Tutti i post della categoria: Politica

Trovare soluzione condivisa sulla legge elettorale

postato il 21 Giugno 2011

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La legge elettorale è matura e deve essere il primo punto all’ordine del giorno. Il sistema di voto deve uscire dall’agenda della maggioranza e del governo e diventare un tema centrale per tutti. Devono essere gli italiani a decidere i parlamentari e non devono essere i partiti a farlo per loro.

L’apertura di Umberto Bossi è positiva: ora bisognerà trovare una soluzione condivisa e sarebbe bene eliminare il premio di maggioranza.

Pier Ferdinando

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La maggioranza c’è in Parlamento, non nel Paese

postato il 21 Giugno 2011

La maggioranza in Parlamento c’è. Non c’è più nel Paese. Se non sono preoccupati loro, non dobbiamo certo preoccuparci noi. Che ci siano dei transfughi in Parlamento che tengono in piedi il Governo è la cosa più banale del mondo.

Pier Ferdinando

 

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Governo: è Roma la capitale, no a buffonate

postato il 20 Giugno 2011

Roma è la capitale d’Italia, non c’è bisogno di nuovi sprechi né di buffonate, c’è bisogno di serietà. Mi auguro che sull’iniziativa del Pd contro lo spostamento dei ministeri al Nord si possa realizzare una grande convergenza, sarebbe bene smetterla di perdere tempo. I ministeri stanno a Roma come in Germania stanno a Berlino e in Francia stanno a Parigi. E’ talmente evidente che non dovremmo neanche perdere tempo, di fronte a una crisi economica come quella attuale, a discutere di nuove spese.

Pier Ferdinando

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Lega spendacciona e poltronara, la verità oltre la propaganda

postato il 20 Giugno 2011

Un Calderoli soddisfattissimo ieri sul palco di Pontida inalberava le targhe dei dicasteri che vorrebbe spostare sul sacro suolo padano di Monza, riforme e semplificazione normativa. La “territorializzazione dei ministeri” aveva fatto la sua comparsa in tutta la sua farsesca grandezza prima delle amministrative, ma sembrava più un tentativo per recuperare l’elettorato del Nord che l’espressione di una ferma volontà di trasferire le “cadreghe” ministeriali in terra di Padania.

La Lega si pone agli occhi dell’opinione pubblica, della stampa, dell’uomo della strada, come il movimento alfiere della lotta agli sprechi. Inneggia sempre a Roma ladrona, ai costi della politica, alla burocrazia che strozza l’iniziativa economica e la vitalità del Nord. Ma a ben vedere c’è una nutrita casistica di comportamenti che hanno messo in campo tutta un’altra politica, e la lotta allo spreco se la sono dimenticata.

La vicenda dei ministri al Nord è in questo senso emblematica. Si arriverebbe a spese esorbitanti per le casse dello Stato, si parla di due miliardi e mezzo di euro l’anno se si dette retta alle indicazioni di Bossi, che vorrebbe tra Milano e Monza riforme, semplificazione normativa, economia e lavoro (questi ultimi con portafoglio). Spese di gestione, rimborsi per i dipendenti, adeguamento delle strutture, spostamenti a Roma per partecipare alle sedute del consiglio dei ministri. In tempi di cinghia corta, di vento di crisi che torna a spirare forte, la Lega sponsorizza la spesa pubblica, peraltro del tutto improduttiva, perché la ri-localizzazione di poltrone non produce ricchezza. Meglio sarebbe se i padani si prodigassero per una legislazione  più favorevole alle piccole e piccolissime imprese del Nord, sfiancate da una pressione fiscale pesantissima che non permette loro di assumere, innovare, crescere. Al tessuto produttivo del Nord in affanno servono incentivi fiscali, non la burocrazia nel cortile di casa. In questo senso è strano l’atteggiamento della Lega: ora scopriamo finalmente che l’avversione per la burocrazia, per i lacci che tengono imbrigliate le realtà produttrici del Paese è solo una finta, un sentimento di facciata, parole vuote che sbiadiscono di fronte alla reale intenzione di spostare la pubblica amministrazione nelle province economicamente forti.

