Tutti i post della categoria: Politica

Chi ha vinto le elezioni pensi a governare

postato il 20 Agosto 2010

Questa evocazione continua delle elezioni anticipate é una scorciatoia, una prova di impotenza. Chi ha vinto ha 100 parlamentari in più e ci ha spiegato che ci sarebbe stato il miracolo italiano, allora lo realizzi, vada avanti. Berlusconi sa come vincere le lezioni, ma non sa governare. Dal Pdl, ora, mi aspetterei un piccolo atto di umiltà.

Qualora si aprisse la crisi potremmo prendere in esame l’ipotesi di un governo di responsabilità nazionale, cioè di un armistizio che comprenda almeno parti del Pdl e parti del Pd. Un governo che non rappresenti una nuova spaccatura dell’Italia, ma che sia un momento di armistizio, perché l’Italia sta andando nel baratro, e’ un paese che si sta spaccando.

Pier Ferdinando

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Partito della Nazione per riconciliare l’Italia

postato il 19 Agosto 2010

Il Partito delle Nazione nasce per riconciliare l’Italia, perché questo è un Paese che si sta drammaticamente rompendo. Il Nord contro il Sud, la politica contro la società civile, i magistrati contro la politica, la destra contro la sinistra. Così non si può andare avanti.
Intanto, questa estate, molte famiglie non hanno potuto fare le vacanze. Non sono state fortunate come noi. Ricostruiamo l’unità del Paese.

Pier Ferdinando

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Chi attacca Napolitano non conosce la Costituzione

postato il 19 Agosto 2010

Chi in queste ore attacca il Capo dello Stato non consoce la Costituzione italiana. Se questo governo si dimettesse, il Presidente della Repubblica avrebbe il dovere di cercare se c’e’ una nuova maggioranza in Parlamento.
Noi dobbiamo fare valutazioni politiche. Il Partito della Nazione difficilmente darebbe vita ad un governo contro qualcuno, magari contro chi ha vinto le elezioni perché significherebbe non riunificare il Paese ma spaccarlo ulteriormente, lacerarlo, dar vita ad un governo che difficilmente potrebbe fare le cose che gli italiani si aspettano.

Pier Ferdinando

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Il declino delle Istituzioni Repubblicane e gli insulti alla Costituzione

postato il 18 Agosto 2010

Certo questa è una estate atipica. In questi caldi mesi fatti di botte e risposte, di piromani, di incendi e di pompieri, di acqua e benzina gettate sul fuoco spesso quasi contemporaneamente, non mancano gli spunti per poter ribadire quello che un Poeta scrisse oltre 700 anni fa: “ahi serva Italia di dolore ostello/ nave senza nocchiere in gran tempesta/ non donna di province ma bordello!”

Negli ultimi tempi ormai questo nostro bel Paese è diventato un letamaio di critiche, ingiurie e infamità senza paragoni. Ma la cosa peggiore è che il letamaio ha ormai imbrattato, se non addirittura inglobato, le istituzioni democratiche. La guerra giornalistica ha deciso che le pagine dei giornali devono essere il ring su cui si sfidano tutti gli attori di questa pietosa scena politica. Ma quale Parlamento, ma quale confronto, oggi si tira dritti per una strada che è sempre più quella sbagliata.

Si perde ormai il conto di tutte le interpretazioni fantasiose della Costituzione. È indubbio che la legge va interpretata, ma è altrettanto chiaro che non deve essere stravolta. È riduttivo appellarsi ora a questo ora a quell’articolo in maniera assolutistica, come se quel comma fosse la chiave di volta, salvo poi rinnegarlo o reinventarlo perché non più utile. Troppe volte in questi giorni si fa appello alla Costituzione per evitare o favorire scelte politiche e per trovare una giustificazione, o meglio ancora una pezza, a dichiarazioni fatte per puro interesse servile. Dov’è finita la dignità dei parlamentari? Dove la libertà di coscienza? Dove il senso civico e soprattutto la coerenza istituzionale?

