postato il 12 Dicembre 2011 | in "Economia, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

Banche e crisi, appunti a margine.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Le banche, nel sistema economico sono fondamentali: tramite loro, le imprese e le famiglie possono finanziarsi, e soprattutto per le prime è fondamentale avere accesso al credito per potere proseguire la propria attività. Con un paragone semplicistico potremmo dire che le banche sono il sistema venoso che porta ossigeno e nutrimento (i soldi) ai muscoli (le imprese). Se la circolazione sanguigna si blocca, il corpo muore.

Premesso quanto sopra, può capitare che le banche vadano in crisi, come rischia di accadere in Germania. In questi giorni, si è anche affacciata l’ipotesi di una nazionalizzazione della Commerzbank, dato che l’istituto bancario tedesco ha grossi problemi di tenuta e anzi c’è chi parla apertamente di un possibile crack finanziario di questo istituto, cui seguirebbe quello di Deutsche Bank, Deutsche Post, Credit Suisse e Societe Generale.

Questa situazione ha generato una conseguenza importante: con l’esclusione dell’overnight o di scadenze brevissime, il mercato bancario è svanito, più o meno come accadde nel 2009 subito dopo Lehman. Che significa in concreto? Che le banche non si fidano tra loro o comunque preferiscono tenersi in casa il cash necessario per far quadrare a fine giornata i flussi finanziari. Inoltre, finora si poteva bussare (e lo si è fatto in modo massiccio) alla Bce per ottenere liquidità con una sorta di pronti contro termine, ma per scadenze anch’esse brevissime. Di più la Bce sembrava non poter fare, ma ora, come abbiamo detto, la situazione è cambiata e adesso vi è la possibilità per le banche di portare alla Bce “carta” con scadenze più lunghe, ma provvista di garanzia statale. Questo vuol dire che in astratto le banche potrebbero indebitarsi fino al patrimonio di vigilanza (è un’esagerazione, ma dà l’idea) per ottenere liquidità preziosa fino a quando sul mercato non si saranno ristabilite le normali condizioni di funzionamento. Pare che sia un meccanismo che le banche irlandesi stanno già sfruttando. Nel frattempo il fondo EFSF (il fondo salvastati) vedrà la luce nell’estate del 2012 con una capienza di 500 miliardi. Questa decisione è molto importante, perché ad oggi se il fondo Efsf andava sul mercato a chiedere soldi, rischiava un mezzo fiasco e comunque non avrebbe risolto il problema, perché molti gestori avrebbero sottoscritto bond dell’Efsf e per finanziarsi avrebbero venduto Btp e Bonos spagnoli, aumentando le tensioni sul mercato. Adesso, con il commitment, ovvero l’impegno degli Stati Ue a contribuire per 500 miliardi che è all’origine del fondo stesso, il fondo EFSF può ottenere dalla BCE una ulteriore riserva di 1.000 miliardi di euro. A questo punto, il fondo salvastati ha le dimensioni necessarie per mettere paura al mercato ribassista e dare tempo a Italia e Spagna di mettere a punto le loro manovre e riforme fiscali per risanare i conti.

Come si vede, ci siamo ricollegati alla situazione italiana, la quale ha un altro punto importante: l’articolo 6 della manovra voluta da Monti che è quello riguardante la possibilità da parte dello Stato di concedere la propria garanzia alle passività delle banche di durata da tre mesi fino a cinque o addirittura sette anni. E’ una garanzia sottoposta al vaglio preventivo della Banca d’Italia circa l’adeguata patrimonializzazione e solvibilità della banca stessa. E sarà ovviamente una garanzia a pagamento, con fee variabili a seconda della natura della passività. Perché questa garanzia è così importante? Le banche italiane sono patrimonialmente solide (più di molte banceh tedesche e francesi per capirci), ma hanno poca disponibilità liquida da concedere in prestito e al mercato secondario un bond a cinque anni di una banca italiana, sia pure con garanzia dello Stato, oggi interessa assai poco. La garanzia è invece importante se è possibile da parte delle banche emettere un bond a cinque anni, comprare dallo Stato la garanzia, presentarsi dalla Bce e utilizzare quel bond garantito dallo Stato come collateral (garanzia) per ottenere liquidità per un periodo pari a quello del bond stesso. Questa possibilità cambia di colpo lo scenario per tutte le banche e potrebbe permettere loro di superare l’attuale impasse della assoluta mancanza di liquidità interbancaria, soprattutto per le scadenze medio-lunghe. E l’effetto di questa mancanza di liquidità, per l’economia italiana è pericolosissimo: da più di un mese tutte le migliori medie e piccole aziende sono chiamate dalle banche per riavere indietro soldi o per comunicare loro di non voler concedere altre, determinando ulteriori effetti restrittivi per le imprese e l’economia italiana. Invece, i soldi ottenuti dalle banche italiane nel modo sopra detto, devono, per legge, essere destinati a crediti verso le PMI con tassi di interesse più bassi di quelli attuali, dando così ossigeno all’economia italiana.

