Tutti i post della categoria: Politica

Il governo Berlusconi inforna sottosegretari per restare a galla

postato il 5 Maggio 2011

Il governo Berlusconi è sempre di più la copia fotostatica del governo Prodi: oggi ha dovuto fare una infornata di nuovi sottosegretari per poter restare in Parlamento. Questa è la dimostrazione che il bipolarismo, così come è stato organizzato il Italia, è fallito miseramente. Bisogna voltare pagina.

Pier Ferdinando

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Il Pd faccia una proposta seria e risponderemo

postato il 5 Maggio 2011

Si apra dibattito nella sinistra sulla scelta degli alleati

Il presidente Napolitano ha fatto un richiamo alla sinistra, un richiamo di grande buon senso, ma non mi sento chiamato in causa.
La sinistra fa finta di non vedere quello che in Parlamento fa ogni giorno l’Italia dei valori: tutti dovrebbero prendere atto, ad esempio, che sulla politica estera il Pd ha sintonia con l’Udc ma non con Di Pietro. Detto questo, la scelta degli alleati è un loro problema e non possono pensare di scaricarlo sulle nostre spalle. Facciano una proposta e noi risponderemo.

Pier Ferdinando

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Libia: mozione indecorosa e ridicola, pagina buia per l’Italia

postato il 4 Maggio 2011

Questa mozione della maggioranza sulla Libia è ridicola, ma è coerente con la nostra linea politica che è ridicola. Siamo l’unico Paese che è passato ‘non bombarderemo’ al ‘bombarderemo’. Prima le frecce tricolori andavano in Libia a fare delle esibizioni sulla casa di Gheddadi, oggi fanno un altro tipo di esibizioni, diverse ma sempre sulla casa di Gheddafi.
Su queste cose un Paese serio non scherza. Avevamo di fronte due scelte: o non partecipare come diceva la Germania o partecipare come chiedeva la Francia. Tutto il resto non conta nulla.
La mozione della maggioranza di fatto fissa un termine, ma sapete che non si può fissare un termine alla missione, la bacchetta magica non ce l’ha nessuno. E’ indecoroso tutto, e’ una pagina nera della politica estera dell’Italia e delle sue relazioni internazionali. Stiamo facendo una campagna elettorale sulle spalle dell’Italia e sulla vita dei nostri militari.

Pier Ferdinando

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La mozione Pdl-Lega è una gran buffonata

postato il 4 Maggio 2011

Immorale che la  Lega abbia fatto la campagna elettorale sulle spalle dei nostri militari

La mozione congiunta Pdl-Lega sulla Libia è una gran buffonata, una cosa triste che la politica estera italiana sia ridotta in questo modo. C’era già una mozione votata dal Parlamento. Hanno pasticciato, hanno messo cose ridicole, come la data certa di fine dell’azione e poi l’inserimento del reato di immigrazione clandestina, già respinto dall’Ue. La Lega ha fatto la campagna elettorale sulle spalle dei nostri militari e questo è profondamente immorale. Se Berlusconi – come sostengono i leghisti – ha fatto cose così scorrette nei loro confronti, su una vicenda di questo tipo un partito serio fa la crisi di governo, non un’ammuina che serve solo a prepararsi alla campagna elettorale.

Pier Ferdinando

 

 

 

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L’uccisione di Bin Laden è duro colpo al terrorismo

postato il 2 Maggio 2011

Risultato ottenuto grazie anche alle azioni militari italiane

L’uccisione di Osama Bin Laden e’ un duro colpo al terrorismo, un risultato ottenuto grazie anche alle azioni militari a cui l’Italia partecipa sulla scena internazionale. Se c’e’ una lezione che si deve cogliere da questa vicenda è che la politica estera e’ una cosa seria e che non si scherza con gli impegni internazionali dell’Italia.
Il nostro Paese ha un grande ruolo sullo scenario internazionale da difendere, e lo difendono i nostri militari che partecipano a missioni che anche indirettamente producono risultati importanti.

