Tutti i post della categoria: Riceviamo e pubblichiamo

Tre proposte per la Sanità

postato il 7 Gennaio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Il Servizio Sanitario Nazionale è spesso stato criticato per gli sprechi e il non eccelso livello di assistenza. Il problema è che è ancora ancorato ad una visione “vecchia” che non tiene conto delle mutate esigenze della società.

Bisogna quindi passare da una situazione in cui si garantisce “l’aspirina gratuita a tutti” ad un sistema che tenga conto anche delle nuove esigenze della famiglia.

Uno dei probemi sui cui il sistema sanitario è deficitario, è l’assistenza ai malati di patologie cronico-degenerative, come ad esempio l’alzheimer e il parkinson, legate all’invecchiamento della popolazione e i bisogni propri di chi è disabile.

Diventa necessario, quindi, spostare risorse da trattamenti e medicine cui ormai possono giungere tutti (la famosa asprina gratuita per tutti) a quei trattamenti che sono maggiormente pesanti per le famiglie quali la lungodegenza e le malattie degenerative.

Una soluzione è nel progetto sperimentale avviato pochi mesi fa riguardo all’assistenza domiciliare agli anziani non autosufficienti, che fornisce assistenza migliore al malato e ha costi pari alla metà rispetto all’ospedalizzazione.

Ma la sanità può anche essere una grande risorse per l’occupazione e una ricchezza per l’economia italiana e per questo motivo bisogna puntare decisamente ad incoraggiare investimenti pubblici, ma soprattutto privati, per la ricerca e la produzione di farmaci e strumenti medici in Italia. Per fare ciò occorre una painificazione di lungo periodo e il coinvolgimento di soggetti privati.

Quanto detto sopra ci porta ad un altro punto: maggiore trasparenza.

Il cittadino deve potere verificare sempre con facilità sia l’operato delle ASL e delle strutture pubbliche (e chiaramente anche dei dirigenti e di chi vi lavora) sia anche le partnership tra pubblico e privato, sia le strutture private convenzionate, in modo che sia sempre chiaro e verificabile dove e come vengono spesi i soldi dei cittadini e si possa verificare sempre la qualità del servizio.

Per attuare questo un passo fondamentale è nell’agenda digitale, perché con la possibilità di digitalizzare tutto e consultare via internet si dà la possibilità al cittadino di fare verifiche.

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Quoziente familiare, la vicenda di Parma

postato il 4 Gennaio 2013

“Riceviamo e pubblichiamo” di Glauco Santi

Se possiamo usare una immagine di questa amministrazione comunale essa è l’inverno. Su Parma, la nostra cara città, è calato l’inverno, ma non è solo un dato stagionale e meteorologico. Giorni fa un mio amico siciliano osservava: “Ma che tristezza quest’anno il centro di Parma, per Natale non avete fatto proprio niente!”. Niente, in verità, non è del tutto vero. Sì, mi riferisco proprio a quello “zuccotto” inqualificabile, a lato dei Portici del Grano. Qualcuno assicura trattarsi di un “albero di Natale”. Io mi tengo i miei dubbi. Siamo passati da una città un pò esagerata, qualcuno l’ha definita addirittura affetta da “megalomania” e che festeggiava al ritmo di una instancabile “Movida” a una città in cui anche le feste del periodo natalizio rischiano di essere percepite come delle giornate uguali a tutte le altre. No. Credo che la nostra comunità meriti qualcosa di meglio.

E per comprendere che l’inverno non è solo una metafora basti pensare a quello che era il nostro gioiello, oggetto di emulazione da parte di innumerevoli amministrazioni in tutta Italia: le politiche familiari. Parma è stato il principale laboratorio nazionale di Sussidiarietà familiare di cui il Quoziente Parma rappresentava la punta di diamante, questo anche grazie alla consulenza e al supporto del Forum nazionale delle Associazioni Familiari, artefice del Family Day.

Abbiamo assistito, negli ultimi mesi, allo smontaggio sistematico e progressivo di tutto quello che si era costruito. In ciò vi è una sorta di “furore ideologico” che anima questa amministrazione. Vasta è la “pars destruens” e debolissima la “pars construens”. Manca una qualsiasi visione sussidiaria della città, come se la Società Civile, con tutte le sue potenzialità e risorse, non esistesse più. L’attuale amministrazione comunale si sta progressivamente isolando da tutto e da tutti. Ed è un grave errore politico. Non si trovano 500mila euro per le politiche familiari quando una semplice rotonda di un nostro incrocio ne costa quasi 300mila? È credibile?

