedeva di fare epurazioni, ma tu scegliesti i tuoi più stretti collaboratori tra quei funzionari leali e preparati che sono il lievito di ogni buona amministrazione, tra quei cittadini votati al servizio degli altri come il nostro indimenticabile Franco Pannuti, che ti ha raggiunto proprio in questi mesi.
Capivi che la bolognesità è prima di tutto rispetto delle diversità e non hai mai amministrato il potere come vendetta degli uni contro gli altri. Sei stato un uomo di parte, capace di essere sopra alle parti quando hai avuto la responsabilità di guidare una città unica per spirito e per tradizione. Dai portici restaurati di San Luca, alla statua di San Petronio sotto le Due Torri, vi sono stati tanti piccoli segni della tua presenza che ancora permangono e che anzi meritano di non essere abbandonati.
Quando vedo mio figlio Francesco girare con la maglia rossoblù col nome ‘Guazza’ che gli hai regalato, penso che tante cose sono cambiate in questi pochi mesi: tante cose nella politica, nel mondo e in genere tra noi. Ma non vengono meno i valori semplici e puliti che hanno dato significato al tuo e al nostro percorso umano. E tantomeno si attenua quell’amore verso Bologna e i bolognesi. Non hai mai voluto lasciare un segno nella politica nazionale, ma solo qui, nella città che hai vissuto e scelto di amare: ci sei riuscito e per questo la tua mancanza è ancora più profonda oggi di ieri.

P.S. Caro Giorgio, dimenticavo di parlarti del Campionato: sono sicuro che non ti perdi una partita, ma come vedi purtroppo in questo ambito non è cambiato molto. Soffriamo come sempre. Per fortuna che tu, con Giacomino, Ezio, Marino e gli altri ragazzi del ‘64, ci avete dato una mano per restare nel Paradiso della serie A!! Coraggio ancora un piccolo sforzo…

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Vi spiego i danni del populismo su politica estera e banche

postato il 11 Aprile 2019

“Abbiamo un governo di dilettanti allo sbaraglio”. E sulla commissione d’inchiesta: “E’ l’antimafia bancaria”

Il colloquio con David Allegranti pubblicato su Il Foglio

Pier Ferdinando Casini è sufficientemente esperto per passare con dimestichezza, nel corso di una conversazione, dalla politica estera agli affari interni senza perdere il passo. Intanto partiamo dalla politica estera del governo gialloverde, vero tallone d’Achille insieme all’economia, con una premessa: “La politica estera oggi non è più come prima, un comparto esterno, una proiezione disarticolata rispetto a quel che accade all’interno di un paese. Politica estera e politica interna sono la stessa cosa. Il mondo è più complesso e meno rassicurante rispetto a 20 anni fa. Fino agli anni Novanta c’era un sistema che andava in automatico, con la caduta del Muro di Berlino siamo entrati in una fase complessa. Oggi abbiamo da un lato un gigante dai piedi d’argilla come la Russia, che in termini militari cerca di governare il vuoto nel Mediterraneo lasciato dagli Stati Uniti (anche per la loro mutata condizione energetica) e recupera una sua imperialità che aveva perso da Eltsin in poi. Dall’altro c’è la sfida cinese, la principale”.
I cinesi, con la loro “one belt one road”,sottolinea Casini, “stanno lanciando un’Opa amichevole sul mondo. Sono tornati con una base militare in Africa, a Gibuti, come non facevano da tempo. Hanno messo le fiches su alcuni paesi deboli, europei, come la Grecia, vedi l’acquisizione del porto del Pireo. Oggi in Africa e in Europa hanno un peso crescente”. Il mondo è diventato più complesso, insomma, per molte ragioni. Ecco, in questo contesto “noi abbiamo un’amministrazione politica di dilettanti alio sbaraglio. Dopo i primi mesi sono diventati un po’ più riflessivi, ma all’ inizio sono stati disarmanti nel loro pressappochismo”. Per dire, “nel finale della scorsa legislatura qualcuno dei 5 stelle propose Maduro come mediatore in Libia. Ed è di poche settimane fa la conferenza di Palermo, un’esibizione imbarazzante di velleitarismo”.
L’elenco delle fragilità italiane è dunque lungo e tutto questo “fa sì che gli americani siano profondamente irritati con la nostra amministrazione. Siamo l’unico Paese occidentale che sul Venezuela si è schierato dalla parte della Russia e della Cina. Non meravigliamoci poi se li rivediamo reimbarcarsi in Libia e dire goodbye”. Anche in Europa non andiamo granché, dice Casini, perché “siamo totalmente irrilevanti. Abbiamo polemizzato con tutti, dimostrandoci inaffidabili. Francia e Germania, nel frattempo, vanno avanti da sole e se c’è da portare qualcuno al tavolo vedrete che il convitato sarà la Spagna, non l’Italia. Ci siamo dimostrati ridicoli nel corso della trattativa sulla legge di Stabilità. Siamo partiti lancia in resta salvo poi piagnucolare nelle anticamere di Juncker”. [Continua a leggere]

