24 giugno, Bruxelles
postato il 22 Giugno 2011Ore 9.30 – EPP Headquarters – Rue du Commerce
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Tra ieri è oggi è andato in onda un film già visto, un Berlusconi stanco ed incolore, privo anche della consueta verve, ha illustrato alle Camere un programma che non è stato attuato e che non lo sarà. Berlusconi sembrava quasi non parlare ai parlamentari ma a se stesso, nel vano tentativo di consolarsi e di auto convincersi che la maggioranza c’è e che lui solo è in grado di governare questo Paese. Un discorso grottesco, come ha sottolineato Mauro Libè (Udc), lontano dalla realtà, degno dell’orchestra del Titanic che continuava a suonare mentre il Transatlantico colava a picco. Fuori dal Palazzo la piazza freme, la realtà chiede conto a questo governo irreale e iperuranico, mentre la Lega stringe i denti, sbuffa e aspetta i fatti. Al momento gli unici fatti visti dalla Lega sono gli odg delle opposizioni contro il trasferimento al Nord dei ministeri, tutti clamorosamente passati malgrado la “solida maggioranza”. Calderoli e Bossi continuano ad aspettare con fiducia, il trasloco dal ministero potrebbe sempre esserci, ma solo dei loro effetti personali.
Legge elettorale, Casini apre, dubbi pd sull’offerta della Lega (Nino Bertoloni Meli, Il Messaggero)
Come eleggere la Terza Repubblica (Francesco Lo Dico, Liberal)
Il paradosso fra paese e parlamento (Fabio Martini, La Stampa)
Cazzullo – Dimenticare Pontida (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera)
Belpietro – La maggioranza c’è, adesso usatela (Maurizio Belpietro, Libero)
Brambilla – E la Lega abbassa la testa (Brambilla Michele, La Stampa)
I sindaci adesso pagano le prime cambiali a Grillo (Antonio Calitri, ItaliaOggi)
Da Prestigiacomo a Scaroni: le mediazioni di Bisignani (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera)
La7, la vera sorpresa è uno show di Roberto Saviano (Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano)
L’intervista ai microfoni del Tg3
Noi siamo stati da soli alle elezioni, ci siamo assunti la responsabilità di spiegare che questa maggioranza è un imbroglio e i fatti ci stanno dando ragione. Tutti vedono che il governo è paralizzato. Al Presidente del Consiglio dico: il problema non è aggiungere un posto a tavola, tantomeno per gente che non ha fame. Perché direi che lui di posti a tavola ne ha aggiunti tanti per gente che aveva fame e che gli consente di avere una maggioranza in Parlamento. Il problema è risolvere i problemi del Paese: i precari, la scuola, le pensioni sociali. Queste sono le questioni dell’Italia che vanno affrontate pensando allo sviluppo senza proporre ipotesi strampalate.
Le tre aliquote sul fisco? È una cosa bellissima ma oggi con questa situazione economica noi rischiamo il crack. Per cui il primo compito è dire la verità agli italiani e usare senso di responsabilità. Tutto il resto sono escamotage per cercare di tirare a campare.
Bossi apre a una possibile riforma della legge elettorale? Credo non alla sua buona fede ma al suo interesse a farla. [Continua a leggere]
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La legge elettorale è matura e deve essere il primo punto all’ordine del giorno. Il sistema di voto deve uscire dall’agenda della maggioranza e del governo e diventare un tema centrale per tutti. Devono essere gli italiani a decidere i parlamentari e non devono essere i partiti a farlo per loro.
L’apertura di Umberto Bossi è positiva: ora bisognerà trovare una soluzione condivisa e sarebbe bene eliminare il premio di maggioranza.
Pier Ferdinando
La maggioranza in Parlamento c’è. Non c’è più nel Paese. Se non sono preoccupati loro, non dobbiamo certo preoccuparci noi. Che ci siano dei transfughi in Parlamento che tengono in piedi il Governo è la cosa più banale del mondo.
Pier Ferdinando
Il 18 giugno si è svolto a Palermo un convegno promosso dalla Fondazione Liberal, con l’on. Ferdinando Adornato e il sen. Gianpiero D’Alia, dal titolo “la famiglia, i giovani, le imprese in Sicilia: quali prospettive per il futuro?”. Riportiamo l’intervento di Riccardo Galioto, coordinatore nazionale dei “Circoli Liberal giovani”.