Un ente pubblico, che sia saggio e non miope, comprendendo il valore della sussidiarietà familiare, farà di tutto per sostenerla. Il vero problema, caro Signor Sindaco, non sono i soldi, ma l’ideologia. L’ideologia di cui il Movimento 5 Stelle è intriso fino al midollo. Vedi a Bologna il referendum sul finanziamento comunale alle scuole paritarie dell’infanzia. Vedi in una Circoscrizione a Milano il non voto a favore della Giornata per la Memoria perché la consultazione web aveva dato esito negativo, e siccome il “senza limiti di mandato” è stato sostituito dal concetto che l’eletto è un semplice “dipendente” si è arrivati a tutto ciò. Vedi anche l’istituzione, a Parma, di un registro delle unioni civili che non serve proprio a nessuno e da ultimo la sospensione del Quoziente Parma attraverso lo strumento di una delibera di Giunta senza scegliere la via di un più opportuno dibattito in Consiglio Comunale su un tema così delicato. Sì, ne sono sempre più convinto: la Famiglia e la Sussidiarietà sarà la “Caporetto” del Movimento 5 Stelle.

Per comprendere bene le Politiche Familiari è necessario che una Amministrazione pubblica, Stato Regione o Comune che sia, non faccia confusione fra quelle che sono le politiche sociali e di lotta alla povertà, necessariamente di tipo assistenziale, e le politiche familiari propriamente dette di sostegno alla natalità. Certo, le politiche familiari non sono solo sostegno alla natalità, ma indubbiamente quest’ultima ne rappresenta l’asse portante. La natalità in Italia allo stato attuale ha un tasso di fertilità di 1.4 figli per donna mentre dobbiamo innalzarla al cosiddetto livello di ricambio generazionale che è di 2.1 figli per donna grazie al quale due figli sono destinati a sostituire i due genitori. Ormai è assodato da parte di autorevoli analisti che è la natalità a sostenere il welfare. Il nostro “Stato Sociale” infatti, senza i contributi versati dai lavoratori, e quindi dalle giovani generazioni, non può reggere ed è destinato a collassare. Sono in realtà le politiche familiari che sostengono le politiche sociali. Senza politiche a favore della natalità poter conservare uno “Stato Sociale” dignitoso diventa utopistico e velleitario. È infatti la natalità, nell’attuale inverno demografico, che non riesce a sostenere le Politiche Sociali con sempre maggiori aspettative in termini di qualità e quantità di vita, vedi l’aumento della popolazione anziana e le spese crescenti in termini di salute e di previdenza. Se prima infatti vi erano tre nipoti che pagavano, con i loro contributi, la pensione e la sanità a un solo nonno, ora è un solo nipote che deve pagare la pensione e la sanità a ben tre nonni. Dando degli incentivi economici sotto forma di sconti alle famiglie con figli, come avviene nel virtuoso Quoziente Familiare Parma, l’ente pubblico non regala assolutamente nulla, ma restituisce alla famiglia, compiendo un atto di giustizia, quello che la famiglia con figli dà già ampiamente alla collettività. Il fine delle politiche familiari è perciò l’interesse di uno Stato, Regione o Comune, che voglia essere lungimirante e pensare al suo futuro. Il futuro di una nazione sono infatti i suoi figli.

Riducendo le politiche familiari a politiche di lotta alla povertà si agisce solo su una piccola quota della popolazione e non si raggiunge lo scopo. Le politiche familiari di rilancio della natalità per raggiungere il loro obiettivo si devono invece rivolgere alla intera popolazione o almeno alla sua quasi totalità. È perciò importante, al fine di raggiungere ciò, non confondere i due campi, politiche assistenziali e politiche familiari, che devono fare capo a due assessorati diversi. Parma è stata negli ultimi anni un importante laboratorio di welfare familiare, di tipo sussidiario, e ciò ha portato decine e decine di amministrazioni pubbliche in tutta Italia ad emularne il metodo adottando tutta una serie di provvedimenti che vedono nel Quoziente Familiare la loro punta di diamante. Un diamante di nome “Quoziente Parma”.

