postato il 12 Luglio 2014 | in "Riforme"

Le riforme unica strada per battere l’antipolitica

I sabotatori fanno un danno a se stessi e all’Italia. Il disegno di legge approvato non è il Vangelo ed è perfettibile, ma così rispondiamo all’appello di Napolitano

Pier Ferdinando Casini

 L’intervista di Fabrizio Nicotra a Pier Ferdinando Casini pubblicata su “Il Messaggero”

«E’ la volta buona». Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Esteri del Senato, è convinto che, dopo anni di tentativi falliti, la nave delle riforme costituzionali arriverà finalmente in porto. Certo, sostiene, il pacchetto è perfettibile, ma rappresenta comunque la migliore risposta possibile per bloccare gli alfieri del populismo.

Il testo ha avuto l’ok della commissione Affari costituzionali del Senato e va in aula lunedì. Ce la farete questa volta?
«E’ la volta buona perché la classe politica in questo paese ha incominciato a capire che l’unico modo per bloccare la deriva del populismo e dell’antipolitica è quello di fare le riforme. La resistenza degli ultimi giapponesi, dei sabotatori, è un gigantesco regalo a Grillo e agli sfascisti che ci sono in questo paese. Finalmente diamo un seguito agli impegni assunti collettivamente nell’aula del Parlamento in seduta comune all’atto dell’insediamento di Napolitano. Quando il Presidente bacchettò il Parlamento, cioè bacchettò noi (il suo corpo elettorale), noi applaudimmo prendendo un impegno solenne. Con quell’applauso abbiamo detto “abbiamo capito la lezione, faremo le riforme”. Ma in politica a volte la memoria è corta e molti si sono dimenticati di quell’impegno. Per fortuna la maggioranza di noi ha capito che bloccare le riforme è un atto di autolesionismo troppo grande per poterselo consentire».

Secondo diversi osservatori, il ddl approvato non rappresenta un pacchetto di alto livello, soprattutto se paragonato ad altri tentativi del passato.
«Se prendo in esame astrattamente il prodotto legislativo della Bicamerale D’Alema e lo confronto con questo, penso che la Bicamerale fece un lavoro migliore più completo e più armonico. Ma allora non c’era la forza politica per arrivare al voto finale. Molti ritennero che ci potessero essere i margini per dissociarsi. La riforma di cui parliamo oggi è sicuramente perfettibile. Per altro è entrata in commissione in un modo ed è uscita in un modo completamente diverso: tutte le denunce di attentati alla democrazia sono veramente ridicole. Se chi ha gridato avesse fatto invece una seria operazione di emendamenti avrebbe visto, come poi è stato, che c’era la disponibilità di governo e maggioranza ad accettare un’ampia modifica. La Lega non è certo un partito che fa sconti al governo, eppure ha votato la riforma. Il prodotto non è il migliore possibile e sarà perfezionato in aula, ma tutto questo non ci deve togliere la legittima soddisfazione di dire che, dopo tante promesse e tante chiacchiere, abbiamo prodotto un risultato. E di questo risultato non è intestatario solamente Renzi, ma anche coloro che, nella maggioranza e nell’opposizione, hanno spinto per questo esito».

Cambiano i quorum per l’elezione del Capo dello Stato. Lei aveva fatto una proposta in tal senso. E’ sufficiente il testo approvato?
«Io penso che il tema che ho posto abbia avuto una risposta parziale, ma non è la risposta finale. In aula presenterò un emendamento che prevede, tra le altre cose, l’elezione diretta del presidente della Repubblica in caso di empasse del Parlamento: una sorta di elezione che deve essere prevista per spingere le forze politiche alla ricerca di un accordo. Bisogna evitare che la maggioranza si scelga da sola i presidenti dele istituzioni di garanzia, che per me sono il capo dello Stato, ma anche i presidenti delle Camere. Anche per la loro elezione dovrebbe essere previsto un quorum più alto».
Ci possono essere sorprese nel percorso in aula? C’è chi dice che Berlusconi potrebbe far saltare il banco.
«Sul Berlusconi del passato possiamo dare tanti giudizi, io ne ho già dati e posso essere esentato da giudizi suppletivi. In questa vicenda ha dato un contributo fondamentale, è stato intelligente, ha preso il treno delle riforme. Allo stesso modo è stato intelligente Renzi nel tenere fermo l’asse di riferimento con il centrodestra, evitando giochi e furberie che gli si sarebbero ritorti contro».
Sembra di capire che la vera battaglia sarà sull’Italicum: i nodi riguardano le soglie di sbarramento e le preferenze.
«Il tema delle preferenze è fondamentale. Bisogna evitare che ci siano parlamentari imposti, senza il consenso della gente. Questa è stata una delle ragioni per cui ha prosperato l’antipolitica. Sulle preferenze la partita è aperta e si deve ancora giocare».

La legge elettorale si porta dietro il tema delle alleanze. C’è stata un’iniziativa per le primarie di coalizione. Hanno partecipato tutti i partiti del centrodestra. Rinasce la coalizione?
«Un tentativo generoso di porre all’interno del centrodestra la questione della scelta del leader in modo democratico. E’ positivo. Però quando si costruisce una casa è importante partire dalle fondamenta e non dal tetto. Ecco mi sembra che qui siamo al tetto, le fondamenta sono tutte da costruire».
Tra Ncd, Udc e Scelta civica si parla di fare gruppi comuni.
«Semplificare la rappresentanza politica, in particolare nell’area che sostiene Renzi e che viene da esperienze e tradizioni diverse, non può che essere un elemento utile. La gente non tollera più il frazionismo. Più che la difesa di vecchie sigle, va messo in campo qualcosa di nuovo che possa coagulare esperienze diverse».

Il governo sforna provvedimenti, ma le difficoltà sembrano presentarsi in Europa. La battaglia sulla flessibilità è complicata.
«Mi auguro che il governo riesca a produrre risultati, siamo partiti con il piede giusto. Bisogna però riconoscere che tanti obiettivi, come il tema del cambio della politica europea, sono molto più complicati da realizzare che da annunciare. In quel contesto, nonostante gli sforzi del governo italiano, si procede con molta, troppa lentezza. E questo è preoccupante per chi ritiene che l’Europa debba cambiare musica: il rigore lo abbiamo praticato, gli italiani stanno facendo sacrifici, ma se non cambia lo spartito si va poco lontano. Renzi ha posto la questione, ma le risposte dalla Ue sono ancora troppo timide e insoddisfacenti».
Tra Letta e Mogherini chi potrebbe essere il nostro jolly in Europa?
«Chi ha un quadro delle possibili convergenze europee è Renzi. Letta, come D’Alema, è un uomo che ha grande prestigio in Europa e una profonda conoscenza delle istituzioni: entrambi possono insegnare a tanti. La Mogherini ha delle caratteristiche diverse, ma come ministro degli Esteri è certamente partita con il piede giusto».

 

 



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