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Venezuela: solidarietà a Magallanes, solleveremo vicenda a Assemblea Uip

postato il 3 Aprile 2019

Stamattina una delegazione di parlamentari venezuelani diretta in Qatar è stata bloccata a Caracas

Oggi a margine del convegno ‘Venezuela: tra crisi umanitaria e violenza del regime. Racconti e testimonianze dirette’, svoltasi nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.

Solidarieta’ alla collega e amica Mariela Magallanes, impedita a partecipare in Qatar all’Assemblea dell’Unione Interparlamentare a causa della solita arroganza del regime narcotrafficante di Maduro. Solleveremo la questione a Doha, davanti ai parlamentari provenienti da tutto il mondo, nel nome della liberta’ e della solidarieta’ al popolo venezuelano

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Venezuela: la battaglia deve continuare, Italia riconosca Guaidò

postato il 2 Aprile 2019

Lo scorso giovedì 28 marzo il Parlamento europeo ha varato una risoluzione importante, in cui ha chiesto per il Venezuela elezioni presidenziali immediate, trasparenti e credibili.
È ormai acclarato a livello internazionale che nei giorni scorsi sono arrivati aiuti militari russi, aerei russi e mercenari russi, che sono atterrati a Caracas e che stanno costruendo il nerbo dei cosiddetti colectivos, gruppi paramilitari che stanno sorgendo in questo momento in Venezuela e che sono organizzati, direttamente al servizio del regime, dai presidenti delle province e dagli alcalde, cioè dai sindaci delle principali città, che sono vicini al presidente Maduro.
Credo che non abbiamo bisogno di dimostrazioni ulteriori: ormai le interferenze estere, che denuncio in quest’Aula del Senato della Repubblica italiana, ci sono, sono acclarate e non hanno niente a che fare col presunto imperialismo americano, ma hanno a che fare solo con Cuba, con la Russia e con una serie di Paesi, che in questo momento, come sanguisughe, stanno approfittando della drammatica situazione del Venezuela. Abbiamo solo sentimenti di amicizia per il popolo russo e credo che nessuno di noi coltivi sentimenti che non siano di grande rispetto per il presidente Putin, ma non possiamo tacere davanti a questi fatti, che in questi giorni stanno ancora una volta colpendo l’inerme popolazione venezuelana. In queste ore una donna è stata uccisa proprio dai colectivos e abbiamo episodi giornalieri, che ci dimostrano come va avanti questo processo di intimidazione, che è l’unico che può consentire a Maduro di tenere in pugno la situazione, perché il popolo è tutto dall’altra parte. È stato anche messo in prigione il capo della segreteria del presidente Guaidò, a cui rinnoviamo la nostra stima, la nostra amicizia e il riconoscimento del popolo italiano.
Vorrei rivolgermi ai colleghi del Gruppo MoVimento 5 Stelle: do atto al presidente di Maio del fatto che, uscendo dagli incontri che ha avuto con Bolton a Washington, ha dichiarato pubblicamente – di questo gli sono personalmente grato, perché la posizione del Governo italiano fino a qualche settimana fa era diversa – che non riconosciamo Maduro come presidente. È qualcosa, ma non basta. Come i principali Paesi europei dobbiamo arrivare al riconoscimento di Guaidò e chiedere alle Nazioni Unite un intervento assai più significativo di quello che abbiamo avuto fino ad oggi, perché le elezioni libere mentre I colectivos impazzano in Venezuela sono semplicemente impossibili da realizzare. Signor Presidente, la ringrazio dell’attenzione e ringrazio colleghi: penso che la nostra battaglia per il Venezuela debba continuare