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Tasse e dintorni: tutte le bugie del Cavaliere

postato il 31 Dicembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

 Chi è il vero partito delle tasse? Il Pdl di Berlusconi. E chiunque sia un po’ attento, lo sa. Non solo, il PDL è il partito che favorisce i ricchi facendoli pagare tanto quanto i ceti popolari. Berlusconi afferma di volere togliere l’IMU sulla prima casa. Splendido, ma per compensare la minore entrata, ha affermato che aumenterebbe altre tasse, quindi alla fine per il cittadino non cambia niente: se paga l’IMU o se paga la stessa cifra con altre tasse, non cambia nulla. Ecco la prima bugia smascherata: Berlusconi non alleggerirebbe il carico fiscale per i cittadini meno abbienti.

In compenso lo alleggerisce per i cittadini ricchi, agendo come un Robin Hood al contrario: toglie ai poveri per dare ai ricchi. Supponiamo che Berlusconi tolga l’IMU sulla prima casa e aumenti le tasse su alcolici, tabacco e altri beni. Ovviamente tutti i cittadini pagherebbero queste maggiori tasse consumando a prezzo più caro questi prodotti (per inciso, questo penalizzerebbe i produttori italiani di vino), ma chi ne trae vantaggio sono i ricchi: l’IMU è pagata in base al valore dell’immobile, quindi più un immobile è di pregio e più si paga. Chi ha le case di maggior valore? Il poveraccio o il ricco? Facciamo un esempio concreto: se Berlusconi toglie l’IMU sulla prima casa e mette come sua residenza principale la sua casa di maggior valore (ad esempio villa Macherio ad Arcore con un valore stimato di 78 milioni di euro o la villa in Sardegna, valutata sopra i 100 milioni di euro), risparmierebbe moltissimo, molto più di quanto potrebbe spendere in alcolici. E questa differenza chi la pagherebbe? Ovviamente i cittadini. Quindi ai ricchi conviene togliere l’IMU sulla prima casa perché risparmierebbero molto più di quanto pagherebbero con le tasse sugli alcolici. La differenza la metterebbe il ceto medio. Seconda bugia smascherata: contrariamente a quello che dice Berlusconi, togliendo l’IMU sulla prima casa e aumentando le altre tasse, agevoliamo i ricchi e non i cittadini.

Ovviamente si dirà che l’IMU è colpa di Monti. Ma è davvero così? L’IMU è stata introdotta dal governo Berlusconi con il decreto legislativo del 14 marzo 2011, molto tempo prima che arrivasse Monti a governare. E lo stesso Berlusconi la introdusse per TUTTI i cittadini perché Berlusconi aveva abolito l’ICI ai ricchi; infatti il precedente governo Prodi aveva già tolto l’ICI su quasi tutti i cittadini italiani, tranne per quelli che avevano un reddito elevato. Berlusconi quindi tolse l’ICI solo ai ricchi, creando un buco nelle casse dello Stato per diversi miliardi.

E chi ha legato l’Italia all’austerità europea? Voi direte Monti, ma sbagliate di grosso, perché il governo che impegnò l’Italia al rigore europeo è stato proprio il governo Berlusconi, ad esempio ci siamo scordati la manovra da 47 miliardi fatta da Berlusconi nell’Estate 2011? Portò aumento di tasse sui conti correnti e sui btp detenuti dai piccoli risparmiatori oltre che tagli alla spesa pubblica per 20 miliardi di euro per il 2013 e il 2014.

E sempre nel 2011 Berlusconi diceva che abbassare la pressione fiscale era impossibile (andate a guardarvi le sue dichiarazioni nel Maggio 2011). Terza bugia svelata.

Infine sveliamo la quarta e piu’ clamorosa bugia: il famoso fiscal compact che porta tanta austerita’ ed e’ tanto criticato da berlusconi, e’ stato approvato proprio da berlusconi il 24 marzo 2011.

 

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“Cambiare l’Italia, riformare l’Europa”. Ecco l’Agenda Monti

postato il 24 Dicembre 2012

da agenda-monti.it

Questo documento allegato, intitolato “Cambiare l’Italia, riformare l’Europa, agenda per un impegno comune” è il frutto di questo lavoro ed è presentato come primo contributo per una riflessione aperta. Questa agenda vuole dare un’indicazione di metodo di governo e di alcuni dei principali temi da affrontare. Non è un programma di lavoro dettagliato e non vuole avere carattere esaustivo.