L’iniziativa di oggi e’ propria della missione di Liberal e il progetto che noi stiamo portando avanti è proprio quello di tenere insieme il binomio tra la cultura e la politica nel senso che non vi può essere cultura senza politica e politica senza cultura. I circoli di Liberal devono essere un contenitore di valori che ci deve portare verso il Polo per l’Italia che dovrà essere un partito libero, aperto , plurale, democratico.
Questo terzo polo non dovrà essere proprietà privata di nessun leader politico, ma dovrà appartenere al popolo e dovrà avere la capacità di rinnovare la classe dirigente e di riunire la società civile.
Vorrei focalizzare a questo proposito l’attenzione su quelli che ritengo siano i temi più importanti del convegno e sui quali ci troviamo a discutere. Temi che mi auguro ci inducano ad una sana riflessione. Ma prima vorrei richiamare un pensiero di Papa Giovanni Paolo II, un grande Papa che ha rimesso al centro la dignità umana e i valori della famiglia e del lavoro, parole che sono la mia stella cometa e che mi hanno dato lo spunto per dare il titolo a questo Convegno: “non abbiate paura”.
“Non abbiate paura” ci ha detto Papa Giovanni Paolo II, abbiate quindi speranza. Ma e’ possibile sperare, se non si crede in qualcosa di comune? E’ questa la grande questione che il capo della Chiesa Cattolica ha rivolto a tutti noi, al pensiero laico, all’intera umanità. Sin dall’inizio del suo Pontificato, Giovanni Paolo II ha rivolto la sua sfida anche nei confronti delle libere società occidentali. Ha invocato giustizia sociale e rispetto della dignità umana di fronte alle ancora troppo accentuate disuguaglianze economiche. Ha riproposto l’antichissima, ma nello stesso tempo modernissima, idea del lavoro come la più alta forma di creatività umana da valorizzare in quanto tale, secondo quello che dovrebbe essere il modello delle economie libere ,contro il cieco produttivismo e contro la diffusa mentalità consumista. In alternativa all’individualismo ha rilanciato il valore delle comunità e innanzitutto, naturalmente della comunità primaria: quella costituita dalla famiglia. Dobbiamo proteggere e garantire la Sacralità della famiglia. Dobbiamo chiedere di passare alla parte propositiva, agli interventi strutturali efficaci per dare dignità e robustezza alla famiglia, decisiva per la tenuta del paese.
Dobbiamo avere la convinzione che la vita abbia bisogno di un senso, di un destino e di una prospettiva e che la pura espansione biologica non sia sufficiente. Credo che questo mio messaggio possa essere di attualità per quei giovani che hanno smesso di credere,anche perché probabilmente le generazioni precedenti hanno bruciato tutti i serbatoi di speranza. Se la politica non ritroverà il coraggio di scegliere,senza badare al mero tornaconto elettorale ma pensando al bene del Paese, il futuro dell’Italia e quello dei giovani in modo particolare sarà seriamente compromesso. Noi giovani dobbiamo essere parte attiva, dobbiamo giocare le partite da protagonisti,prendendoci quegli spazi che troppo spesso ci vengono negati. Nel processo di rinnovamento del nostro paese ,un ruolo importante spetta agli amministratori locali, che devono avvicinare la politica alle persone e gestire oculatamente il denaro pubblico tagliando gli sprechi. Mai più un caso Norman Zarcone che voi tutti conoscete, mai più una targa intitolata alla “Generazione Norma”, ai giovani studiosi che non hanno saputo reggere il contrasto tra il loro mondo ideale e la difficile realtà della vita,vittime di una gioventù tormentata che si confronta con una società difficile e dall’incerto futuro.
