postato il 20 Maggio 2012 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

Se Brindisi è la nostra Utoya

 di Adriano Frinchi

I recenti sviluppi delle indagini parlano di “gesto isolato” e allontanano sempre di più lo scenario della strage di Mafia dall’attentato che ha colpito l’istituto “Morvillo-Falcone” di Brindisi. Gli osservatori più attenti, pochi a dire la verità, avevano già capito dalle prime ore che non poteva trattarsi di un’azione della criminalità organizzata, ma professionisti dell’antimafia e dietrologi di ogni risma hanno avuto la meglio e si sono guadagnati qualche minuto di popolarità sulla tragica fine della povera Melissa.

Ma se Brindisi non è Capaci, o via D’Amelio o Piazza Fontana, cosa sono quelle tre bombole di gas esplose davanti ad un istituto di Moda? L’attività investigativa sembra suggerire uno scenario diverso e totalmente inaspettato che potrebbe avere preoccupanti somiglianze con Utoya, l’isola norvegese dove furono massacrati 69 giovani da Anders Behring Breivik.

Forse è solo una inquietante suggestione, ma il fatto che delle adolescenti che studiano moda possano diventare oggetto di tanta ferocia deve farci pensare. Indipendentemente dal risultato delle indagini dobbiamo chiederci cosa può spingere ad accanirsi con tanto odio contro i più giovani, contro delle ragazze indifese. Cosa può portare a distruggere i sogni e le speranze di giovani vite?

In questo momento nessuno ha una risposta, ma un brivido corre lungo la schiena se pensiamo che tutto ciò è accaduto nella nostra Italia. Forse la Mafia, la “strage di Stato” ci avrebbero lasciato, se così si può dire, più tranquilli perché si tratterebbe di un vecchio e noto nemico.  Ma quest’orrore che sembra nascere da un cuore umano ci lascia sgomenti, senza risposte. E in tempi di sofferenza e di difficoltà per le generazioni più giovani tutto questo diventa angosciante, quasi l’incarnazione di Saturno che divora i suoi figli.

Occorre ora attendere risposte da parte delle autorità, ma occorre anche pensare ad una risposta, una risposta da comunità civile. E in questo la Norvegia può esserci maestra: lì la dignità di un popolo e uno Stato di diritto hanno sconfitto l’orrore.

Davanti alla tragedia di Brindisi anche il terremoto che ha colpito l’Emilia sembra poca cosa, perché i danni di un sisma sono danni a cui si può porre rimedio mentre non ci sono cemento e vernice per la devastazione dell’anima e dello spirito. Sono danni che ci lasciano disperati e arrabbiati, ma sono danni che dobbiamo riparare tutti.



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