Altro che partito del risparmio, la Lega diventa a tutti gli effetti il partito della spesa. Come non fare riferimento alla eccezionale vicenda delle quote latte, ennesima storia di propaganda leghista finita per danneggiare tanti onesti cittadini? Per anni molti allevatori italiani del Nord, in barba ai regolamenti di Bruxelles, hanno prodotto molto più latte di quanto concesso all’Italia, sforando sistematicamente la quota assegnata al nostro Paese, quota peraltro rinegoziata nel 2008 quando è aumentata del 5 per cento. Ogni surplus comporta una multa che dal 1984 ad oggi ha pagato Pantalone, cioè lo Stato. Complessivamente una botta di quattro miliardi di euro di multe (di cui 1,9 già pagati dallo Stato, ossia i contribuenti italiani) per i furbetti delle quote latte, allevatori che non si sono mai preoccupati di rispettare i limiti fissati in sede europea forti del fatto che a pagare le sanzioni era lo Stato.

La Lega ha un debole per le province: non si sognerebbe mai di abolirle, né ha mai parlato di accorpamenti o razionalizzazioni. Alla Lega fanno comodo enti intermedi di controllo del territorio, poco importa delle sacche di spreco che spesso rappresentano. Nel programma di governo della coalizione che ha portato alla vittoria Berlusconi esisteva questo punto, ma è stato ignorato per evidenti ragioni politiche. Le province interessano troppo a un movimento che fa della poltrona locale un mezzo formidabile per mantenere, consolidare e rafforzare il consenso, senza riconoscere la loro inutilità, lampante in certe realtà. L’attaccamento al governo locale non prevale però sull’affezione che il Carroccio prova per l’altra poltrona, quella romana. Spesso capita che parlamentari siano eletti presidenti di provincia, sindaci, assessori, e capita anche che si dimettano ammettendo l’incompatibilità tra i ruoli. Questo non è però costume alla Lega, nelle coloro che mantengono il doppio incarico sono tanti. Si va dal sindaco di Varallo Sesia Gianluca Buonanno a quello di Brescia Paroli, dal primo cittadino di Castelfranco veneto Dussin al presidente della provincia di Biella Simoncelli. Sono una quarantina tra deputati e senatori che al seggio parlamentare accompagnano una carica locale o anche più d’una, i leghisti riescono a sommare tre incarichi. Ci chiediamo se riescano a gestirli bene tutti quanti, in questo saltellare da una poltrona all’altra, e tra queste spesso c’è anche quella televisiva.

Cavallo di battaglia della Lega è il federalismo, unica vera raison d’etre di un popolo che da sempre rivendica la propria indipendenza da Roma. Sembra che ce l’abbiano fatta, il federalismo fiscale, almeno nella sua variante municipale è realtà, ma attenzione agli “effetti sorpresa” di questa operazione: i sindaci potranno aumentare le addizionali Irpef, viene introdotta una tassa di soggiorno e sugli affitti ecco spuntare la cedolare secca, un regalo per i redditi alti, con buona pace delle famiglie numerose.

Negli anni abbiamo imparato che gli oratori di quella Lega di lotta e di governo, che occupa poltrone a Roma e sbraita contro il governo a Pontida, sono bravi parolai, maestri nel proclamare e nell’inveire contro i costi della politica ma primi ad approfittarne. Da Pontida (il cui sindaco, manco a dirlo, è anche deputato) Bossi si liscia il pubblico invocando il dimezzamento del numero dei parlamentari. Lo vorrà davvero? Lo dimostri, presenti una proposta di legge in Parlamento. Di parole vuote lanciate da un palco anche il suo stesso popolo è stufo. Per rispetto verso i suoi elettori metta in pratica le belle intenzioni. Altrimenti sarà ricordato dalla sua stessa gente solo come un grande incantatore, che ha sempre promesso e annunciato e mai realizzato, e nulla più.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Stefano Barbero

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Bossi usa escamotage per prendere tempo

postato il 19 Giugno 2011

Chiedere i ministeri in Lombardia perché non si ha il coraggio di rispondere alla vera questione che ha posto a Pontida la base evidentemente e’ un escamotage, un ‘vorrei ma non posso’, un ‘prendere tempo e tirare a campare’.