La legge prevede che le accuse mosse al Presidente della Repubblica o sono fondate o devono essere perseguite, dal momento che lui rappresenta lo Stato e l’unità nazionale. Se le accuse sono vere, se il presidente agisce in modo incostituzionale allora è doveroso metterlo in stato di accusa, al contrario se le accuse sono fantasiose e soprattutto infondate è categorico che, chi ha il compito di rappresentare i cittadini nelle Istituzioni e si macchia di affermazioni demolitive contro le stesse Istituzioni che ha giurato di difendere, si dimetta dal ruolo di Parlamentare. Basta con questi continui kamikaze della Repubblica. La gente comune ha fin troppi problemi per dedicare a questi signori anche pochi minuti del loro tempo.

Ormai questa legislatura la si può definire come la peggiore della storia Repubblicana. Aveva ragione chi tempo fa affermava che l’ultima legislatura democratica è stata quella del 2001. Oggi tra i professionisti del nulla mascherati da deputati, che si arrogano il diritto di mistificare ogni cosa, l’unico rifugio è la “chiamata alle armi” in difesa delle Istituzioni non più solo minacciate, ma prese d’assalto. Siamo arrivati al caffè con queste storie, e il prossimo passo è alzarsi dal tavolo.

I problemi esistono, sono tanti e sono gravi. Le soluzioni ci sono, si intravedono o in alcuni casi si vedono chiaramente ma non si capisce il perché si temporeggia. Oggi con le intercettazioni, domani col processo breve o con processo “X”, tempo sprecato intorno ad argomenti procrastinabili di fronte a problemi non più rimandabili, di fronte alla necessità di soluzioni strutturali indifferibili. L’unico serio nel governo, mi duole dirlo, è Maroni. La pragmaticità del ministro dell’interno è emblematica. La nullità, talvolta intellettuale talvolta concreta, degli altri componenti del governo è altrettanto evidente.

Me ce n’è anche per le opposizioni. Troppo arroccate sul vento per potersi accorgere che la loro strategia rischia di non portare alla vittoria. Troppo impegnate a raccogliere pareri e a fantasticare piuttosto che essere pronte rimboccarsi le maniche per portare avanti delle Idee, dei punti di vista, dei modi operandi, per fare Politica. I bei faccioni de poster non si vedono se non in campagna elettorale. I volti dei leader oggi si riconoscono solo per gli scandali.

È sempre in questa estate, contraffatta da politicanti litigiosi e gratuiti conflitti, che diciamo addio ad un grande uomo, un esempio per la sua retta condotta da “Uomo delle Istituzioni”, il Presidente Cossiga. Nonostante le innumerevoli vicissitudini di cui è stato protagonista diretto o indiretto, nonostante i numerosissimi titoli in prima pagina, nonostante le critiche e le accuse, il Presidente Cossiga ha sempre interpretato a fondo il ruolo di Uomo di Stato, con lealtà, onore, gratitudine e fiducia nei confronti delle Istituzioni Repubblicane che lui stesso rappresentava considerandolo un “privilegio altissimo”, e che ha difeso sempre, esponendosi spesso in prima persona, pur di salvaguardarne il decoro.

La speranza è che la classe politica di oggi possa riconoscere che non deve esistere altro modo di fare politica se non quello nelle ma soprattutto per le Istituzioni, che l’unico Bene è il bene comune, che l’unico mezzo è la democrazia e soprattutto che gli sforzi devono essere trasversali per risolvere i problemi che attanagliano ormai da troppo tempo il nostro paese.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Antonio Cannatà

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Cossiga: grande protagonista della vita della Repubblica

postato il 17 Agosto 2010

Scompare con Francesco Cossiga uno dei protagonisti della vita della nostra Repubblica. In lui, come in pochi altri, si sono sintetizzate le alterne vicende della politica: ha avuto grandi soddisfazioni e infinite amarezze, si e’ dimesso ed e’ risorto politicamente piu’ volte. Personalita’ anticonformista, coraggiosa e anticipatrice, la sua scomodita’ e’ stata coerentemente preservata in tutto il corso della sua vita. E’ stato un grande democratico cristiano e ha picconato come pochi altri la democrazia cristiana di cui percepiva l’afasia degli ultimi anni; nella fase del bipolarismo ha cercato generosamente e senza successo di limitarne le degenerazioni che tutti constatiamo. Per me e per tanti come me e’ stato un amico: scomodo, anche nell’amicizia ma sempre affettuoso e leale.

