postato il 26 Aprile 2019
La mia lettera pubblicata sul Resto del Carlino a due anni dalla scomparsa di Giorgio Guazzaloca
Caro Giorgio,
sono passati 2 anni da quando ci hai lasciato, ma non ci siamo dimenticati di te.
Bologna continua a volerti bene e a ricordare quello che hai saputo fare per tutti noi, partendo dall’associazionismo, poi approdando alle Istituzioni e infine a Palazzo d’Accursio.
Sei stato un grande poiché hai capito prima degli altri che Bologna aveva bisogno di una svolta civica, ma ancora di più perché diventato primo cittadino non hai amministrato piccole rivalse, ma sei stato il punto più alto di tutta la città. Ricordo che qualcuno ti chiedeva di fare epurazioni, ma tu scegliesti i tuoi più stretti collaboratori tra quei funzionari leali e preparati che sono il lievito di ogni buona amministrazione, tra quei cittadini votati al servizio degli altri come il nostro indimenticabile Franco Pannuti, che ti ha raggiunto proprio in questi mesi.
Capivi che la bolognesità è prima di tutto rispetto delle diversità e non hai mai amministrato il potere come vendetta degli uni contro gli altri. Sei stato un uomo di parte, capace di essere sopra alle parti quando hai avuto la responsabilità di guidare una città unica per spirito e per tradizione. Dai portici restaurati di San Luca, alla statua di San Petronio sotto le Due Torri, vi sono stati tanti piccoli segni della tua presenza che ancora permangono e che anzi meritano di non essere abbandonati.
Quando vedo mio figlio Francesco girare con la maglia rossoblù col nome ‘Guazza’ che gli hai regalato, penso che tante cose sono cambiate in questi pochi mesi: tante cose nella politica, nel mondo e in genere tra noi. Ma non vengono meno i valori semplici e puliti che hanno dato significato al tuo e al nostro percorso umano. E tantomeno si attenua quell’amore verso Bologna e i bolognesi. Non hai mai voluto lasciare un segno nella politica nazionale, ma solo qui, nella città che hai vissuto e scelto di amare: ci sei riuscito e per questo la tua mancanza è ancora più profonda oggi di ieri.
P.S. Caro Giorgio, dimenticavo di parlarti del Campionato: sono sicuro che non ti perdi una partita, ma come vedi purtroppo in questo ambito non è cambiato molto. Soffriamo come sempre. Per fortuna che tu, con Giacomino, Ezio, Marino e gli altri ragazzi del ‘64, ci avete dato una mano per restare nel Paradiso della serie A!! Coraggio ancora un piccolo sforzo…
postato il 11 Aprile 2019
“Abbiamo un governo di dilettanti allo sbaraglio”. E sulla commissione d’inchiesta: “E’ l’antimafia bancaria”
Il colloquio con David Allegranti pubblicato su Il Foglio
Pier Ferdinando Casini è sufficientemente esperto per passare con dimestichezza, nel corso di una conversazione, dalla politica estera agli affari interni senza perdere il passo. Intanto partiamo dalla politica estera del governo gialloverde, vero tallone d’Achille insieme all’economia, con una premessa: “La politica estera oggi non è più come prima, un comparto esterno, una proiezione disarticolata rispetto a quel che accade all’interno di un paese. Politica estera e politica interna sono la stessa cosa. Il mondo è più complesso e meno rassicurante rispetto a 20 anni fa. Fino agli anni Novanta c’era un sistema che andava in automatico, con la caduta del Muro di Berlino siamo entrati in una fase complessa. Oggi abbiamo da un lato un gigante dai piedi d’argilla come la Russia, che in termini militari cerca di governare il vuoto nel Mediterraneo lasciato dagli Stati Uniti (anche per la loro mutata condizione energetica) e recupera una sua imperialità che aveva perso da Eltsin in poi. Dall’altro c’è la sfida cinese, la principale”.
I cinesi, con la loro “one belt one road”,sottolinea Casini, “stanno lanciando un’Opa amichevole sul mondo. Sono tornati con una base militare in Africa, a Gibuti, come non facevano da tempo. Hanno messo le fiches su alcuni paesi deboli, europei, come la Grecia, vedi l’acquisizione del porto del Pireo. Oggi in Africa e in Europa hanno un peso crescente”. Il mondo è diventato più complesso, insomma, per molte ragioni. Ecco, in questo contesto “noi abbiamo un’amministrazione politica di dilettanti alio sbaraglio. Dopo i primi mesi sono diventati un po’ più riflessivi, ma all’ inizio sono stati disarmanti nel loro pressappochismo”. Per dire, “nel finale della scorsa legislatura qualcuno dei 5 stelle propose Maduro come mediatore in Libia. Ed è di poche settimane fa la conferenza di Palermo, un’esibizione imbarazzante di velleitarismo”.