Questo ha fatto Bossi. Capisco che cambiare strada sarebbe stato molto difficile.

Pier Ferdinando

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Pontida: “traccera’ la linea politica”. L’UDC di Mozzo distribuisce i gessetti per tracciare la linea

postato il 17 Giugno 2011

“A Pontida traccerà la linea”. Di queste frasi ne abbiamo sentite a bizzeffe: tante “bolle” durate il pomeriggio di un comizio come quello del prato di Pontida dell’anno scorso. I fatti ci hanno dato ragione.

Tracciare la linea? Ne hanno già tracciate molte in questi 20 anni e tutte fallimentari: rondesicurezza, basta clandestini, meno tasse, quote latte, identita’, dialetti, soli delle alpi, etc….

Ma la gente bergamasca non ci crede più. Dopo le “bolle del raduno 2010” in queste ore sono in distribuzione ai bambini del paese i gessetti, quelli che servono per tracciare le linee: linee che come al solito un colpo di vento o un cancellino qualunque smentiranno un altra volta.

Iniziate ad ascoltare le nostre idee: famiglie, giovani e lavoro. Riforme vere (non annunci). Ma loro parlano di modellini di “corazzate nel Mediterraneo” e poltrone ministeriali al nord. La gente del Nord chiede altro e adesso è stufa. L’agenda va spostata su cose che interessano agli italiani. Lo diciamo con affetto agli amici della Lega.

UDC Mozzo

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Le grandi riforme non si fanno con i tagli lineari

postato il 16 Giugno 2011

I tagli lineari sono incompatibili con qualsiasi seria iniziativa di riforma, anche fiscale. Nelle attuali condizioni di finanza pubblica e anche nelle difficoltà che sta attraversando l’Europa e’ impossibile avventurarsi in grandi riforme fiscali se non c’e’ la capacita’ di selezionare i tagli. Tremonti ha il merito di non aver dilatato oltre misura la spesa ma i tagli lineari sono il segno che manca la politica, manca la capacita’ di scegliere, di selezionare e colpire gli sprechi.

Pier Ferdinando

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Ecco perché l’Udc in Sicilia vince e convince

postato il 15 Giugno 2011

C’era chi, nemmeno troppo tempo fa, aveva frettolosamente decretato – dal palco di un teatro palermitano – che l’Udc siciliano, scegliendo di sostenere il governo di Raffaele Lombardo in Sicilia, e non quello di Silvio Berlusconi a Roma, aveva decretato la propria morte. Questi stessi fini e attenti osservatori politici hanno poi passato molto del loro tempo (tante erano le cose cui dovevano badare) a spiegarci che un partito di centro schierato al centro non può avere più successo, che il nostro futuro poteva essere solo nel nostro passato e che per questo dovevamo tornare a fare il centro del centrodestra: né più né meno un’appendice del Pdl; e così, mentre noi – ingenui testardi – siamo rimasti lì dove eravamo sempre stati, i nostri amici si sono accasati responsabilmente, sono entrati a far parte a pieno titolo del Governo nazionale e vagheggiano ora la costruzione del Partito Popolare italiano, sul modello di quello europeo, da costruire con Formigoni e Alfano e la partecipazione dei popolarissimi La Russa, Gasparri e Santanchè.