Pier Ferdinando

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Costituzione, dalla politica tante dichiarazioni irresponsabili

postato il 17 Agosto 2010

In questi torridi giorni estivi stiamo ascoltando a numerosissime dichiarazioni da parte di tantissimi esponenti di maggioranza e d’opposizione, che fanno uscire dalla loro bocca parole irresponsabili, senza alcuna giustificazione pratica, né teorica. Il detto ricorrente è: Non esiste nessun governo se non quello voluto dagli elettori, dunque, in caso di crisi, bisogna andare a nuove elezioni.

L’impianto di questa dichiarazione è da ricercare nell’art. 88 della Costituzione del 1948, che conferisce al Presidente della Repubblica (e non ai membri del Parlamento) il potere di sciogliere le Camere e di indire nuove elezioni, dopo aver constatato che il governo in carica non goda più di una maggioranza parlamentare sufficiente a garantire la prosecuzione della normale attività di governo, per via del deterioramento del rapporto fiduciario tra i due organi.

Ma, immediatamente, anche questo appiglio risulta privo di fondamento.

Infatti, il potere di scioglimento spetterebbe al Presidente della Repubblica, non certo a parlamentari, che invocano una Costituzione che non conoscono e spesso non rispettano, in nome del principio maggioritario-plebiscitario, vedasi l’on. Bianconi.

La contrapposizione muro contro muro, che ha caratterizzato il bipolarismo incompiuto e improduttivo di questi quindici anni, ha fatto trionfare questa logica, funzionale all’asse Bossi-Berlusconi-(Di Pietro).

Come giustamente ha evidenziato il Presidente Napolitano, bisogna cercare in tutti i modi di evitare le urne e non arrendersi di fronte al vento ferragostano che spinge irrimediabilmente in quella direzione. Bisogna, dunque, giocare in anticipo per essere in grado di cogliere le nuove sfide (e tra queste le elezioni) che potrebbe porre  l’evoluzione del quadro politico, ma, allo stesso tempo, bisogna cercare in tutti i modi di evitare un esito di questo tipo.

Non si tratta di paura del responso elettorale, che anzi potrebbe sorprendentemente premiare il fantomatico “terzo polo” o area di responsabilità, che dir si voglia.

Si tratta, appunto, di una questione di Responsabilità nazionale. Non si può, infatti, nel bel mezzo di una crisi economica senza precedenti, far sprofondare il Paese in una crisi politica figlia di un capriccio collettivo, crisi, è bene specificarlo, non creata dal Presidente Napolitano ma da una maggioranza litigiosa che sta perdendo, giorno dopo giorno, tutti i suoi 100 deputati di vantaggio.

Bisogna mobilitarsi, prima ancora che in vista di elezioni, per una ricomposizione paziente di un ampio arco costituzionale, che dia luogo, in caso di crisi, all’unico governo che possa affrontare i veri problemi del Paese un governo di unità nazionale, che comprenda chiunque voglia contribuire al bene del Paese e che possa durare il tempo necessario per fare delle riforme, ormai improrogabili.

