Guazzaloca: Caro Giorgio sono passati due anni, Bologna non ti dimentica

postato il 26 Aprile 2019

La mia lettera pubblicata sul Resto del Carlino a due anni dalla scomparsa di Giorgio Guazzaloca

Caro Giorgio,

sono passati 2 anni da quando ci hai lasciato, ma non ci siamo dimenticati di te.
Bologna continua a volerti bene e a ricordare quello che hai saputo fare per tutti noi, partendo dall’associazionismo, poi approdando alle Istituzioni e infine a Palazzo d’Accursio.
Sei stato un grande poiché hai capito prima degli altri che Bologna aveva bisogno di una svolta civica, ma ancora di più perché diventato primo cittadino non hai amministrato piccole rivalse, ma sei stato il punto più alto di tutta la città. Ricordo che qualcuno ti chiedeva di fare epurazioni, ma tu scegliesti i tuoi più stretti collaboratori tra quei funzionari leali e preparati che sono il lievito di ogni buona amministrazione, tra quei cittadini votati al servizio degli altri come il nostro indimenticabile Franco Pannuti, che ti ha raggiunto proprio in questi mesi.
Capivi che la bolognesità è prima di tutto rispetto delle diversità e non hai mai amministrato il potere come vendetta degli uni contro gli altri. Sei stato un uomo di parte, capace di essere sopra alle parti quando hai avuto la responsabilità di guidare una città unica per spirito e per tradizione. Dai portici restaurati di San Luca, alla statua di San Petronio sotto le Due Torri, vi sono stati tanti piccoli segni della tua presenza che ancora permangono e che anzi meritano di non essere abbandonati.
Quando vedo mio figlio Francesco girare con la maglia rossoblù col nome ‘Guazza’ che gli hai regalato, penso che tante cose sono cambiate in questi pochi mesi: tante cose nella politica, nel mondo e in genere tra noi. Ma non vengono meno i valori semplici e puliti che hanno dato significato al tuo e al nostro percorso umano. E tantomeno si attenua quell’amore verso Bologna e i bolognesi. Non hai mai voluto lasciare un segno nella politica nazionale, ma solo qui, nella città che hai vissuto e scelto di amare: ci sei riuscito e per questo la tua mancanza è ancora più profonda oggi di ieri.

P.S. Caro Giorgio, dimenticavo di parlarti del Campionato: sono sicuro che non ti perdi una partita, ma come vedi purtroppo in questo ambito non è cambiato molto. Soffriamo come sempre. Per fortuna che tu, con Giacomino, Ezio, Marino e gli altri ragazzi del ‘64, ci avete dato una mano per restare nel Paradiso della serie A!! Coraggio ancora un piccolo sforzo…

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Vi spiego i danni del populismo su politica estera e banche

postato il 11 Aprile 2019

“Abbiamo un governo di dilettanti allo sbaraglio”. E sulla commissione d’inchiesta: “E’ l’antimafia bancaria”

