postato il 29 Novembre 2010
Mentre le cancellerie di mezzo mondo tremano per le rivelazioni del sito Wikileaks, in Italia (considerato che Assange non ci ha detto niente di nuovo) il vero nemico è rappresentato da Facebook.
Il social network fondato da Mark Zuckerberg è stato infatti oggetto di ben tre interrogazioni parlamentari rivolte al Ministero della Salute, al Presidente del Consiglio e al Ministero della Difesa dell’on. Giorgio Jannone (Pdl). Le interrogazioni dell’onorevole Jannone meritano un’attenta lettura, non tanto perché possono risultare esilaranti, ma perché sono un significativo esempio di scollamento della classe politica rispetto al Paese reale. Sì, perché mentre ci sono famiglie che non arrivano alla fine del mese, immigrati abbarbicati sulle gru e operai e studenti che protestano nelle piazze, l’onorevole Jannone è più preoccupato di “aiutare persone affette da comportamenti compulsivi nei confronti dei social network”.
Indubbiamente la preoccupazione del deputato del Pdl è apprezzabile e sicuramente originale, ma mi chiedo se in questo momento storico non ci siano cose un tantino più urgenti da discutere.
Un’altra perla fornita dalle interrogazioni parlamentari di Jannone è la richiesta al Premier di tutela dei minori rispetto ai “pericoli incombenti dall’eccessivo utilizzo di Internet e dei social network”. Preoccupazione anche questa legittima, ma per un buon padre di famiglia e non certo per il Presidente del Consiglio. E però bisogna dare il merito all’onorevole Jannone di aver contribuito significativamente a evolvere il linguaggio politico della destra berlusconiana: se prima i comunisti mangiavano i bambini, adesso ci pensa Facebook. Il deputato del Pdl non se la prenderà se per questa bonaria presa in giro, ma sinceramente è sembrato un po’ esagerato scomodare il Governo per trattare una materia che può, più semplicemente, essere oggetto di riflessione delle agenzie educative e di ogni singola persona di buonsenso.
Jannone però si può consolare perché grazie a Emilio Fede le sue interrogazioni parlamentari sono passate in secondo piano: il direttore del Tg4, dopo un incontro “amaro” (è proprio il caso di dirlo) con l’imprenditore Giuliani, nel corso del suo tg ha lanciato una durissima invettiva contro Facebook, dove in quelle ore si festeggiavano i pugni di Giuliani al povero Fede.
Contro i tripudi di Facebook Emilio Fede ha sentenziato: “una società civile dovrebbe chiudere Facebook, che è una realtà delinquenziale all’origine di episodi drammatici”. Urge ricordare al direttore del Tg4 che i cretini che incontriamo per strada e che dicono cretinate ai quattro venti sono gli stessi che le scrivono su Facebook e giustamente vanno esecrati nel mondo reale come in quello virtuale, tuttavia la proliferazione di cretini non legittima in nessun modo commenti di questo tipo: “Rossi, incappucciati, questa è gentaglia. Un popolo civile dovrebbe intervenire e menarli, perché capiscono solo quando vengono menati”.
Mi consenta dottor Fede, ma queste affermazioni fatte nel corso di un telegiornale da un direttore di lungo corso come lei sono ben più gravi di qualunque cretinata scritta su Facebook. Stia tranquillo direttore, nessuno si sognerà di chiedere la chiusura del Tg4, al massimo si potrebbe ricordare che dovrebbe andare sul satellite.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi