Per il buon governo e la buona politica, #popolarisempre

di Adriano Frinchi

Il 18 Gennaio del 1919 con l’Appello ai liberi e forti don Luigi Sturzo dava vita al Partito Popolare Italiano, un evento che lo storico Federico Chabod non esitò a definire come “l’avvenimento più notevole della storia italiana del XX secolo”.

A 94 anni di distanza cosa rimane dell’inizio dell’avventura politica dei democratici cristiani? Rimane tutto, rimane sopratutto un’eredità politica a cui dare pieno compimento.

E in questi tempi di crisi e di anti politica l’esperienza del Ppi e l’insegnamento di Sturzo sono più preziosi che mai e rappresentano un richiamo costante al buon governo e alla buona politica.

Sturzo fu maestro di buona governo non solo per la qualità del suo insegnamento sociale ma anche per il suo esempio di amministratore. Il prete di Caltagirone, che fu anche pro-sindaco del suo comune, oltre che ottimo prete fu amministratore eccellete, anzi uno statista come ebbe a dire Oscar Luigi Scalfaro: “fu statista, se statista vuol dire avere visione strategica della vita del proprio popolo; statista, se vuol dire avere dello Stato una limpida concezione laica, come della casa di tutti; statista, se vuol dire avere, insegnare e vivere il senso dello Stato, che è il senso degli altri, della libertà, della giustizia anzitutto per gli altri”.

Per Sturzo c’è buon governo solamente se c’è buona cultura. Così diventa imprescindibile per chi vuol ben governare saper fare buona politica.  Scriveva infatti il fondatore del Ppi: “C’è chi pensa che la politica sia un’arte che si apprende senza preparazione, si esercita senza competenza, si attua con furberia. È anche opinione diffusa che alla politica non si applichi la morale comune, e si parla spesso di due morali, quella dei rapporti privati, e l’altra (che non sarebbe morale nè moralizzabile) della vita pubblica. La mia esperienza lunga e penosa mi fa invece concepire la politica come saturata di eticità, ispirata all’amore per il prossimo, resa nobile dalla finalità del bene comune”.

La buona politica dipende per Sturzo da una profonda e intima adesioni ad ideali incorruttibile. In questo senso la sua voce indirizzata ai  membri del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana risulta limpida e ancora attuale: “C’è qualcosa che dipende da voi e qualcosa che dipende dagli eventi. Da voi dipende la fermezza nei principi e la fedeltà allo spirito della Democrazia Cristiana che deve vivificare tutta l’azione politica e sociale (…). Non mirate al puro successo materiale. Quando vi sono ostacoli, vanno prese iniziative per irrobustire lo spirito, al di sopra degli elementi tecnici e pratici della vita politica. Su questo punto occorre rifarsi al Vangelo, che ci ammonisce di essere distaccati dai mezzi materiali, non per schivare il lavoro in una fiducia passiva nella Provvidenza, ma per non perdere mai il contatto con gli ideali. ‘Cercate il regno di Dio ed il resto vi sarà dato’. Gli ideali su cui fondare ogni sana azione politica sono la giustizia e la libertà; giustizia e libertà sono gli ideali della Democrazia Cristiana”.

Ricordare l’anniversario della nascita del Partito Popolare Italiano non è una formalità e non può essere uno stanco rituale, ma è un appello a non disperdere il prezioso insegnamento sturziano a dare nuovo vigore all’esperienza politica dei cattolici. A questo appello è tenuto a rispondere chi ha voluto, ancora una volta, lo scudocrociato presente sulla scheda elettorale, chi si è impegnato a costo dell’impopolarità per il buon governo e la buona politica.

Lo sforzo titanico dei liberi e forti che vollero il Ppi è ancora attuale e corre anche sui 140 caratteri di Twitter: #popolarisempre.



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