Il colloquio con David Allegranti pubblicato su Il Foglio

Pier Ferdinando Casini è sufficientemente esperto per passare con dimestichezza, nel corso di una conversazione, dalla politica estera agli affari interni senza perdere il passo. Intanto partiamo dalla politica estera del governo gialloverde, vero tallone d’Achille insieme all’economia, con una premessa: “La politica estera oggi non è più come prima, un comparto esterno, una proiezione disarticolata rispetto a quel che accade all’interno di un paese. Politica estera e politica interna sono la stessa cosa. Il mondo è più complesso e meno rassicurante rispetto a 20 anni fa. Fino agli anni Novanta c’era un sistema che andava in automatico, con la caduta del Muro di Berlino siamo entrati in una fase complessa. Oggi abbiamo da un lato un gigante dai piedi d’argilla come la Russia, che in termini militari cerca di governare il vuoto nel Mediterraneo lasciato dagli Stati Uniti (anche per la loro mutata condizione energetica) e recupera una sua imperialità che aveva perso da Eltsin in poi. Dall’altro c’è la sfida cinese, la principale”.
I cinesi, con la loro “one belt one road”,sottolinea Casini, “stanno lanciando un’Opa amichevole sul mondo. Sono tornati con una base militare in Africa, a Gibuti, come non facevano da tempo. Hanno messo le fiches su alcuni paesi deboli, europei, come la Grecia, vedi l’acquisizione del porto del Pireo. Oggi in Africa e in Europa hanno un peso crescente”. Il mondo è diventato più complesso, insomma, per molte ragioni. Ecco, in questo contesto “noi abbiamo un’amministrazione politica di dilettanti alio sbaraglio. Dopo i primi mesi sono diventati un po’ più riflessivi, ma all’ inizio sono stati disarmanti nel loro pressappochismo”. Per dire, “nel finale della scorsa legislatura qualcuno dei 5 stelle propose Maduro come mediatore in Libia. Ed è di poche settimane fa la conferenza di Palermo, un’esibizione imbarazzante di velleitarismo”.
L’elenco delle fragilità italiane è dunque lungo e tutto questo “fa sì che gli americani siano profondamente irritati con la nostra amministrazione. Siamo l’unico Paese occidentale che sul Venezuela si è schierato dalla parte della Russia e della Cina. Non meravigliamoci poi se li rivediamo reimbarcarsi in Libia e dire goodbye”. Anche in Europa non andiamo granché, dice Casini, perché “siamo totalmente irrilevanti. Abbiamo polemizzato con tutti, dimostrandoci inaffidabili. Francia e Germania, nel frattempo, vanno avanti da sole e se c’è da portare qualcuno al tavolo vedrete che il convitato sarà la Spagna, non l’Italia. Ci siamo dimostrati ridicoli nel corso della trattativa sulla legge di Stabilità. Siamo partiti lancia in resta salvo poi piagnucolare nelle anticamere di Juncker”. [Continua a leggere]

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Venezuela: solidarietà a Magallanes, solleveremo vicenda a Assemblea Uip

postato il 3 Aprile 2019

Stamattina una delegazione di parlamentari venezuelani diretta in Qatar è stata bloccata a Caracas

Oggi a margine del convegno ‘Venezuela: tra crisi umanitaria e violenza del regime. Racconti e testimonianze dirette’, svoltasi nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.

Solidarieta’ alla collega e amica Mariela Magallanes, impedita a partecipare in Qatar all’Assemblea dell’Unione Interparlamentare a causa della solita arroganza del regime narcotrafficante di Maduro. Solleveremo la questione a Doha, davanti ai parlamentari provenienti da tutto il mondo, nel nome della liberta’ e della solidarieta’ al popolo venezuelano

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Venezuela: la battaglia deve continuare, Italia riconosca Guaidò

postato il 2 Aprile 2019

Lo scorso giovedì 28 marzo il Parlamento europeo ha varato una risoluzione importante, in cui ha chiesto per il Venezuela elezioni presidenziali immediate, trasparenti e credibili.
È ormai acclarato a livello internazionale che nei giorni scorsi sono arrivati aiuti militari russi, aerei russi e mercenari russi, che sono atterrati a Caracas e che stanno costruendo il nerbo dei cosiddetti colectivos, gruppi paramilitari che stanno sorgendo in questo momento in Venezuela e che sono organizzati, direttamente al servizio del regime, dai presidenti delle province e dagli alcalde, cioè dai sindaci delle principali città, che sono vicini al presidente Maduro.
Credo che non abbiamo bisogno di dimostrazioni ulteriori: ormai le interferenze estere, che denuncio in quest’Aula del Senato della Repubblica italiana, ci sono, sono acclarate e non hanno niente a che fare col presunto imperialismo americano, ma hanno a che fare solo con Cuba, con la Russia e con una serie di Paesi, che in questo momento, come sanguisughe, stanno approfittando della drammatica situazione del Venezuela. Abbiamo solo sentimenti di amicizia per il popolo russo e credo che nessuno di noi coltivi sentimenti che non siano di grande rispetto per il presidente Putin, ma non possiamo tacere davanti a questi fatti, che in questi giorni stanno ancora una volta colpendo l’inerme popolazione venezuelana. In queste ore una donna è stata uccisa proprio dai colectivos e abbiamo episodi giornalieri, che ci dimostrano come va avanti questo processo di intimidazione, che è l’unico che può consentire a Maduro di tenere in pugno la situazione, perché il popolo è tutto dall’altra parte. È stato anche messo in prigione il capo della segreteria del presidente Guaidò, a cui rinnoviamo la nostra stima, la nostra amicizia e il riconoscimento del popolo italiano.
Vorrei rivolgermi ai colleghi del Gruppo MoVimento 5 Stelle: do atto al presidente di Maio del fatto che, uscendo dagli incontri che ha avuto con Bolton a Washington, ha dichiarato pubblicamente – di questo gli sono personalmente grato, perché la posizione del Governo italiano fino a qualche settimana fa era diversa – che non riconosciamo Maduro come presidente. È qualcosa, ma non basta. Come i principali Paesi europei dobbiamo arrivare al riconoscimento di Guaidò e chiedere alle Nazioni Unite un intervento assai più significativo di quello che abbiamo avuto fino ad oggi, perché le elezioni libere mentre I colectivos impazzano in Venezuela sono semplicemente impossibili da realizzare. Signor Presidente, la ringrazio dell’attenzione e ringrazio colleghi: penso che la nostra battaglia per il Venezuela debba continuare