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«L’inchiesta sulle banche? Mette in pericolo il sistema»

postato il 31 Marzo 2019

A rischio l’erogazione del credito

L’intervista di Antonio Troise pubblicata su QN
«Non mi piace fare la Cassandra, ma non mi ero sbagliato quando non votai la Commissione di inchiesta sulle banche. Ho proprio la stessa sensazione: ci stiamo complicando la vita da soli. In un’economia in pre-recessione tutto questo è autolesionista». Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera e a capo della Commissione di inchiesta sul credito nell’ultima legislatura, non nasconde le sue preoccupazioni. E il suo disappunto: «Ho sempre pensato che le commissioni d’inchiesta più si moltiplicano e più sono inutili. O, nella peggiore ipotesi, possono diventare la cassa di risonanza di strumentalizzazioni politiche».

Anche lei ne ha guidata una. Pentito?
«Devo dire che è stata la cosa più difficile che ho fatto da quando sono entrato in politica».

E perché?
«Ho fatto i salti mortali per evitare che diventasse la sede parallela della campagna elettorale. Devo dire, però, che sono soddisfatto. Il nostro lavoro è stato apprezzato anche dai risparmiatori».

Serviva proprio una nuova Commissione d’inchiesta sulle banche?
«La situazione è completamente diversa. La Commissione che ho presieduto doveva indagare solo su episodi specifici. Ora, invece, si indagherà a 360 gradi su tutte le banche, senza tenere conto che ci sono leggi italiane ed europee che tutelano l’autonomia e la segretezza dei dati sensibili. Con i poteri di autorità giudiziaria, si può entrare ovunque. Ma a quale scopo?».

Ed è un male?
«Il problema è che oggi le banche sono sottoposte alla vigilanza europea, si sono messe in regola, si sono capitalizzate. Sono un pilastro della nostra economia. Se non rispettiamo le regole, si può solo compromettere l’integrità del sistema e l’erogazione del credito all’economia reale».

Cosa teme?
«Non serve un commissariamento né è ammissibile un’interferenza sulle autorità autorità indipendenti che devono vigilare sul settore, dalla Banca d’Italia alla Consob fino all’Isvap».

Ma se è così, quali sono i veri obiettivi?
«Non riesco a capirli. A meno che non si voglia creare un gigantesco diversivo per arrivare alle elezioni anticipate e precostituirsi un alibi per la campagna elettorale…».

Sia sincero: la Commissione che ha presieduto ha davvero fatto chiarezza?
«Le nostre conclusioni sono state apprezzate anche dal presidente della Consob che, nell’ultima assemblea annuale, ha ringraziato la Commissione perché il suo lavoro ha accelerato la firma del protocollo di intesa con la Banca d’Italia. Non avevamo certo la bacchetta magica…».

Ha fatto bene Mattarella dare il via libera alla Commissione voluta da Lega e M5s?
«Il Presidente ha fatto una cosa importante, dando una nuova apertura di credito alla maggioranza e dimostrando di rispettare chi ha vinto le elezioni».

Che cosa possono fare, ora, i presidenti di Camera e Senato?
«Non possono fare molto più di una moral suasion. L’importante è che usino bene i poteri loro assegnati all’atto dell’individuazione dei singoli commissari».