Pier Ferdinando

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L’insegnamento di Giovanni Paolo II: un programma per la politica

postato il 30 Aprile 2011

La beatificazione di Giovanni Paolo II può senza dubbio diventare una preziosa occasione per i cattolici e anche per i laici per riflettere e confrontarsi sul vasto e profondo insegnamento sociale del papa polacco. Ma prima di buttarsi a capofitto nel Magistero e negli scritti di Giovanni Paolo II è indispensabile, e soprattutto molto utile per capirlo,  guardare alla sua vicenda personale di figlio del novecento, di uomo che ha vissuto in tutto e per tutto il “secolo breve”. Il lavoro come manovale nelle cave di calcare della Solvay all’inizio degli anni quaranta, il seminario clandestino durante la guerra, le perquisizioni della Gestapo, cui sfuggì in modo miracoloso, il continuo braccio di ferro col regime comunista polacco da giovane prete e poi da vescovo, sono tutte esperienze che hanno messo Karol Wojtila a contatto con i drammi e le speranze della condizione umana, influenzando in maniera indelebile la sua fede e la sua azione pastorale. Ma più forte dell’esperienza del male in Giovanni Paolo II è l’esperienza di Cristo, come egli stesso scrive nel racconto autobiografico “Memoria e Identità”: «non è possibile separare Cristo dalla storia dell’uomo». E’ Cristo che da nuovo senso alla storia dell’uomo, e non è un caso che la chiave di volta del pensiero sociale di Giovanni Paolo II sia la necessità di un nuovo umanesimo che vede nel Dio che diventa uomo, non solo l’essenza del cristianesimo, ma il fondamento di ogni progetto autenticamente umano, il perno per un movimento di rinascita. L’umanesimo auspicato da Giovanni Paolo II contiene una visione della società centrata sulla persona umana e i suoi diritti inalienabili, sui valori della giustizia e della pace, su un corretto rapporto tra individui, società e Stato, nella logica della solidarietà e della sussidiarietà. È un umanesimo capace di infondere un’anima allo stesso progresso economico, perché esso sia volto “alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo”. Tutto ciò traspare dall’insegnamento di Giovanni Paolo II e dal suo ampio magistero, e sicuramente  ci sono tanti altri aspetti da sottolineare e da approfondire. Molti sono i politici che hanno incontrato Giovanni Paolo II, e molti di questi saranno presenti a Roma per la sua beatificazione ma quanti di loro  si sono soffermati a riflettere sulla portata dell’insegnamento sociale di Papa Wojtila? La beatificazione, come si diceva all’inizio, può allora essere una preziosa opportunità per iniziare questo proficuo studio e forse si potrebbe iniziare da un testo agile e per molti aspetti poco conosciuto. Si tratta di uno degli ultimi discorsi di Giovanni Paolo II, fatto nel gennaio del 2005 e indirizzato al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, un discorso che secondo alcuni è possibile definire il “testamento sociale” di Papa Wojtila e che il pontefice non voleva rivolto solo ai diplomatici ma in particolare ai governi che questi rappresentavano. In questo testo Giovanni Paolo II indica ai governanti “le quattro sfide dell’umanità di oggi” – la vita, il pane, la pace, la libertà – ovvero le questioni prioritarie per costruire quella che soleva chiamare la “civiltà dell’amore”.

La prima sfida – esordiva Giovanni Paolo II davanti agli ambasciatori presso la Santa Sede – è la sfida della vita. La vita è il primo dono che Dio ci ha fatto, è la prima ricchezza di cui l’uomo può godere. La Chiesa annunzia il ‘Vangelo della Vita’. E lo Stato ha come suo compito primario proprio la tutela e la promozione della vita umana”. La sfida della vita si sta facendo oggi sempre più vasta e drammatica, ma la parola di Giovanni Paolo II è chiara: nulla che violi l’integrità e la dignità dell’essere umano, compreso la fase embrionale, può essere ammissibile. La ricerca scientifica va incoraggiata e promossa, ma non può considerarsi al di sopra della sfera morale. Una scienza che degrada l’uomo ad uno strumento non è degna dell’uomo. La vita, dunque, va protetta, tutelata, servita in ogni momento, in ogni angolo della terra. Essa non sopporta riduzioni. Difendere la vita significa anche difendere la famiglia: dare forza e solidità alla famiglia – ci insegna Giovanni Paolo II – significa contribuire ad una società ancora in grado di scommettere sull’umano; su relazioni profonde e responsabili; sulla vita; sulla dedizione come espressione naturale della maturità umana; sul futuro, su un’esperienza umana e sociale di qualità. La seconda sfida è quella del pane, ossia quella di far sì che ogni persona possa godere dei mezzi necessari alla sua vita, che nessuno debba più soffrire la povertà e la denutrizione, essere calpestato nel suo onore e reso vittima dell’ingiustizia. Sono ancora troppi oggi gli esseri umani cui non viene riconosciuta la dignità di persone o vengono di fatto privati dei diritti fondamentali. Davanti a questa considerevole porzione di umanità non possiamo restare muti, come non è rimasto Giovanni Paolo II, che ha dato voce alle folle degli esclusi e degli affamati – di pane e di giustizia- in ogni angolo della terra.