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«L’inchiesta sulle banche? Mette in pericolo il sistema»

postato il 31 Marzo 2019

A rischio l’erogazione del credito

L’intervista di Antonio Troise pubblicata su QN
«Non mi piace fare la Cassandra, ma non mi ero sbagliato quando non votai la Commissione di inchiesta sulle banche. Ho proprio la stessa sensazione: ci stiamo complicando la vita da soli. In un’economia in pre-recessione tutto questo è autolesionista». Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera e a capo della Commissione di inchiesta sul credito nell’ultima legislatura, non nasconde le sue preoccupazioni. E il suo disappunto: «Ho sempre pensato che le commissioni d’inchiesta più si moltiplicano e più sono inutili. O, nella peggiore ipotesi, possono diventare la cassa di risonanza di strumentalizzazioni politiche».

Anche lei ne ha guidata una. Pentito?
«Devo dire che è stata la cosa più difficile che ho fatto da quando sono entrato in politica».

E perché?
«Ho fatto i salti mortali per evitare che diventasse la sede parallela della campagna elettorale. Devo dire, però, che sono soddisfatto. Il nostro lavoro è stato apprezzato anche dai risparmiatori».

Serviva proprio una nuova Commissione d’inchiesta sulle banche?
«La situazione è completamente diversa. La Commissione che ho presieduto doveva indagare solo su episodi specifici. Ora, invece, si indagherà a 360 gradi su tutte le banche, senza tenere conto che ci sono leggi italiane ed europee che tutelano l’autonomia e la segretezza dei dati sensibili. Con i poteri di autorità giudiziaria, si può entrare ovunque. Ma a quale scopo?».

Ed è un male?
«Il problema è che oggi le banche sono sottoposte alla vigilanza europea, si sono messe in regola, si sono capitalizzate. Sono un pilastro della nostra economia. Se non rispettiamo le regole, si può solo compromettere l’integrità del sistema e l’erogazione del credito all’economia reale».

Cosa teme?
«Non serve un commissariamento né è ammissibile un’interferenza sulle autorità autorità indipendenti che devono vigilare sul settore, dalla Banca d’Italia alla Consob fino all’Isvap».

Ma se è così, quali sono i veri obiettivi?
«Non riesco a capirli. A meno che non si voglia creare un gigantesco diversivo per arrivare alle elezioni anticipate e precostituirsi un alibi per la campagna elettorale…».

Sia sincero: la Commissione che ha presieduto ha davvero fatto chiarezza?
«Le nostre conclusioni sono state apprezzate anche dal presidente della Consob che, nell’ultima assemblea annuale, ha ringraziato la Commissione perché il suo lavoro ha accelerato la firma del protocollo di intesa con la Banca d’Italia. Non avevamo certo la bacchetta magica…».

