postato il 21 Giugno 2009 | in "Spunti di riflessione"

Twitter racconta gli scontri post-elettorali in Iran

Twitter MousaviNegli scontri successivi alle elezioni iraniane il social network Twitter è stato forse il principale strumento che i cittadini iraniani hanno avuto per esercitare la libertà di espressione.
Il governo ha infatti impedito che i media tradizionali raccontassero quello che stava succedendo nelle città, ma dove l’informazione è stata bloccata è arrivata la tecnologia e l’iniziativa degli utenti della Rete.
“Twitter al momento è l’unico strumento che abbiamo per comunicare all’esterno, non toglietecelo”, questo il messaggio lanciato dal profilo Twitter di Mir Hossein Mousavi, l’altro candidato alle elezioni. La tecnologia è stata usata anche da lui e dai suoi sostenitori (la sua pagina Facebook ha raccolto foto degli scontri), ma non solo: Google ha lanciato traduzioni dal Farsi, nel resto del mondo si sono susseguiti messaggi di solidarietà, controinformazione, spiegazione di quanto avveniva.

Di ora in ora il blocco di siti e blog è stato sempre maggiore (YouTube afferma di ricevere un decimo del traffico che solitamente riceve dall’Iran) ma i cittadini iraniani hanno inventato sempre nuovi modi di aggirare la censura e di far circolare informazioni e immagini della protesta e della repressione da parte della polizia.
“Facebook, Twitter, YouTube, la internet partecipata e globalizzata che conosciamo hanno di fatto abbattuto il muro virtuale tra Iran e occidente, e non sarà facile fermare questa gioventù connessaafferma Antonio Sofi, studioso di politica e tecnologia
La popolazione iraniana è anagraficamente molto giovane e la blogosfera vivace e densa di contenuti: sono elementi che sono stati sicuramente importanti nell’uso che è stato fatto della Rete.

È troppo presto per definirla una rivoluzione nella rivoluzione?
Forse. Di sicuro è una notizia nella notizia: per la prima volta un avvenimento di questo tipo viene raccontato non dai mezzi di informazione ma da chi lo vive in prima persona, tra le mille difficoltà di doverlo fare in clandestinità.
Ancora una volta è però la risposta a chi considera i social network uno strumento di divertimento, capace di produrre rumore di fondo o poco più: la tecnologia non è buona o cattiva, l’uso che se ne fa può essere cruciale, soprattutto in condizioni estreme come questa.
Purtroppo servono queste circostanze per farlo capire, per fortuna da oggi ne saremo più consapevoli.



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