Con la stessa tenacia e determinazione, Giovanni Paolo II ha affrontato la terza delle grandi sfide dell’umanità del nostro tempo: la pace. Il secolo XX –ha scritto – ci lascia in eredità soprattutto un monito: le guerre sono spesso causa di altre guerre, perché alimentano odi profondi, creano situazioni di ingiustizia e calpestano la dignità e i diritti delle persone. Esse, in genere, non risolvono i problemi per i quali vengono combattute e pertanto, oltre ad essere spaventosamente dannose, risultano anche inutili. Con la guerra, è l’umanità a perdere”. Giovanni Paolo II ci ha anche insegnato che la pace è un dono che si invoca, incessantemente, con quella preghiera che crede nell’impossibile di Dio e dunque rende sempre possibile la speranza, anche nelle ore più buie.  La pace è un valore che si paga: non può essere a basso prezzo: sarebbe un surrogato. Deve scomodarci e comprometterci. Per questo il Papa ha chiesto il digiuno per la pace; per sperimentare anche il disagio di qualcosa che ci manca, in solidarietà con tanti popoli cui manca il pane; per sentire nel nostro corpo quell’esperienza del limite che ci fa gridare, per noi e per il mondo, “Signore, pietà”. La pace, quindi, domanda l’impegno a costruire conoscenza e amicizia tra i popoli, a cominciare dal nostro quotidiano, riconoscendo nello straniero che incontriamo un fratello e stimando la cultura che egli esprime.

Anche quello della libertà è un altro tema particolarmente caro a Giovanni Paolo II: è lui stesso a riconoscere come alla base delle sue encicliche sociali (Laborem exercens, Sollicitudo rei socialis, Centesimus annus). La libertà è la aspirazione massima di ogni donna e di ogni uomo, profonda, scritta nell’anima. È il valore per cui tanti, di ogni credo e di ogni bandiera, hanno rischiato la vita dimostrando così che solo nel rispetto della libertà si può essere persone. Oggi educare alla libertà significa riconoscere i condizionamenti, individuare le manipolazioni spesso subdole e mascherate di un consumismo che tende ad orientare comportamenti e stili di vita, riconoscere le false promesse di ogni riduzione dell’uomo alla sola dimensione orizzontale. La libertà è sacra, ma non è un assoluto, come oggi alcune correnti di pensiero tendono ad affermare. Ne è negata dal dovere di obbedire al bene che è Dio stesso. Egli ha voluto donare all’uomo la libertà perché potesse amare e riconoscere il suo amore. Non è possibile infatti amare se non nella libertà. Ed è nel nucleo più intimo di noi stessi, in quello spazio interiore che è la nostra coscienza, che sperimentiamo la libertà come grandezza, come rischio, talvolta anche come dramma. È nella coscienza che avviene la rielaborazione di tutto ciò che accade e che interpella la nostra libertà e la capacità di dare senso alla vita.