Ha fatto bene Mattarella dare il via libera alla Commissione voluta da Lega e M5s?
«Il Presidente ha fatto una cosa importante, dando una nuova apertura di credito alla maggioranza e dimostrando di rispettare chi ha vinto le elezioni».

Che cosa possono fare, ora, i presidenti di Camera e Senato?
«Non possono fare molto più di una moral suasion. L’importante è che usino bene i poteri loro assegnati all’atto dell’individuazione dei singoli commissari».

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Commissione banche: Spero che i parlamentari non debordino dal mandato

postato il 30 Marzo 2019

Ineccepibile la lettera del Presidente Mattarella. Il sistema bancario italiano è una risorsa preziosa per il Paese; c’è anche il pericolo che venga calpestato il ruolo di terzietà della Banca d’Italia e delle altre autorità garanti 

L’intervista di Roberto Giovannini, pubblicata su La Stampa

«Mi chiede se questa Commissione può trasformarsi in una bomba istituzionale ed economica? Non mi faccia parlare… dico solo che oggi, con tutti i problemi che abbiamo, non vedo proprio l’esigenza di crearne di nuovi. Per questo sarebbe auspicabile una riflessione dei gruppi parlamentari. Del resto, consapevole dei rischi potenziali, io votai contro la legge istitutiva di questa Commissione».
Parla Pier Ferdinando Casini, senatore, ex presidente della Camera e presidente della Commissione d’inchiesta sulle banche istituita alla fine della scorsa legislatura.
Casini, che ne pensa della lettera del presidente Mattarella su questa nuova Commissione d’inchiesta?
«È ineccepibile. La Commissione che ho presieduto partiva da fatti di corruzione all’attenzione della magistratura che avevano coinvolto sette banche ben precise e i loro risparmiatori coinvolti. Noi non potevamo sindacare la gestione di Intesa piuttosto che di Unicredit. Ora, invece, c’è l’intenzione di creare una Commissione con un potere di vigilanza permanente rispetto all’autonomia degli istituti bancari, che è sancita da leggi europee e leggi nazionali. Un potere che può calpestare lo stesso ruolo di terzietà della Banca d’Italia e delle altre autorità garanti. Nella lettera di Mattarella, dunque, è specificato bene quel che dovrebbe fare questa Commissione e ciò che non può fare. Perché sono in ballo questioni che riguardano gli assetti legislativi, la necessità di non interferire rispetto all’autonomia di gestione degli istituti di credito».
Problemi certo molto delicati…
«Problemi centrali per una democrazia liberale: i politici sono terminali di interessi legittimi, ma le banche ad esempio sono vincolate sul segreto bancario, l’erogazione del credito e altro ancora. Non è possibile che una Commissione senza un campo di azione delimitato possa agire in base a una presunzione di colpevolezza dell’intero sistema bancario».
La lettera del Capo dello Stato è chiara, ma è un fatto che la nuova Commissione avrà amplissimi poteri, e potrebbe operare anche al di là dei limiti richiamati nella missiva, spedita ai presidenti delle Camere.
«L’unica garanzia, purtroppo, è affidata alla moral suasion dei presidenti delle Camere, che dovrebbero intervenire nel caso che all’ordine del giorno dei lavori della Commissione venissero posti temi impropri o sconfinanti. Ma il meccanismo è fragile».
Le pongo la domanda in quanto presidente emerito della Camera: concretamente, cosa possono fare Fico e Alberti Casellati se i limiti indicati dal Capo dello Stato venissero violati?
«Una volta istituita e insediata, una Commissione d’inchiesta si rapporta con le istituzioni esterne autonomamente, al punto di poter sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale su decisioni della Magistratura. E quindi c’è solo la moral suasion».
Dunque, se ad esempio fosse convocato Mario Draghi, o l’ad di una banca importante al centro di un’operazione di mercato?
«Una Commissione d’inchiesta ha ampi poteri. Nel caso di Draghi, finché è presidente della Bce, c’è da rispettare la normativa internazionale che ne estende le prerogative in modo forte. Ma un banchiere certamente deve presentarsi».
E stanti così le cose è fondato il timore di potenziali clamorosi conflitti istituzionali, politici ed anche economico-finanziari?
«Spero con tutto il cuore che la lettera di Mattarella non susciti polemiche, ma riflessioni. C’è un grande bisogno di riflettere approfonditamente: il sistema bancario italiano è una risorsa preziosa per il Paese. E i primi che dovrebbero esserne consapevoli sono le autorità politiche di maggioranza. Non dimentichiamo che negli “stress test” europei sulla solidità patrimoniale le banche italiane escono bene, tengono nonostante una precaria situazione economica e sociale. Sarebbe molto meglio evitare di destabilizzare questo sistema, con tutti i gravi rischi del caso»