Invito tutti coloro che siano interessati a leggere il documento, a condividerlo e a commentarlo con spirito critico, portando il loro contributo di idee e di proposte.

Mi auguro che le idee contenute nell’agenda possano contribuire ad orientare le forze politiche nel dibattito elettorale dei prossimi mesi e a suscitare energie nuove presenti nella società civile. Sia io che tutti noi riceviamo appelli numerosi e molto diversi di gruppi, organizzazioni, associazioni e singoli che semplicemente dicono che la gente è molto arrabbiata con il mondo della politica, che talora la disgusta, ma vorrebbe potersi avvicinare ad una politica diversa.

Mario Monti

Cambiare l’Italia, riformare l’Europa, un’agenda per un impegno comune

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Non c’è più solo un’Agenda: adesso, con Monti, c’è una nuova Politica

postato il 23 Dicembre 2012

di Giuseppe Portonera

Il requiem per Alfano, il colpito-e-affondato per Berlusconi, le bordate contro Vendola e CGIL, i colpi d’ascia sulle populistiche promesse fiscali, le lezioni e l’esempio di De Gasperi, i rimproveri (ma anche gli elogi) ai partiti che avrebbero potuto avere più coraggio, un nuovo modo di intendere la crescita e l’economia, il rilancio dell’Agenda per cambiare l’Italia e riformare l’Europa. Nella sua ultima conferenza stampa di oggi, il Premier Mario Monti non ci ha fatto mancare nulla. Ha tenuto un discorso ampio, limpido, solido: un connubio perfetto tra una lectio magistralis su cosa voglia dire servire il proprio Paese e un memorandum sugli impegni da rispettare. Il primo dei quali, il più importante, è quello che in quest’anno si è assunto la politica: ai cittadini (non più “cretini”, ha detto Monti, non più “presi in giro” cioè) è stato chiesto di diventare partecipi di un processo di risanamento politico e economico immane, per cui 13 mesi non sarebbero potuti sicuramente bastare; loro hanno accettato e sopportato, e ora non si può pensare di tornare a farli “cretini”, promettendogli la Luna, le stelle e tutto il firmamento celeste. Ai cittadini bisogna parlare con il linguaggio “crudo” della verità: non si può andare in tv a promettere di “abolire l’IMU”, perché, in una situazione come la nostra, dopo un anno si sarebbe costretti a inventare un’imposta ancora più pesante (prenda appunti chi, non pago di aver eliminato l’ICI, ora torna a propagandare la stessa avventata ricetta fiscale). Bisogna, piuttosto, spiegare come questi sacrifici servano a fare di questo Paese, un Grande Paese (smettendo i panni di ciarliere cicale e indossando quelli di laboriose formichine). Questo Monti l’ha fatto, durante i 13 mesi in cui è stato Premier e – con maggiore forza e libertà – oggi: ci sono ancora passi enormi in avanti da fare, per avere finalmente un’Italia moderna, competitiva, produttiva. In una parola: normale.