La cosa più facile sarebbe scendere in piazza a protestare, il peso eccessivo dell’intervento pubblico ha creato un’enorme sistema ridistributivo di tipo clientelare governato dall’intermediazione della politica. Sono state introdotte regole sostanziali diverse da quelle formali. Il mercato e’ stato distorto, si e’creato un paradossale incentivo a collocarsi in questo tipo di mercato che però non produce mai innovazione e ricerca. Nel frattempo il mondo è cambiato, le sfide sono diventate globali, le risorse pubbliche si sono esaurite. Oggi questo mercato distorto non può più ridistribuire ricchezza. C’e’ ancora un pezzo di imprese che ha nostalgia del passato e dell’assistenzialismo, ma così non si va avanti, non ci sono più soldi, l’unica scelta che la Sicilia deve fare e’ puntare al mercato. I fondi FAS qualora arrivassero dovrebbero avere una destinazione precisa. In queste condizioni perchè stupirsi se il PIL della Sicilia e’ congelato mentre il nord-est viaggia ai ritmi simili a quelli della locomotiva tedesca? La questione non e’ più solo etica,ma anche politica, ed economica. Ci vuole un modello che soppianti il vecchio, che aiuti ad accrescere le dimensioni delle imprese e punti sull’innovazione,questa e’ la direzione che le imprese siciliane devono seguire per crescere.
Chi guarda alto oggi? Dove sono i valori,la passione civile,la fiducia negli ideali? E quali ideali poi? Le nostre recenti vicende Nazionali ,gli attacchi scomposti al Quirinale, alla Costituzione,alla Corte Costituzionale, alla Magistratura, alla stagione dei pasticci sulle liste elettorali,delle escort,alla stagione del malcostume su appalti e politica, degli scandali del G8, delle disavventure di un’economia che non trova equilibrio e resta senza riforme,della rissa continua tra opposte fazioni in Parlamento. Allora, mi domando con angoscia, cosa ci stanno lasciando i nostri governanti? Nel momento in cui il paese cerca di gestire un cruciale ricambio generazionale vedo grandi eccellenze per lo più riparate all’estero dove hanno saputo meglio valorizzarle, ma vedo anche molto sbandamento. Molti giovani che cercano esempi nelle istituzioni faticano a trovarne. Ciò che conta per essere felici non è il benessere acquisito ma lo stato d’animo di vivere con la speranza e la certezza che si progredisce,che si va avanti. Questa è la vita: dignità e speranza. Senza ciò, si perde il senso dell’esistenza. Bisogna fare in modo che i giovani acquisiscano soprattutto il senso di responsabilità la capacità di prendere decisioni. Dobbiamo sentire dentro di noi i valori più antichi-la dignità e la speranza. Va diffuso sempre più il bisogno di solidarietà cioè di ordine, di serietà, di onestà, di giustizia, di correttezza in tutti i campi: sul lavoro, sulle strade, nella scuola, nei comportamenti quotidiani. Perché il Popolo aspetta una classe dirigente seria che abbia importanti profili: legalità, etica pubblica, sobrietà e senso dell’autorità.
Riccardo Galioto
Sono a casa e la mia ultima campanella di scuola è suonata ormai da qualche giorno. Non immaginavo di provare questa strana sensazione, alla resa dei conti, dopo 5 anni passati in una classe che ho spesso disprezzato e criticato, ma che mi ha comunque lasciato dei grandi insegnamenti. Forse tutte le incomprensioni, tutti i litigi, a qualcosa sono serviti, a farmi capire che in qualsiasi grande gruppo, di studio, di lavoro, i problemi si presenteranno sempre, e la bravura dei componenti sta nel vivere tutto ciò con maturità, portando rispetto anche per la persona che con te è stata scorretta.
Insomma, non mi sono mai trovata troppo bene nella mia classe, a parte quelle poche persone con cui ho legato parecchio e con cui ho vissuto magici momenti, che resteranno nella mia e nella loro memoria.
Oltre il brutto c’è stato anche il bello, momenti particolari che ci hanno fatto capire che stare dietro un banco o una cattedra non è affatto semplice, che a formaci non siamo da soli, ma c’è chi sa darti tanto, oltre un numero o un verbo da declinare. La cosa migliore che ricorderò sempre sono i miei professori. Tutti speciali nel loro essere, senza alcuna distinzione, ognuno di loro mi ha insegnato una cosa diversa, una diversa lezione di vita da cui trarre ispirazione e indicazione.
Durante questi 5 anni, che adesso, mi sembra di aver vissuto troppo in fretta, la persona che mi ha insegnato di più è la mia prof. di matematica. Una donna semplice, dolce e forte, che non mi ha trasmesso l’amore per la materia che da anni e anni insegna con passione e dedizione, ma mi ha insegnato a vivere, a capire quando non devo alzare la voce, perché il momento non è quello giusto, quando essere pacata e quanto siano importanti le passioni, che sono le cose che ci vengono meglio e che ci rendono davvero felici. I suoi occhi che si illuminano davanti a numeri e grafici non li dimenticherò mai!