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«Va bene aderire alla Nuova via della seta però bisogna muoversi in ambito europeo»

postato il 13 Marzo 2019

Ha ragione Prodi a chiederci di esporre la bandiera europea il 21 marzo

L’intervista di Marco Ventura pubblicata sul Messaggero

Va bene fare affari con i cinesi e aderire alla Via della Seta, ma non senza l’accordo di Europa e Stati Uniti. Ne è convinto Pier Ferdinando Casini, presidente dell’Unione interparlamentare, per il quale «prima siamo andati alla guerra con l’Europa sulla legge di bilancio, salvo poi cercare intese; dopo abbiamo insultato i francesi, andando però a Canossa per negoziare una soluzione sulla Tav; adesso siamo l’unico Paese in Europa che non ha riconosciuto Guaidò in Venezuela, e l’unico che firma un protocollo sulla One belt one road’ con la Cina. Ci viene detto che questo non cambia la collocazione atlantica dell’Italia L’importante è capire che nella politica internazionale a ogni azione corrisponde una reazione».

E quale sarebbe?
«Non meravigliamoci se qualche nostra grande azienda non chiuderà qualche contratto con gli americani. Grandi gruppi come Leonardo e Eni, in un sistema consolidato di alleanze, hanno ogni giorno concertazioni o affari con gli Usa. Questo salto in avanti dell’Italia sulla Via della Seta è un vorrei ma non posso’ rispetto a tedeschi e francesi, che i loro interessi commerciali li fanno tranquillamente, con i cinesi, senza compromettersi in una firma così impegnativa. Alla fine scontenteremo pure i cinesi, perché adesso si cerca di ridimensionare il tutto».

Siamo in grave ritardo su tedeschi e francesi con la Cina, e dovremmo frenare?
«Noi dovremmo essere al fianco di Francia e Germania per l’Europa, che è l’unica costruzione in grado di garantire i nostri interessi nel mondo. Se procediamo in ordine sparso diventiamo irrilevanti. Ha ragione Prodi a chiederci di esporre la bandiera europea il 21 marzo. Ma il Parlamento, oltre alla bandiera, deve mettere la politica. E prima di qualsiasi firma, il ministro degli Esteri deve venirci a spiegare in Parlamento che cosa si sta per firmare».

Francia e Germania gli affari con la Cina li fanno da quel dì
«Per recuperare il tempo perduto si lavori nel concreto dell’economia e dei rapporti bilaterali, senza sottoscrivere questa Opa amichevole’ della Cina sul mondo, fuori dal contesto europeo». [Continua a leggere]

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Bologna: 18/8 alla presentazione volume “Oltretevere”

postato il 11 Marzo 2019

Il rapporto tra i Pontefici e i Presidenti della Repubblica italiana dal 1946 a oggi
Lunedì 18 marzo – ore 18:00 – presso la Sala eventi Fondazione Carisbo Via Luigi Farini, 15 – Bologna

Presentazione del libro di Alessandro Acciavatti
Coordina:
Dott. Giancarlo MAZZUCA
Giornalista e scrittore
Intervengono:
Sen. Pier Ferdinando CASINI
Presidente emerito della Camera dei Deputati
Prof. Alberto MELLONI
Segretario Fondazione per le Scienze Religiose
Giovanni XXIII
S.E. Mons. Matteo Maria ZUPPI
Arcivescovo Metropolita di Bologna
Sarà presente l’autore