Per farlo, come proprio noi abbiamo ripetuto a lungo, bisogna rendere “ordinaria” l’esperienza “straordinaria” del Governo Monti: bisogna cioè elaborare una proposta politica “montiana” che abbia come fine non solo tirare fuori l’Italia dalle sacche in cui si era cacciato, ma di condurla verso una trasformazione (ergo, normalizzazione) totale. Proprio stamattina, Monti ha indicato i punti di riferimento che dovrebbero orientare questo tipo di nuova proposta politica, che provo rapidamente a riassumere e a implementare. Il primo, la discontinuità: Monti ha riconosciuto che l’Udc in Parlamento e nel Paese è stata la più coerente sostenitrice del suo Governo, ma una “Lista Monti” deve essere molto di più, deve essere una forza che dia voce alla maggioranza silenziosa del Paese. Il secondo, un programma economico liberale: Monti ha ricordato che la “concorrenza è la migliore leva per l’equità”, ha sottolineato come i veri “conservatori” italiani siano la CGIL e Vendola (che al tema del lavoro si approcciano con una prospettiva “arcaica”), ha tracciato un percorso di riforme radicali e strutturali. Il terzo, un nuovo modo di intendere la politica: Monti ha riconosciuto la necessità di avere “maggioranze coese e coerenti”, in un quadro bipolare “in cui ci si divida sui programmi, non sui leader”, in cui le “parole, i discorsi, le dichiarazioni abbiano il peso vero che meritano”. Un manifesto di intenti che più chiaro non si poteva e che investe, per primi, proprio noi che più di tutti siamo pronti a continuare sulla strada tracciata dal Premier. Perché, come ho già scritto, quello di cui abbiamo più bisogno è il “Partito Monti”, per assicurare la presenza di una forza ispirata al PPE, liberale popolare europea, che sia alternativa a chi chiede più Stato e meno mercato, da una parte, e più anarchia e deregolamentazione facile, dall’altra. Per questo, però, serve coerenza – e serve, in primis, da parte nostra: è giunto il momento di mettere insieme chi condivide le stesse ricette e proposte politiche. Senza operazioni di Palazzo o di bassa politica: il PDL è balcanizzato e ormai impresentabile, mentre il PD non è in grado di offrire una seria soluzione ai bisogni del Paese; c’è quindi una vasta area politica – in cui aggregare, prima che pezzi di nomenclatura varia, gli elettori – da organizzare e presidiare.

Questo è quanto ci lascia la conferenza stampa di “addio” di Monti. Se saremo in grado di dimostrare “sufficienti forze e garanzie di credibilità nell’impegno” allora avremo, a prescindere, vinto la nostra sfida.

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“Non distruggere quello che è stato fatto”

postato il 23 Dicembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Anna Giunchi

C’è sempre un’atmosfera particolare, accademica, quando parla Mario Monti. Umorismo brillante e padronanza dialettica: un bell’uso dell’italiano, insomma.

Oggi, alle 11, nell’attesa conferenza stampa del Premier dimissionario, il Professore ha esposto l’atteso bilancio sul suo Governo e tracciato una linea sul suo futuro politico.

I sentimenti comuni all’atto delle dimissioni del Presidente sono stati molto forti: amarezza e dispiacere per un’interruzione precoce di una politica che, faticosamente, stava riportando il paese, con dignità, verso un cammino di forte rispetto da parte delle politiche Europee.  Eppure, e lo ha dichiarato il premier dimissionario oggi, “L’Emergenza finanziaria è superata e gli Italiani possono sentirsi cittadini d’Europa a testa alta”.

Un’amarezza, quella delle dimissioni, che ha trovato conforto nell’annuncio, da parte del Premier, della disponibilità ad un impegno elettorale previo attente valutazioni.

Un Monti schierato non tanto per le parti, quanto per i temi, che ha dichiarato di non appoggiare apertamente alcuna forza politica. Un invito, ai partiti, di schierare le idee, di dare importanza prima ai contenuti,  e solo in seguito alle persone. Il Professore ha espresso il desiderio di non vedere scontri tra forze politiche che, inevitabilmente, dovranno successivamente stare insieme per approvare le Riforme.

Ha auspicato, inoltre, chele forze politiche degli anni successivi abbiano come riferimento la stessa Agenda Monti .Egli ha anteposto agli altri provvedimenti l’urgenza di approvare una nuova legge contro la corruzione, le liberalizzazioni, riforma elettorale e fiscale.

Nel suo disegno comune, l’ex Premier, sbigottito dagli atteggiamenti di Berlusconi, ha dato una sola raccomandazione: “Non distruggere quello che è stato fatto con grande fatica”.

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Costruire l’Agenda Monti, #rimontiamo2013!

postato il 20 Dicembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Francesco Scavone

Ideare e costruire una proposta elettorale non è roba di tutti i giorni, soprattutto se si ha l’intenzione di basarla su presupposti di serietà econcretezza, che rendono il tutto più complesso. E’ vero, in Italia siamo abituati ai contenitori vuoti che aggregano tutto e il contrario di tutto, ad armate eterogenee utili solo a racimolare voti, non progetti e prospettive di Governo. Immaginiamo quindi quanto possa essere arduo pensare ad un progetto che non si fermi alla mera competizione elettorale ma punti a modificare nel profondo il Paese e la politica italiana, una proposta non da archiviare al più presto, ma da conservare come memorandum e decalogo per il futuro. In questo clima soffocato dalla demagogia, c’è un’Italia che ancora crede in questo tipo di proposta, concreta, di contenuto e che si ritroverà domani a Roma a RiMontiamo l’Italia per segnare un’altra tappa di un percorso che va avanti da tempo.