Queste quattro sfide sono senza dubbio un compito per la politica, che ne deve assicurare le condizioni fondamentali e difenderne il valore, sono in se stesse un imperativo etico, inscritto da Dio nel cuore di ogni uomo e tracciano un cammino di santità, ossia di conoscenza di Dio per la via dell’amore. Ricordare Giovanni Paolo II significa innanzitutto ricordare e mettere in pratica il suo insegnamento.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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Libia: governo alla paralisi, Lega fa campagna elettorale

postato il 28 Aprile 2011

Il Parlamento assuma una posizione chiara

È doveroso che il Parlamento assuma una posizione chiara sulla Libia. Il governo è in uno stato confusionale e in una paralisi totale, mentre la Lega solleva polemiche pensando alla campagna elettorale. Siamo all’irresponsabilità allo stato puro.
Il Terzo polo ha scritto la prima bozza della mozione che impegna il governo ad aumentare la flessibilità operativa dei propri velivoli con azioni mirate contro obiettivi militari sul territorio, partecipando così alle operazioni alleate per assicurare la protezione della popolazione civile nel rispetto della Risoluzione 1973.
Ci auguriamo si realizzi una unità, perché l’interesse nazionale viene prima delle beghe politiche e della campagna elettorale che Bossi vuole fare su questi temi.
E’ doveroso quindi che il Parlamento si pronunci.

Pier Ferdinando

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Berlusconi dirà che giudici Ue sono comunisti?

postato il 28 Aprile 2011

Fanno demagogia e poi le loro norme vengono bocciate

Aspettiamo solo che Berlusconi ci venga a dire che i giudici europei che hanno bocciato il reato di immigrazione clandestina sono comunisti. Questa presa di posizione del premier ancora non e’ ancora arrivata, ma l’aspettiamo entro sera visto che la maggioranza non trova altro modo di giustificare i pasticci che fa se non individuando nemici riconducibili al Terzo Polo o ai comunisti.
Questa norma è stato bocciata dalla Corte Europea come avevamo previsto. Il governo, essendo in stato confusionale, fa provvedimenti demagogici che puntualmente vengono smentiti.
Questo è indicativo di come si sta procedendo. Così non si puo’ andare avanti.

Pier Ferdinando

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Donne al centro. Cronaca di un incontro.

postato il 27 Aprile 2011

Donne al Centro

Il 18 aprile si è tenuto a Udine il primo di una serie di incontri dal tema “Donne al centro”, organizzato da Giulia Pezzano e da Monica Bertolini e reso possibile da Fabrizio Anzolini e Giorgio Venier Romano. Quello delle donne in politica (come nel lavoro e in altri ambiti) è un tema delicato che interessa non solo le donne, ma anche gli uomini, ed è un tema sentito, come si è potuto notare dalla sala piena di palazzo Kechler.

L’incontro ha offerto numerosi spunti di riflessione e ha saputo essere da stimolo per le donne presenti. Il tema non è mai facile da affrontare, perché, nello sforzo di difendere una determinata posizione, è sempre presente il rischio di scivolare in quelle che sono le visioni del “femminismo” o del “maschilismo”. Ma in questo incontro, nel quale a parlare erano le donne, questo rischio non si è mai concretizzato, anzi: esse sono state le prime ad essere critiche rispetto all’atteggiamento femminile di arrendevolezza di fronte ad un sistema che in alcuni settori le penalizza.

Formidabile la sintesi di Silvia Noè: “il sostegno della donna passa per il sostegno della famiglia; sostenere la famiglia significa investire sul futuro”. Si è anche molto parlato del ruolo della famiglia nella società, paragonato, da Monica Bertolini, alla funzione di un nido per un giovane uccello: il nido rappresenta il rifugio sicuro in cui crescere e il punto di decollo per l’uccellino che ha imparato a volare e ha voglia di aprirsi al mondo e alle infinite opportunità che la vita gli offre. Barbara Graffino ha quindi approfondito quelle che sono le difficoltà della famiglia di oggi, affrontando il problema di quei giovani precari o disoccupati che inevitabilmente rallentano il ricambio della società e delle conseguenze che questo ritardo offre: nonostante l’incremento delle nascite dovuto agli immigrati presenti in Italia, queste non compensano il numero di persone che muoiono ogni anno: stiamo assistendo ad un preoccupante calo demografico. Le famiglie si trovano inoltre in crescenti difficoltà economiche e su di esse non si investe abbastanza in confronto ad altri Paesi europei (la spesa italiana per la famiglia è pari ad un terzo di quella francese). È, perciò, ormai indispensabile avere a disposizione due redditi.