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Venezuela: Siamo con Guaidò e chiediamo al Governo di riconoscerlo

postato il 12 Febbraio 2019

Il mio intervento nell’Aula del Senato a seguito delle comunicazioni del Ministro degli esteri sulla situazione in Venezuela


Il Ministro Moavero ha posto quattro punti all’attenzione del Parlamento: emergenza umanitaria; condanna delle violenze; elezioni presidenziali; garanzie per i nostri connazionali. C’è innanzitutto il tema dell’emergenza umanitaria (forniture essenziali, assistenza ai profughi e tutto il resto). Siamo d’accordo, Ministro, ma questo non è un tema nuovo, l’emergenza c’è da mesi. In effetti, come potrebbe infatti considerarsi diversamente il fatto che in un Paese tre, quattro milioni di profughi sono costretti a scappare a piedi? Come dovremmo definire la situazione che ha portato il 90% dei bambini a non andare a scuola e a frugare nella spazzatura? Ministro, lei ha ragione: c’è un’emergenza umanitaria, ma non si tratta di nulla di nuovo rispetto alla situazione di cui un anno e mezzo fa, già nella scorsa legislatura, il Parlamento aveva parlato. Non c’è dunque niente di nuovo in quello che sta capitando oggi. C’è solo il fatto che il mondo ha aperto gli occhi, tutto il mondo salvo noi, che siamo il Paese che ha fornito tradizionalmente al Venezuela il maggior numero di connazionali.

Il secondo punto riguarda la condanna alla violenza e alla repressione dei diritti umani. Ministro, ma lei non può fare la parte di Alice nel paese delle meraviglie. Noi abbiamo avuto centinaia di prigionieri politici, ma quando la Chiesa ha fatto la mediazione poi se ne è ritirata, perché il primo punto che ha posto è stato quello dell’afflusso del materiale per i diseredati venezuelani e per i profughi, perché ha chiesto la liberazione dei prigionieri politici e un processo elettorale credibile. È stato risposto di no su tutta la linea da Maduro e, addirittura, la Chiesa si è ritirata dalla mediazione.
Oggi parliamo di condanna della violenza e della repressione, ma non si può fare un discorso così generico. La condanna della violenza e della repressione ha un nome e cognome: la condanna del regime di Maduro che è fortemente connesso al narcotraffico, che oggi ha spostato le sue rotte tradizionali. Dalla Colombia oggi passa tutto dal Venezuela. Il traffico internazionale della droga passa da lì! Apriamo gli occhi, se non altro per contrastarlo meglio!

Andiamo oltre. Voglio dirlo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: so che è una loro posizione tradizionale ma, dato che essi dicono che in questa vicenda non si accettano le interferenze estere, io dico loro quanto segue. L’interferenza estera più grande che c’è in Venezuela è l’esercito venezuelano controllato dagli osservatori cubani. Infatti, cubani in permanenza ai vertici dell’esercito oggi rappresentano la garanzia che l’esercito non molli Maduro, perché i gradi medi e bassi dell’esercito già si sono rifiutati di sparare sulla popolazione.
Vorrei farvi notare una cosa: per la prima volta, nell’ultima manifestazione, non vi sono stati morti. E perché questo è capitato oggi e non è capitato nelle manifestazioni degli anni scorsi e dei mesi scorsi? Perché l’esercito ha paura; perché comincia ad avere paura di continuare a perpetrare gli omicidi di massa che ha perpetrato in questi anni; perché c’è un controllo degli osservatori internazionali; perché si sono accesi i fari.
Quando, qualche mese, fa c’è stato l’insediamento di Maduro, nessun ambasciatore europeo vi è andato, neanche quello italiano. L’Italia non si dissociò allora da questa posizione internazionale, che ci viene presentata come se fosse qualcosa di nuovo, mentre è qualcosa di acclarato e anche di sottoscritto dall’Italia.
Lei Ministro dice che l’Assemblea parlamentare è legittimata. Grazie, lo sappiamo anche noi. È l’unico organismo legittimato, ma ci siamo dimenticati di dire che parte dei suoi membri sono stati incarcerati, che i deputati venezuelani non ricevono gli stipendi, che hanno chiuso la possibilità di accesso al Parlamento e che la Corte costituzionale nelle mani di Maduro ne ha dichiarato l’illegittimità. Per cui, anche qui noi scopriamo l’acqua calda sempre in ritardo.