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Commissione banche: Spero che i parlamentari non debordino dal mandato

postato il 30 Marzo 2019

Ineccepibile la lettera del Presidente Mattarella. Il sistema bancario italiano è una risorsa preziosa per il Paese; c’è anche il pericolo che venga calpestato il ruolo di terzietà della Banca d’Italia e delle altre autorità garanti 

L’intervista di Roberto Giovannini, pubblicata su La Stampa

«Mi chiede se questa Commissione può trasformarsi in una bomba istituzionale ed economica? Non mi faccia parlare… dico solo che oggi, con tutti i problemi che abbiamo, non vedo proprio l’esigenza di crearne di nuovi. Per questo sarebbe auspicabile una riflessione dei gruppi parlamentari. Del resto, consapevole dei rischi potenziali, io votai contro la legge istitutiva di questa Commissione».
Parla Pier Ferdinando Casini, senatore, ex presidente della Camera e presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche istituita alla fine della scorsa legislatura.
Casini, che ne pensa della lettera del presidente Mattarella su questa nuova Commissione d’inchiesta?
«È ineccepibile. La Commissione che ho presieduto partiva da fatti di corruzione all’attenzione della magistratura che avevano coinvolto sette banche ben precise e i loro risparmiatori coinvolti. Noi non potevamo sindacare la gestione di Intesa piuttosto che di Unicredit. Ora, invece, c’è l’intenzione di creare una Commissione con un potere di vigilanza permanente rispetto all’autonomia degli istituti bancari, che è sancita da leggi europee e leggi nazionali. Un potere che può calpestare lo stesso ruolo di terzietà della Banca d’Italia e delle altre autorità garanti. Nella lettera di Mattarella, dunque, è specificato bene quel che dovrebbe fare questa Commissione e ciò che non può fare. Perché sono in ballo questioni che riguardano gli assetti legislativi, la necessità di non interferire rispetto all’autonomia di gestione degli istituti di credito».
Problemi certo molto delicati…
«Problemi centrali per una democrazia liberale: i politici sono terminali di interessi legittimi, ma le banche ad esempio sono vincolate sul segreto bancario, l’erogazione del credito e altro ancora. Non è possibile che una Commissione senza un campo di azione delimitato possa agire in base a una presunzione di colpevolezza dell’intero sistema bancario».
La lettera del Capo dello Stato è chiara, ma è un fatto che la nuova Commissione avrà amplissimi poteri, e potrebbe operare anche al di là dei limiti richiamati nella missiva, spedita ai presidenti delle Camere.
«L’unica garanzia, purtroppo, è affidata alla moral suasion dei presidenti delle Camere, che dovrebbero intervenire nel caso che all’ordine del giorno dei lavori della Commissione venissero posti temi impropri o sconfinanti. Ma il meccanismo è fragile».
Le pongo la domanda in quanto presidente emerito della Camera: concretamente, cosa possono fare Fico e Alberti Casellati se i limiti indicati dal Capo dello Stato venissero violati?
«Una volta istituita e insediata, una Commissione d’inchiesta si rapporta con le istituzioni esterne autonomamente, al punto di poter sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale su decisioni della Magistratura. E quindi c’è solo la moral suasion».
Dunque, se ad esempio fosse convocato Mario Draghi, o l’ad di una banca importante al centro di un’operazione di mercato?
«Una Commissione d’inchiesta ha ampi poteri. Nel caso di Draghi, finché è presidente della Bce, c’è da rispettare la normativa internazionale che ne estende le prerogative in modo forte. Ma un banchiere certamente deve presentarsi».
E stanti così le cose è fondato il timore di potenziali clamorosi conflitti istituzionali, politici ed anche economico-finanziari?
«Spero con tutto il cuore che la lettera di Mattarella non susciti polemiche, ma riflessioni. C’è un grande bisogno di riflettere approfonditamente: il sistema bancario italiano è una risorsa preziosa per il Paese. E i primi che dovrebbero esserne consapevoli sono le autorità politiche di maggioranza. Non dimentichiamo che negli “stress test” europei sulla solidità patrimoniale le banche italiane escono bene, tengono nonostante una precaria situazione economica e sociale. Sarebbe molto meglio evitare di destabilizzare questo sistema, con tutti i gravi rischi del caso»

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