L’Italia non diventi l’anello più debole del nostro Occidente
postato il 28 Luglio 2022I governi Ue anti-Putin cadono, in politica estera serve continuità con la linea Draghi
La mia intervista a Il Messaggero a cura di Mario Ajello
Presidente Casini, è cominciata la campagna elettorale e tra meno di due mesi si vota. Che cosa accadrà?
«Anzitutto, la classe politica italiana dovrebbe chiedersi se è consapevole del momento storico che stiamo vivendo. E non solo per la crisi economica e sociale, ma perché siamo dentro a una rivoluzione geopolitica che ci coinvolge sotto il profilo militare, sotto quello energetico e sotto quello alimentare».
E la classe politica italiana non le sembra consapevole di tutto questo ma solo intenta a guardarsi l’ombelico o a combattersi tra battutine e battutacce?
«Quando negli anni passati Papa Francesco ha parlato di una terza guerra mondiale combattuta a pezzettini, nessuno ha inteso pienamente che cosa significava quel monito. Oggi almeno i più avvertiti dovrebbero aprire gli occhi. Chi è chiamato in causa drammaticamente è l’Occidente. Un Occidente disarmato e non tanto sul piano militare, ma sotto il profilo morale e ideale. Abbiamo davanti una doppia sfida: all’esterno chi, in nome di un revanscismo zarista, ci vuole piegare e all’interno nemici non meno temibili».
Quinte colonne di Putin anche nei partiti italiani?
«Sono coloro che ritengono che la democrazia sia un meccanismo non più adatto a rispondere alle sfide dei nostri tempi: la democrazia con le procedure legislative, decisionali e anche burocratiche è lenta, incompatibile con le necessità di un mondo globalizzato. Pertanto – secondo questa corrente di pensiero – c’è bisogno dell’uomo forte anche qui. Non a caso, in termini culturali, si comincia a parlare della cosiddetta democratura: ossia, appunto, la democrazia dell’uomo forte. Ovviamente i due concetti sono antitetici e incompatibili».
Quali sono le avvisaglie di questa situazione tremenda?
«Scusi, le sembra normale che un ex presidente degli Stati Uniti, una nazione che è il tempio della democrazia, giustifichi l’attacco a Capitol Hill? Le sembra normale che nel giro di qualche settimana cadano tutti i principali governi europei, da quello di Johnson a quello di Draghi, Macron in Francia sia senza una maggioranza parlamentare e il governo tedesco post Merkel intimidito quotidianamente dal partito filo russo del gas?».
C’è lo zampino di Putin in tutto questo?
«Non lo so. Ma che ci sia il suo zampino o solo una coincidenza, mi sembra in ogni caso molto pericoloso. E non mi meraviglierei, come già il Copasir ha avvertito, che gli hacker russi si mobilitassero durante la nostra campagna elettorale appena cominciata».
Ma Putin oggi, a causa della guerra, non è assai indebolito e in altre faccende affaccendato?
«Sarei molto cauto a dire che sia indebolito. In realtà certi ottimismi in politica estera sono espressioni di analisi molto superficiali. Putin ha indebolito l’Occidente economicamente. Gioca con il fattore tempo perché sa che per le democrazie il tempo è un punto fragile in quanto i cittadini sono disabituati ai sacrifici e una volta esaurita l’ondata emotiva per l’attacco all’Ucraina si possono stancare. Fa accordi sul grano con il governo di Zelensky e il giorno dopo bombarda Odessa. Fa i vertici con Turchia e Iran e cerca di realizzare nuove convergenze con i Paesi non allineati. Insomma, siamo ancora in campo aperto. E l’Italia rischia di essere l’anello fragile di un Occidente debole».
Questo rischio Italia si può verificare chiunque vinca le elezioni del 25 settembre? [Continua a leggere]