Infine, vi è l’aspetto più grottesco, signor Ministro: garanzie per i nostri connazionali e operatività delle aziende italiane. Scusate, ma andate a chiedere ad Astaldi, andate a chiedere a Ghella, andate a chiedere a Salini, andate a chiedere agli operatori italiani. Alcune di queste aziende italiane sono in crisi, come leggiamo su tutti i giornali, perché devono ricevere tra i 300 e i 400 milioni di crediti dal Venezuela. Noi oggi parliamo di garanzie per le aziende italiane, ma queste garanzie noi ce le siamo sognate negli ultimi dieci anni e oggi, qui, non so cosa si possa fare. Oggi, forse, Maduro, anche se volesse, non potrebbe pagare le aziende italiane.
Oggi parliamo di un fatto concernete l’Italia, e lo dico mandando un abbraccio ideale a coloro che ci ascoltano in questo momento, che sono i nostri connazionali in Venezuela, che trepidano e si vergognano poi la posizione italiana, quando invece vorrebbero che l’Italia fosse in prima fila.
Stiamo parlando del fatto che siamo l’unico Paese europeo significativo ad assumere questa posizione Sembra che addirittura l’Italia abbia messo il veto sul riconoscimento di Guaidó da parte dell’Unione europea.
La festa è finita. Questo dibattito è chiaro. Una serie di cose, acclarate e risapute, ci sono state presentate come se si fossero prodotte per incidenti della storia e non per la volontà di un regime che oggi è narcotrafficante. Aspettiamo di vedere che cosa succede, auspicando che non accada niente di grave, che non ci siano morti e si possa arrivare con un cordone umanitario. Ma quale cordone umanitario, ministro Moavero, quando Maduro ha già chiuso le strade di accesso? Il cordone umanitario non può arrivare dal cielo.
Con questo regime non ci possono essere il dialogo (perché sarebbe un’ipocrisia e una finzione), né l’aiuto umanitario (che può essere ricevuto solo a danno del Governo). Il Governo non accetterà mai che l’aiuto umanitario arrivi. Noi ci laviamo allora la coscienza, dicendo che auspichiamo che tutte queste brutte cose non accadano. Purtroppo, invece, stanno capitando.

Mi sarei augurato che il Governo italiano non facesse un’equazione tra la dittatura e la democrazia, come quando, negli anni Settanta, durante la lotta tra lo Stato e le Brigate rosse, si diceva: «Né con lo Stato, né con le Brigate rosse». Allora grandi forze popolari rifiutarono quest’equazione, che oggi rifacciamo per il Venezuela: noi non siamo né con Maduro, né con Guaidó.
Onorevole Ministro, noi siamo con Guaidó e chiediamo alla maggioranza e al Governo di riconoscerlo. Siamo con il Parlamento venezuelano, a cui idealmente ci congiungiamo in un abbraccio leale. Domani audiremo il Presidente della Commissione esteri dell’Assemblea nazionale del Venezuela. Questi sono donne e uomini coraggiosi, che stanno combattendo per dei principi che ormai sembrano da noi dimenticati: libertà e democrazia. Viva il Venezuela!

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«La magistratura non può sindacare il governo»

postato il 2 Febbraio 2019

Chi pensa di voltarsi dall’altra parte illudendosi che la questione è solo Salvini commette un gravissimo errore

L’intervista di Tommaso Labate pubblicata sul Corriere della Sera

Presidente Casini, come voterà su Salvini?
«Sto riflettendo con molta serietà. Ma un presupposto mi è chiaro. Il tema non è Salvini. Questa è una questione che riguarda l’equilibrio istituzionale tra poteri dello Stato. Tutti dovranno farci i conti perché, stavolta, di scorciatoie non ve ne saranno. Per nessuno». [Continua a leggere]

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