postato il 15 Febbraio 2022 | in "Politica, Rassegna stampa"

Casini: «Politica? L’Italia ha bisogno di professionisti»

Per federare un nuovo centro ci sono nuovi protagonisti

L’intervista di Rosalba Carbutti  pubblicata sul Resto del Carlino

Per guardare la videointervista clicca qui

Dopo i giorni matti e disperatissimi della partita del Quirinale, Pier Ferdinando Casini è tornato nella sua Bologna. E, in tenuta da jogging, cammina lungo i portici Unesco che portano su fino al Santuario di San Luca. In questo luogo del cuore e dello spirito, dove torna in pellegrinaggio nei momenti importanti della sua vita, il senatore parla anche di politica, la sua passione. E non nasconde un’idea: creare una scuola di politica «perché c’è bisogno di più professionalità e meno dilettantismo. Del resto adesso è difficile costruirsi una carriera come la mia, o quella di grandi protagonisti come Fanfani, Andreotti, Berlinguer. Oggi i leader si bruciano in fretta. Io sono a disposizione per chi volesse organizzare una scuola ad hoc. Oggi chi vuole fare politica non ha più riferimenti adatti, i partiti non sono più organizzati. Quando iniziai io era diverso. Di scuole di politica ce n’erano tante…Credo sia bello provarci, se son rose fioriranno».

Tutti la cercano: per fare il federatore o il leader del nuovo centro, ad esempio…

«Non voglio federare un bel niente, ci sono nuovi leader, non c’è bisogno di pescare qualcuno che ha già fatto tutto 20 anni prima».

Continuano a evocarla…

«Li ringrazio molto, ma temo che perdano il loro tempo. Io faccio il senatore di Bologna: è questa la mia dimensione. Per quanto riguarda il mio futuro forse ne sa qualcosa la Madonna di San Luca…».

Può darci qualche anticipazione?

«Da giovani si ha lo stress da prestazione. Io dopo 40 anni di Parlamento non devo più dimostrare niente a nessuno. L’applauso dei miei colleghi a Montecitorio durante i giorni dell’elezione del capo dello Stato è una specie di marchio Doc, mi ha ripagato di tutti i sacrifici fatti in questi anni. E per me ha più valore di ogni altro incarico. C’è bisogno di riaffermare sempre il valore della politica e la centralità del Parlamento. I tecnici sono importanti, ma la loro dimensione non sostituirà mai quella politica».

Che cosa consiglierebbe a un giovane che volesse buttarsi in politica?

«Quello che mi diceva mio padre: prima dedicati a una professione, poi segui la vocazione politica».

Qualche settimana fa scrisse su Instagram: «La passione politica è la mia vita». Nei giorni del Quirinale la politica non ha, però, dato grande prova di sé…

«Come diceva don Milani è inutile avere le mani pulite se si tengono in tasca. La gente si lamenta della politica? Ma se non ci si sporca le mani, è solo brontolio».

Ieri è tornato nella sua Bologna. Prima tappa al Santuario di San Luca. Perché?

«Sono venuto a trovare la Madonna. Qui i bolognesi ci vengono in momenti particolari della loro vita. L’ho fatto quando sono diventato presidente della Camera, lo faccio oggi perché fa parte della mia quotidianità. Non vengo certo qui per chiedere ’raccomandazioni’…».

Neanche per il Colle ha chiesto un aiutino?

«Non avevo messo nulla nella buchetta delle lettere. Molto più del Quirinale contano la reputazione, l’affetto dei figli e degli amici».

Per diversi giorni è stato ’quasi’ presidente della Repubblica. L’appuntamento coi grandi elettori è solo rimandato al 2029?

«No, no… anche perché si sa: chi entra papa in conclave esce cardinale. Del resto, si pensava che Mattarella si ritirasse, poi ha fatto il bis. Ma alla fine tutto è bene quello che finisce bene. Mattarella è stato un grande presidente, come il vino doc può solo migliorare».

 



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