Tutti i post della categoria: Politica

Dell’Utri, anche il peggior nemico deve poter parlare

postato il 31 Agosto 2010

Il Pd isoli Di Pietro

Anche il peggior nemico, in democrazia, deve poter parlare. Questo è un principio elementare della democrazia liberale. Zittire Dell’Utri non può essere nel programma politico di nessun partito democratico. Mi auguro che il Pd su questo sia chiaro e isoli le posizioni Di Pietro.

Pier Ferdinando

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La nuova visita di Gheddafi a Roma

postato il 29 Agosto 2010

‘Riceviamo e pubblichiamo’

di Giuseppe Portonera

La cosa più simpatica di questo nuovo viaggio di Mu’ammar Abū Minyar al-Qadhdhāfī , supremo leader libico, in Italia, resterà senza dubbio la telefonata del colonnello Francesco Ferace all’ambasciata libica, per informarsi di come debbano essere nutriti i trenta fantastici quadrupedi che la “Guida della Rivoluzione” ha portato con sé. [Continua a leggere]

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Processo breve: non voteremo quel testo. Al Paese non serve un’amnistia

postato il 29 Agosto 2010

Non entriamo in un governo dove l’unico che conta è Tremonti

L’intervista a Pier Ferdinando Casini su Il Corriere della Sera di Aldo Cazzullo

«Dove eravamo rimasti? Al predellino, quando ci venne spiegato che i moderati fuori dal Pdl non avrebbero avuto diritto di cittadinanza? Al bipartitismo, quando Veltroni e Berlusconi ci additarono come sbocco della transizione italiana la terra promessa di due partiti unici? Invece tutto è andato nella direzione da noi denunciata. Il goffo tentativo di ridurre la politica italiana al bipartitismo ha posto sul piedistallo due grandi vincitori: non il Pd e il Pdl, ma Di Pietro e la Lega».

Presidente Casini, è la sua estate. Tutti la cercano. Berlusconi la voleva al governo. Bersani la vuole nell’Alleanza democratica.
«È l’estate in cui si tocca con mano quel che diciamo da tempo: la Lega è diventata l’arbitro della politica italiana. Per fortuna Berlusconi ha impedito le elezioni anticipate, e ha fatto bene. Il voto in autunno sarebbe stato non solo un’ammissione di responsabilità da parte del Pdl, costretto a interrompere la legislatura dopo due anni come Prodi, nonostante i cento deputati di maggioranza. Berlusconi ha capito che sarebbe stato la vittima designata. Avrebbe trainato la coalizione alla vittoria alla Camera, impallando il Senato. A quel punto la Lega e una parte della sinistra avrebbero fatto nascere il governo Tremonti». [Continua a leggere]

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Casini, alleanze? Non escludo nulla

postato il 27 Agosto 2010

L’intervista a Pier Ferdinando Casini su Repubblica di Francesco Bei

Sul futuro non si sbilancia, non dice esplicitamente di sì a quella “Alleanza per la democrazia” lanciata da Pierluigi Bersani nella lettera di ieri a Repubblica. Ma è chiara l’attenzione con cui Pier Ferdinando Casini guarda al progetto lanciato dal segretario democratico. Un’operazione che ha molti punti di contatto con la strategia immaginata a via della Scrofa.

Bersani archivia l’esperienza dell’Unione e immagina un nuovo Ulivo perno di un’alleanza più larga per sconfiggere Berlusconi. Ha letto la proposta?

“L’ho letta attentamente. E ritengo importante che il Pd, tramite il suo segretario, si stia assumendo la responsabilità di guidare una riorganizzazione del campo della sinistra democratica. È un impegno funzionale a dare maggior ordine alla politica italiana e, per quanto riguarda le forze dell’opposizione, a rendere più chiari i rapporti politici”. [Continua a leggere]

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Basta con il teatrino della politica

postato il 26 Agosto 2010

Chi ha vinto le elezioni governi

Mentre la situazione economica e finanziaria del Paese diventa sempre più difficile, continua il teatrino della politica causato dalle liti e dalle divisioni interne del Pdl. Ho ripetuto a tutti in pubblico e in privato, anche allo stesso presidente del Consiglio, che chi ha vinto le elezioni ha il dovere di governare senza tirare a campare.
Sono lieto che ieri abbiano accantonato l’ipotesi delle elezioni anticipate, che in questo momento sarebbero una prova di pura irresponsabilità. Noi continueremo sulla nostra linea, che si sta dimostrando sempre più seria ed efficace: voteremo le leggi giuste, quelle fatte nell’interesse del Paese, e contrasteremo duramente le altre.

