postato il 27 Aprile 2012 | in "In evidenza, Media e tecnologia, Riceviamo e pubblichiamo"

L’Europa boccia ACTA. Ora tocca all’Italia.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Buone notizie dal fronte europeo. Il garante europeo dei dati personali, infatti, ha bocciato ACTA, l’accordo commerciale volto a fissare norme più restrittive per contrastare la contraffazione e la pirateria informatica, al fine di tutelare il copyright, le proprietà intellettuali e i brevetti su beni, servizi e attività legati alla rete, sottolineando la vaghezza della terminologia nelle clausole del documento, che lasciavano spazio a troppe interpretazioni. Si tratta di un fondamentale passo avanti, specialmente perché si aggiunge all’importante presa di posizione dell’assemblea parlamentare del Consiglio di Europa, che, nella sua seduta di ieri, ha approvato il rapporto sulla “Protezione della libertà di espressione e di informazione su internet e sui mezzi di comunicazione online”, raccomandando agli stati membri del Consiglio d’Europa che hanno sottoscritto l’Acta, tra cui proprio il nostro Paese (sigh!), di condurre ampie consultazioni pubbliche su eventuali leggi nazionali basate su quel testo, specificando inoltre che qualsiasi legge venga introdotta dovrà in tutti i casi rispettare il diritto a un equo processo, al rispetto della vita privata e quello alla libertà, diritti fondamentali che sono sicuramente molto più importanti della tutela del copyright.

Nel rapporto si chiede poi agli Stati di “tentare di garantire che i service provider non possano indebitamente limitare l’accesso alle informazioni e la loro divulgazione per motivi commerciali o di altra natura” e di renderli quindi legalmente responsabili delle eventuali violazioni dei diritti alla libertà di espressione e di informazione dei propri utenti.

Non per nulla all’interno del parlamento europeo è partita la gara a “demolire” definitivamente il trattato ACTA, con l’ALDE (liberali), che ha annunciato che chiedererà il rigetto totale di ACTA (proponendo che la materia del copyright online sia trattata in modo specifico e non nell’ambito generale della contraffazione). Allo stesso tempo, il gruppo popolare dell’EPP ha tenuto una conferenza stampa spiegando che ACTA non può essere sostenuto a meno che non sia fatta chiarezza sui punti più controversi del trattato, a partire dal fatto che gli Internet providers non possono essere obbligati ad agire come i poliziotti della Rete e dalla necessaria ridefinizione del “large scale IPR infringement”, in modo da non criminalizzare gli utenti in Rete.

Solo che, mentre la bocciatura europea di ACTA rappresenta un ottimo passo in avanti verso il superamento della vecchia concezione dei diritti (copyright vs copyleft, per intenderci) e l’affermazione di nuove tutele, a partire da quelle della libertà individuale degli utenti su Internet, in Italia – as usual – la fuoriuscita dal medioevo digitale appare ancora lunga e faticosa. E questo ci preoccupa, sempre di più.



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