 

7 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Antonino Trunfio
Antonino Trunfio
12 anni fa

mi piace molto il suo esempio dell’organismo, le banche il sistema venoso. Ancor di più il sistema muscolare l’apparato produttivo, cui mi vanto di appartenere, sebbene in quest’Italia, il parassistismo e lo statalismo hanno prodotto metastasi.
Le voglio chiedere :
chi genera dunque il denaro, che lei raffigura giustamente con il sangue. Se le banche sono il sistema venoso, non possono essere esse stesse, immagino. E chi allora produce questo SANGUE, cioè la moneta e soprattutto in che quantità : in banconote e monetine, e in tutto il resto del denaro elettronico.
In medicina, una quantità inferiore o superiore al necessario di sangue in un organismo è una patologia. E ancora peggio nell’economia, soprattutto quando si parla di sangue, e caso mai qualcuno scopre che lo si inventa dal nulla il denaro.
Le mando se gradisce la favola di Salvation Island. Se la redazione acconsente.

consiglio di passare dieci minuti davanti a questo video.

http://www.youtube.com/watch?v=UVq8GjgZbz8

Antonino Trunfio
Antonino Trunfio
12 anni fa

Egr.Sig. Pezzati, m’aspettavo che lei mi inondasse di dati, cabale, previsioni digitali, bit siderali e la storia delle banche dal 1400 in avanti. Io le ho chiesto solo chi produce il denaro. Illuminiamo le masse Pezzati, se no rimangono con il terribile enigma. Suvvia, una risposta con una sola parola magari con l’esempio dell’organismo che lei ha adottato. Chi produce il denaro e cosa utilizza per produrlo : due sole parole. O le viene difficile ?
Esempio : chi produce un guard-rail ? un’azienda meccanica che deforma le lamiere. Con cosa ? con lamiera d’acciaio.
Stia bene.
A.T.

mario pezzati
mario pezzati
12 anni fa

gent.mo sig. trunfio, con tutto il rispetto, ma perchè dovrei risponderle? Lei che parla di libertà individuale, mi vuole costringere a rispondere alle sue domande? Penso che sarò libero di scegliere se e quando rispondere.
Ma al di là di tutto, lei è convinto (e traspare dalle sue domande e dai suoi commenti) di avere già tutte le risposte, quindi troverei ridondante rispondere alle sue domande.

Lei che fa tante domande, le chiedo di riflettere (non rispondere, perchè non mi interessa la sua risposta) su questi quesiti:
1) in un commento lei ha parlato di un suo nonno con l’alzheimer (se è vero, sappia che mi dispiace sinceramente, in quanto ho visto su altri questa patologia e i problemi che essa comporta). Lei sa che esiste un farmaco chiamato aricept che rallenta l’alzheimer? Sa quanto costa questo farmaco se non è passato dal SSN??? una confezione per due-tre settimane, costa 500 euro. DOmanda: ritiene giusto che suo nonno (o chi per lui) paghi questa cifra? E, sempre secondo lei, una persona che ha lavorato tutta la vita ma non dispone di questa cifra, dovrebbe essere abbandonata? Scusi, ma mi sempra poco caritatevole e cristiano (questo lo dico a suo esclusivo beneficio e consumo, visto che cita sempre le Scritture, io invece mi trovo in disaccorso su alcune cose della Chiesa Romana, pur credendo in un essere superiore). E questo senza considerare tutti gli altri costi aggiuntivi che comporta questa malattia.

2) non so con precisione che studi ha fatto, ma dai suoi commenti arguisco che lei si avvicina alla 50ina e che ha fatto l’università. Senza lo stato che copre una parte dei costi del sistema scolastico, lei avrebbe potuto fare questo percorso scolastico? Senza lo stato, il rischio non è che la cultura sia appannaggio di pochi? O pensa che sia più profittevole tornare ai sistemi ottocenteschi con un tutore che segua solo i giovani rampolli delle famiglie più abbienti?

ripeto: non mi interessa che lei risponda, ma che rifletta su questi quesiti, e su tanti altri, come ad esempio: senza stato, come faremmo senza la polizia? Chi farebbe rispettare la legge?

mario pezzati
mario pezzati
12 anni fa

per inciso, dott. Trunfio, quanto sopra detto con la massima stima.
lei mi è pure simpatico, perchè non parla per slogan, ma si vede che ha approfondito gli argomenti… semplicemente la pensiamo in due modi diversi….

distinti saluti (e se non capita prima, anche Auguri di bun natale).

Antonino Trunfio
Antonino Trunfio
12 anni fa

Caro Pezzati, la simpatia è reciproca. Aveva ragione il filosofo francese jean jacques Rosseau quando, nella nuova Elosia sciveva : “l’arte di interrogare, non è facile come si pensa. E’ arte più da maestri che da discepoli : bisogna aver già imparato molto per saper domandare ciò che non si sa”
Buon Natale Pezzati a lei e ai suoi cari.
A.T.

Antonino Trunfio
Antonino Trunfio
12 anni fa

Caro Pezzati, avevo riflettuto circa dieci anni fa proprio sulle cose che lei mi indica. Due anni quindi, mi trovai a leggere un bel libro a riguardo :
di David T. Beito, Peter Gordon, Alexander Tabarrok
intitolato LA CITTA’ VOLONTARIA,
ed. Istituto Bruno Leoni.

Se lo regali per natale e magari continui a riflettere con me.
Cordialità stimatissimop Pezzati
suo devotissimo Trunfio

mario pezzati
mario pezzati
12 anni fa

sig. Trunfio, purtroppo nei gironi scorsi osno stato impegnato con le arti culinarie…
ricambio gli auguri di buon natale e sereno anno nuovo



Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram