postato il 19 Ottobre 2013 | in "Politica"

Casini: “Noi con Silvio? Mario è ridicolo, e la politica non è l’università”

Sbagliate tante critiche al governo, Monti non ha saputo gestire il partito
casini_primopiano

L’intervista di A. D’Argenio  a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Repubblica

Presidente Casini,cos’è successo con Monti?
«Io e altri undici senatori abbiamo chiesto una verifica politica perché da giorni si moltiplicavano le critiche di Scelta Civica al governo quando il nostro ruolo principale deve essere quello di stabilizzarlo e aiutarlo. Prendo atto che, di fronte a questa richiesta, Monti ha preferito dimettersi per l’impossibilità di conciliare le posizioni all’interno del suo partito. Ma la politica non è l’università dove il professore insegna e gli altri al massimo fanno domande; la politica significa ragionare con tutti e arrivare a una sintesi».

È pentito dell’alleanza con Monti?
«Ho sostenuto con convinzione il suo governo e trovo triste che oggi nessuno riconosca più a Monti i suoi meriti. Certo questa esperienza politica non ha funzionato. Fin dalla campagna elettorale si è colto un disagio nell’abbinare tanto dilettantismo al nostro professionismo politico. Consiglio di vedere i resoconti parlamentari per capire quale di queste due categorie funzioni meglio».

E ora qual è l’orizzonte dell’UDC e di Casini?
«Sono convinto che se facciamo finta di non vedere che il bipolarismo sbracato e primitivo è stato messo in discussione da Grillo non cogliamo l’essenza della sfida che abbiamo di fronte. In tutta Europa i populisti stanno crescendo, ma se in Germania si fermano al 5%, in Italia con Grillo sono arrivati al 25%. Per sconfiggere il populismo serve una democrazia dell’alternanza basata su chi si riconosce nel Partito socialista europeo e chi si riconosce nel Partito popolare europeo».

Con chi lo farebbe questo Ppe italiano?
«Con un centrodestra che metta al bando il populismo, che non abbia atteggiamenti strumentali e demagogici. Negli Stati Uniti i Tea Party hanno distrutto i repubblicani; è esattamente quello che stanno facendo tanti falchi nel Pdl. Io non so se il Ppe italiano nascerà, ma già il fatto che nel centrodestra sia in corso un dibattito è positivo».

Parla dei falchi: emarginati loro sareste disposti ad allearvi con un Pdl ancora dominato dal Cavaliere?
«Chi dice che andiamo da Berlusconi è ridicolo. Io Silvio l’ho contestato quando aveva il vento in poppa, non debbo più dimostrare nulla a nessuno. Questa idea non è all’ordine del giorno».

Dunque l’interlocutore è Alfano?
«Gli interlocutori sono tanti, non solo in casa del Pdl. Esistono personalità come Mauro, Olivero, Dellai, Riccardi, espressione del popolarismo migliore con anime e sensibilità diverse. Ciò che va messo al bando è il bipolarismo primitivo fondato sulla delegittimazione reciproca. Bisogna dire grazie al governo Letta che lavora per la pacificazione. Ormai Berlusconi è un argomento di comodo che viene evocato quando si è a corto di argomenti. Chissà com’è contento Silvio a vedere quanti prigionieri è riuscito a fare».

Ma con Alfano ci parlerà solo se romperà con Berlusconi uscendo dal Pdl?
«Lei mi vuoi far alzare dei muri, non abbatterli…».

Nell’immediato cosa farete? Ci saranno gruppi parlamentari cattolici distinti da quelli montiani?
«I gruppi li abbiamo già, vi è un’area molto ampia nel gruppo al Senato che vuole una politica di serietà e non ha paura del dibattito interno. Lì si sono abbattuti i muri e siamo impegnati a costruire un ‘idea del futuro nella politica italiana».

Il rapporto con Monti nell’ottica del Ppe è recuperabile?
«Stimavo Monti e lo stimo ancora, sono convinto che porterà un ottimo contributo ai lavori del Senato».

Il Ppe lo dovete comunque fare con i berlusconiani: sulla decadenza del Cavaliere come voterà?
«Di certo non mi trincererò dietro al voto segreto, aspetto le conclusioni della giunta e le discuterò in aula. Spiegherò agli italiani come intendo votare».

Ma al momento qual è il suo orientamento?
«Mi auguro che Berlusconi capisca che per salvaguardare la dignità del suo percorso politico sottoporsi al voto del Senato è un errore. Mi auguro che questo voto proprio non ci sia, lo spero soprattutto per lui».



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