La seconda persona a cui devo molto è il mio bidello. Ci siamo conosciuti lo scorso anno, o meglio, lui ha capito in pochissimo tempo chi sono e cosa faccio e vorrei fare della mia vita. Non mi sono mai aperta fino in fondo, ma lui ha avuto la capacità di conoscermi, di capirmi. Quando in classe qualcuno dice cose che avresti preferito non sentire, quando ti rendi conto di non aver fatto abbastanza in quella o quell’altra materia, apri una porta e vai a sederti in quella sedia, messa li appositamente per te, che hai bisogno di silenzio o delle parole di qualcuno che ti capisce semplicemente guardandoti.
Devo tanto anche alle persone a cui probabilmente non avrei mai immaginato, prima di oggi, di dover dire grazie. Le persone false, maleducate, che però mi hanno fatto capire che non possiamo sempre incontrare gente che ci piace, che ci va bene, ma vivere in società significa saper convivere con tutti, all’insegna del rispetto e dell’educazione, cosa che molti non hanno ancora capito.
Forse questi anni li sto sentendo così utili per il mio futuro, perché ho avuto sempre un atteggiamento diverso rispetto agli altri, uno stile di comportamento che spesso ha generato discussioni, un modo di vedere le cose troppo diverso dagli altri. Io non ho mai pensato che un professore entrasse in classe e dicesse: “Oggi vi insegno come vivere nella società, prendete appunti”, “Oggi vi insegno cosa s’intende per rispetto e come questo debba essere usato”. I professori non sono manuali d’uso per la vita. Sono uomini e donne che si mettono in gioco, che ti spingono a leggere tra le righe ciò che potrebbe servirti una volta fuori della tua classe. Nessuno ha avuto mai la presunzione di entrare in classe e spiegarci il mondo, chi li avrebbe mai ascoltati se si fossero posti in tal modo?! Sta all’alunno andare oltre, capire che quando un professore lascia parlare l’interrogato a ruota libera lo fa per capire chi è l’interpellato, come ragione, come parla, come sono i suoi occhi mentre racconta qualcosa. Questi non sono discorsi insensati, valgono molto di più della lezione imparata a memoria.
Probabilmente, i ragazzi disprezzano tanto la scuola perché non hanno capito qual è l’atteggiamento da avere durante le lezioni, che bisogna stare sempre attenti, non per evitare una nota o una passeggiata in presidenza, ma perché ogni singola parola, ogni singolo sguardo possono dirti qualcosa, soprattutto se a parlare o a guardarti sono persone adulte, che rispetto a te hanno un vissuto maggiore.
Non è mia intenzione fare la parte della secchiona seduta da sempre a primo banco, perché anzi sono proprio queste le persone che non ci hanno capito nulla, che non hanno capito il senso.
Infine nella classifica delle persone che “Ricorderò” aggiungerei anche un vecchio compagno di classe, bocciato al secondo anno. Lui, proprio l’ultimo giorno di scuola, dopo una mattinata di allegria, foto, musica, il miglior modo per dire addio alla scuola, ci ha commosso con le sue lacrime, inaspettate e sincere, chi si era trattenuto tutto il tempo, per evitare domande del tipo “Ma non sei contento di farla finita con questa scuola?”, non ha potuto più contenere la sua emozione. Le lacrime di Giovanni hanno dimostrato quando sia importante, per un ragazzo con gravi problemi economici e con una famiglia altrettanto problematica, quando sia importante la scuola, che funge da casa, famiglia, che colma ciò che non c’è! Giovanni senza la scuola come farebbe? Si sentirebbe inutile, perché non saprebbe dove fare l’imitatore, dove far ridere se stesso e gli altri.
La scuola è ancora nostro, di tutti coloro che amano imparare, conoscere, esplorare, se stessi e il mondo esterno, mettersi in discussiono, di coloro che hanno voglia di insegnare agli altri tutto ciò che hanno già appreso, di coloro che vogliono dimostrare a se stessi e agli altri quanto realmente valgano.
Non so se riuscirò a fare tutto questo, ma di una cosa sono certa, che “Questa scuola sarà sempre mia”!
“Riceviamo e pubblichiamo” di Sofia Allegra