Archivio per Aprile 2023

UIP: PRIMA RIUNIONE PRESIDENTI SEZIONI BILATERALI AMICIZIA

postato il 12 Aprile 2023

Questo pomeriggio in Senato ho convocato la prima riunione dei presidenti delle 85 Sezioni bilaterali di amicizia dell’Unione Interparlamentare (UIP).
La diplomazia parlamentare è uno strumento indispensabile che contribuisce al dialogo tra i Paesi, consente di interloquire con maggiore libertà rispetto a quanto possano fare i governi e può rafforzare le relazioni non solo sotto il profilo politico ed economico, ma anche sotto quello culturale e sociale

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PNRR: Per non sprecare i fondi serve un armistizio tra destra e sinistra

postato il 3 Aprile 2023

Appello per salvare i miliardi Ue: governo e opposizione depongano le armi

L’intervista di Paola Di Caro pubblicata sul Corriere della Sera

Ha fatto incontrare in pubblico per la prima volta il ministro Fitto (FdI) e il commissario europeo Gentiloni (Pd) per la presentazione del suo libro «C’era una volta la politica». E siccome Pier Ferdinando Casini nella politica crede ancora, il suo è un vero appello a maggioranza e opposizione: depongano le armi almeno su un tema così cruciale come il Pnrr e collaborino perché quei «miliardi di fondi pubblici» non vengano persi o sprecati: «Sarebbe mettere un fardello pesantissimo sulle spalle delle prossime generazioni. È necessario un patto per evitarlo».

Lei sa bene quanto oggi i rapporti siano tesi tra maggioranza e opposizione…

«È comprensibile. C’è una maggioranza che rischia il delirio di onnipotenza, avendo vinto in modo nettissimo e potendo ragionevolmente governare per 5 anni; e c’è un’opposizione divisa ma con nuove leadership, soprattutto quella di Elly Schlein».

E come si fa una tregua?

«Si fa se si pensa che non si è mai vista dopo il piano Marshall una tale quantità di fondi pubblici messi a disposizione di un Paese che nelle ultime decadi è cresciuto molto meno degli altri e ha l’assoluta necessità di farlo».

In cosa dovrebbe consistere questa sorta di armistizio?

«Intanto non vanno esportate a Bruxelles le risse politiche nazionali. E non serve rimpallarsi reciprocamente le responsabilità dei problemi».

Ma davvero non si possono stabilire meriti e demeriti su questo terreno?

«Io credo che sia Conte che Draghi abbiano ottenuto risultati molto importanti, ma con onestà va detto che oggi se al posto del governo Meloni ce ne fosse un altro avrebbe gli stessi problemi, che dipendono dall’ apparato della Pubblica amministrazione e dalla desertificazione delle competenze. Non è un caso che l’unica opera pubblica fatta in tempi velocissimi sia stata il Ponte Morandi a Genova, perché in deroga».

Ma una tregua non sarebbe utile solo al governo?

«Sarebbe utile al governo, ma lo sarebbe soprattutto all’Italia. E le forze di opposizione che si propongono di creare un’alleanza di governo non possono pensare solo di andare in piazza sfruttando le gaffes della maggioranza ed evitando di affrontare nodi così importanti».

A cosa pensa concretamente?

«Il governo dovrebbe lasciare da parte la presunzione di poter fare tutto da solo e l’opposizione la demagogia, e per questo serve un patto di natura politica. Poi ne serve uno istituzionale tra Regioni ed enti locali da una parte e Stato centrale dall’altra, perché le materie interfacciano tanti soggetti».

E quale sarebbe la sede del confronto?

«Il Parlamento, che oggi vedo purtroppo marginalizzato: si ratificano decreti legge — pochi —, si votano mozioni — troppe — e si moltiplicano commissioni di inchiesta che dovrebbero essere strumento straordinario e invece sembrano servire più a tenere occupati i parlamentari che a raggiungere verità».

Ma mentre lei lancia l’appello, è scontro su tutto: ultimo caso quello La Russa sulle Fosse Ardeatine, contro il quale Schlein ha già annunciato mobilitazione.

«Su La Russa, essendo stato presidente di un ramo del Parlamento, so quali siano le difficoltà e non gliene aggiungo altre: d’altra parte, che si sia scusato la dice lunga sull’errore che ha fatto… Su Schlein, capisco che un segretario così di rottura voglia cavalcare il movimentismo, ci sta. Ma bisogna scegliere i terreni sui quali l’una e l’altra parte possono battersi. E il Pnrr non deve essere tra questi, se si vuole fare il bene del Paese».

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