postato il 9 Settembre 2011 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Salute"

Quanti sistemi sanitari esistono in Italia?

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

Il 39% delle donne del meridione effettua analisi di screening del tumore alla mammella contrariamente al 68%,con punte superiori al 70% del Nord Italia. Questo significa che una donna campana ha una probabilità doppia rispetto a una donna lombarda di ammalarsi. Quanti sistemi sanitari esistono in Italia? Ufficialmente uno solo, il servizio sanitario nazionale istituito nel 1978 da Carlo Donat Cattin, ma in realtà leggi e modifiche costituzionali come il titolo V della Costituzione sulla Sussidiarietà hanno spinto le regioni ad avere un peso determinante nella gestione sanitaria, tanto da poter contare all’interno dell’unico sistema nazionale 20 o 22 servizi sanitari diversi (considerando anche le province autonome di Trento e Bolzano).

E se questo aspetto ha giovato agli enti regionali che hanno saputo ben organizzare la gestione sanitaria, in altre ha contribuito a creare una disparità abissale nello sviluppo di tecnologie diagnostiche, farmaci innovativi, servizi offerti ai cittadini. E’ il caso dei viaggi della speranza che riguardano circa 1 milione di persone che ogni anno si muovono dal meridione verso il nord e in particolare verso gli ospedali della Lombardia per ottenere cure migliori. E’ il caso dell’ospedale San Gerardo di Monza, punta di eccellenza del sistema sanitario lombardo e italiano, in cui è avvenuto recentemente un eccezionale intervento chirurgico, un doppio trapianto di mani. L’ospedale San Gerardo si è anche reso responsabile, una delle strutture prime in Europa, nella conservazione dei cordoni ombelicali per la ricerca in cellule staminali etiche. Ogni regione ha la possibilità di organizzare la gestione sanitaria in modo indipendente, ad esempio nell’Emilia Romagna di Vasco Errani strutture private sono praticamente inesistenti mentre in Regione Lombardia il privato svolge un ruolo determinante ed è stata una priorità del governo regionale garantire la libertà di scelta nelle cure, aprendo alla mutua strutture ospedaliere come l’ospedale San Raffaele (che certo soffre problemi di cattiva gestione manageriale ma non pecca assolutamente nella fruizione dei servizi sanitari).

Ogni punto in più di miglioramento del servizio sanitario nazionale equivale a un incremento dello 0.25% del Prodotto Interno Lordo: le scienze della vita hanno un ruolo determinante non solo nella nostra vita ma anche nella nostra crescita e nel nostro futuro. Non mancano i punti negativi per cui andrebbero sviluppato nuove politiche: stime ministeriali affermano che 1/3 dei ricoveri ospedalieri sono inappropriati ed è in crescita da parte dei medici di base ed ambulatori la prescrizione di farmaci ad effetto placebo, cioè privi di un efficacia terapeutica ispirata ai principi attivi ma in grado di influenzare la psicologia e le attese dell’individuo. Per non parlare ahinoi di ogni forma di malasanità.

Ricordiamolo: le scienze della vita sono il nostro futuro, lavoriamo insieme per migliorare il nostro sistema sanitario nazionale.

 

 

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Francesco
Francesco
12 anni fa

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và tutto bene!
…. ma quando prenoto una visita specialistica e mi comunicano che devo attendere 200 giorni, allora và meno bene!
Se poi dopo 200 giorni mi fanno visitare dal medico internista generico, invece dello specialista, per cui ho pagato il ticket,
allora và male!
La colpa è nostra per aver votato in tanti anni partiti di sinistra, di destra e di centro, che hanno tutelato solo gli interessi di poltrona, e riempito la sanità di raccomandati.
Anche noi meridionali che stiamo messi peggio, chi dovevamo votare perchè tutto ciò non si verificasse?



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