Vogliamo costruire l’agenda Monti per il dopo Monti, con il contributo di tutti quelli che hanno buone idee su come riformare l’Italia.” “L’Italia può venir fuori dall’emergenza e noi lavoriamo per offrire contenuti e definire le priorità.” “Il Governo Monti ci ha insegnato che le riforme si possono fare e si possono fare bene, rinnoviamo l’agenda di questo Governo con nuove proposte.” Con queste parole qualche mese fa i promotori dell’iniziativa, rispettivamente Benedetto della Vedova (Fli), Linda Lanzillotta e Gian Luca Galletti (Udc), lanciavano il portale rimontiamolitalia2013.itproponendosi l’obiettivo di dare vigore e solidità alla proposta di Governo. Il filo conduttore, appunto, è stato quello dei contenuti, valore aggiunto per un’agenda che voglia proporsi come veramente riformista e innovativa.

Non sono mancate le proposte e le iniziative, divise per tematiche (crescita, Europa, istruzione, cultura, Welfare, Pubblica Amministrazione ecc.). In pratica ci si è chiesti come poter migliorare il Paese, attuando cambiamenti radicali, profondi, non di facciata. E cos’è, soprattutto negli ultimi tempi, al primo posto tra i sinonimi di modernità? Sicuramente internet e la digitalizzazione: via allora alle discussioni sull’incentivo delle start up, sulle modalità di predisposizione di una più efficiente e parsimoniosa amministrazione digitale, sul tanto lavoro fatto e da fare per l’Agenda Digitale. Uno sguardo attento non è mancato sulle lungaggini burocratiche che rischiano di ingessare ancor di più un’economia in affanno con legislazioni eccessivamente articolate, difficili da consultare e non sempre in sinergia con l’iter attuativo. Così come non sono state dimenticate le idee riguardanti la politica energetica: una nuovo piano di strategia energetica nazionale deve passare assolutamente attraverso maggiore competitività, attenzione all’ambiente connessa a quella per le fonti rinnovabili, progressivo abbandono delle fonti fossili (tramite efficienza e risparmio energetico, limitazione dell’uso dei carburanti).

La proposta di Governo, per essere credibile, non ha dimenticato di concentrarsi sulle modalità di approdo ad una società più giusta: maggiore partecipazione alla vita democratica, azione decisa contro il fenomeno della corruzione inteso come dramma culturale prima che economico, lotta all’evasione sul modello americano, che prevede l’ “espulsione sociale” dell’evasore. Si è parlato di smart cities, città del futuro che si aprano alle sfide della tecnologia per migliorare i servizi e la qualità di vita e ottimizzare le risorse e gli spazi urbani. Ma anche di crediti della Pubblica Amministrazione, velocizzazione della giustizia, produttività, fisco, Unione Europea.

Insomma, tante proposte per tornare a sperare e a credere nella buona politica. Tanti anni di  “immobilismo e populismo di una certa politica attenta ad interessi di parte e alle convenienze di breve periodo” – come si legge nelportale – sono già stati sufficienti come monito per l’avvenire. Non si possono ripetere errori già fatti e rifatti, anche perché l’occasione per cambiare è unica. Contrapposti alle nostalgie del passato ci sono “persone, associazioni, imprenditori, professionisti, ricercatori, innovatori” che hanno già iniziato ad impegnarsi e lo faranno con tanta più dedizione.

Quando un Paese, un popolo, una Nazione sono chiamati alla resa dei conti, c’è sempre una triste divisione tra chi nega la realtà e chi si impegna fino in fondo per cogliere l’occasione. Dove vogliamo schierarci? Io, domani a Roma, e poi in tutta Italia, sarò fieramente tra i secondi, convinto che riMontaresia a portata di mano.

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Se la Rai dà il buon esempio…

postato il 18 Dicembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Nell’ambito pubblico, anche alla luce dei recenti scandali che hanno coinvolto intere giunte regionali, forse qualcosa si sta muovendo in direzione di una maggiore trasparenza e rigore.