Non ha senso tirare Napolitano per la giacca invocando a sproposito nuove elezioni, senza peraltro che vi sia un’evidente crisi di governo (mancanza rapporto fiduciario). Bisogna, invece, lavorare a un larghissimo  fronte di Unità nazionale, che raccolga non forze politiche, ma singoli deputati e senatori di qualunque appartenenza politica, purché abbiano a cuore l’interesse supremo del Paese all’unità e alla stabilità. Ottime sponde potrebbero arrivare oltre che dai finiani di Fli e dai rutelliani di Api anche da buona parte del Pd e da un pezzo non trascurabile di Pdl, che al di là delle apparenze non si riconosce più nelle posizioni populiste, demagogiche e oltranziste del suo leader. Questo è un lavoro che le forze più responsabili devono operare in Parlamento e attraverso i media, come da sempre fatto da Casini e dai membri del nascituro Partito della Nazione, ma è altresì un’ardua opera di convincimento e di buonsenso,che va fatta da ciascuno di noi sul territorio e in ogni momento, anche quando in spiaggia sente amici dibattere sull’opportunità di eventuali elezioni anticipate.

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Livio Napoleone.

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Basta fango, serve responsabilità nazionale per ricucire il Paese

postato il 14 Agosto 2010


Il presidente della Repubblica, giustamente, ha richiamato alle procedure di carattere costituzionale, che vanno sempre rispettate. Io ho parlato di responsabilità nazionale perché penso che quello che serve non è schierare una parte contro l’altra, è riconciliare l’Italia, gli Italiani, è uscire da questa melma insieme, cercando di ricucire un paese che è terribilmente diviso.
Tutto quello che è avvenuto in questa estate contribuisce in modo straordinario a portare discredito nei confronti del nostro Paese e della politica, per cui io non ho nessuna intenzione di alimentare oltre questa melma di fango che sta inondando tutto e tutti e che a mio parere contribuisce a delegittimare nel mondo l’immagine dell’Italia.

Pier Ferdinando

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Dal 10 al 12 Settembre a Chianciano: per tornare a sperare in un’Italia migliore

postato il 11 Agosto 2010

“Riceviamo e pubblichiamo”, di Giuseppe Portonera

Quando qualcuno mi chiede perché ho scelto di impegnarmi in Politica, rispondo sempre che l’ho fatto pensando che oggi più che mai c’è bisogno di novità, di energie nuove e giovani, in grado di cambiare una situazione sempre più marcia e malmessa. Quando poi mi si chiede perché ho scelto proprio l’Udc, allora chiudo gli occhi per un momento e penso. Di motivi ce ne sarebbero tanti e molti di loro sono classici: la provenienza da una famiglia di tradizione democristiana; l’ispirazione cristiana e moderata della politica di questo partito; il fatto di riconoscermi pienamente negli insegnamenti e nell’eredità di Don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi. Ce n’è però uno, che li supera tutti e che amo riassumere in un solo sostantivo: “coraggio”. È stato proprio il “coraggio” dimostrato dall’Udc che mi ha spinto ad abbracciarlo e a sostenerlo giorno per giorno, fin dal 2008, da quando Pier Ferdinando Casini ebbe il coraggio e la forza di dire no a una confluenza di comodo nel PDL (come fece allora qualcuno che ora ne piange le conseguenze) e di affrontare una campagna elettorale tutta in salita. Che ci avrebbe potuto benissimo far sparire dal Parlamento, come se niente fosse. E invece, per fortuna, quella scelta di coerenza e di coraggio convinse tanti come me, che non se la sentivano di dover scegliere ancora una volta tra Berlusconi e la Sinistra. Allora io, che avevo quattordici anni e nessuna esperienza concreta all’attivo, mi chiesi: “Perché una terza scelta non è possibile? Perché, fin da quando ne ho memoria, l’elettorato è sempre stato costretto a scegliere tra due radicali possibilità?”. E mi risposi dopo aver letto il programma elettorale dell’Udc (divenuto nel frattempo Unione di Centro): “Sì. Un’altra scelta è possibile”.

