postato il 15 Ottobre 2010 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Trasporti"

La vendita di Tirrenia: Signori, lo spezzatino è servito

Fiumicino - 41 46',23 N 12 13',11 E di Frengo2.0Avevamo già parlato della vendita della Tirrenia e dei suoi conti disastrati, e in seguito allo stop alla vendita, avevamo ipotizzato un possibile spezzatino per separare la parte buona da quella in perdita (come con Alitalia).

Ebbene, pare che le nostre previsioni si siano avverate.

Intanto registriamo che il limite originario posto dalla UE, della vendita da concludere entro il 30 settembre, è stato ovviamente sforato solo grazie ad un permesso speciale accordato dalla UE medesima, la quale, però, non sarà paziente molto a lungo.

E cosa fa il governo nel frattempo?

Intanto ha dichiarato lo stato di insolvenza per la Siremar, la società che si occupa dei collegamenti tra la Sicilia e le isole minori ovvero le rotte meno appetibili, iniziando a realizzare proprio quello spezzatino che i sindacati e i lavoratori.

Quasi in contemporanea (in data 15 settembre), hanno rifatto un nuovo bando di vendita, ma per la sola Tirrenia, mentre per la Siremar si provvederà in seguito (senza specificare, però, come e quando si prenderanno le decisioni che coinvolgono varie diecine di lavoratori); ma la cosa importante è che questo bando valeva dal 15 settembre al 29 settembre (ricordiamo che l’UE aveva posto, originariamente, come data limite per chiudere la pratica il 30 settembre, data rivista purchè poi la procedura fosse accelerata).

Tutta la procedura è stata data in mano all’advisor, la banca d’affari Rotschild, e fin qui non ci sarebbe nulla di male, se non che ad oggi, 14 ottobre, non si è più saputo nulla su questa vendita: non si sa se vi sono state società interessate all’acquisto (la precedente procedura aveva vista solo una società interessata), non si sanno gli eventuali importi e soprattutto non si sa nulla sugli eventuali piani di sviluppo per i lavoratori, se ci saranno licenziamenti, riduzioni di stipendio o un rilancio della compagnia magari investendo sui lavoratori oltre che sulle navi (ricordiamo che la Tirrenia ha parcheggiato in vari porti 6 navi, per il valore di circa 300 milioni di euro, che per problemi di progettazione e costruzione, non possono essere messe in mare).

Nel frattempo Giancarlo D’Andrea, l’amministratore nominato dal Presidente del Consiglio, l’on.le Berlusconi, a parte generiche rassicurazioni sul mantenimento dei collegamenti non ha più dato notizie.

La situazione appare, quindi, fumosa, soprattutto se consideriamo che la vendita della Tirrenia, vede escluse, come detto, le rotte meno profittevoli, e questo fa pensare che l’interesse del governo non sia primariamente quello della gestione più accorta del problema, ma solo quello di scaricare sulla Regione Sicilia, le tratte in perdita, per avvantaggiare i privati che volessero prendere la Tirrenia.

Eppure il business del mare sarebbe estremamente profittevole come dimostra il dinamismo di Grandi Navi Veloci che proprio ieri è stata acquistata per il 50% dall’armatore sorrentino Gianluigi Aponte già presente nel cabotaggio con SNAV, che confluirà nel nuovo gruppo. Il valore di questa acquisizione è di 130 milioni di euro e vedrà la nascita di un gruppo in cui le punte di diamante saranno la Grandi Navi Veloci e la MSC Crociere, raggruppate sotto il cappello della Marinvest.

E questa operazione potrebbe preludere ad altre operazioni con la Tirrenia, infatti cito testualmente: “con Marinvest entra in Gnv un partner molto importante, che ci dà solidità e che ci permette di creare un’entità più grande dotata di liquidità”, spiega l’amministratore delegato di Gnv Roberto Martinoli, che apre la porta all’operazione Tirrenia: “Di sicuro se dovessimo fare un’offerta lo faremo con il nuovo assetto”.

Alla luce di quanto sopra, si vede che il settore marittimo è un settore promettente, e Tirrenia a certe condizioni potrebbe diventare profittevole. Il punto è: queste condizioni a spese di chi verranno poste? Si spera non del contribuente italiano.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno



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