In questi giorni i dipendenti RAI hanno ricevuto una lettere dal direttore generale della RAI, Luigi Gubitosi, il quale ha dato precise disposizioni e soprattutto una linea di grande chiarezza e trasparenza, oltre che di onestà.

Cosa è scritto in questa lettera? Gubitosi partendo dalla considerazione del particolare periodo economico sia per l’Italia che per la RAI, ha invitato i dipendenti a una maggiore morigeratezza nelle strenne natalizie, infatti scrive “il contesto generale non consente di sostenere spese per omaggi, regali o benefici, quand’anche contemplati dalle usanze o compatibili con i codici etici di tutti i soggetti interessati. Eventuali situazioni eccezionali dovranno quindi essere puntualmente segnalate ed argomentate alla direzione generale della capogruppo che, qualora ne ravvisi l’opportunità, potrà rilasciare una specifica autorizzazione”.

Questo per fare le strenne natalizie. E per riceverle? Anche qui l’invito è alla morigeratezza e soprattutto alla trasparenza e al rigore. Infatti la lettera dice chiaramente che, considerando l’art.79 del codice etico aziendale, è assolutamente vietato accettare per se o per altri doni, regali, inviti in misura tale da generare aspettative di trattamenti preferenziali o compromettere l’immagine aziendale. In ultima analisi i dipendenti possono ricevere regali per un controvalore di 150 euro, se si eccede tale soglia bisogna darne comunicazione all’azienda, e poi devolvere in beneficenza (secondo un percorso ben definito) la parte eccedente i 150 euro.

Sembra una sciocchezza, ma è un segnale importante di come, nell’ambito pubblico, ci si stia ponendo verso un comportamento che, anche se non illegale, è però sanzionabile da un punto di vista etico e morale.

Sicuramente è solo un primo passo, a cui ci auguriamo che ne seguano altri anche in altri settori della vita pubblica italiana.

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La più bella del mondo

postato il 18 Dicembre 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

Per chi l’avesse perso, offro un riepilogo e un’analisi sul programma mandato in onda stasera dalla Rai. Uno spettacolo, in tutti i sensi. Una performance di Benigni davvero strepitosa, da pelle d’oca: In più occasioni mi sono emozionata. Da brividi. Uno spettacolo di quasi due ore e mezza,senza alcuna pubblicità: una lezione di storia, di diritto e di vita.

Questo è il Servizio Pubblico che vogliamo!

Lo spettacolo di Benigni si apre con ironia: c’è un finto parallelismo col Medioevo (“periodo in cui c’erano corrotti, persone indagate, che facevano leggi terribili e votavano con una legge dal nome latino, il ‘Porcellum’! ”). Naturalmente, bersaglio dell’ironia è il mondo politico, con i suoi scandali, e in particolar modo Berlusconi; ma è tutto molto sobrio. Poche battute iniziali, perché presto il comico toscano entra nel merito del tema.

Benigni si sofferma a riflettere sull’importanza del voto e della partecipazione. Partecipare alla vita della Repubblica è fondamentale, così come votare. Non ci si può lavare le mani, non ci si può astenere dalla politica: altrimenti ci si comporta come Ponzio Pilato, si lascia la Repubblica nelle mani della folla. “E, si sa, la folla sceglie sempre Barabba.”

Dopo questi primi minuti, che già preannunciano una gran bella serata di Televisione (con la T maiuscola), Benigni invita a riflettere sulle istituzioni e sul loro ruolo. Invita a non generalizzare sui politici (“Se diciamo ‘Sono tutti uguali’ facciamo il gioco dei disonesti, dei corrotti. Perché così riescono a nascondersi, a farla franca!”), né a disprezzare le Istituzioni per colpa di chi le rappresenta (“Se un padre picchia ogni sera il proprio figlio, non diciamo che la paternità è una cosa crudele, brutta o sbagliata. Diciamo che quel padre non è un buon padre”).

Quindi, Benigni parla della Costituzione come legge fondamentale. Tuttavia, pensando al termine “legge” si tende a credere che sia accompagnata da divieti, da tanti “no”, un po’ come i 10 Comandamenti. Invece la Costituzione italiana “è la legge del desiderio, sprona a fare, a sognare. Il grande merito dei Padri Costituenti è stato quello di “rendere un sogno legge. E’ come se ti obbligassero a sognare, a desiderare”.

