postato il 29 Luglio 2017 | in "Esteri"

Libia: Il pattugliamento un colpo ai trafficanti

Nel derby con l’Italia a rischiare è Parigi

 L’intervista di Marco Ventura pubblicata su Il Messaggero
Il derby Italia-Francia rischia di trasformarsi in un boomerang per Parigi. Su Fincantieri e sulla Libia il presidente Macron ha fatto due operazioni azzardate. I cantieri di Saint-Nazaire, una volta nazionalizzati, rischiano di restare in carico al governo francese senza funzionare, mentre il vertice con Al Serraj e Haftar è stato poco più di una photo opportunity come è dimostrato dai pesci in faccia di Haftar a Al-Serraj due giorni dopo».
È netto il presidente della Commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, su quello che l’Italia dovrebbe fare in Europa e Nord Africa. «Nel dossier libico sono coinvolti Paesi come gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto, col quale l’Italia ha diversi contenziosi a cominciare dal caso Regeni. Non si può lasciar bighellonare alla Farnesina uno dei nostri migliori diplomatici, Giampaolo Cantini, da tempo nominato ambasciatore al Cairo. Dev’essere mandato a insediarsi e risolvere i problemi».

È in pericolo l’amicizia tra Roma e Parigi?
«L’amicizia italo-francese è più forte delle contingenze, e la storia ha dimostrato che quando Italia e Francia non sono state in sintonia ne sono venuti fuori guai per tutti. Ma oggi il problema è più per Macron e per il governo francese. Lui sarà preoccupato dal calo di sondaggi, si è candidato in nome dell’Europa ma sa quanto sia forte in Francia la spinta sovranista».
Che cosa può succedere adesso?
«Sul fronte della cantieristica, o Macron rinnega la posizione di Hollande e la Francia farà una figura meschina, squalificandosi in Europa per una scelta inaccettabile, o invece il tutto è finalizzato a un nuovo accordo e questo farebbe parte delle regole del gioco. Fincantieri fa un’operazione industriale, non politica. Se la politica glielo impedisce, i francesi vadano avanti per conto loro. I coreani erano ben accetti perché soci finanziari? Fincantieri, proprio perché è una vera industria, può dare una prospettiva ai lavoratori francesi».
Veniamo alla Libia. A che gioco gioca la Francia?
«Il primo a muoversi in modo disinvolto, in autonomia rispetto all’Europa, è stato Sarkozy, e Macron ha ammesso che fu un errore. Ma scomposto è stato pure Hollande, che di concerto con gli Emirati e l’Egitto ha contribuito a tagliare l’erba sotto i piedi al governo di Al-Serraj. Noi e i tedeschi abbiamo appoggiato la scelta di un governo sotto l’egida dell’ONU, gli altri fanno l’opposto».
Anche la Gran Bretagna con la Francia?
«Non mi parli del Regno Unito. L’atteggiamento dei ricercatori di Cambridge è uno dei buchi neri del caso Regeni su cui bisognerebbe fare indagini molto approfondite».
Il dossier Libia porta con sé il dossier Egitto?
«È ovvio che la barbara uccisione di Regeni è avvenuta per mano di apparati statali. Abbiamo ritirato l’ambasciatore e di fatto congelato i nostri rapporti con l’Egitto, da cui peraltro potrebbero partire altre migliaia di migranti. Il presidente della Commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre, è andato al Cairo e sui colloqui con Al Sisi è sceso subito un silenzio tra l’imbarazzato e il diplomatico. È arrivato il momento di riaprire e risolvere quel dossier, per rafforzare la collaborazione giudiziaria sul caso Regeni ma anche per affrontare con maggiore efficace il dossier libico».
L’ambasciatore Cantini dev’essere subito mandato in Egitto?
«L’atto simbolico di ritirare l’ambasciatore è stato forte e doveroso, e io l’ho sollecitato, ma non poteva che essere limitato nel tempo. Se ci sono contenziosi, è allora che subentra la diplomazia».
Giusto mandare le navi davanti alle coste libiche?
«C’è un salto in qualità nella politica governativa italiana. Su tre versanti: i ministri Minniti e Alfano hanno lavorato in modo encomiabile. Minniti ha impostato il dialogo e l’aiuto finanziario con i Comuni libici che ospitano i trafficanti di esseri umani, per incentivarli nella lotta ai trafficanti dando alternative economiche. Secondo: ha fatto un codice ineccepibile che o le ONG accettano di sottoscrivere o dovranno sbarcare i migranti in porti non italiani. D’altronde se non hanno niente da nascondere, perché spegnere i transponder o negare a un ufficiale giudiziario di salire a bordo? Terzo: il pattugliamento navale in supporto alla guardia costiera libica aiuterà il controllo delle frontiere e sarà un duro colpo nella guerra ai trafficanti».
Rischi e limiti di questa operazione?
«Il governo dovrà definire le regole d’ingaggio, ma se un Paese vuole salvaguardare i propri interessi deve farlo senza se e senza ma. E lo deve fare anche con una coscienza nazionale, per cui mi auguro che Lega e 5 Stelle avallino il provvedimento in Parlamento. Altrimenti avrebbero scherzato in questi mesi. Sulle ONG si sono seguiti anche i consigli dei 5 Stelle. Adesso devono corrispondere con una solidarietà che va oltre il perimetro del governo».

1 Comment
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Vittoria Buttiglione
6 anni fa

Macron si è rivelato inaffidabile e senza rispetto, a NAPOLI : NU FETIENTE, PRIMA O POI SI PAGANO COMPORYAMENTI NON DEGNI DI UN CAPO DI UNA NAZIONE!!!!!



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