Archivio per Gennaio 2018

Nessun patto segreto Renzi-Berlusconi. Mancavano i fuori lista

postato il 31 Gennaio 2018

I giudizi sono stati netti, le proposte chiare. Il caso Boschi ha avuto un impatto zero

L’intervista di Francesco Bei pubblicata su La Stampa

Presidente Casini, non più tardi di dieci giorni fa lei si diceva sicuro di arrivare a una relazione unitaria della commissione d’inchiesta sulle banche. Invece siete ricorsi a un voto di maggioranza. Cos’è successo?
«Nessuna dietrologia, è il frutto della campagna elettorale. I colleghi del M5s hanno capito che su questo tema delle banche non potevano permettersi di andare avanti con la maggioranza».

E Forza Italia temeva di restare da sola con il Pd?
«A questo punto per Forza Italia, come ha ammesso l’amico Brunetta, votare la relazione insieme alla maggioranza avrebbe significato avallare la tesi dell’appeasement con Renzi. Come dicevo prima: è l’effetto della campagna elettorale».

La vostra relazione è passata anche grazie a certe assenze, soprattutto di Forza Italia e Gal. C’è chi parla apertamente di un nuovo patto del Nazareno in vista del futuro governo di larghe intese…
«La verità è molto più semplice. Sia nella maggioranza che nell’opposizione c’erano malumori diffusi per le candidature. Andate a vedere gli assenti al momento del voto e capirete che non c’è bisogno di scomodare alcun “patto” occulto».

Si riferisce ai forzisti Ceroni e D’Ali, entrambi fatti fuori dalle liste. O alla Pd Camilla Fabbri, a cui hanno soffiato il collegio di Pesaro?
«No comment».

Vi accusano di aver fatto una relazione all’acqua di rose. Come replica?
«Al contrario! I giudizi sono stati netti e chiari su quello che è successo. Certo, la relazione non si presta a essere uno strumento contundente in campagna elettorale. È un documento di gente seria, responsabile, che fa un’analisi severa sul passato e dà indicazioni sulle cose da cambiare. Ma fin dal primo momento ho lavorato perché la commissione non diventasse una succursale della piazza». [Continua a leggere]

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Ospite di “Circo Massimo” su Radio Capital

postato il 31 Gennaio 2018

Ospite di “Circo Massimo” su Radio Capital, Pier Ferdinando Casini parla della relazione finale della commissione banche e della sua candidatura alle prossime elezioni politiche.

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Banche: nella relazione finale anche le lacune della vigilanza

