postato il 13 Maggio 2013 | in "Politica"

I partiti si facciano indietro, basta con queste risse che minacciano il governo

8181931983_b50588157a_oSe vincono i falchi l’Italia rischia

L’intervista di Carmelo Lopapa su ‘La Repubblica’ di oggi

«Io mi auguro che tutti si rendano conto di quel che sta succedendo in questo Paese. Quella di sabato è stata una giornata terribile. Tra assalti ai comitati elettorali dei candidati sindaci a Roma, disordini intollerabili a una pacifica manifestazione politica a Brescia, odiose speculazioni contro il ministro dell’Integrazione Kyenge. Sullo sfondo, una drammatica situazione sociale, contrassegnata dalla mancanza di fondi per la cassa integrazione in deroga e per provvedere agli esodati».
Tutto questo per dire cosa, presidente Pier Ferdinando Casini?
«Per dire che se non vogliamo abbandonare il Paese nel precipizio, non c’è altra scelta che la collaborazione. Inutile evocare il compromesso storico tra Moro e Berlinguer, né c’entra qualcosa l’unione tra progressisti e moderati, qui siamo di fronte a uno stato di necessità. Ma più si carica di aspettative messianiche il governo Letta, più gli si accorcia la vita».

Come lo vede questo esecutivo, ritiratosi in convento? Duraturo o balneare?
«Ci sono bambini gracilini che poi quando si formano diventano forti come dei tori. Questo governo parte gracilino gracilino, marni auguro che cresca in fretta e diventi forte».

Perché adesso non lo è? Quali i punti deboli?
«I punti deboli sono le sue contraddizioni di fondo. Se i falchi da una parte o dall’altra ogni giorno marcano le distanze dagli alleati, allora non si va lontano. A tutti mi permetto di suggerire: mettiamo da parte le distanze ideologiche. I partiti congelino la loro propaganda. Prendiamo atto della sospensione dell’alternanza, dettata dall’emergenza, facciamocene una ragione».

Molti non sembrano farsene una ragione.
«È un governo di scopo, figlio della situazione drammatica in cui ci troviamo. Ma a mio parere è anche una grande opportunità. Vede, la sinistra non ha vinto le elezioni e ha gestito ancora peggio il dopo. Adesso ha l’occasione di riscattarsi da un antiberlusconismo di maniera del quale è stata prigioniera per anni. Naturalmente questo discorso vale anche per gli altri, anche loro devono mettere tra parentesi l’anticomunismo e fare i conti con le condizioni del Paese. Gli alibi sono finiti per tutti».

Anche per lei. Molti le rimproverano la mancata alleanza col Pd, che avrebbe mutato forse lo scenario.
«Io posso aver commesso molti errori, ma i fatti di questi giorni e l’atteggiamento di una certa sinistra mi dimostrano che avevo ragione. Dopo la vittoria di Crocetta in Sicilia a ottobre anche grazie al nostro sostegno, invece di lavorare a un incontro tra progressisti e moderati, c’è chi da quella parte ha fatto di tutto per farsi quasi perdonare dalla sinistra estrema quell’alleanza. E la vicenda post elettorale e la ricerca di un incontro infruttuoso con il M5s sono le emblematiche conseguenze degli errori compiuti. Bersani è una persona per bene come pochi ne ho conosciuti in politica, ma qui le contraddizioni riguardano tutto il Pd».

Letta è stato il punto di mediazione?
«A Enrico mi permetto di dare un consiglio. Ho sentito il suo intervento all’assemblea, di grande ragionevolezza. Ma non chieda scusa per il fatto di ritrovarsi a Palazzo Chigi. Lo schema al quale il suo partito aveva lavorato, l’alleanza con Sel per intenderci, non porterà mai nessuno alla guida del governo. Anche Renzi a questo punto deve delle risposte chiare».

Non pensa che i guai di Berlusconi condizionino e parecchio il cammino del governo?
«Possono condizionarlo e moltissimo, in astratto. Ma io Berlusconi lo conosco bene. Il personaggio ha tanti difetti, ma ha anche il polso del Paese, non è così sprovveduto da far saltare il governo. Troppo intelligente o troppo furbo. E questo mette la sinistra ancor più davanti alle sue responsabilità».

Le riforme dovrà farle il Parlamento o una Convenzione?
«Il cammino è già abbastanza complicato. Le commissioni parlamentari sono lì per fare quel lavoro».

Che fine ha fatto l’Udc, Casini?
«Ha fatto il possibile, come del resto Scelta civica. Ma quanta ingenerosità nei confronti di Monti. L’Udc è stato silente in questi mesi, eppure i sondaggi anche i vostri ci danno a un ‘incollatura dalla Lega. Siamo in silenzio operoso. Non anticipiamo passaggi futuri, ma è ovvio che lo spazio politico c’è».



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