Pier Ferdinando

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Quella DC nata al nord e l’esigenza di un federalismo autenticamente solidale

postato il 26 Agosto 2010

Il Sole 24 Ore” di ieri, con un interessante articolo a firma di Dino Pesole, cerca di rinfrescare le nozioni del Ministro Bossi sulla storia della Democrazia Cristiana, probabilmente da rivedere (assieme a tante altre questioni).

La DC, contrariamente all’analisi del “senatur”, nasce nel pieno del secondo conflitto mondiale (1942) come un partito decisamente legato al territorio del Nord, in particolare a quel Nord profondo, contadino, cattolico e lavoratore che faceva della triade “casa – chiesa – bottega” il proprio punto di riferimento (i racconti di Guareschi con la parabola del Bene Comune portato avanti, nonostante le divergenze, dal pretone della Bassa Don Camillo e dal sindaco comunista Peppone sono eloquenti al riguardo).

Molta parte di quel Nord oggi in camicia verde (si pensi all’epopea del “mitico” Nordest tra gli anni ’80 e ’90) nasce indubbiamente da questo sostrato sociale. Territori vocati ad una tragica emigrazione che, partita alla fine dell’Ottocento, si protrarrà anche durante il regime fascista, nonostante i proclami mussoliniani. Quei territori trovarono un importante punto di riferimento nel rassicurante pensiero democristiano, nella sua azione moderata, nel valore della sua classe dirigente che aveva fatto la Resistenza, pagando anche a caro prezzo l’adesione alla democrazia (si pensi a Porzus e alle vicende del “Triangolo della Morte”, con l’uccisione di molti sacerdoti e politici moderati solo colpevoli di aver invocato una pace sociale) e nell’adesione all’Alleanza Atlantica e al Piano Marshall.

Riforma agraria, Piano Casa, riforma fiscale, provvedimenti messi in campo negli anni del centrismo segnato dall’impronta della figura di De Gasperi, strizzavano certamente l’occhio a questi stati sociali, gettando le basi di quel “boom” che poi caratterizzerà l’Italia degli anni ’60. Certo, la progressiva meridionalizzazione di apparati dirigenti e di governo, esasperata alla fine degli anni ’80, ma già iniziata nei tragici “anni di piombo”, porterà ad un certo distacco e alla nascita dei primi fermenti anti – centralisti.

Non posso qui non citare, a tal proposito, l’intelligente intuizione di un grande politico della terra veneta quale Antonio “Toni” Bisaglia (1929 – 1984), morto prematuramente all’apice della sua carriera : creare un partito federato, sul modello della CSU bavarese, per stare realmente accanto agli interessi e alle priorità del territorio, di fronte ad un progressivo distacco di una partitocrazia crescente da quella borghesia che aveva appoggiato la nascita della DC. Una lezione importante, che esaltava un federalismo solidale, nel solco della tradizione dei Comuni italiani (di là viene non a caso il motto “Libertas”) come indicato nel lontano 1919 da Don Sturzo in prima persona, per prevenire quei fermenti che già agitavano le acque del Nord d’Italia, nel generale riflusso ideologico degli anni ’80. Un modello che forse, nel progetto di un nuovo soggetto politico legato alla coesione e responsabilità nazionale, avrebbe senso riprendere, per dare, come sottolineato recentemente anche dalla CEI, un senso solidale e non egoistico alla riforma dello Stato in atto, da non ridurre a mero slogan propagandistico di qualche soggetto politico, o, peggio, a paravento per parole d’ordine dure e contro l’interesse della nostra “povera Patria” (Battiato docet).

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marco Chianaglia.

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Caro Veltroni…

postato il 24 Agosto 2010

Caro Veltroni,

sono uno di quegli italiani a cui ha indirizzato la sua lettera aperta dalle pagine del Corriere delle Sera e che dopo la lettura è rimasto assolutamente perplesso. La sua è una bella lettera non solo perché scrive molto bene, ma  perché  è un’ottima fotografia dell’attuale situazione socio-politica, tuttavia la sua missiva si limita al momento presente dimenticando di dire qualcosa sul passato e soprattutto sul futuro. E lei, caro Veltroni, non si può permettere di essere un osservatore disincantato, uno di quelli che negli ultimi tempi, come disse amaramente Bettino Craxi, sono stati sulla Luna.