Da allora non ho mai smesso di sognare, non ho mai smesso di aspettare la nascita dell’alternativa concreta ai due blocchi dai piedi di argilla. Dopo il risultato delle elezioni, erano in molti quelli che mi dicevano che “sprecavo il mio tempo”, che “nell’Udc non c’è futuro”, che “prima o poi sarete fagocitati”. “Figurarsi”, rispondevo io. E infatti, dopo due anni, l’Udc è ancora qui e insieme a tanti altri adesso sta finalmente realizzando quel sogno per cui mi sono sempre battuto. Ed ecco che sempre quelli che prima mi invitavano a cambiare partito, adesso mi dicono che “siete degli opportunisti”, che “il Centro non esiste” e che “il vostro unico scopo è contrattare posti di governo”. “Figurarsi”, continuo a rispondere: questa è l’Estate dei Moderati, di un vasto e composito quadro di uomini “liberi e forti” (per usare un termine a me molto caro) che si sono stancati di rimanere ingabbiati in un “bipolarismo forzato” e che vogliono costruire sul serio la nuova “Alternativa”. Costruita sui temi concreti e, purtroppo, dimenticati: la difesa delle istituzioni democratiche fino in fondo, contro ogni cesarismo; un lavoro di ricucitura del Paese, anziché di divisione; riforme in grado di riattivare il nostro circuito sociale ed economico; la volontà di ridare ai cittadini il diritto di scegliere direttamente i propri rappresentanti (con il ritorno al proporzionale e al voto di preferenza); la concretizzazione di una vera “rivoluzione liberale”, con l’eliminazione degli sprechi eccessivi, degli enti inutili e delle burocrazie superflue; una convivenza armonica e rispettosa tra laici e cattolici; il ripudio di ogni fanatismo ed estremismo. Ci siamo sempre confrontati su questi temi, e proprio su queste fondamentali tematiche abbiamo costruito il nostro futuro: ci siamo battuti con forza, consci di essere minoranza, ma convinti di poter costruire la maggioranza. Altro che Terzo Polo. Qui si lavora per costruire il Primo, sia chiaro. Il Polo della ragionevolezza, della responsabilità, del futuro.

La festa annuale dell’Unione di Centro a Chianciano Terme, è sempre stato un appuntamento chiave in questi anni. Proprio l’anno scorso, con la partecipazione di Francesco Rutelli e di Gianfranco Fini, i giornali si lanciarono nella descrizione di retroscena ed alchimie varie. Mere manovre di palazzo. Il Centro che vogliamo costruire è ben altro. È la convinzione che un’Italia diversa e migliore sia possibile. Ecco perché l’evento di Chianciano di quest’anno (dal 10 al 12 settembre) è l’ultimo tassello sulla nostra strada: è il momento che aspettavamo da tanto e che non possiamo permetterci di perdere. Per raccogliere i frutti della lunga “traversata nel deserto” compiuta dall’Udc, per non gettare alle ortiche tutto il lavoro di questi anni. A Chianciano lanceremo l’Alleanza del Futuro, per far si che l’Alternativa diventi reale!

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Rischio elezioni anticipate, mobilitiamoci nel territorio

postato il 10 Agosto 2010

Cari amici, con la nostra attività negli ultimi mesi abbiamo ottenuto due grandi vittorie: l’elezione di Michele Vietti alla vicepresidenza del Csm e i significativi risultati della nostra opposizione parlamentare. Ma non possiamo riposarci, perché il rischio di elezioni anticipate alla ripresa dei lavori parlamentari è fortissimo. Utilizziamo perciò l’estate per mobilitarci nel territorio.

Pier Ferdinando

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Partito della Nazione, vi propongo un questionario

postato il 10 Agosto 2010

Non si può più prescindere dal costruire un grande Partito della Nazione, che avrà il dovere di risvegliare negli italiani il piacere della partecipazione politica. Un partito che parlerà il linguaggio della riconciliazione nazionale, con l’obiettivo di ricucire un Paese disgregato, impelagato in lotte corporative, che hanno l’unico effetto di allontanare le persone dal dibattito pubblico. Il Partito della Nazione dovrà avere nella partecipazione uno dei propri cardini, vi propongo di compilare questo questionario, sarà utile per conoscerci meglio.

Chianciano sarà l’occasione per fare il punto della situazione, vi aspetto.

Pier Ferdinando

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