Non c’è più solo un’Agenda: adesso, con Monti, c’è una nuova Politica

di Giuseppe Portonera

Il requiem per Alfano, il colpito-e-affondato per Berlusconi, le bordate contro Vendola e CGIL, i colpi d’ascia sulle populistiche promesse fiscali, le lezioni e l’esempio di De Gasperi, i rimproveri (ma anche gli elogi) ai partiti che avrebbero potuto avere più coraggio, un nuovo modo di intendere la crescita e l’economia, il rilancio dell’Agenda per cambiare l’Italia e riformare l’Europa. Nella sua ultima conferenza stampa di oggi, il Premier Mario Monti non ci ha fatto mancare nulla. Ha tenuto un discorso ampio, limpido, solido: un connubio perfetto tra una lectio magistralis su cosa voglia dire servire il proprio Paese e un memorandum sugli impegni da rispettare. Il primo dei quali, il più importante, è quello che in quest’anno si è assunto la politica: ai cittadini (non più “cretini”, ha detto Monti, non più “presi in giro” cioè) è stato chiesto di diventare partecipi di un processo di risanamento politico e economico immane, per cui 13 mesi non sarebbero potuti sicuramente bastare; loro hanno accettato e sopportato, e ora non si può pensare di tornare a farli “cretini”, promettendogli la Luna, le stelle e tutto il firmamento celeste. Ai cittadini bisogna parlare con il linguaggio “crudo” della verità: non si può andare in tv a promettere di “abolire l’IMU”, perché, in una situazione come la nostra, dopo un anno si sarebbe costretti a inventare un’imposta ancora più pesante (prenda appunti chi, non pago di aver eliminato l’ICI, ora torna a propagandare la stessa avventata ricetta fiscale). Bisogna, piuttosto, spiegare come questi sacrifici servano a fare di questo Paese, un Grande Paese (smettendo i panni di ciarliere cicale e indossando quelli di laboriose formichine). Questo Monti l’ha fatto, durante i 13 mesi in cui è stato Premier e – con maggiore forza e libertà – oggi: ci sono ancora passi enormi in avanti da fare, per avere finalmente un’Italia moderna, competitiva, produttiva. In una parola: normale.

Per farlo, come proprio noi abbiamo ripetuto a lungo, bisogna rendere “ordinaria” l’esperienza “straordinaria” del Governo Monti: bisogna cioè elaborare una proposta politica “montiana” che abbia come fine non solo tirare fuori l’Italia dalle sacche in cui si era cacciato, ma di condurla verso una trasformazione (ergo, normalizzazione) totale. Proprio stamattina, Monti ha indicato i punti di riferimento che dovrebbero orientare questo tipo di nuova proposta politica, che provo rapidamente a riassumere e a implementare. Il primo, la discontinuità: Monti ha riconosciuto che l’Udc in Parlamento e nel Paese è stata la più coerente sostenitrice del suo Governo, ma una “Lista Monti” deve essere molto di più, deve essere una forza che dia voce alla maggioranza silenziosa del Paese. Il secondo, un programma economico liberale: Monti ha ricordato che la “concorrenza è la migliore leva per l’equità”, ha sottolineato come i veri “conservatori” italiani siano la CGIL e Vendola (che al tema del lavoro si approcciano con una prospettiva “arcaica”), ha tracciato un percorso di riforme radicali e strutturali. Il terzo, un nuovo modo di intendere la politica: Monti ha riconosciuto la necessità di avere “maggioranze coese e coerenti”, in un quadro bipolare “in cui ci si divida sui programmi, non sui leader”, in cui le “parole, i discorsi, le dichiarazioni abbiano il peso vero che meritano”. Un manifesto di intenti che più chiaro non si poteva e che investe, per primi, proprio noi che più di tutti siamo pronti a continuare sulla strada tracciata dal Premier. Perché, come ho già scritto, quello di cui abbiamo più bisogno è il “Partito Monti”, per assicurare la presenza di una forza ispirata al PPE, liberale popolare europea, che sia alternativa a chi chiede più Stato e meno mercato, da una parte, e più anarchia e deregolamentazione facile, dall’altra. Per questo, però, serve coerenza – e serve, in primis, da parte nostra: è giunto il momento di mettere insieme chi condivide le stesse ricette e proposte politiche. Senza operazioni di Palazzo o di bassa politica: il PDL è balcanizzato e ormai impresentabile, mentre il PD non è in grado di offrire una seria soluzione ai bisogni del Paese; c’è quindi una vasta area politica – in cui aggregare, prima che pezzi di nomenclatura varia, gli elettori – da organizzare e presidiare.

Questo è quanto ci lascia la conferenza stampa di “addio” di Monti. Se saremo in grado di dimostrare “sufficienti forze e garanzie di credibilità nell’impegno” allora avremo, a prescindere, vinto la nostra sfida.



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