Dunque, la disamina del termine stesso “Principi Fondamentali”: sono principi che non si possono toccare, sono le fondamenta della nostra Nazione. Sono quei principi che si scrivono quando si è sobri, che servono a prevenire eventuali futuri stravolgimenti. Infatti, spiega la “Clausola diUlisse”: La Costituzione si auto vincola con questi principi. E’ come la metafora di Ulisse, che chiede di essere legato per non morire, per non cadere negli inganni delle sirene. Lo stesso hanno fatto i Padri Costituenti, hanno posto questi vincoli per far sì che l’Italia non cedesse alle sirene, per auto vincolarsi anche per il futuro.

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Rimontiamo l’Italia, perché il lavoro continua

postato il 16 Dicembre 2012

di Giuseppe Portonera

Il lavoro di Mario Monti non è finito. Dodici mesi non possono essere sufficienti per sollevare un Paese dalla situazione in cui era finito. L’Italia, il Grande Paese che vogliamo costruire, ha ancora bisogno di essere rimontata, pezzo per pezzo. Per questo la vera partita da giocare e vincere è cominciata solo ora. Per farlo, però, la figura – salda, credibile, autorevole – di Mario Monti non è sufficiente: serve una forza politica che possa sostenerlo e supportarlo come si conviene. Serve, cioè, il Partito Monti, che in una prima fase può anche essere il Partito di Monti, ma che poi deve essere capace di restare come presenza forte nel Paese. Un partito che nasce nel solco del PPE e che come tale imiti i suoi corrispettivi e omologhi europei: alternativo a chi chiede più spesa pubblica, più intervento statale, meno libertà economica; liberale (socialmente e economicamente) e conservatore (che può sembrare un’offesa solo a chi confonde “progressista” con “comunista”); rigoroso e moderno.

Non abbiamo bisogno – come sostengono molti con alterità, spocchia e tanta, tanta fifa – di “aggrapparci” a Monti, perché in presunta assenza di “idee”, “valori”, “progetti”. Perché noi montiani lo siamo da prima che questo termine facesse capolino nella vita politica italiana. Perché le cose che Mario Monti ha fatto, le cose che avrebbe fatto ancora meglio se non avesse avuto vari impedimenti e ostacoli, le cose che non ha mancato di sottolineare come “necessarie” nei suoi vari interventi in Italia e all’estero, fanno parte del nostro DNA, da sempre. Per questo siamo consapevoli che questo è il momento di mettere ordine tra di noi: se la “Lista per l’Italia” deve essere un modo per superare meno dolorosamente possibile le prossime elezioni, allora è meglio salutarsi qui. L’assunto da cui bisogna partire, se non vogliamo commettere questo errore, è quello che ha fissato Pier Ferdinando Casini nella sua intervista al Corriere, ieri: «Il nostro progetto è limpido e va oltre le scelte personali di Monti. Offriremo agli italiani un programma che parta dal lavoro portato avanti dal suo governo. Per più di un anno è stato come il medico al capezzale di un malato grave. E per salvarlo ha somministrato la pesante medicina dei sacrifici. Sarebbe assurdo che dopo le elezioni questo malato, che è l’Italia, riprendesse la vita dissoluta di prima». Ecco a cosa serve la “Lista per l’Italia”. Ed è per questo che il 20 dicembre ci vedremo a Roma, all’evento “Rimontiamo l’Italia” – organizzato dagli ottimi Gianluca Galletti, Benedetto Della Vedova e Linda Lanzillotta. Perché, come ha scritto Carmelo Palma, la situazione dell’emergenza è passata ed è giunto il momento di rendere “ordinaria” l’esperienza “straordinaria” del Governo Monti: “una continuità di governo, sul piano dei contenuti, prima che degli uomini, non potrà risultare che dalla presenza e dall’affermazione di una forza elettorale che rivendichi i meriti e rinnovi le ambizioni dell’esecutivo chiamato dal novembre 2011 a ‘salvare l’Italia’. Nessuna continuità potrà essere assicurata se a prevalere sarà semplicemente una delle coalizioni in tutto o in parte ‘anti-montiane’”. Perché il lavoro continua. Con Mario Monti Premier.

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