L’elenco delle fragilità italiane è dunque lungo e tutto questo “fa sì che gli americani siano profondamente irritati con la nostra amministrazione. Siamo l’unico Paese occidentale che sul Venezuela si è schierato dalla parte della Russia e della Cina. Non meravigliamoci poi se li rivediamo reimbarcarsi in Libia e dire goodbye”. Anche in Europa non andiamo granché, dice Casini, perché “siamo totalmente irrilevanti. Abbiamo polemizzato con tutti, dimostrandoci inaffidabili. Francia e Germania, nel frattempo, vanno avanti da sole e se c’è da portare qualcuno al tavolo vedrete che il convitato sarà la Spagna, non l’Italia. Ci siamo dimostrati ridicoli nel corso della trattativa sulla legge di Stabilità. Siamo partiti lancia in resta salvo poi piagnucolare nelle anticamere di Juncker”. [Continua a leggere]
postato il 3 Aprile 2019
Stamattina una delegazione di parlamentari venezuelani diretta in Qatar è stata bloccata a Caracas
Oggi a margine del convegno ‘Venezuela: tra crisi umanitaria e violenza del regime. Racconti e testimonianze dirette’, svoltasi nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani.
Solidarieta’ alla collega e amica Mariela Magallanes, impedita a partecipare in Qatar all’Assemblea dell’Unione Interparlamentare a causa della solita arroganza del regime narcotrafficante di Maduro. Solleveremo la questione a Doha, davanti ai parlamentari provenienti da tutto il mondo, nel nome della liberta’ e della solidarieta’ al popolo venezuelano
postato il 2 Aprile 2019
Lo scorso giovedì 28 marzo il Parlamento europeo ha varato una risoluzione importante, in cui ha chiesto per il Venezuela elezioni presidenziali immediate, trasparenti e credibili.
È ormai acclarato a livello internazionale che nei giorni scorsi sono arrivati aiuti militari russi, aerei russi e mercenari russi, che sono atterrati a Caracas e che stanno costruendo il nerbo dei cosiddetti colectivos, gruppi paramilitari che stanno sorgendo in questo momento in Venezuela e che sono organizzati, direttamente al servizio del regime, dai presidenti delle province e dagli alcalde, cioè dai sindaci delle principali città, che sono vicini al presidente Maduro.
Credo che non abbiamo bisogno di dimostrazioni ulteriori: ormai le interferenze estere, che denuncio in quest’Aula del Senato della Repubblica italiana, ci sono, sono acclarate e non hanno niente a che fare col presunto imperialismo americano, ma hanno a che fare solo con Cuba, con la Russia e con una serie di Paesi, che in questo momento, come sanguisughe, stanno approfittando della drammatica situazione del Venezuela. Abbiamo solo sentimenti di amicizia per il popolo russo e credo che nessuno di noi coltivi sentimenti che non siano di grande rispetto per il presidente Putin, ma non possiamo tacere davanti a questi fatti, che in questi giorni stanno ancora una volta colpendo l’inerme popolazione venezuelana. In queste ore una donna è stata uccisa proprio dai colectivos e abbiamo episodi giornalieri, che ci dimostrano come va avanti questo processo di intimidazione, che è l’unico che può consentire a Maduro di tenere in pugno la situazione, perché il popolo è tutto dall’altra parte. È stato anche messo in prigione il capo della segreteria del presidente Guaidò, a cui rinnoviamo la nostra stima, la nostra amicizia e il riconoscimento del popolo italiano.
Vorrei rivolgermi ai colleghi del Gruppo MoVimento 5 Stelle: do atto al presidente di Maio del fatto che, uscendo dagli incontri che ha avuto con Bolton a Washington, ha dichiarato pubblicamente – di questo gli sono personalmente grato, perché la posizione del Governo italiano fino a qualche settimana fa era diversa – che non riconosciamo Maduro come presidente. È qualcosa, ma non basta. Come i principali Paesi europei dobbiamo arrivare al riconoscimento di Guaidò e chiedere alle Nazioni Unite un intervento assai più significativo di quello che abbiamo avuto fino ad oggi, perché le elezioni libere mentre I colectivos impazzano in Venezuela sono semplicemente impossibili da realizzare. Signor Presidente, la ringrazio dell’attenzione e ringrazio colleghi: penso che la nostra battaglia per il Venezuela debba continuare