Notevoli, come tutti sanno, le difficoltà della donna nel mondo del lavoro. Questo, come ci ha esposto Silvia Noè, vede la maternità come un costo per l’azienda, quando invece, è tutt’altro: un dono. Anche Raffaella Palmisciano ha affrontato questo punto, sostenendo che l’80% dei datori di lavoro vede la maternità come un problema, tanto che è ancora diffusa la pratica di far firmare alla donna neoassunta una lettera di dimissioni con data in bianco. Prima di tutto, sostiene Silvia Noè, si deve favorire l’accesso delle donne al mondo del lavoro senza che le potenziali future gravidanze siano vissute come un disagio. In secondo luogo si deve puntare su politiche che aiutino la conciliazione tra lavoro in casa e lavoro fuori casa, problema che scoraggia molte donne nella ricerca di un impiego.

Si è quindi affrontato il tema della donna in politica e si è trattata la questione delle quote rosa. Già nell’introduzione alla serata Giulia Pezzano si è espressa a riguardo dicendo di sentirsi profondamente svilita da questo provvedimento poiché le donne non hanno bisogno di canali preferenziali o di scorciatoie per arrivare dove vogliono. Dello stesso parere Anna Teresa Formisano e Sara Giudice. Quest’ultima si è soffermata in particolare sul rischio di legittimare e permettere l’affermazione in politica di donne vicine al così definito “modello Minetti”. Per stimolare un impegno al femminile, invece, si dovrebbe innanzitutto cambiare la visione che le donne hanno di se stesse. Per Giulia Pezzano sono le donne ad attuare continuamente una svalutazione nei confronti di loro stesse, e le fa eco Sara Giudice che ricorda come le possibilità si trovano interamente nelle mani delle donne. La stessa Anna Teresa Formisano si sente spesso chiedere dalle donne: “E se poi non ce le faccio?”. È quindi un problema di cultura, come afferma Annalisa Lubich: bisogna cambiare alla radice l’immagine che uomini, donne, bambini e bambine hanno di loro stessi. Annalisa Lubich ha quindi affrontato il problema da un altro punto di vista: per cambiare il sistema corrente, dobbiamo prima entrarci. Ecco perché sostiene le quote rosa come medicina amara da prendere tappandosi il naso per superare la patologia del Paese, medicina che, una volta guariti, si dovrà smettere di assumere.

Molto ancora si potrebbe scrivere perché molte belle parole sono state dette da ognuna delle partecipanti. Non è stata una serata carica di lamentele e di vittimismo, piuttosto il messaggio che si è voluto trasmettere agli ascoltatori è stato quello di invogliare le donne a rimboccarsi le maniche. La sintesi di questo incontro è ben rappresentato ancora una volta dalle parole di  Giulia Pezzano: “Aprite gli occhi! Noi donne dobbiamo riuscire a guardare la realtà spogliandoci sia dalle lenti dell’ormai romanzesco sesso debole, sia da quelle dell’anacronistico e vuoto femminismo. Dobbiamo noi per prime capire il nostro enorme potenziale e il nostro valore, capire la ricchezza che rappresentiamo proprio per la nostra peculiarità e dobbiamo iniziare a darci da fare!”

“Riceviamo e pubblichiamo” di Chiara Cudini

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Sulla Libia il Governo si è coperto di ridicolo

postato il 27 Aprile 2011

Sì a passaggio parlamentare, ma stop a proclami
La decisione del governo è il naturale sviluppo delle scelte fatte a marzo ed io d’accordo su un passaggio parlamentare, che in democrazia e’ sempre utile, ma non credo sia vincolante. Tuttavia, sulla gestione della questione libica il governo si è coperto di ridicolo: ha cambiato venti volte opinione e tutte le volte lo ha comunicato ai giornali o in diretta televisiva. Siamo passati dal ‘non disturbo Gheddafi’, al ‘partecipiamo ma non spariamo’. Ora evitiamo altri proclami pubblici che rischiano di essere contraddetti nell’arco di una settimana e di farci perdere credibilità.

Pier Ferdinando

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