postato il 28 Dicembre 2010
Un mercoledì come un altro. 37 anni. 3 figli e 1 moglie. Un lavoro. Prima. Crisi, lavorativa e depressiva. Ora. Basta. Fine. Non ce la faccio più. Giù. Mi butto. Mi butto giù!
Ho provato a narrativizzare un tragico evento, accaduto mercoledì scorso nel Levante di Genova. E mi ha fatto pensare: “Che dramma, che disgrazia”. Vien spontaneo dire così, e ci mancherebbe!
Poi, però, ti fermi. Ti fermi a contare e a pensare: lui mercoledì, poi un altro venedì. Ma ce ne era già stato uno la settimana scorsa. E non era il primo! E poi, uno anche Sabato. Basta lo dico io e vorrei lo dicessero tutti. Ma voglio staccarmi dalla cronaca. Mera triste somma di singole tragiche vicende.
Via la cronaca. Si passi alla politica, ai fatti. O meglio, alle soluzioni che la politica deve dare ai problemi della società. Senno’, che ci sta a fare?!
Premessa: non si può prendere il tema sottogamba, non si scherza col Lavoro. E’ incastonato, scritto (con idealità, certo, ma ci sta scritto) nell’ Art.1 della Costituzione e in modo più specifico (seppur sempre generale, come si confa ad una Legge Fondamentale) agli Artt. 35 e 36.
“Siamo in un periodo di forte crisi economica”, “la crisi sta colpendo”, “tutto l’Occidente sta attraversando un’impressionante momento di crisi”, e tante altre espressioni di questo tipo. “Non ci sono più soldi”, “L’Italia ha il debito pubblico più grande dell’Europa, e non solo”, “Negli Anni ’80 ci si è indebitati oltre misura”, “il Welfare non potrà garantire nemmeno più chi già oggi lavora”, e tante altre espressioni di questo tipo. Io mi sono stufato e credo con me si sia stufato ancor di più chi se le sente “raccontare” da più tempo di me. Sono tutte parole che sappiamo a memoria dai Tg.
E’ ora di cambiare musica, di affrontare la crisi e le difficoltà. E’ ora di rimboccarsi le maniche, di prendere il coraggio a 2 mani e decidere “che fare”: Se c’è la crisi, va bene tirare le corde della borsa, va bene decidere di non spendere più, ma non può bastare. Ci vuole coraggio, il coraggio di fare Riforme -con la “R” maiuscola- e, magari, anche Riforme impopolari. Parlo di liberalizzazioni, pensioni, università e accesso al lavoro.
Tutti, rossi, neri, azzurri, verdi, bianchi e a pois, negli anni, si sono riempiti la bocca si slogan e buone intenzioni. Non basta più.
La crisi sta soffocando chi fino a ieri riusciva, magari barcamenandosi tra una rinuncia e 100 saldi di fine stagione, a tirare avanti, e invece oggi proprio non ce la fa, non solo economicamente, ma anche proprio moralmente. Sente che intorno a lui, fuori dalle mure di casa, non c’è una società, non c’è uno Stato, non un tessuto sociale, non c’è un Welfare State capace di accoglierlo e sostenerlo. E questo, comprensibilmente, “ti butta giù”…
E’ necessario, ora più che mai, che lo Stato si riappropri di quel ruolo che gli spetta di diritto. Non con politiche assistenzialiste incapaci di creare un vero cambiamento, ma investendo in modo mirato e ponderato dove riesce. Detto così sembra facile, ma non lo è, chiaramente. Però, non è certo con i tagli lineari e “il braccino corto” che si può cambiare veramente.
Un esempio? Le prospettive nell’ambito Portuale Lgure. A chi piace leggere e seguire un poco le vicende, appare uno scenario molto interessante per il futuro: un futuristico“piano MiNova” (ossia un’alleanza strategica tra Genova e Milano, stile Parigi, caldeggiata dal Presidente dell’Autorità Portuale di Genova); 1500 nuovi posti di lavoro, in un futuro prossimo, tra il Porto di Genova e quello di Savona; “Terzo Valico” (si parla di dimezzare il tempo di percorrenza del tratto MI-GE!); il Boom dei Container a La Spezia, e tante altre. Ma anche una rinascita prospettata a Cornigliano (nel Ponente di Genova), e non solo. Solo veramente tante, tantissime le prospettive di una nuova ripresa, in tutta la Liguria.
Ma possiamo crederci?! Sono ottimista sul fatto che tutto ciò si verifichi, ma possiamo pensare che tutto accada lasciando al caso o (dando meriti a chi se li merita, appunto) per il merito e l’impegno di tanti singoli?! Perché non fare squadra?! Perché non coordinare il tutto, semplificando e velocizzando processi che potrebbero richiedere un periodo di realizzazione ancora troppo ampio?! Perché non assumersi la responsabilità di farsi primo motore della ripresa? Serve coraggio, tenacia, e un pizzico di audacia. Quella che ti permette di andare anche contro alcuni veti e perplessità (vedi Terzo Valico e Gronda, sia di Levante sia di Ponente), quella che ti permette di dire alla gente che scelte impopolari devono essere fatte, per stare meglio, veramente meglio, domani.
Ma poi, ovviamente, si è liberi di pensare che sia meglio andare avanti così, “tirare a campare”, pur di non rischiare di fare qualche piccolo sacrificio oggi, anche se porterebbe un benessere domani… Ma chi ci pensa al Domani? ciò che conta è solo l’Oggi!
I primi a pensare al Domani devono e sono i Veri Giovani! Non chi ad essere giovane si atteggia o, al limite, lo è anagraficamente. Ma Giovane nello spirito e nel modo di pensare. Per cambiare veramente, bisogna cambiare molto, lasciarsi alle spalle alcune abitudini e anche, oso dire, alcune comodità e privilegi a cui si è abituati.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Edoardo Marangoni