Siria-Turchia: Di Maio porti in Ue problema foreign fighters
postato il 30 Ottobre 2019Il mio intervento in Aula sulle comunicazioni del ministro degli Esteri Luigi Di Maio sulla Siria.
Signor Presidente, la prima domanda che ci dovremmo porre è se siamo soddisfatti della relazione di oggi del Ministro degli esteri o meno. La seconda domanda che ci dovremmo porre con onestà, però, è se, qualora fossimo stati al posto del Ministro degli esteri, saremmo stati in condizione di essere più soddisfacenti di lui o avremmo sostanzialmente ripetuto le cose che lui ha detto questa mattina.
Cari colleghi, sfido chiunque a dire che se fosse stato, questa mattina, al posto del ministro Di Maio, avrebbe dato delle soluzioni che purtroppo non siamo in grado di dare non solo – lo ha detto il senatore Romani – perché siamo in una condizione di semi-irrilevanza rispetto al tema siriano che si sta profilando nel contesto internazionale e mediterraneo, ma perché questa sostanziale irrilevanza oggi ce l’ha l’Europa intera e perché noi, purtroppo, parlando della tragedia dei curdi e di questa sorta di assertività turca che consente a quel Paese di fare quasi quello che vuole in quell’area, purtroppo dobbiamo parlare di noi stessi, dobbiamo guardarci allo specchio. Altro che Di Maio, il Governo, il Presidente della Commissione europea: questo è un processo drammatico che sta vedendo una nuova definizione degli assetti del Mediterraneo che sono scritti contro o in modo del tutto indifferente rispetto ai desiderata europei.
Colleghi, questa è la drammatica realtà e dobbiamo essere onesti. È per questo che francamente, Ministro, le dico che ritengo assai seria l’analisi che lei ha fatto, perché non c’erano alternative, perché purtroppo questa è la realtà che lei ha fotografato. Lei ha espresso una solidarietà verso i curdi che condivido. Sono stato nel Kurdistan iracheno e ho preso parte più volte a visite di delegazioni parlamentari e so bene che la realtà dei curdi siriani è diversa, ma comunque esprimiamo questa solidarietà. Quanta di questa solidarietà, però, si traduce in fattiva operatività? Ben poca, purtroppo, perché abbiamo dei vincoli determinati dalla situazione, nonostante l’Italia in quell’area svolga un ruolo. Non dimentichiamo che, ad esempio, assistiamo oggi all’esplosione del Libano e se il Libano non è già esploso in modo assai più pericoloso di quanto si poteva prevedere in passato, è stato anche per la forza di interposizione militare che l’Italia ha in Libano, con centinaia di soldati, con attrezzature e anche con costi per il nostro Stato.
Lei ha usato un’espressione che a me piace molto, quando ha detto che la stabilizzazione del Mediterraneo è l’interesse nazionale italiano. È così, colleghi, questa è la realtà. La stabilizzazione del Mediterraneo è l’interesse nazionale italiano, purtroppo vediamo quello che capita. L’Algeria è in una condizione drammatica, tra l’altro è una società molto più giovane delle altre e completamente assistita dalle risorse energetiche. C’è la situazione dell’Egitto che certamente è preoccupante, c’è la Libia che è una polveriera e adesso ci sono Libano e Siria con milioni di rifugiati. [Continua a leggere]