Come si suol dire, però, non si può pensare di poter vendere la pelle dell’orso senza averlo prima ammazzato. E infatti, dopo mesi di annunciata morte, l’esito della tornata elettorale che ha interessato la Sicilia il 29 e 30 maggio e il 12 e 13 giugno, ha raccontato un film diverso da quello che in tanti avrebbero voluto vedere. Eh sì, perché – stranamente, chissà come mai! – questo Udc siciliano non è affatto morto e – sempre stranamente, sempre chissà come mai! – ha ottenuto percentuali in linea con il passato e con i propri compagni di coalizione ha vinto in 7 comuni su 11 chiamati al voto e conquistato i comuni di Porto Empedocle, Sortino e Bagheria con il proprio candidato. Proprio la vittoria nel comune di Bagheria, poi, assume il valore e significato più importante, per vari motivi: primo, perché qui si sfidavano direttamente Terzo Polo e Pd contro Pdl e PiD; secondo, perché i due candidati alla carica di sindaco erano uno Udc e l’altro PiD; terzo, perché il nostro candidato vincente, Vincenzo Lo Meo, ha aderito all’Udc solo dopo il 14 dicembre ed è rappresentante, quindi, della “rinascita” del nostro partito; quarto, perché Bagheria è sempre stata feudo elettorale proprio del Ministro Romano. La sfida bagherese era diventata un vero e proprio derby: dopo mesi e mesi di discussione, era arrivato finalmente il momento di misurarsi realmente, sulla base dei numeri e non delle chiacchiere. E il risultato è stato palese, innegabile. La Repubblica di Palermo di oggi, con un articolo a firma di Emanuele Lauria, mostra come l’Udc e tutto il Terzo Polo siano riusciti a superare le varie difficoltà e a vincere, proprio perché in Sicilia, più che nel resto d’Italia, sono stati in grado di intercettare il voto moderato in uscita dal Pdl e dal centrodestra, principalmente grazie a un impegno costante sul territorio.

E fa sorridere, certo, sentire ora parlare di “una vittoria dovuta solo a grandi ammucchiate” gli stessi che solo qualche mese fa ci davano per sicuramente morti: perché è solo un vano tentativo di coprire il nostro successo, costruito sui programmi, sulle proposte e su una coalizione sempre più forte. Sarà difficile per il centrodestra isolano far finta di niente: quello che si siamo riusciti a costruire in Sicilia, che è sempre stata il granaio del Pdl, è la prova più tangibile del tracollo della “maggioranza” berlusconian-leghista-responsabile. Ha ragione il coordinatore regionale Udc D’Alia, quando parla di terza sberla al Cav, dopo le cocenti sconfitte a Milano, Torino, Bologna e Napoli e il 96% di sì ai referendum. Una prospettiva che, proiettata sul piano nazionale, rappresenta il nucleo fondamentale della discussione sulla strategie politiche del Terzo polo che stiamo costruendo e al centro del quale si è posto di certo l’Udc. Non a caso Pier Ferdinando Casini ha subito sottolineato il fatto che “il Terzo polo è decollato” e che ora “si possono prospettare nuove forme di collaborazione anche con il Pd”. Se il “laboratorio Sicilia” darà i suoi frutti a livelli nazionale si vedrà. L’importante, per ora, è godersi la meritata vittoria. Specie dedicandola ai vecchi amici che ora tanto si lamentano: perché, come si dice dalle nostre parti, “l’aceddu nda gaggia canta o p’immidia o pi raggia”.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Nella foto, Pier Ferdinando Casini con Vincenzo Lo Meo, nuovo Sindaco di Bagheria, dietro, fra gli altri, il Coordinatore Regionale UDC Sicilia Gianpiero D’Alia.

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Fisco: riforma a costo zero? Sono solo chiacchiere

postato il 15 Giugno 2011

Mi sembra molto difficile che una riforma del fisco così complessa come quella annunciata dal ministro Tremonti si possa fare a costo zero: per ora sono solo chiacchiere, aspettiamo i fatti.
Il governo deve venire in Parlamento a proporre la riforma e noi siamo disponibili a discuterne se è una cosa seria. Se invece è solo un annuncio, è solo propaganda, noi non ci stiamo.

Pier Ferdinando

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L’opposizione deve costruire un’alternativa per il Paese

postato il 14 Giugno 2011

Tornare nel centrodestra senza Berlusconi? Non è previsto

Dal risultato dei referendum è arrivata una grande voglia di cambiamento. L’opposizione ha ora il compito di costruire un’alternativa per il Paese. Occorre fare un passo in avanti per un’alternativa valida, che governi, non basta mettere insieme chi dice no a Berlusconi.
Noi lavoriamo a programmi per cambiare l’Italia. Tornare nel centrodestra senza Silvio Berlusconi non è nel novero delle possibilità.

Pier Ferdinando

 

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