postato il 12 Gennaio 2018

L’intervista di Carmelo Lopapa, pubblicata su La Repubblica

Attività, indagini e documenti della commissione d’inchiesta banca sono già finite nel pieno vortice della campagna elettorale, era prevedibile. Ha una exit strategy, presidente Pier Ferdinando Casini?
«Nulla di nuovo sotto il sole, purtroppo. Mi auguro solo che le indagini della magistratura dimostrino che la fuga di notizie sull’ultimo caso esploso non proviene dalla nostra commissione. Io ho fornito al procuratore di Roma Giuseppe Pignatone gli elementi che mi sono stati richiesti per l’individuazione dei responsabili, in uno spirito di collaborazione istituzionale».
Ecco, a proposito dell’ultimo caso. Pensate di occuparvi nella relazione finale della vicenda della telefonata tra Renzi e De Benedetti?
«Sia chiaro che noi non siamo i magistrati. La nostra è un’inchiesta parlamentare. Io non mi sono arruolato in magistratura con concorso pubblico. E in questo paese la cosa peggiore è che in troppi si arrogano il diritto di fare il lavoro degli altri con poco rispetto delle procedure».
La vicenda è rilevante o no? La riaprirete in commissione?
«La Consob ha avuto gli incartamenti, ha esaminato e archiviato il caso. La Procura della Repubblica ha richiesto l’archiviazione. Vedremo cosa farà il gup. Ma la nostra commissione parlamentare di inchiesta non ha il compito di sanzionare eventuale reati. Non fa il lavoro dei magistrati».
E il caso Banca Etruria? Il ruolo del governo nella vicenda?
«Noi abbiamo ascoltato il dottor Federico Ghizzoni perché c’era l’esigenza politica sollevata da gruppi di opposizione di fare chiarezza. E la maggioranza della commissione ha ritenuto di accettare perché non avevamo santuari da proteggere. Ma l’impatto dell’audizione dell’ex amministratore delegato di Unicredit sul lavoro della commissione d’inchiesta è stato pari a zero».
Sarà stato pari a zero, ma il presunto interessamento della sottosegretaria Boschi su Etruria ha monopolizzato l’attenzione per giorni.
«Ma è stato condizionato tutto dalla campagna elettorale nel frattempo avviata dalle forze politiche. Il mio compito è stato quello di tenere la commissione al riparo dalla tempesta politica».
A onor del vero non è che ci sia riuscito del tutto.
«I miracoli non sono riuscito ancora a farli. So solo che a inizio lavori, a settembre, dissi ai miei collaboratori: qui non si riuscirà a fare più di tre riunioni. Quel che è avvenuto in seguito ha smentito le mie previsioni più funeste».
Resta il fatto che adesso dovrete produrre una relazione e invece ce ne saranno tre o quattro distinte. Nessun accordo. Ognuno proverà a stilare il suo manifesto elettorale attaccando gli avversari sulla gestione delle banche.
«Io non ho alcuna possibilità di imporre diktat o contenuti alle relazioni, esiste la piena autodisciplina delle forze politiche sulle conclusioni. Certo, c’è una procedura da rispettare».
E cosa prevede la procedura?
«La relazione va votata nella sua interezza. Non è un testo normativo da emendare. Gli uffici del Senato hanno fornito indicazioni chiare: si possono proporre modifiche o aggiunte ma il testo va salvaguardato nella sua interezza. Contiamo di chiudere al più entro i primi di febbraio».
Pensa davvero di riuscirci? Una sola?
«La proposta che io formalizzerò sarà quella di approvare una relazione unica, consentendo di allegare poi i documenti dei gruppi politici con le rispettive proposte e conclusioni, purché sottoscritti da un numero minimo di parlamentari. Ma ripeto: una relazione approvata ci vuole».
E se non ci fosse maggioranza per approvarne una?
«Allora da presidente proporrei una sorta di riassunto delle attività compiute e lo invierei ai presidenti di Camera e Senato. Ipotesi minimale, senza proposta di modifica normativa. Sarebbe la peggiore delle ipotesi».
Finirà così?
«Le due grandi forze di opposizione, Fi e M5S, vanno solo ringraziate per il lavoro compiuto. Il vicepresidente Renato Brunetta per la correttezza, così i colleghi dei Cinque stelle».
Cosa conterrà la relazione?
«Intanto una premessa ricognitiva. Quindi, l’analisi di ciò che si è verificato in questi anni nel sistema bancario e le diverse tipologie di interventi fatti su istituti in difficolta: Mps, le due venete e le banche andate in crisi come Etruria. Poi ci sarà tutto un capitolo sulla valutazione del sistema di vigilanza».
Una delle noti più dolenti.
«È chiaro che faremo delle proposte in ordine all’obbligo di informazione tra le autorità di vigilanza, Banca d’Italia e Consob, finora lacunoso. E al potenziamento del ruolo di controllo di Bankitalia. Sull’altro handicap, quello delle cosiddette porte girevoli, proporremo l’estensione del divieto di passaggio da una posizione di controllore a quella di controllato».
Sulla mancanza di un sistema sanzionatorio adeguato, come lamentato da tanti, cosa proporrete?
«La terza parte della relazione conterrà le proposte sulle fattispecie penali rivelatesi lacunose. Sarà sottolineata la necessità di specializzare nuclei di magistrati da impiegare sui reati finanziari. Attraverso procure distrettuali o addirittura con la creazione di una super procura. E non mi dilungo oltre sulle fattispecie che suggeriremo al legislatore di perfezionare, come l’aggiotaggio informativo e manipolativo o la procedibilità d’ufficio in caso di infedeltà patrimoniale, oggi perseguibile solo a querela di parte».
Chiusa l’inchiesta banche, farà anche lei campagna elettorale e per chi?
«Darò una mano, anche due, a Beatrice Lorenzin, che con Civica popolare sarà la testimonial del buon governo di cui l’Italia ha beneficiato in questi anni con Letta, Renzi e Gentiloni».
Non teme la destra in vantaggio nei sondaggi?
«Mi fa paura la strumentalizzazione e la demagogia. Sono stato tra i pochi senatori che hanno votato per lo Ius soli e dico che quando ci si divide anche sui diritti umani, la barbarie è destinata a prevalere».
Dunque, Pier Ferdinando Casini sarà ancora una volta candidato?
«Sono disponibile a fare la mia parte come ho sempre fatto. Oggi la cosa più semplice sarebbe la diserzione, quella più impegnativa è dare il proprio contributo. Io lo darò, perché non vinca l’incompetenza e la demagogia».

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«È un errore l`alleanza dei moderati con la Lega»

postato il 7 Gennaio 2018

L’intervista di Marco Conti pubblicata sul Messaggero

Presidente Casini, i moderati hanno retto tré governi a guida Pd in questa legislatura. Siete sicuri di votarne un altro?
«Noi lavoriamo per vincere. E comunque c’è bisogno di una componente moderata raccordata con il centrosinistra. La stessa che in questi anni ha rappresentato la governabilità seria contro lo sfascio».

Non proprio tutti, qualcuno è tornato destra.
«Trovo molto strano se non assurdo che tutti quelli che in questi anni hanno detto “mai un caffè con Salvini”, ora siano in fila per avere un’alleanza. La nostra collocazione è consona agli sforzi che in questi anni ha fatto l’Italia, con Renzi e Gentiloni, per rilanciarsi».

Lei ne ha guidati di partiti, perché stavolta ha ceduto il passo?
«Abbiamo scelto per Civica Popolare una donna giovane e brava come Beatrice Lorenzin, che alla guida del ministero della Salute ha dato ottima prova. D’altronde nella vita politica è giusto saper mutare ruolo». [Continua a leggere]

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