Mi sarei aspettato qualche parola in più sul recente passato perché lei ne è stato protagonista e direi responsabile, non solo perché è stato candidato premier nelle ultime elezioni politiche ma perché è stato protagonista insieme a Romano Prodi della stagione dell’Ulivo. Il presente è sempre risultato del passato e nel nostro passato non c’è solo Berlusconi, ma ci sono anche i due esecutivi guidati da Romano Prodi, entrambi di vita breve, con maggioranze rissose quanto quella attuale che non hanno saputo interpretare pienamente le istanze di cambiamento degli italiani , che non hanno saputo o voluto prendere dei provvedimenti necessari come la legge sul conflitto di interesse o la riforma della legge elettorale all’indomani delle politiche del 2006. Lei nella sua lettera critica il bipolarismo dell’era Berlusconi ma debbo ricordarle che è un bipolarismo che il centrosinistra ha sempre alimentato ondeggiando tra antiberlusconismo e legittimazione di Berlusconi: la fortuna più grande di Berlusconi probabilmente è stata avere voi come avversari e la straordinaria maggioranza ottenuta dal Cavaliere nelle politiche del 2008 è stata determinata proprio da quella inutile corsa al bipartitismo italiano iniziata da lei e Berlusconi, che l’ha costretta ad una inutile mattanza dei suoi alleati e delle voci libere di questo Paese.

Bipolarismo, bipartitismo, partitismo diventano solo alchimie politiche se mancano progetti e programmi e se soprattutto gli italiani non sono liberi di scegliere, di esprimere la propria preferenza. Se nella sua lettera manca questa consapevolezza del passato, e soprattutto degli errori commessi,manca anche la progettualità per il futuro. Lei conclude la missiva al suo Paese con un “è possibile” che ricorda tanto il suo recente “si può fare” e naturalmente l’obamiano “yes, we can”.  Ma c’è una differenza fondamentale tra il suo slogan e quello di Obama: mentre il suo “si può fare” o il suo “è possibile” rimane assolutamente generico e indeterminato, le parole d’ordine obamiane si sono concretizzate sin dal primo momento nella promessa e nell’impegno della riforma del sistema sanitario americano. Il “change” di Obama non era una bella parola, una poesia ma era la riforma sanitaria che sarà poco poetica ma è qualcosa di concreto, è soprattutto il mantenimento di una promessa che gli ha permesso di conquistare la Casa Bianca. Il suo “è possibile” alla fine della lettera agli italiani è sicuramente una apertura al futuro, ma oggi non basta aprire porte sul futuro, occorre indicare una via ed avere il coraggio di percorrerla.

Caro Veltroni, personalmente sono convinto della sua buona fede e delle sue alte aspirazioni e se le ho fatto questi rilievi è solo perché sono convinto che sia giunto il tempo della franchezza, della responsabilità, della concretezza e del coraggio. Berlusconi uscirà di scena solo quando sarà possibile costruire una alternativa basata su un serio e concreto progetto di cambiamento che non sia illustrato in un programma di mille pagine ma in soli tre punti realizzabili, che permetta alla fine di una legislatura di poter dire: “abbiamo fatto questo”, “abbiamo mantenuto questa promessa”. Questa è la strada per l’alternativa a Berlusconi ed anche per chi si candida ad occuparne lo spazio politico. Questa è la strada per far uscire il nostro Paese dalla palude.

Adriano Frinchi, 28 anni, studente

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Gli insulti di Bossi dimostrano quale errore è stato affidargli il Paese

postato il 23 Agosto 2010

Gli insulti che questa sera Bossi mi ha gentilmente rinnovato dimostrano in modo chiaro quale errore è stato affidare il Paese in queste mani. I suoi alleati dovrebbero svegliarsi prima che sia troppo tardi. Noi abbiamo denunciato prima degli altri la strada che il Paese stava imboccando e che francamente gli italiani non si meritano.

Pier Ferdinando

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Bossi stia tranquillo, noi siamo leali con gli elettori

postato il 22 Agosto 2010

Berlusconi dice che bisogna essere leali con i propri elettori. Bene, questo vale anche per me. Gli elettori mi hanno collocato all’opposizione e hanno chiesto a Berlusconi di governare. Perciò Berlusconi governi, mentre noi, all’opposizione, faremo il nostro dovere, prendendo atto delle cose buone che il Governo dovesse fare ed evidenziando ciò che non riesce a realizzare. Noi non siamo nemici di Berlusconi, siamo semplicemente un’altra cosa.

Non so se il simpatico Umberto è stato vittima di un colpo di sole o ha bevuto qualche bicchiere di troppo. Di certo può stare tranquillo, non corriamo il rischio di trovarci assieme.

Pier Ferdinando

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Governo, speriamo sia finita sceneggiata

postato il 21 Agosto 2010

Verificheremo in Parlamento cosa succederà
 
Speriamo che sia finita questa sceneggiata che non è degna della serietà che richiede la situazione italiana. Noi, la nostra prova di responsabilità la diamo: restiamo fedeli ai nostri elettori. Se il governo farà una cosa giusta la verificheremo in Parlamento e se farà cose che riteniamo sbagliate continueremo a contrapporci fortemente.

Pier Ferdinando

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